Tuesday, March 20, 2007

RICERCHE SU MOLECOLE E MUTAZIONI

MUTAMENTI DELL'UOMO





L’origine del Cosmo
Paolo Alessandrini (febbraio 2001)


In principio Dio creò il Cielo e la Terra.
Genesi, 1, 1
1. Com’è nato ciò che esiste?

L’universo è sempre esistito o ha avuto un inizio? Se ha avuto un inizio, come è avvenuto? E che cosa c’era prima? Domande come queste hanno costantemente appassionato la mente umana fin dalla comparsa dell’uomo sulla Terra. Nelle diverse epoche, questi argomenti sono stati oggetto di studio da parte di diverse categorie di persone, essenzialmente filosofi, teologi e scienziati. Tuttavia, l’affacciarsi della scienza nel dibattito sulla cosmogonia, cioè sulla nascita dell’universo, è un fatto relativamente recente, tanto è vero che fino a poco tempo fa l’argomento era considerato competenza esclusiva della metafisica e della religione.
Lungo tutto il corso della storia, le scuole di pensiero in materia di origine del cosmo sono sempre state sostanzialmente due.
La prima sosteneva che l’universo ha avuto un inizio, cioè è stato creato in un certo tempo più o meno lontano nel passato. Questa tesi è sempre stata la prediletta dalle grandi religioni: l’Antico Testamento e il Corano, infatti, descrivono la creazione del mondo operata da Dio. In particolare, la teologia cristiana, dalle sue origini fino ad oggi, ha sempre sostenuto che l’universo fu creato da Dio. Alla domanda "Che cosa c’era prima?", sant’Agostino rispondeva, dimostrando notevole originalità e profondità di pensiero, che insieme all’universo Dio aveva creato il tempo, e quindi non aveva senso parlare di un "prima".
La seconda tesi asseriva invece che l’universo non è stato creato, in quanto è sempre esistito. Il filosofo greco Aristotele fu un convinto sostenitore di questa posizione, ritenendo l’idea di un universo eterno più perfetta di quella di un universo creato dal nulla per opera di un intervento divino. E’ curioso notare come la teologia cristiana, pur fondando sul pensiero di Aristotele gran parte della sua speculazione filosofica, si allontani radicalmente da esso per quanto riguarda la questione cosmologica.




Un fatto fondamentale, tuttavia, accomuna le due scuole di pensiero che abbiamo descritto: la credenza nella staticità dell’universo. Secondo la teologia cristiana l’universo fu creato da Dio nella sua forma attuale, per cui nel corso del tempo non si verificò alcuna evoluzione significativa, mentre nella visione aristotelica l’universo è sempre esistito com’è adesso. La credenza nell’immutabilità del cosmo era talmente radicata e scontata che si protrasse fino all’inizio del Novecento senza che nessuno pensasse lontanamente di metterla in discussione. Per noi, che consideriamo l’espansione dell’universo come un fatto ormai quasi assodato, l’idea della staticità dell’universo può apparire un pregiudizio insensato, ma per gli uomini vissuti prima dell’avvento del XX secolo era sicuramente la posizione più ragionevole e ovvia. Lo spazio di una vita umana, infatti, è troppo breve perché si possano apprezzare mutamenti significativi a livello cosmico – e forse ciò valeva nelle epoche passate molto più che in quella attuale - e lo stesso si può dire, con buona approssimazione, per l’intero corso della storia documentata. L’osservazione del cielo notturno, inoltre, dà più facilmente l’impressione dell’immutabilità che quella della dinamicità e dell’evoluzione.
Il pregiudizio della staticità rallentò fortemente il passaggio della cosmologia da ambito della metafisica e della teologia a scienza vera e propria. Tre secoli dopo la rivoluzione scientifica operata da Galileo Galilei, lo studio dell’origine dell’universo non era ancora considerato come un argomento che potesse seriamente essere affrontato dalla fisica. Stante l’idea inestirpabile della staticità del cosmo, discutere se l’universo avesse avuto un inizio appariva ai fisici come uno sterile dibattito da lasciare ai filosofi, tanto più che mancavano completamente i dati sperimentali su cui fondare teorie credibili.
Un problema cruciale risiedeva proprio in questo: se il metodo scientifico si fonda sulla raccolta dei dati derivanti dall’osservazione, come si poteva studiare scientificamente un fenomeno che, se era avvenuto, era avvenuto una volta per tutte in un tempo ormai passato e lontano? Oltre a non essere osservabile, la Creazione era anche un fenomeno non riproducibile, almeno con la tecnologia disponibile prima dell’inizio del Novecento.
Non ci si deve stupire, quindi, se intorno alla metà del Seicento, quando già Galileo aveva insegnato i principi del metodo scientifico, Keplero aveva formulato le sue famose tre leggi e Newton si apprestava a gettare, con la sua opera Philosopiae Naturalis Principia Mathematica, le basi della fisica classica, lo studioso biblico inglese John Lightfoot scriveva che la Creazione era avvenuta il 17 settembre del 3928 a.C. esattamente alle nove del mattino (non si sa se nel fuso orario di Greenwich o no)! E nemmeno deve meravigliare il fatto che, qualche anno dopo, l’arcivescovo di Armagh James Ussher corresse il calcolo del collega, specificando che la data esatta, che sarebbe rimasta per oltre un secolo la data ufficiale insegnata dalla Chiesa, era il 3 ottobre del 4004 a.C. alle otto della sera!
Accanto ai teologi e agli studiosi della Bibbia, gli unici altri protagonisti del dibattito sulla nascita dell’universo erano i filosofi, che ovviamente continuavano a fondare le loro teorie unicamente sulla ragione e non sull’esperienza. Nel 1781 il grande filosofo Immanuel Kant scriveva, nella sua famosa Critica della ragion pura, che ci sono argomenti ugualmente validi per ritenere che l’universo abbia avuto un inizio e per ritenere che sia sempre esistito.

La rivoluzione che il Novecento portò nella questione cosmogonica fu anticipata nel secolo precedente da alcuni mutamenti culturali importanti. Nell’Ottocento si cominciò infatti a comprendere che la Terra, e in generale tutti i corpi dell’universo, non sono immutabili: i geologi si resero conto che le rocce che costituiscono il nostro pianeta hanno attraversato una evoluzione continua durata miliardi di anni; i fisici scoprirono, con la formulazione del secondo principio della termodinamica, che l’entropia, cioè il disordine dell’universo, è in continuo aumento, fatto questo che fa sospettare che l’universo stesso non possa essere eterno; i biologi ammisero, con il graduale affermarsi della teoria di Charles Darwin, che la vita sulla Terra è stata caratterizzata da una perenne evoluzione, e che quindi Dio non creò il mondo nel suo stato attuale.
Dal punto di vista meccanico, tuttavia, la principale difficoltà collegata all’idea di un universo statico era stata intuita già da Newton: se le stelle sono immobili, a causa della gravitazione dovrebbero cadere l’una sull’altra! Newton, però, aggirò l’ostacolo ammettendo che l’universo è infinito, per cui non esiste alcun baricentro nel quale la materia possa collassare. In realtà il ragionamento di Newton era sbagliato, perché anche un numero infinito di stelle collasserebbe per effetto della gravità.

