Fin dall’inizio dei tempi nel regno di Tinga, Madre Natura ha pazientemente creato il suo più grande miracolo: il Noni. Catalogato come Morinda Citrifolia, il Noni è la pianta sacra degli sciamani polinesiani; diventa tale per l’alto valore nutritivo e le funzioni terapeutiche individuate dai polinesiani in oltre 2000 anni di utilizzo.
Vi sono creazioni della natura che sembrano un vero concentrato di qualità. È il caso dell’Aloe Vera, come del Noni. E il parallelismo non è casuale: l’elevato contenuto di preziosi nutrienti, l’utilizzo a vario spettro, le modalità di assunzione, perfino il sapore poco gradevole del succo ricordano la tanto osannata Aloe. Un paragone senz’altro gratificante per il Noni ma che cela un pericolo che gli estimatori della pianta vorrebbero evitare: la mercificazione del Noni, con conseguente messa sul mercato anche di prodotti scadenti che finiscono con lo sminuire ciò che in realtà è un prezioso dono della natura. Insomma, evitare l’immissione sul mercato di yogurt o detergenti – per fare un esempio – che del Noni hanno solo il nome è quanto auspica chi conosce le potenzialità della pianta. Il valore nutritivo del Noni, come d’altronde di ogni alimento, è strettamente legato a una produzione e trasformazione dell’alimento il più rispettoso possibile della pianta e dei principi attivi che la compongono, talvolta assai instabili, come è il caso di enzimi e alcune vitamine sensibili alla luce e variazioni termiche.
Se l’Aloe è un concentrato soprattutto di vitamine – le contiene tutte tredici – ed enzimi, quindici, oltre a Sali minerali e oligoelementi: il Noni è reso eccezionale dalla presenza di tutto lo spettro degli amminoacidi, ciò che ne fa un’ottima fonte di proteine, oltre alle vitamine (C, tiamina, riboflavina, niacina, beta-carotene) e minerali (potassio, sodio, magnesio, ferro, calcio, fosforo, selenio), e alla già citata xeronina, alcaloide dalla marcata proprietà antiossidante.
Il Noni non è dunque un medicinale, ma un alimento da noi consumabile piuttosto alla stregua di un integratore alimentare o ricostituente, non permettendoci il nostro clima di godere dei frutti direttamente dal giardino… Come abbiamo già visto è commercializzato in diverse forme: importante è assicurarsi della qualità del prodotto acquistato. Qualità significa costo maggiore certo, ma pure la presenza di tutti i principiativi che rendono il Noni un toccasana. Per mantenerli è ad esempio indispensabile la spremitura a freddo del succo. Diffidate inoltre della semplice scritta “100% naturale”, che da sola non basta a garantire la genuinità del prodotto in quanto la legislazione Svizzera permette questa dicitura a prodotti contenenti un minimo del 12% del frutto anche sottoforma di concentrato.
Benvenuti nel sito di Bio Natural Noni. Questo sito vuole di farci conoscere e comprendere meglio le particolarità ed i benefici di questo straordinario frutto. Il nostro scopo è quello di proporre un prodotto lavorato in modo da mantenere intatte le caratteristiche del Noni. Aggiungiamo a questo un prezzo di vendita dei prodotti estremamente interessante.
Fin dall’inizio dei tempi nel regno di Tinga, Madre Natura ha pazientemente creato il suo più grande miracolo: il Noni. Catalogato come Morinda Citrifolia, il Noni è la pianta sacra degli sciamani polinesiani; diventa tale per l’alto valore nutritivo e le funzioni terapeutiche individuate dai polinesiani in oltre 2000 anni di utilizzo.
Vi sono creazioni della natura che sembrano un vero concentrato di qualità. È il caso dell’Aloe Vera, come del Noni. E il parallelismo non è casuale: l’elevato contenuto di preziosi nutrienti, l’utilizzo a vario spettro, le modalità di assunzione, perfino il sapore poco gradevole del succo ricordano la tanto osannata Aloe. Un paragone senz’altro gratificante per il Noni ma che cela un pericolo che gli estimatori della pianta vorrebbero evitare: la mercificazione del Noni, con conseguente messa sul mercato anche di prodotti scadenti che finiscono con lo sminuire ciò che in realtà è un prezioso dono della natura. Insomma, evitare l’immissione sul mercato di yogurt o detergenti – per fare un esempio – che del Noni hanno solo il nome è quanto auspica chi conosce le potenzialità della pianta. Il valore nutritivo del Noni, come d’altronde di ogni alimento, è strettamente legato a una produzione e trasformazione dell’alimento il più rispettoso possibile della pianta e dei principi attivi che la compongono, talvolta assai instabili, come è il caso di enzimi e alcune vitamine sensibili alla luce e variazioni termiche.