E’ sorprendente che nessuno, fino ad Einstein compreso, pensò di risolvere questo paradosso ammettendo che l’universo non è statico. La teoria della relatività generale, che Einstein formulò nel 1916, prediceva, come vedremo più avanti, che l’universo è in espansione, fatto che sarebbe stato confermato sperimentalmente da Hubble pochi anni dopo. Eppure il pregiudizio della staticità dell’universo era talmente radicato che lo stesso Einstein arrivò a correggere forzatamente le sue equazioni introducendo un fattore detto costante cosmologica, che aveva l’effetto di controbilanciare la gravità e ripristinare la staticità dell’universo.
Tuttavia il dado era ormai tratto: la teoria della relatività generale, nonostante gli sforzi del suo stesso creatore per evitarne le conseguenze più dirompenti, aveva aperto una breccia nel muro dei secolari pregiudizi sull’origine del mondo, e aveva offerto la possibilità di indagare sulla Creazione non più sulla base di congetture e speculazioni metafisiche, ma attraverso il calcolo matematico e l’osservazione sperimentale. Ma procediamo con ordine.




2. La rivoluzione di Einstein

Non è questa la sede per descrivere in modo dettagliato la teoria della relatività di Einstein e le sue conseguenze. Vale però la pena di riassumere i risultati principali di questo monumentale edificio della fisica, in considerazione dell’impatto, già accennato in precedenza, che esso ebbe sulla cosmologia moderna e in particolare sullo studio dell’origine dell’universo.
L’articolo, con il quale, nel 1905, Einstein introduceva la sua celebre teoria, risolveva un problema spinoso che tormentava i fisici da alcuni decenni. Quarant’anni prima, infatti, il fisico inglese James Clerk Maxwell, nel formulare le famose equazioni sul campo elettromagnetico, aveva dimostrato che le onde elettromagnetiche, delle quali la luce è un particolare esempio, viaggiano ad una velocità fissa ricavabile dalle equazioni stesse. La scoperta di Maxwell creò grande scompiglio tra i fisici, perché il fatto che la luce avesse una velocità fissa era in grave contrasto con la meccanica classica di Newton, e in particolare con il principio di relatività galileiana. Secondo tale principio, infatti, due osservatori, che si muovono l’uno rispetto all’altro con velocità costante osservano lo stesso corpo in movimento, misureranno due velocità diverse, per cui non sarà possibile stabilire una velocità assoluta per quel corpo, né si potrà parlare di osservatore – o di sistema di riferimento – privilegiato. Ad esempio, un uomo fermo al ciglio della strada e una donna a bordo di un’automobile in corsa misureranno in modo diverso la velocità di un’altra automobile che si muove sulla stessa strada.
Ciò che appariva strano nella conclusione del fisico inglese era quindi il fatto che venisse messa in evidenza una velocità speciale per la luce. Evidentemente, doveva esistere un sistema di riferimento privilegiato rispetto al quale la luce doveva avere quella speciale velocità fissa: in questo modo si sarebbe salvaguardata la validità del principio di relatività galileiana, nel senso che la velocità ricavabile dalle equazioni sarebbe stata quella rispetto al sistema privilegiato, mentre in altri riferimenti la luce avrebbe avuto velocità diverse.
Questo ipotetico sistema di riferimento speciale, assimilato ad una sostanza impalpabile che permea l’universo, venne chiamato etere. Negli ultimi anni dell’Ottocento i fisici cercarono di rivelare sperimentalmente l’esistenza dell’etere e di misurare velocità della luce diverse al variare del sistema di riferimento, ma queste ricerche non diedero esito positivo; nel 1887, con un celebre esperimento, i fisici Albert Michelson ed Edward Morley dimostrarono definitivamente che l’etere non esisteva e che la luce aveva, incredibilmente, la stessa velocità in ogni sistema di riferimento.

L’enigma fu risolto, come si accennava in precedenza, dall’articolo che Albert Einstein, un giovane e sconosciuto fisico che lavorava all’Ufficio Brevetti di Berna, pubblicò nel 1905.
Secondo Einstein, il principio di relatività galileiana e la costanza della velocità della luce non erano in contrasto, se si ammetteva che il tempo potesse scorrere più o meno velocemente a seconda della velocità dell’osservatore che effettua la misurazione. In altri termini, Einstein confermava la validità del principio di relatività (anzi lo estendeva a tutti i fenomeni fisici, anche elettromagnetici, e non solo a quelli meccanici come aveva fatto Galileo), ma dichiarava che anche il tempo, oltre allo spazio, è relativo, nel senso che orologi identici al polso dei vari osservatori in diversi sistemi di riferimento si muovono diversamente. D'altra parte, poiché la velocità è uguale alla distanza percorsa diviso il tempo impiegato, quest'ultimo non è altro che il rapporto tra distanza e velocità: quindi, se la velocità (della luce) è assoluta e la distanza relativa al riferimento, il tempo non può che essere anch'esso relativo al sistema di riferimento.
Con la sua teoria, Einstein introduceva una nuova visione dello spazio e del tempo: essendo l’uno strettamente dipendente dall’altro, questi due concetti non potevano più essere considerati separatamente, bensì come un’unica entità geometrica quadridimensionale chiamata spazio-tempo, nella quale tutti gli eventi hanno luogo.
Non è possibile soffermarsi sulle conseguenze, apparentemente paradossali e comunque contrastanti col senso comune, che l’intuizione di Einstein comportava: oltre ai fenomeni della dilatazione dei tempi e della contrazione delle lunghezze, è doveroso comunque citare la celebre formula E = mc2, che non è altro che una conseguenza matematica della relatività del tempo. Un altro noto corollario è il fatto che, mano a mano che la velocità di un corpo si avvicina alla velocità della luce, la sua massa aumenta, fino a tendere all’infinito. Ecco il motivo per cui un corpo non può arrivare alla velocità della luce: se la sua massa tende all’infinito, il corpo tenderà ad avere un’inerzia infinita e non potrà essere ulteriormente accelerato.



Einstein non si accontentò di questa serie di risultati rivoluzionari e sorprendenti, ma volle estendere la sua teoria in modo da comprendere non soltanto sistemi di riferimento in moto relativo rettilineo ed uniforme, ma anche sistemi di riferimento accelerati; era inoltre intenzione del fisico tedesco includere nella teoria il concetto di gravitazione. Il risultato fu pubblicato nel 1916, ed è noto come relatività generale, mentre la precedente teoria fu in seguito chiamata relatività ristretta o speciale. Nella sua essenza, la relatività generale descrive la gravitazione come una forza diversa da tutte le altre, legata al fatto che lo spazio-tempo non è piatto, come si pensava in precedenza, ma è incurvato dalla distribuzione della massa e dell’energia in esso presenti, così come dei pesi creano degli avvallamenti in un tappeto elastico. I corpi, quindi, non si muovono sotto l’azione di una forza gravitazionale, ma si muovono liberamente seguendo i contorni di uno spazio-tempo curvo. Ad esempio, se la Terra si muove in un'orbita attorno al Sole, non lo fa perché soggetta ad una forza gravitazionale che si instaura tra essa e il Sole, ma perché questo incurva lo spazio-tempo imponendo al nostro pianeta una traiettoria che ci appare curva dal nostro punto di vista, ma che è invece perfettamente rettilinea nello spazio-tempo curvo.
Einstein formulò un complicato sistema di dieci equazioni che stabiliscono il modo in cui la materia incurva lo spazio-tempo; tali equazioni, note come equazioni di campo gravitazionale, rappresentano la sintesi dell'intero edificio della relatività generale. Ogni sistema di equazioni ha delle incognite, e le equazioni di Einstein non fanno certo eccezione: in questo caso le incognite descrivono la struttura geometrica dello spazio-tempo, cioè la forma dell'universo nello spazio e nel tempo. Appare quindi evidente come queste equazioni siano alla base di tutta la cosmologia moderna.



3. L’universo si espande!

Dopo la pubblicazione della teoria della relatività generale, apparve chiaro che occorreva cercare di risolvere le equazioni di Einstein per trovare un primo modello dell’universo. Fu lo stesso Einstein a cercare, nel 1917, una soluzione alle sue equazioni, e per fare questo introdusse tre ipotesi: l’universo è statico ed eterno; è omogeneo, cioè sostanzialmente uguale in tutti i suoi punti; ed è isotropo, cioè è uguale lungo tutte le direzioni. La seconda e la terza ipotesi corrispondono al cosiddetto principio cosmologico, che viene sostanzialmente accettato come una descrizione approssimativa dell’universo su larga scala. La prima, invece, rifletteva il secolare pregiudizio della staticità dell’universo, di cui abbiamo trattato nel primo paragrafo.
Einstein non trovò alcuna soluzione che soddisfacesse queste ipotesi, e quindi, pur di non rinunciare all’ipotesi di staticità, giunse a modificare le equazioni originali aggiungendo un nuovo termine, la costante cosmologica. Anni dopo, il grande fisico ammise che questo fu il più grosso errore della sua carriera scientifica.
Nello stesso anno, l’astronomo olandese Willem de Sitter trovò un’altra soluzione per le equazioni di Einstein: anch’egli mantenne la costante cosmologica ed assunse che lo spazio-tempo è omogeneo e isotropo, ma ipotizzò anche che la densità media della materia fosse zero. Ne risultò un modello di universo paradossalmente non del tutto statico, che presentava addirittura un fenomeno di spostamento verso il rosso.

Il primo modello veramente dinamico di universo fu tuttavia proposto dal geniale matematico russo Alexandr Friedmann, il quale rinunciò finalmente all'ingombrante costante cosmologica, e assunse, come uniche ipotesi, l'isotropia e l'omogeneità.



Friedmann trovò che esistevano due classi di soluzioni: se la densità media dell'universo è minore di un certo valore critico, l'universo è spazialmente infinito, e destinato ad espandersi per sempre; se, invece, la densità è maggiore del valore critico, l'universo è finito ma illimitato, e la fase di espansione sarà seguita, ad un certo punto, da una fase di contrazione che riporterà l'universo alle condizioni primordiali. In quest'ultimo caso, l’universo avrebbe una forma simile a quella della superficie terrestre, e se noi iniziassimo un viaggio in linea retta torneremmo prima o poi al punto di partenza, come accade appunto sulla superficie di una sfera. E’ utile l'analogia con un sasso lanciato verso l'alto dalla superficie della Terra: se la velocità iniziale è maggiore della velocità di fuga, il sasso riuscirà a sfuggire all'attrazione terrestre e si perderà nello spazio, altrimenti prima o poi ricadrà.
L’analogia spiega anche perché non era possibile trovare soluzioni statiche alle equazioni di Einstein: non ci stupiamo infatti se vediamo un sasso salire verso l’altro o cadere verso il suolo, ma sicuramente non ci aspetteremmo di vederne uno sospeso a mezz’aria.
Friedmann pubblicò il suo modello nel giugno 1922 su una rivista tedesca. Già in settembre, Einstein inviò alla rivista una nota affermando che il modello era sbagliato, e in dicembre, Friedmann rispose al fisico tedesco mandandogli tutti i calcoli dettagliati. Per alcuni mesi, Einstein non si fece sentire, e, solo nel maggio 1923, inviò alla rivista una seconda nota nella quale ritrattava le sue obiezioni ed ammetteva che Friedmann aveva ragione.
La conferma sperimentale alla teoria di Friedmann giunse nel 1929, quando l'astronomo americano Edwin Hubble scoprì che il fenomeno dello spostamento verso il rosso della luce delle galassie è proporzionale alla loro distanza, dimostrando che l'universo è in espansione.



Tuttavia, le ricerche pionieristiche del grande matematico russo, che nel 1925 era morto di tifo appena trentasettenne, erano purtroppo, già cadute nel dimenticatoio, almeno in Occidente. La scoperta di Hubble venne quindi salutata come la conferma sperimentale delle ipotesi del matematico belga Georges Lemaître, il quale, cinque anni dopo Friedmann, aveva indipendentemente riscoperto le stesse soluzioni alle equazioni di Einstein.
Le osservazioni di Hubble rivoluzionarono la nostra immagine dell’universo.
In precedenza non era chiaro quale fosse la vera natura di alcuni oggetti, tra i quali quella macchiolina che oggi chiamiamo galassia di Andromeda, e che venivano allora considerati alla stregua delle nebulose. Per comprendere se questi oggetti a forma di spirale o di ellisse appartenessero alla nostra Galassia oppure no, era però necessario determinare la loro distanza, e ciò fu reso possibile soltanto alla fine degli anni Venti grazie al completamento del telescopio di 2,5 metri di Monte Wilson, vicino a Los Angeles.
Servendosi di questo strumento, che a quel tempo era il più grande telescopio del mondo, ed utilizzando una tecnica fotografica molto avanzata, Hubble riuscì ad osservare la nebulosa di Andromeda con un potere risolutivo mai ottenuto in precedenza: finalmente la tenue macchiolina poteva essere risolta nelle sue singole stelle. In questo modo, applicando il noto metodo delle cefeidi, Hubble determinò nel 1929 la distanza di nove nebulose, compresa quella di Andromeda, dimostrando che questi oggetti si trovano ben oltre i confini della nostra Galassia.