Se l’Aloe è un concentrato soprattutto di vitamine – le contiene tutte tredici – ed enzimi, quindici, oltre a Sali minerali e oligoelementi: il Noni è reso eccezionale dalla presenza di tutto lo spettro degli amminoacidi, ciò che ne fa un’ottima fonte di proteine, oltre alle vitamine (C, tiamina, riboflavina, niacina, beta-carotene) e minerali (potassio, sodio, magnesio, ferro, calcio, fosforo, selenio), e alla già citata xeronina, alcaloide dalla marcata proprietà antiossidante.
Il Noni non è dunque un medicinale, ma un alimento da noi consumabile piuttosto alla stregua di un integratore alimentare o ricostituente, non permettendoci il nostro clima di godere dei frutti direttamente dal giardino… Come abbiamo già visto è commercializzato in diverse forme: importante è assicurarsi della qualità del prodotto acquistato. Qualità significa costo maggiore certo, ma pure la presenza di tutti i principiativi che rendono il Noni un toccasana. Per mantenerli è ad esempio indispensabile la spremitura a freddo del succo. Diffidate inoltre della semplice scritta “100% naturale”, che da sola non basta a garantire la genuinità del prodotto in quanto la legislazione Svizzera permette questa dicitura a prodotti contenenti un minimo del 12% del frutto anche sottoforma di concentrato.
www.ilnoni.com (http://www.ilnoni.com)
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aspes01-02-2007, 01.36.29
TAHITIAN NONI INTERNATIONAL : prodotto originale, diffida dalle imitazioni . Con il frutto di Noni (Morinda Citrifolia) , oggi la scienza stanno rivalutando il reale valore di ciò che i popoli della Polinesia si sono tramandati, per secoli, di padre in figlio per arrivare a noi solamente alla soglia del terzo millennio !!! L' elisir è il mitico prodotto in grado di fare dimenticare il peso che gli anni, inesorabilmente, caricano sul nostro corpo e la nostra psiche. Casualmente, all' inizio degli anni '90, uno scienziato americano ha "riscoperto" ciò che le popolazioni della Polinesia, da millenni, si tramandavano di padre in figlio: un rimedio contro il dolore, contro la stanchezza, un potente agente curativo in grado di curare le malattie, combattere le infezioni e mantenere elevato il livello di energia e vitalità di quanti ne facevano uso . Del Noni si sta parlando in tutto il mondo e recentemente più di 40 Università nel mondo sta facendo studi su questo inarrivabiler frutto tropicale , a detta degli Scienziati è un antiossidante 140 volte più potente di qualsiasi altro frutto in natura .
Gli studi scientifici indicano :
1. Lavora perfettamente quando è assunto con integratori alimentari e farmaci prescritti.
2. Stimola il corpo a generare "T cellule". Le "T cellule" hanno un ruolo determinate nel combattere le malattie.
3. Aiuta il corpo a produrre macrofagi; un componente vitale nel sistema immunitario.
4. Aiuta a combattere i batteri.
5. Ha un effetto incredibile nell' alleviare il dolore cronico.
6. Inibisce l'incremento della funzione precancerosa delle cellule e aiuta le cellule sane a lavorare normalmente. Benefici : contiene una ampia varietà di vitamine, minerali, amminoacidi, micronutrienti che forniscono energia al corpo in modo rapido e diretto e antiossidanti che contrastano l'azione dei radicali liberi. Aiuta anche a migliorare la salute ed il benessere . Collateralmente ha un effetto speciale sul sistema nervoso.
Dipendentemente da quanto sopra, chi beve il succo di Noni con regolarità dichiara che esso incrementa anche le prestazioni sul lavoro e acuisce le abilità mentali. I 20 Benefici apportati dal succo di Noni :
1. Allevia i dolori artritici
2. Incrementa l'energia del corpo e diminuisce la fatica cronica
3. Agisce come antinfiammatorio e antistaminico
4. Aiuta i processi di guarigione delle ossa e dei muscoli
5 Aiuta il corpo a disintossicarsi dalle tossine
6. Diminuisce i sintomi di arteriosclerosi
7. Aiuta il corpo ad eliminare i grassi
8. Diminuisce la dipendenza da droghe
9. Nei pazienti affetti da AIDS incrementa la risposta del sistema immunologico 10. Aiuta a diminuire gli effetti degli stati depressivi e dello stress