Grazie alle osservazioni di Hubble, le dimensioni dell’universo conosciuto vennero d’un tratto ampliate: per la prima volta si comprendeva che la nostra Galassia non è altro che una delle tante galassie esistenti nel cosmo, e che le altre galassie sono oggetti lontanissimi ed immensi come la Via Lattea. In un certo senso si trattava di una nuova rivoluzione, dopo quella copernicana.
Ma la scoperta più sensazionale doveva ancora arrivare. Tra il 1910 e il 1920, era stato rilevato che, negli spettri di assorbimento di alcune nebulose, alcune righe risultavano spostate verso il rosso o verso il blu. Questi spostamenti erano stati subito interpretati come conseguenza dell’effetto Doppler, cioè come l’indicazione che alcuni di questi oggetti si stanno avvicinando a noi, ed altri si stanno allontanando, semplicemente per effetto del moto relativo del sistema solare. Col passare degli anni, però, ci si accorse che le nebulose, anziché presentare in egual misura spostamenti verso il rosso e verso il blu, come era ovvio aspettarsi in base all’interpretazione che era stata data, evidenziavano quasi tutte uno spostamento verso il rosso (redshift). Ciò era indice di un allontanamento dell’oggetto, mentre pochissime nebulose a noi molto vicine (come quella di Andromeda) risultavano in moto di avvicinamento. Quando Hubble si accorse che tale spostamento verso il rosso è all’incirca proporzionale alla distanza dell’oggetto da noi, apparve chiaro che l’allontanamento di queste nebulose non era altro che la conseguenza di un’espansione complessiva dell’universo.
Ovviamente, ciò non significa che la nostra Galassia occupa una posizione centrale nell’universo, ma che, in conseguenza dell’espansione cosmica, ogni galassia si sta allontanando da ogni altra galassia. In altre parole, le galassie non si allontanano da un centro comune, ma sono in quiete in uno spazio che si dilata. Il dilatarsi dello spazio coinvolge anche la lunghezza delle onde elettromagnetiche, provocando l’arrossamento osservato da Hubble. D’altra parte, sarebbe assurdo che il nostro posto nell’universo avesse qualcosa di speciale: il principio cosmologico è infatti la negazione di ciò. La situazione assomiglia a quella di un palloncino di gomma sul quale sono stati dipinti dei pallini: se gonfiamo il palloncino in modo costante, la distanza tra due pallini scelti a caso aumenta, ma non c’è alcun pallino che possa essere considerato al centro dell’espansione. Inoltre, la velocità di allontanamento reciproco tra due pallini è tanto maggiore quanto maggiore è la loro distanza.



Tra il 1929 e il 1936, Hubble, in collaborazione con altri fisici tra i quali lo spettroscopista Milton Humason, raccolse una grande quantità di dati, che confermavano in modo sempre più preciso la proporzionalità tra la velocità di recessione e la distanza. Per la verità Hubble aveva annunciato di avere rilevato tale proporzionalità già in seguito alle prime osservazioni del 1929, quando i dati raccolti non avrebbero ancora potuto portare a questa conclusione: sembra quasi che Hubble avesse già in mente il risultato al quale voleva arrivare, e che facesse di tutto per ottenerlo.
La costante di proporzionalità tra la velocità e la distanza è nota generalmente come "costante di Hubble", ed indica un aumento di velocità in relazione alla distanza. Le osservazioni di Hubble vennero proseguite dopo il 1936 da altri astronomi, e continuano tuttora, soprattutto ad opera del Telescopio Spaziale Hubble: la misurazione della costante di Hubble si è fatta dunque sempre più precisa, ed il valore approssimativo oggi accettato è di 60-70 km/s per milione di parsec.



4. La grande esplosione

Che cosa ci dicono le osservazioni di Hubble e i modelli di Friedmann a proposito dell’origine del cosmo, che è l’argomento centrale della nostra discussione? Se le galassie si stanno allontanando l’una dall’altra, in passato devono essersi trovate molto più vicine; considerando, per semplicità, costante la velocità di recessione, il tempo impiegato da due galassie scelte a caso per venirsi a trovare separate dalla attuale distanza è uguale alla distanza attuale divisa per la loro velocità. Ma, secondo la relazione di proporzionalità di Hubble, questo valore è uguale per tutte le coppie possibili di galassie, e pari all’inverso della costante di Hubble. Questo significa che circa 14 miliardi di anni fa tutte le galassie si trovavano concentrate in un solo punto. In ogni caso è significativo che, per la prima volta, la data di creazione dell’universo, che nel Seicento l’arcivescovo Ushher aveva cercato di dedurre dalla Bibbia, poteva essere calcolata con il metodo scientifico.
Fu sulla base di queste idee che negli anni Quaranta il fisico George Gamow, in collaborazione con il suo allievo Ralph Alpher, propose un primo modello che descriveva gli istanti iniziali dell'universo. Come racconta Stephen Hawking nel suo celebre Dal Big Bang ai buchi neri, Gamow era un uomo molto spiritoso, ed ebbe l’idea di coinvolgere nella stesura dell’articolo il collega Hans Bethe, in modo che gli autori dell’articolo risultassero, nell’ordine, Alpher, Bethe e Gamow, come le prime tre lettere dell’alfabeto greco: cosa che appare particolarmente indovinata per un articolo sull’inizio dell’universo!

Secondo il modello di Gamow, che sarebbe divenuto famoso come il "modello standard" del big bang ("grande esplosione"), l’universo aveva, nel suo istante zero, dimensioni infinitesime e temperatura infinita, e cominciò ad espandersi ad un ritmo vertiginoso, come in una specie di grande esplosione: non dobbiamo comunque commettere l’errore di immaginare l’universo primordiale come una sfera che si allarga nel contesto di uno spazio vuoto, ma piuttosto come l’intero spazio che si dilata, modificando la scala delle sue distanze interne. Con il procedere dell’espansione, la materia e la radiazione divennero progressivamente sempre più fredde. Poiché la temperatura è una misura dell’energia media, e quindi della velocità media, delle particelle, negli istanti iniziali le particelle si muovevano così velocemente da sottrarsi all’attrazione reciproca, dovuta alle forze elettromagnetica e nucleare; col diminuire della temperatura, però, le particelle cominciarono a combinarsi insieme, dapprima per formare nuclei atomici, e poi per costituire i primi atomi.
A meno di un milionesimo di secondo dal big bang, quando la temperatura era di circa mille miliardi di gradi, l’energia delle particelle era così alta che ad ogni collisione si producevano molte coppie particella-antiparticella, e queste coppie venivano create ad un ritmo molto più rapido del ritmo con il quale esse venivano distrutte per annichilazione.
Tra il primo milionesimo di secondo e il primo secondo, però, la temperatura era diventata abbastanza bassa da rendere molto meno energetiche le particelle che entravano in collisione l’una con l’altra, cosicché l’annichilazione tra materia e antimateria cominciò ad essere più rapida della produzione delle coppie particella-antiparticella. L’effetto fu una gigantesca annichilazione, che interessò dapprima i protoni e i neutroni, con le rispettive antiparticelle, e poi gli elettroni e le rispettive antiparticelle, cioè i positoni. Nel giro di pochi secondi tutta l’antimateria, che era in leggera minoranza rispetto alla materia, scomparve per sempre dalla faccia dell’universo, lasciando spazio a quel residuo di materia che costituisce l’universo attuale.

Questa materia residua conobbe, circa tre minuti dopo il big bang, una fase di straordinaria importanza. In quell’epoca la temperatura era scesa ad un miliardo di gradi, la temperatura presente all’interno delle stelle più calde. L’energia dei protoni e dei neutroni residui era ormai talmente bassa che la forza nucleare poté combinare fra loro queste particelle e provocare la formazione dei primi nuclei stabili di idrogeno ed elio. Questa fase fondamentale, chiamata dai fisici nucleosintesi, durò soltanto poche ore: la fornace nucleare primordiale si spense rapidamente, e in seguito, per i successivi 300.000 anni circa, non accadde praticamente nulla di nuovo nell’universo. Fu soltanto quando la temperatura si ridusse a poche migliaia di gradi, all’incirca la temperatura della superficie del Sole, che l’attrazione elettromagnetica riuscì a combinare insieme i nuclei e gli elettroni liberi, formando i primi atomi stabili di idrogeno ed elio.
Prima che questo fenomeno, chiamato dai fisici ricombinazione, avesse luogo, l’enorme quantità di radiazione presente nel cosmo sotto forma di fotoni non era in grado di percorrere grandi distanze senza incontrare sulla sua strada un numero enorme di elettroni liberi in grado di diffonderla o assorbirla. La formazione dei primi atomi, con la conseguente scomparsa degli elettroni liberi, ebbe quindi l’effetto di consentire ai fotoni una maggiore libertà di movimento, e dunque di schiarire la "nebbia cosmologica" presente nell’universo primordiale. Enormi quantità di radiazione cominciarono allora a passare inalterate attraverso la materia dell’universo, raffreddandosi gradualmente con il proseguire dell’espansione: questo chiarore permea ancora oggi tutto lo spazio, e rappresenta la debole traccia della fornace primordiale di quindici miliardi di anni fa.

Il modello standard del big bang non riscosse subito grande successo. Negli anni in cui venne proposto, il programma di osservazione di Hubble non aveva ancora fornito dei risultati convincenti: in particolare, l’età calcolata per l’universo sulla base dei risultava inferiore a quella stimata dai geologi per la Terra. Questo paradosso indusse i cosmologi ad andare alla ricerca di modelli alternativi. La più famosa di queste teorie fu il modello dello "stato stazionario" (steady state), che per alcuni anni mise in ombra il modello del big bang. Secondo tale teoria, proposta da Herman Bondi, Thomas Gold e Fred Hoyle, l’universo è sempre stato com’è adesso, e, poiché esso si espande, nuova materia viene continuamente creata per riempire i vuoti che si aprono fra le galassie in reciproco allontanamento. La teoria dello stato stazionario richiedeva una modifica della relatività generale per giustificare la creazione continua di materia, ma tale fenomeno doveva essere talmente lento (circa una particella per chilometro cubico all’anno) che essa non era in conflitto con l’osservazione.
Intorno al 1960 la teoria dello stato stazionario venne abbandonata, in seguito alla scoperta, compiuta dall’astronomo Martin Ryle, che il numero delle sorgenti radio vicine è, per volume unitario di spazio, maggiore del numero delle sorgenti lontane. Questo fatto era in contrasto con la teoria dello stato stazionario, secondo la quale il numero di oggetti in un volume dato deve essere la stessa in ogni regione dell’universo.
Ma un’altra scoperta, ancora più sensazionale, avrebbe dato, di lì a poco, il colpo di grazia alla teoria dello stato stazionario, e confermato la validità sostanziale della teoria del big bang.



5. Lo "splendore" dell’universo

Nel 1964 i Bell Telephone Laboratories disponevano, a Holmdel nel New Jersey, di un’antenna radio costruita originariamente per comunicazione via satellite. Le caratteristiche dell’antenna ne facevano però uno strumento promettente per la radioastronomia, e due radioastronomi, Arno Penzias e Robert Wilson, cominciarono ad utilizzare l’antenna per misurare le onde radio emesse dalla nostra Galassia fuori del piano galattico stesso. L’obiettivo di Penzias e Wilson era molto ambizioso, perché le emissioni radio della nostra Galassia come della maggior parte delle sorgenti astronomiche sono difficilmente distinguibili dall’inevitabile rumore elettrico dovuto alla struttura dell’antenna e ai circuiti di amplificazione e dal rumore radio prodotto dall’atmosfera terrestre. Tuttavia, quando si tratta di studiare l’emissione radio di una sorgente "piccola", come una stella o una galassia lontana, il rumore può essere facilmente eliminato confrontando i segnali captati dall’antenna quando è puntata sulla sorgente e quando è puntata sul "cielo vuoto", visto che il rumore atmosferico ed elettrico è circa uguale ovunque.
I due radioastronomi intendevano però misurare un’emissione proveniente dalla nostra galassia, cioè, in pratica, dal cielo stesso, per cui l’eliminazione del rumore diventava un’operazione molto impegnativa.



Penzias e Wilson si accorsero ben presto che il rivelatore stava raccogliendo più rumore di quanto fosse possibile spiegare. Questa discrepanza poteva essere dovuta ad un eccesso di rumore elettrico nei circuiti di amplificazione, per cui attraverso complessi accorgimenti, i due riuscirono ad eliminare questo contributo. L’eventuale rumore proveniente dall’atmosfera poteva essere facilmente sottratto, perché la sua intensità sarebbe stata proporzionale alla profondità dell’atmosfera nella direzione di puntamento dell’antenna. Inoltre, Penzias e Wilson, nel tentativo di individuare l’origine del rumore in eccesso, si concentrarono nello spettro delle microonde, precisamente sulla lunghezza d’onda di 7,35 centimetri, alla quale il rumore radio proveniente dalla nostra Galassia sarebbe dovuto essere trascurabile: sottraendo quindi il termine atmosferico, i due si attendevano di misurare un’emissione praticamente nulla, il che avrebbe permesso di proseguire le loro osservazioni dell’emissione galattica a lunghezze d’onda più alte, con la certezza di avere finalmente eliminato i rumori di fondo.
Tuttavia, risultava ancora un rumore considerevole indipendente dalla direzione e immutabile al variare dell’ora e delle stagioni: esso non sembrava provenire dalla nostra Galassia, ma da un volume maggiore. I due radioastronomi provarono allora a verificare se si trattava di un rumore dovuto alla struttura stessa dell’antenna. Si scoprì che una coppia di piccioni aveva costruito il loro nido nell’imbuto dell’antenna: i due uccelli vennero quindi catturati, ma, una volta liberati, vennero ritrovati nuovamente dentro l’antenna. Una volta allontanati definitivamente i pennuti, ci si accorse che essi avevano tappezzato l’interno dell’antenna con quello che Penzias definì ironicamente "un bianco materiale dielettrico", che poteva essere una sorgente di rumore elettrico.
Dopo aver ripulito accuratamente il rivelatore, però, il rumore captato rimaneva pressoché immutato. Usando il linguaggio dei radioastronomi, si trattava di un rumore radio alla temperatura equivalente di circa 3,5 gradi sopra lo zero assoluto. Dentro un corpo nero, cioè un corpo cavo avente pareti opache, l’intensità del rumore radio ad una data lunghezza d’onda dipende soltanto dalla temperatura delle pareti: è possibile, quindi, descrivere l’intensità del rumore radio osservato ad una determinata lunghezza d’onda indicandone la temperatura equivalente, cioè la temperatura del corpo nero che presenterebbe al suo interno la stessa intensità radio.