11. Inibisce la crescita dei tessuti pre-cancerosi/cancerosi
12. Diminuisce l'ulcera (esofagea, gastrica e duodenale)
13. Aiuta il sistema immunitario a combattere i batteri
14. Aiuta a prevenire gli attacchi di cuore
15. Riduce il dolore cronico ( è un grande antidolorifico naturale ! )
16. Aiuta a regolare disordini digestivi
17. Aiuta a regolare la pressione del sangue
18. Riduce l'impatto dei sintomi di invecchiamento ( è il più grande antiossidante naturale esistente sulla terra )
19. Aiuta il corpo a guarire le cellule malate, aiuta a disintossicarle e aiuta anche a regolare le loro funzioni
20. Lavora insieme alla melatonina e serotonina nella regolazione dei cicli del sonno e dell'umore .
I benefici dei componenti dell succo di TAHITIAN NONI JUICE IL Il succo di mirtillo e il succo d'uva sono molto utilizzati dall'industria alimentare e farmaceutica perché hanno un elevato contenuto di sostanze nutrienti, amminoacidi, micronutrienti basilari e amminoacidi essenziali. Componenti del succo di Noni Vitamina A ,Calcio Ferro , Vitamina E ,Vitamina B1 , Vitamina B2 , Vitamina B12 , Vitamina B15, Vitamina B25 , Niacina , Acido folico , Biotina , Acido pantotenico , Fosforo , Magnesio , Zinco , Rame In minori quantità Cromo , Manganese , Molibdeno , Sodio , Potassio , Fruttosio , Glucosio , Fibre . Il Noni non contiene grassi saturi, colesterolo e nemmeno carboidrati aggiunti. Le proprietà del Noni Le sua magnifiche proprietà sono dovute ad uno dei suoi principali componenti : Proxeronase e Proxeronina . Nel corpo, la Proxeronase si trasforma in Xeronina, un alcaloide che è il responsabile di gran parte delle proprietà guaritrici. La Xeronina produce positivi effetti a livello cellulare rendendo possibile un migliore nutrimento della cellulare di conseguenza il corpo intero esperimenta un benessere generale. ! Il succo noni di Tahitian Noni International è il solo succo Noni ad essere stato sottoposto, in anonimato, alle analisi di controllo del prestigioso "ConsumerLab.com" per la ricerca di 170 sostanze dopanti bandite dal C.I.O. (Comitato Olimpico Internazionale . Il prodotto finito è analizzato da laboratori indipendenti per verificare 400 differenti parametri. Anche la religione ebraica riconosce la sua elevatissima purezza assegnando, ad alcuni lotti controllati personalmente da un Rabbino all'uopo incaricato , il certificato ?Qualità Koscher? . Quando si ha a che fare con qualcosa di importante quale è la salute, si ha il dovere fare del proprio meglio...
Info : www.noni-tni.net TEL. : 3396657575 Skype : aspes100 noniitalia@libero.it
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ilnoni01-02-2007, 21.16.58
Condivido pienamente quanto da te scritto circa i benefici del Noni. Quello che mi piacerebbe il consumatore sappesse è il prezzo di vendita poco popolare con il quale sistemi di vendita come quello cui tu appartieni lo lanciano sul mercato.
Sul portale web http://www.ilnoni.com si possono trovare prodotti a base di Noni ad un prezzo decisamente più conveniente, in realtà credo che il mio prezzo di vendita al pubblico sia più o meno il prezzo di acquisto tuo presso il multilivello. Questo mi porterebbe a credere che i prodotti venduti da te siano migliori di quelli da me proposti. Niente affatto, la qualità dei prodotti da me proposti sono senza ombra di dubbio migliori, in quanto non modificati chimicamente per ottenerne un migliore gusto e soprattutto conservati in modo del tutto naturale e con un'aggiunta dichiarata del 18% di acqua.
Forse a te sembrerà una cosa di poco conto, sono altresì convinto però che la gente sappia oggi fare delle scelte sagge e mature.
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L'Aloe vera nella medicina veterinaria [ Retour ]
Il rapido degrado ambientale induce numerosi allevatori a contemplare l'abbandono dell'allevamento intensivo in batteria, terribilmente inquinante e bisognoso di terapie d'urto, per tomare a metodi d'alleva-mento più tradizionali. Privilegiando la qualità dei prodotti al loro rendimento, l'allevamento ecobiologico rende talvolta la riconversione complessa, ma i risultati si vedono. Negli Stati Uniti ed in Canada, al-cuni agricoltori sperimentano tecniche di allevamento biologico facendo ricorso all'Aloe vera per combattere alcune malattie degli animali. Già ora i risultati ottenuti appaiono sorprendenti e talvolta vanno oltre le aspettative iniziali (Si legga, dello stesso autore: Aloès, hygiène et santé des animaux).
L'uso dell'aloe nel trattamento delle malattie degli animali è ben noto sin dall'antichità. La sua azione antibatterica è stato evidente dopo gli anni '40, in seguito ai risultati convincenti di alcuni test sugli animali, dove si è altresì dimostrata l'assenza di tossicità della pianta.