Qual era dunque l’origine di quella radiazione a microonde? Come abbiamo già visto, l’idea di una radiazione di fondo che permea l’intero universo era già implicita nel modello standard del big bang di Gamow. Già nel 1948, due collaboratori di Gamow, Hermann ed Alpher, sostennero l’esistenza di una fondo di radiazione con una temperatura equivalente di 5 K. Questa idea era poi stata studiata da altri fisici nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, e in particolare dai fisici americani Jim Peebles e Robert Dicke, che proprio nel 1965 dimostrarono che se l’universo primordiale non fosse stato "ripieno" di una quantità enorme di radiazione dotata di un’elevata temperatura equivalente e di una lunghezza d’onda cortissima, le reazioni nucleari avrebbero generato non soltanto nuclei leggeri di idrogeno ed elio, ma anche nuclei di elementi più pesanti, il che è contraddetto dal fatto che l’universo è costituito per circa tre quarti da idrogeno.
L’immensa quantità di radiazione che riempiva l’universo nelle sue primissime fasi, era, come accennato in precedenza, come "imbrigliata" nel plasma primordiale, perché i fotoni venivano continuamente assorbiti e diffusi dagli elettroni liberi presenti. L’improvvisa scomparsa degli elettroni liberi durante l’era della ricombinazione, circa 300.000 anni dopo il big bang, spezzò questo equilibrio termico fra materia e radiazione, e permise alla radiazione di espandersi liberamente. Da quel momento in avanti, la lunghezza d’onda della radiazione di fondo, originariamente molto piccola, ha continuato a dilatarsi insieme alle dimensioni dell’universo stesso, arrivando oggi allo spettro delle microonde; e poiché la temperatura equivalente decresce all’aumentare della lunghezza d’onda, oggi noi osserviamo una radiazione di fondo di soli 3,5 K, che è un pallido resto di quello che doveva essere stato lo splendore dell’universo primitivo.

La scoperta della radiazione di fondo dell’universo primitivo da parte di Penzias e Wilson rappresentò indubbiamente una prova fondamentale della validità della teoria del big bang. L’idea centrale di un universo primordiale caldissimo e densissimo, concentrato in una porzione di spazio infinitesima, e dominato dalla radiazione, finì per diventare l’ipotesi più accreditata fra i cosmologi riguardo al problema dell’origine del cosmo. La teoria del big bang ricevette nel 1970 un’ulteriore conferma da un teorema, dimostrato dai fisici inglesi Roger Penrose e Steven Hawking, secondo il quale, come una stella soggetta al collasso gravitazionale doveva terminare in una singolarità, cioè in un punto di dimensione nulle (nel caso specifico, un buco nero), così l’universo doveva avere avuto origine in una singolarità (nel caso specifico, il big bang).



6. Lo scenario inflazionario e la fluttuazione del vuoto

Dopo la conferma venuta dalla scoperta della radiazione di fondo, la teoria del big bang conobbe un periodo di grande popolarità. Tuttavia, i fisici si accorsero ben presto dell’esistenza, nel quadro di riferimento, di alcune incongruenze che rendevano necessario un aggiustamento della teoria. Intorno al 1980, per risolvere questi problemi, che accenneremo oltre, il fisico americano Alan Guth suggerì che l’universo attraversò, durante la sua fase iniziale, un periodo di espansione rapidissima, chiamato inflazione.

Per comprendere l’essenza della teoria inflazionaria, è necessario partire del concetto di vuoto. Secondo la teoria quantistica, il vuoto non è mai esattamente vuoto, nel senso che particelle dette virtuali possono apparire spontaneamente dal nulla per poi sparire in tempi brevissimi: questo fatto modifica profondamente il nostro concetto abituale di spazio vuoto, perché comporta una violazione del principio di conservazione dell’energia e della massa, seppure per periodi infinitamente brevi. Il vuoto, dunque, lungi dall’essere uno spazio inerte, viene descritto dalla teoria dei quanti come un mare colmo di effimere particelle virtuali che emergono, interagiscono e svaniscono nell’arco di periodi infinitesimi.
L’attività incessante del vuoto è stata dimostrata in un esperimento compiuto dal fisico olandese Hendrik Casimir. Due lastre metalliche, poste l’una di fronte all’altra a breve distanza, riflettono avanti e indietro la luce presente nello spazio intermedio escludendo alcune frequenze, così come un musicista che fa vibrare una corda fissata a due estremi ottiene soltanto certe frequenze fisse, che sono la frequenza della nota musicale desiderata e tutte le sue armoniche di ordine superiore. Pensando la luce in termini di fotoni, è come se alcuni di loro venissero esclusi nello spazio tra le lastre, con l’effetto che ci saranno più fotoni fuori di questo spazio che fra le lastre. Si potrà osservare quindi una pressione dei fotoni esterni che spingerà le lastre l’una contro l’altra; Casimir rilevò che questo fenomeno avviene anche se l’esperimento viene compiuto in un contenitore dove si sia fatto il vuoto, dimostrando così l’esistenza di fotoni virtuali. Se viene fornita sufficiente energia, le particelle virtuali possono diventare reali, cioè "materializzarsi", fenomeno questo che avviene spesso all’interno degli acceleratori di particelle, oppure anche nel sistema di Casimir quando viene fornita energia agitando vigorosamente una delle lastre. L’energia necessaria a materializzare le particelle virtuali può essere fornita anche da un forte campo gravitazionale: è ciò che, secondo Stephen Hawking, avviene in prossimità dei buchi neri ed è alla base del fenomeno noto come evaporazione dei buchi neri.

Pare che questo fenomeno di "fluttuazione del vuoto" non sia riservato esclusivamente alla materia, ma che si possa estendere allo spazio-tempo stesso. Alcuni fisici ritengono infatti che, su scale molto ridotte, dell’ordine di grandezza della lunghezza di Planck, che è pari a 10-35 metri, lo spazio-tempo manifesti un comportamento diverso, di tipo quantistico, ed assuma quindi un aspetto discreto, o "schiumoso" (spacetime foam); essendo anche lo spazio-tempo soggetto alle leggi quantistiche, si suppone che anch’esso possa andare incontro a fenomeni di fluttuazione simili a quelli descritti per la materia, cioè che si formino, sempre alla scala di Planck, "bolle" virtuali di spazio-tempo, delle dimensioni della lunghezza di Planck, che spariranno, al pari delle particelle virtuali, in tempi brevissimi, dell’ordine dei 10-43 secondi, che è detto tempo di Planck.
In altre parole, anche lo spazio-tempo può crearsi dal nulla grazie a fluttuazioni quantistiche, e ciò, probabilmente, accade in continuazione negli interstizi del nostro universo, nelle profondità dello spazio-tempo, alla scala della lunghezza di Planck. Sicuramente potremo comprendere meglio i meccanismi insiti in questo fenomeno quando potremo disporre di una "teoria del tutto" (theory of everything), o "teoria della gravità quantistica", che i fisici stanno cercando con grande impegno e che dovrebbe unificare la teoria della gravità, cioè la relatività generale, con la teoria quantistica. Tuttavia, appare fin d’ora ragionevole ipotizzare che anche il nostro spazio-tempo sia emerso da una fluttuazione quantistica, e che sia però riuscito ad evitare di svanire dopo un tempo infinitesimo grazie proprio alla fase di rapidissima espansione suggerita da Guth.