Tutti gli studi di medicina veterinaria dimostrano che l'efficacia della terapie a base d'aloe, spesso accusata in medicina di avere un mero effetto psicosomatico, è data dalle sue notevili virtù curative e non ad un semplice effetto placebo, che gli animali non conoscono.
Da lungo tempo i ricercatori hanno constatato che numerosi rimedi che guariscono l'uomo agiscono anche sugli animali e viceversa. Nella terapia degli animali, l'aloe ha le stesse proprietà curative cha ha sull'uomo. E` battericida, antivirale, fungicida, antiinfiammatorio ed ha un notevole potere di penetrazione e di nutrimento della pelle. Grazie agli enzimi e agli amminoacidi che fanno parte della sua composizione, favorisce la rigenerazione dei tessuti malati o feriti.
Dal 1970, l'impiego dell'Aloe vera stabilizzata da parte dei veterinari americani ha avuto una crescita considerevole.
«Nel 1975, il dott. Robert Northway di Van Nuys (California) pubblicò un rapporto sul trattamento con l'Aloe vera stabilizzata su 42 cani, 25 gatti e 4 cavalli, per affezioni quali: tigna, otote, atopia ed infezioni micotiche. Su 67 die 71 casi trattati, ebbe dei risultati altrettanto buoni o superiori a quelli ottenuti con le terapie tradizionali. I risultati furono altrettanto eccellenti nelle cure somministrate ai cavalli da corsa per problemi come tendiniti ed infiammazioni alle articolazioni.»
Gli animali d'allevamento
Da qualche anno, l'impiego dell'Aloe vera nella terapia delle malattie delle mucche da latte, come la mastite (o mastadenite), è diventato una pratica comune. Questo stato infiammatorio della mammella, provocato dall'allattamento o dai traumi inflitti da macchine mungitrici mal regolate, produce una diminuzione della produzione lattiera. Quest'affezione, dovuta ad agenti patogeni quali batteri, livieti, fughi o micosi, costringeva sino ad ieri gli allevatori a fare ricorso agli antibiotici. Ora, dal 1979, le latterie francesi possono rifiutare un latte che contenga tracce di antibiotici, obbligando l'allevatore a rispettare un tempo di sospensione nella consegna molto pregiudizievole. Il trattamento delle mastiti con l'Aloe vera per uso interno ed esterno offre, in effetti, dei risultati degni di nota.
Gli agricoltori della California utilizzano sempre più frequentemente l'Aloe vera per curare i giovani vitelli. Poiché il maggior numero die vitelli è separato dalla madre pochi giorni dopo la nascita, resta fragile e si ammala facilmente. Aggiungendo qualche grammo di Aloe vera stabilizzata nel loro biberon, gli agricoltori hanno migliorato la salute del loro bestiame e ridotto le perdite.
Si è osservato un altro fenomeno straordinario: aggiungendo del succo d'aloe nell'acqua degli abbeveratoi, la quantità di latte prodotto dalle mucche aumenta sensibilmente. E, allorché si mettono a disposizione delle vacche due abbeveratoi, uno con acqua mescolata ad aloe ed uno senza, le mucche vanno quasi sempre a bere da quello contenente l'aloe.
M. Harriman, un fattore del Dakota, ha studiato per un anno la produzione lattiere dalla sua mandria di 50 vacche. Ha così rilevato negli animali che avevano a loro disposizione un'acqua arrichita di Aloe vera un aumento medio annuale di 2000 litri al mese (40 litri per mucca).
Nel suo libro, il dott. Richard Holland racconta ancora com'è giunto alla convinzione che l'Aloe vera sia un prodotto indispensabile in medicina veterinaria:
«Dopo aver studiato i numerosi rapporti sui successi ottenuti nel trattamento di svariate affezioni umane con l'Aloe vera, ho deciso di provarla sugli animali . Nel corso delle mie prime richerche, tuttavia, ho commesso il classico errore dei neofiti: anziché chiedere consiglio an un conoscitore del prodotto, io l'ho ordinato per posta, pensando ingenuamente, come tanti, che essendo l'aloe vera una pianta naturale, non dovessi preoccuparmi della qualità del succo e che un prodotto valesse l'altro. Dopo aver testato il prodotto in diversi casi, senza gran successo, ho incontrato una donna che vendeva prodotti a base d'Aloe vera che erano testati per le loro qualità di sterilità, di stabilità e di non-tossicità.
Dopo una sola settimana d'impiego in trattamenti diversi, che andavano dalle allergie della pelle agili eczemi, passando per le micosi, avevo già ottenuto risultati molto buoni. La cicatrizzazione e la riduzione delle infiammazioni e delle infezioni erano più rapide che con i medicinali che avevo l'abitudine di utilizzare sino allora. Un mese dopo, dovetti confrontarmi con un grave caso d'influenza suina accompagnato da febre alta. Curai la scrofa molto mal ridotta con i classici antibiotici, ma senza troppo successo. La sua salute continuava a peggiorare. Decisi di applicare un trattamento con Aloe vera, per iniezione intra-nasale, al fine di bloccare l'infezione e aiutare la respirazione, ed un 'iniezione intramuscolare per ridurre la febbre e l'infezione. Ripetei due volte le dosi ad intervalli di diverse ore. 24 ore dopo, la febbre era diminuita e la scrofa aveva ritrovato l'appetito. qualche giorno dopo, completamente guarita, diede alla luce una bella figliata di maialini in ottima salute.
Studiando l'efficacia dell'Aloe vera, mi sono molto presto reso conto che tanto in applicazione esterna che interna, non presentava alcuna contro-indicazione. In medicina vaterinaria, la tossicità die farmaci ed i loro effetti secondari sono molto importanti, giacché curiamo animali di svariate specie, la cui sensibilità ai medicinali è altrettanto varia. Così, un medicinale come l'acido borico può essere utilizzato senza alcun rischi per curare i cavalli, ma si rivela tossico per i gatti.»
Gli occhi del gatto
Il sistema visivo del gatto è molto perfezionato ma, come ogni essere vivente, anche il gatto è soggetto a malattie. La più nota tra queste `la cataratta: una membrana opaca inizia a ricoprire la cornea e, coll'aggravarsi, il gatto può diventare cieco.
Un giorno, una signora ci portò un gatto che non aveva più che il 50% di vista e le sue condizioni continuavano a peggiorare. La signora ci riferì che il gatto soffriva di questa malattia da quattro anni e che lei l'aveva fatto curare da più veterinari che gli avevano prestato le cure tradizionali: antibiotici, cortisone, etc., ma la malattia continuava ad aggravarsi. Prendemmo una bottiglia di Aloe stabilizzato e ne mettemmo qualche goccia in ciascun occhio. Abbiamo dato il flacone alla cliente con la prescrizione d'instillare tre gocce del prodotto in ciascun occhio tre volte al giorno. Due settimane dopo, la signora venne a farci visitare il suo gatto e noi osservammo che le comee erano tomate quasi limpide, cosa del tutto sorprendente considerato il suo precedente stato. Dopo oltre due settimane, la cliente ci ha telefonato per informarci che entrambi gli occhi erano tomati chiari e limpidi, liberi dal loro velo bianco.
Cura dei cavalli
Il veterinario inglese Edward Johnson, specialista in malattie equine, ha lungamente esercitato negli Stati Uniti, dove ha scoperto delle terapie efficaci a base d'aloe vera stabilizzata. Oggi lavora presso degli allevamenti di puro sangue ed ecco la dichiarazione che ci ha rilasciato:
«La castrazione di uno stallone è un'operazione delicata. Capita frequentemente che gli allevatori mi portino dei cavalli sofferenti. Negli Stati Uniti, il famoso medico veterinario con il quale ho lavorato e dal quale ho molto appreso, era un sostenitore incondizionato dell'Aloe vera. In casi simili, lui cominciava col pulire la ferita con l'Aloe, poi faceva delle applicazioni locali di gel puro, due volte al giorno, oltre a mescolare un bicchiere di succo d'aloe all'acqua dell'abbeveratoio. In quarantott'ore si aveva un nettissimo miglioramento e dopo una settimana di terapie, la piaga era generalmente guarita.»
Ferite e strappi
Ed Johnson consiglia caldamente l'Aloe vera nei seguenti casi: Strappi muscolari e ferite da contatto con chiodi arrugginiti o filo spinato. In questi casi, lui prima pulisce le ferite con dell''acido borico o del perossido (acqua ossigenata), poi, con una siringa, injetta del gel d'aloe vera nelle cavità. Per curare le ferite profonde, introduce una garza impregnata d'aloe nella piaga, poi, ogni giorno, cambia la garza imbibita d'Aloe vera, riducendo progressivamente la lunghezza del tampone dei qualche centimetro fino alla completa guarigione. Al suo avviso, l'Aloe vera combatte l'infezione ed aiuta la formazione del tessuto sano.
Il dott. Allan Fredrickson, veterinario nello stato di Washington, specialista di cavalli, afferma che l'Aloe vera stabilizzata è indicata nel trattamente delle seguenti affezioni:
• Infiammazioni oculari: qualche goccia di Aloe
• Infiammazioni del colon: cura di succo puro d'Aloe vera
• Ferite ai pastorali
• Sarcoide o tumore della pelle
• Distorsioni, strappi muscolari, infiammazioni artricolari.
Per trattare queste affezion, frequenti nei cavalli da corsa, il dott. Fredrickson raccomanda di massaggiare ogni giorno la regione colpita con la lozione d'aloe vera, poi di ricoprirla con bambagia impregnata di Aloe vera. Nei casi più gravi, egli aggunge un po' di succo d'aloe vera al pasto dell'animale, cosa che contribuisce alla sua guarigione.