Sempre secondo la teoria quantistica, il vuoto può trovarsi in uno stato "eccitato", cioè ad un livello di energia più alto. In queste condizioni, il vuoto ribolle, come al solito, di particelle virtuali, ma è fortemente instabile, e tende a decadere in brevissimo tempo rilasciando la sua energia e producendo particelle reali. Lo stato eccitato del vuoto primordiale derivava dal fatto che la temperatura era scesa sotto un livello critico al quale doveva avvenire quella che i fisici chiamano una transizione di fase o anche una rottura della simmetria, nel caso specifico la separazione tra la forza nucleare forte e la forza elettrodebole: ma questa separazione non era avvenuta, e per questo il vuoto si trovava in uno stato instabile, caratterizzato da un eccesso di energia non spesa, eccitato appunto.
Questa situazione può essere paragonata al fenomeno noto come "sottoraffreddamento", che consiste nel raffreddare dell’acqua, seguendo particolari accorgimenti, al di sotto di zero gradi centigradi, senza che si formi ghiaccio, cioè senza che avvenga la transizione di fase: l’acqua sottoraffreddata è ovviamente instabile, nel senso che la minima perturbazione la farebbe congelare, provocando un rilascio improvviso di calore.
L’eccesso di energia che caratterizza il vuoto eccitato si manifesta attraverso una proprietà esotica: una enorme pressione negativa, che tende a produrre una specie di effetto antigravitazionale, in grado di vincere l’azione della forza di gravità. Guth suggerì allora che una fluttuazione quantistica dello spazio-tempo generò, 14 miliardi di anni fa, un minuscolo universo-bolla in uno stato di vuoto eccitato, e che l’enorme antigravità risultante riuscì a gonfiare la bolla in modo esplosivo, facendo espandere l’universo, che già era in espansione secondo il modello standard, ad una velocità sempre crescente.
Secondo questo scenario, la fase inflattiva ebbe inizio al tempo cosmico 10-35 secondi, e durò fino al tempo 10-32 secondi: durante questo brevissimo periodo, il raggio dell’universo aumentò di 1027 volte, passando da 10-28 metri a 10 centimetri. Questi numeri danno l’idea di quanto dirompente possa essere stata la repulsione prodotta dalla pressione del vuoto eccitato; vale la pena sottolineare che, durante la fase inflattiva, la velocità di espansione era addirittura crescente, cioè il raggio dell’universo aumentava in modo esponenziale.




L’inflazione terminò nel momento in cui il vuoto eccitato decadde rilasciando la sua enorme energia sotto forma di particelle materiali e calore, e dando così origine all’universo caldo; in quell’istante anche la forza esplosiva dell’antigravità si esaurì, ma l’espansione proseguì per inerzia, rallentando progressivamente per opera della gravità. In quell’istante si verificò finalmente la rottura della simmetria fra le forze, ma sembra che tale transizione di stato non avvenne in modo uniforme in tutto l’universo, ma piuttosto attraverso un meccanismo chiamato "nucleazione": in altre parole, "bolle" della nuova fase comparvero casualmente e crebbero fino a fondersi tra loro e riempire infine tutto lo spazio. All’interno delle bolle, l’inflazione si bloccò improvvisamente, e venne restituita l’enorme riserva di energia termica sottratta durante l'inflazione. L’universo tornò quindi in uno stato di altissima temperatura e continuò ad espandersi, ma in modo rallentato, secondo il modello standard.
La modalità in cui le "bolle" della nuova fase di simmetria rotta dovettero fondersi fra loro ha rappresentato la principale difficoltà teorica del modello inflazionario: i calcoli mostrarono che l’espansione cosmica era così veloce che le bolle non sarebbero mai riuscite ad incontrarsi ed unirsi. Per risolvere questa incongruenza sono state apportate, al modello originario di Guth, diverse modifiche, la più importante delle quali è il cosiddetto modello inflazionario caotico proposto nel 1983 dal fisico russo Andrej Linde. Tale teoria non chiama in causa il sottoraffreddamento per spiegare l’eccitazione del vuoto e la fase di inflazione, ma ipotizza l’esistenza, nel vuoto primordiale, di un esotico "campo di spin zero", che avrebbe avuto, grazie a fluttuazioni quantistiche, valori più alti in alcune regioni: ciò avrebbe provocato, in queste regioni, un effetto antigravitazionale capace di provocare l’espansione inflazionaria, e una di queste regioni si sarebbe trasformato nel nostro universo.



7. L’Universo è un pasto gratis

Il modello inflazionario, come si è già accennato, fu originariamente introdotto per spiegare alcune incongruenze insite nel modello standard di Gamow.
La prima incongruenza è nota come problema dell’orizzonte. Noi non possiamo vedere regioni dell’universo più lontane di circa 14 miliardi di anni luce, perché la luce proveniente da quelle regioni non ha ancora avuto il tempo per raggiungerci nei 14 miliardi di anni trascorsi dall’origine dell’universo. Il confine che racchiude la regione di universo che noi possiamo vedere viene chiamato orizzonte. Il significato del concetto di orizzonte è molto importante, perché oltre a non poter vedere le regioni cosmiche che stanno al di fuori di esso, noi non possiamo nemmeno comunicare né interagire in qualsiasi modo con le regioni esterne, visto che nulla può trasmettersi ad una velocità superiore a quella della luce.
Nel passato questa regione era ovviamente più piccola: al tempo cosmico di 1 secondo, ad esempio, aveva un raggio di un secondo luce, cioè 300.000 km, mentre al tempo 10-35 secondi il raggio era di soli 10-35 c = 10-27 metri. Secondo il modello standard del big bang, in quell’epoca l’universo aveva un raggio di circa 1 mm, che è 1024 volte più grande dell’orizzonte cosmico a quell’epoca: ciò significa che in quell’epoca l’universo era diviso in 1072 minuscole regioni, con le stesse dimensioni dell’orizzonte cosmico, che non potevano comunicare tra loro in alcun modo. Com’è possibile allora che l’universo attuale sia uniforme su vasta scala, fatto questo che costituisce l’assunto del principio cosmologico? Perché la radiazione di fondo a microonde ci appare perfettamente uguale in tutte le direzioni? Le diverse regioni dell’universo primordiale avrebbero dovuto "cooperare" così da ottenere l’uniformità che oggi osserviamo.
Ebbene, la teoria inflazionaria risolve elegantemente il problema dell’orizzonte, perché, secondo tale modello, al tempo cosmico 10-35 secondi, l’universo doveva ancora attraversare la fase inflazionaria, e aveva un raggio di soli 10-28 metri, e non di 1 millimetro come si ricavava dal modello standard: l’orizzonte cosmico di quell’epoca poteva quindi contenere agevolmente l’intero universo, eliminando ogni dubbio relativo alla omogeneità dell’universo.