Il dott. Fredrickson ritiene che l'aloe vera stabilizzata sia eccellente per curare le brutte lacerazioni e le ferite, giacché possiede le seguenti sei proprietà:
1) agisce come coagulante per arrestare le emorragie,
2) calma il dolore,
3) riduce l'infiammazione,
4) è batteriostatico,
5) elimina i tessuti necrotizzati e
6) è un eccellente cicatrizzante.
In Europa, l'uso dell'aloe nell'igiene e la cura degli animali è ancora poco diffuso. Qua e là, tuttavia, medici ed allievi hanno sperimentato questi prodotti e, di fronte ai successi ottenuti, li hanno adottati.
Gli effetti sopraindicati si ottengono esclusivamente con un succo d'Aloe vera puro ed inalterato, tratto da foglie fresche e mature dell'Aloe barbadensis, stabilizzato a freddo.
L'uso dell'Aloe vera per le più comuni malattie animali
L'uso dell'Aloe nel trattamento delle malattie degli animali è ben noto sin dall'antichità. Nella terapia degli animali, l'Aloe ha le stesse proprietà curative cha ha sull'uomo. Gli studi di medicina veterinaria dimostrano che l'efficacia delle terapie a base d'Aloe, spesso accusata in medicina di avere un mero effetto psicosomatico, è data dalle sue notevoli virtù curative e non ad un semplice effetto placebo, che gli animali non conoscono.
Abrasioni, Adenite equina, Arrembatura, Articolazioni gonfie, Artrite, Ascessi, Catarro, Congiuntivite, Contusioni, Convalescenza, Diarrea, Esantema, Faringite, Febbre, Ferite, Gonfiori, Granulazione suberante, Infezioni alla gola, Infezioni calcaree, Infezioni uterine, Infiammazioni, Legamento sospensorio, Lesioni alla corona, Mal di gola, Morsi, Muco nasale, Mughetto, Piaghe alla bocca, Piaghe alle zampe, Problemi agli occhi, Punture, Problemi cutanei (eczema, tricofitosi, ecc.), Problemi respiratori, Prurito, Punture, Sangue nelle orine, Scottature solari, Slogature e stiramenti, Tagli, Tosse, Ustioni, Verruche, Virus, etc.
Il cane ha subito un trauma cranico e una ferita lacero contusa con perdita di cute a tutto spessore (epidermide e derma) per una superficie di 15x7 cm che è stata trattata con terapia sistemica e con medicazioni locali sostituite ogni 3 giorni, fatte con gel di Aloe vera VERDALOE.
Nell'arco di 15 giorni la ferita si è completamente cicatrizzata e dopo circa un mese, all'ultimo controllo, è addiritura tornato a crescere il pelo. Del brutto incidente è rimasta solo una cicatrice sottile e praticamente invisibile.
Maggio 2005, Dr. Giovanni Seneca, Como
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Percorso Storico dell'Aloe
L'Aloe
L'Aloe, tra le molte piante di questo pianeta, vanta sicuramente una affascinante storia millenaria, testimoniata da molti testi antichi che ne documentano l'uso e le caratteristiche terapeutiche.Definita pianta dell'immortalità dagli antichi Egizi, essa veniva piantata presso l'entrata delle piramidi per indicare il cammino dei Faraoni verso la terra dei morti; era utilizzata come ingrediente nella preparazione di sostanze per l'imbalsamazione (un caso per tutti, il Faraone Ramses II), sia in Egitto sia nell'antica Mesopotamia, ma era coltivata soprattutto ad uso terapeutico. Sempre gli antichi Egizi, inventori del clistere, la utilizzavano come enteroclisma purgante, associandola ad altre erbe. Persino la Bibbia fa riferimento più volte a questa pianta; ad esempio nel Vangelo di Giovanni, capitolo 19 verso 39, leggiamo che Nicodemo realizzò una miscela di Mirra ed Aloe per preparare il corpo di Gesù per la sepoltura, e nei Salmi (45:8), le vesti dei Re sono profumate di Mirra e Aloe. Si sa, inoltre, che gli antichi Assiri ingerivano il succo di Sibaru o Siburu (Aloe) per risolvere i disagi dovuti all'ingestione e alla formazione di gas intestinali. Non fu difficile per gli Assiriologi, infatti, identificare l'Aloe, nella decifrazione dei testi cuneiformi, sulle tavolette d'argilla ritrovate durante gli scavi in quella che doveva essere la biblioteca del re Assurbanipal (Dizionario Botanico Assiro di Thompson), laddove si poteva leggere: "Le foglie assomigliano a foderi di coltelli".
Nella cultura Maya, l'Hunpeckin-ci (Aloe) era considerato un meraviglioso rimedio per il mal di testa; il succo si preparava in infusione, e veniva bevuta diluito con acqua, mentre le donne Maya strofinavano il gel (dal forte gusto amaro) sui seni per imporre lo svezzamento ai loro bambini. Nel 1° secolo a.C., sia Dioscoride, medico greco al servizio dell'Impero Romano, che Plinio il Vecchio, autore del famoso trattato "Historia Naturalis", descrivevano gli usi terapeutici del succo d'Aloe per curare ferite, disturbi di stomaco, stipsi, punture d'insetto, mal di testa, calvizie, irritazioni della pelle, problemi orali ed altri disagi.
Molto più tardi, anche Cristoforo Colombo, durante il viaggio verso il Nuovo Mondo, annotava nel suo diario: "Todo està bien, hay Aloe a bordo".
Sicuramente, diverse civiltà e vari popoli attribuirono a questa pianta anche poteri magici ed esoterici: ad esempio, secondo un testo cuneiforme accadico di oltre 4000 anni fa, l'Aloe, posta davanti all'ingresso di molte case, in particolar modo di nuova costruzione, assicurava lunga vita e prosperità ai suoi residenti; ancora oggi, in Egitto è considerata protettrice e portatrice di felicità se collocata presso le abitazioni.
Anche oggi, si può trovare all'interno dei negozi: qualcuno crede, infatti, che essa protegga il nucleo familiare assorbendo le energie negative portate da alcuni visitatori; un fiocco rosso attorno alla pianta, poi, serve ad invocare l'amore, mentre uno verde ad invocare la fortuna; in alcuni rituali, inoltre, è ancora utilizzata per il suo "potere energetico".Ricercatori moderni
Questo breve tracciato storico, che contempla anche aspetti legati alla superstizione, dimostra come l'Aloe, da oltre quattromila anni, faccia parte della medicina popolare nella storia dell'umanità.
Ai nostri giorni, dopo essere stata relegata ad un posto di second'ordine, com'è avvenuto per la maggior parte delle piante medicinali a causa di un uso generalizzato dei farmaci moderni, l'Aloe è tornata a far parlare di sé, in particolar modo a partire dal 1851, quando due ricercatori, Smith e Stenhouse isolarono un principio attivo con proprietà lassative che essi chiamarono Aloina.
Nel 1935, Creston Collins e suo figlio rivelarono, in un rapporto divenuto poi celebre, il possibile utilizzo dell'Aloe per sopperire agli effetti devastanti delle radiazioni; così, da quel momento, molti scienziati presero in considerazione uno studio più approfondito di questa pianta. Arriviamo alla fine degli anni '50, quando il farmacista texano Bill Coats riuscì a stabilizzare la polpa con un procedimento naturale: si aprirono, in tal modo, le porte alla commercializzazione per uso industriale di prodotti a base d'Aloe.
In precedenza i limiti erano posti dal problema dell'ossidazione del succo che non si conservava a lungo, alterandosi rapidamente una volta estratto a freddo dalla pianta. Alcuni ricercatori tentarono di risolvere il problema con l'esposizione del gel ai raggi ultravioletti, ma questo procedimento alterava la sua composizione chimica; si tentò inoltre con la pastorizzazione del gel a temperature superiori ai 60° dopo aver aggiunto perossido d'idrogeno, ma anche questo tentativo fallì.
Bill Coats fu il primo a realizzare un procedimento atto a conservare gli enzimi e le vitamine presenti nell'Aloe; tale procedimento consisteva nell'incubazione del gel con aggiunta di vitamina C (acido ascorbico), vitamina E (tocoferolo) e sorbitolo. Il dottor G.W. Reynolds classificò, nel 1950, almeno 350 specie di Aloe; oggi, oltre 600 varietà di piante del genere Aloe, che appartenevano alla famiglia delle Liliacee, sono state classificate recentemente come Aloaceae.
Ben 125 specie sono state catalogate solo nel Sud Africa (inclusi lo Swaiziland ed il Lesotho), mentre le altre sono distribuite in ulteriori zone del continente africano, in Israele in India, in Pakistan, nel Nepal, in Cina, in Tailandia, in Cambogia, nei Caraibi, in Spagna, a Cuba, nell'America Centrale e del Sud, nell'America del Nord (Texas e Florida) e in Messico.
Il ceppo d'origine dell'Aloe, dunque, è da ricercare in (Reynolds, 1966). Il suo habitat è tipico delle zone aride e desertiche e può raggiungere altezze che variano dai pochi centimetri ai venti metri, secondo la specie. Va chiarito che in botanica, in genere, si usa chiamare una pianta con la denominazione assegnata dall'ultimo studioso; per fare un esempio, l'Aloe Barbadensis o delle Barbados, di Miller, è il nome attuale dell'Aloe vera di Linneo e dell'Aloe Vularis di Lamarck.
Il termine Aloe ("Allo eh" in arabo, "Halal" in ebraico, "Alo hei" in Cina, Aloe nei paesi occidentali) deriva dalla radice greca "Als" o "Alos", che significa sostanza amara, salata come l'acqua del mare. I suoi fiori vanno dal bianco-verdastro, per esempio, dell'Aloe Integra dello Swaziland che fiorisce da ottobre a dicembre; dal rosa-aranciato dell'Aloe Zebrina (distribuita in Botswana, Namibia, Angola e Zimbabwe), con fioritura da gennaio a marzo e da novembre a dicembre, secondo il clima, al rosa più intenso, con tendenza al rosso, dell'Aloe Peglerae presente in Magaliesberg, Witwatersberg (Petroria), con fioritura da luglio ad agosto. Le tre specie più conosciute
Vediamo ora, in dettaglio, confrontandole fra loro, le tre specie più conosciute: l'Aloe Vera Barbadensis, l'Aloe Arborescens Miller e l'Aloe Ferox. Va, innanzitutto, detto che l'Aloe Vera, così battezzata e descritta da Linneo, l'Aloe Barbadensis di Miller, e l'Aloe Vulgaris di Lamarck sono la stessa pianta. L'Aloe Barbadensis deve il suo nome alle Isole Barbados, ma è anche presente nel resto delle Antille, nei Caraibi e soprattutto sulla costa nord orientale dell'Africa da cui probabilmente si diffuse. Il problema del nome, è complicato dal fatto che Miller aveva a sua volta denominato e battezzato Aloe Vera un'altra varietà di Aloe, creando una certa confusione nell'ambiente botanico. Così, oggi, abbiamo sia l'Aloe Barbadensis, chiamata spesso Aloe Vera, sia un altro tipo di Aloe denominata Aloe Vera qualità Vera, per differenziarla dalla prima.
Confrontandole, però, è abbastanza facile distinguere la Barbadensis dall'Aloe Vera qualità Vera, pur senza essere dei botanici di professione: la prima ha le foglie raccolte intorno ad un rosone centrale, mentre l'altra ha le foglie sovrapposte. L'Aloe Barbadensis può raggiungere un'altezza massima di 60-90 cm, e vive, in genere, cinque anni. Le sue foglie spinose possono raggiungere una lunghezza di 40-50 cm, con una larghezza alla base che varia dai 6 ai 10 cm. Queste foglie, maculate in fase di crescita, assumono un colore verde uniforme allo stato adulto, rivestite da una pellicola protettrice che permette alla pianta di filtrare l'aria e l'acqua. Sotto questa membrana troviamo un primo strato cellulosico che racchiude cristalli di ossalato di calcio e le cellule pericicliche dell'Aloina, l'essudato giallo-rosato con proprietà lassative. Racchiuso in questa triplice protezione vegetale, troviamo il Parenchima, un tessuto incolore costituito dal gel della pianta così tanto ricercato. La qualità di quest'ultimo dipende molto dal tipo di clima e dall'irrigazione. L'Aloe Arborescens, spesso confusa con l'Aloe Mutabilis, presenta le seguenti caratteristiche: il suo tronco può superare i due metri di altezza; le foglie vanno dal colore grigio - verde al verde chiaro e possono arrivare ad una lunghezza di 50, 60 cm. Il suo paese di origine è il Sud Africa. Chiamata anche Aloe del Capo (Cape Aloe), cresce spontaneamente nella provincia del Capo, nel KwaZulu-Natal, nel Mpumalanga e nel nord della provincia, nel Mozabico, nello Zimbabwe e nel Malawi. Oggi diffusissima in varie parti del globo, questa specie fiorisce da maggio a luglio e i suoi fiori possono essere gialli, rosa o arancio. Poiché contengono poca acqua, le foglie presentano una quantità maggiore di principi attivi. L'Aloe Ferox, infine, è molto robusta e la sua altezza varia dai 2 ai cinque metri nelle piante più vecchie. Le sue foglie, molto carnose, hanno una tendenza di colore che va dal verde al grigio - verde, con spine di colore più scuro rispetto alla foglia. Presenta infiorescenze erette, con 5-12 fiori rosa - corallo disposti in verticale su un unico stelo; generalmente confusa con altre specie (A. Marlothii, A. Spectabilis), fiorisce da maggio ad agosto (nelle zone più settentrionali, invece, da settembre a novembre). È anch'essa originaria dell'Africa meridionale; in particolar modo, è diffusa nelle zone aride della provincia del Capo (est ed ovest), nel sud del kwaZulu-Natal e in alcune zone del sud-ovest del Lesotho.
Wednesday, March 05, 2008
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