Il secondo difetto del modello standard riguarda la velocità dell’espansione cosmica. Se il big bang fosse stato meno dirompente e la velocità iniziale dell’espansione fosse stata inferiore, la forza di gravità avrebbe già frenato la dilatazione e avrebbe fatto collassare l’universo dopo un tempo brevissimo. Se al contrario la forza dell’esplosione iniziale fosse stato appena più violenta, la materia si sarebbe troppo diluita nello spazio, e la gravità non sarebbe mai stata in grado di addensarla localmente per formare le galassie e le stelle. Pare insomma che l’intensità del big bang sia stata scelta in modo così preciso da evitare queste due alternative, e mantenere l’universo sul sottilissimo confine critico: questa perfetta calibrazione ha qualcosa di stupefacente ed affascinante, se è vero che sarebbe bastato un rapporto tra forza esplosiva e forza gravitazionale diverso di una parte su 1060 per far deviare l’evoluzione cosmica verso una delle due alternative "degeneri" che abbiamo descritto.
Ebbene, anche questo fatto viene giustificato dalla teoria dell’inflazione, perché la velocità di espansione dell’universo dovrebbe diventare, nel modello di Guth, automaticamente molto vicina alla velocità critica.
Un modo molto diverso, decisamente più ardito e fantasioso, di spiegare il paradosso si serve ancora della teoria inflazionaria, ma in particolare si rifà al modello caotico di Linde. Abbiamo già accennato come, secondo questo modello, il nostro universo sia semplicemente una delle tante bolle che possono crearsi, a causa di fluttuazioni quantistiche del campo di spin zero. Ognuno di questi universi-bolla avrà una velocità di espansione diversa, leggi fisiche diverse, un numero di dimensioni diverse. L’intensità dell’esplosione iniziale fu perfettamente calibrata per generare l’universo come noi lo vediamo proprio perché solo un siffatto universo avrebbe potuto evolversi in modo tale che, un giorno, delle creature potessero constatare la perfezione della spinta primordiale; in altri termini, fra tutti gli universi che germogliano di continuo nelle pieghe dello spazio-tempo, alcuni di essi, e fra questi il nostro, sono stati abbastanza fortunati da partire con la perfetta intensità esplosiva, e per questo sono riusciti ad evitare sia il collassamento immediato, sia la dispersione totale.
Come scrive Hawking, la situazione è simile ad un gruppo di scimmie dattilografe, che battono a caso sui tasti di macchine da scrivere: la maggior parte di esse produrrà testi privi di senso, ma non è escluso che ogni tanto una delle scimmie scriva, accidentalmente, un sonetto di Shakespeare! Lo stesso Hawking definisce questa teoria come principio antropico forte; più recentemente, la stessa posizione è stata definita come teoria del "multiverso". Si tratta, a ben vedere, di una versione cosmologica della teoria della selezione naturale di Darwin: solo gli universi ben costruiti, cioè quelli con le "giuste" leggi della fisica, il "giusto" numero di dimensioni spazio-temporali, la "giusta" velocità di espansione iniziale, riescono a sopravvivere.

Il modello dell’universo inflazionario si trova ancora nella sua infanzia, e nuove versione vengono continuamente proposte dai fisici. Forse è ancora prematuro affermare che lo scenario inflazionario è corretto, ma di sicuro ha dimostrato di potere spiegare in modo elegante, oltre che le incongruenze del modello standard, anche molte delle osservazioni effettuate.
Una importantissima prova a sostegno della validità del modello inflazionario giunse nell’aprile 1992 dal satellite COBE (COsmic Background Explorer) lanciato dalla NASA. Il satellite COBE comprendeva tre strumenti diversi, costruiti per svolgere altrettanti esperimenti: il primo, conosciuto come FIRAS (Far InfraRed Absolute Spectrometer), avrebbe dovuto confermare che la radiazione di fondo a microonde presenta le caratteristiche tipiche di una emissione di corpo nero; il secondo, denominato DMR (Differential Microwave Radiometer), serviva a rilevare eventuali disomogeneità nella radiazione di fondo; il terzo esperimento, chiamato DIRBE (Differential Infrared Background Experiment), mirava a raccogliere dati sulla luce infrarossa delle galassie più lontane. Mentre quest’ultimo esperimento non ha fornito a tutt’oggi indicazioni rilevanti, i primi due hanno invece raccolto informazioni perfettamente in linea con la teoria: in particolare, FIRAS ha confermato la natura di corpo nero del fondo a microonde, come previsto dal modello del big bang, mentre DMR ha osservato un profilo di intensità praticamente identico a quello predetto dalla teoria inflazionaria.




Osservazioni successive hanno confermato nella radiazione di fondo l’esistenza delle lievissime increspature e discontinuità previste dalla teoria: l’ultimo esperimento di questo tipo è stato compiuto dal pallone Boomerang (Balloon Observations Of Millimetric Extragalactic Radiation ANd Geophysics), il quale, tra il 29 dicembre 1998 e l’8 dicembre 1999, ha sorvolato l’Antartide trasportando un telescopio da 1,3 metri che ha raccolto i dati necessari.

Lo scenario dell’universo inflazionario rappresenta, attualmente, il miglior modello in nostro possesso per spiegare l’origine del cosmo. Il filosofo romano Lucrezio scrisse che "niente può venire dal niente", e l’economista John Keynes affermò, più prosaicamente, che "non esistono pasti gratis". Eppure, la teoria dell’inflazione sembra proprio in grado di spiegare come, dal vuoto, si sia formata, grazie a fluttuazioni quantistiche, una bolla di spazio-tempo che, gonfiandosi in modo spaventosamente rapido, è diventata il nostro universo. Come ha osservato il padre dell’inflazione, Alan Guth: "l’universo è stato il primo e l’ultimo pranzo gratis che ci sia stato servito".



8. Il "film" della Creazione

Dopo aver discusso i dettagli delle teorie sull’origine del cosmo, siamo finalmente in grado di ripercorrere, come in un appassionante film, la storia dell’origine del cosmo. Riprendendo l’idea che Steven Weinberg utilizzò nel suo celebre libro I primi tre minuti, descriveremo, fotogramma per fotogramma, i primissimi istanti dell’universo: diversamente dal grande fisico inglese, però, abbiamo oggi la fortuna di poter risalire fino alle primissime frazioni di secondo, cosa che, prima dell’avvento della teoria inflazionaria, era completamente impossibile.
E’ comunque necessario mettere in guardia il lettore su un fatto importante: la teoria del big bang e lo scenario inflazionario sono, come già detto, i modelli migliori in nostro possesso per descrivere l’origine dell’universo, ma devono essere considerati esclusivamente come delle teorie, e non come delle certezze. Non solo, ma più il nostro sguardo si spinge verso le profondità dei primissimi istanti, più le nostre teorie diventano incerte e ipotetiche, e rasentano lo stato di pura congettura. Nel celebre saggio La mente nuova dell’imperatore, il matematico inglese Roger Penrose suddivide le teorie della fisica in tre categorie, le teorie "Superbe", le "Utili", e le "Provvisorie", a seconda di quanto esse siano risultate precise nella loro interpretazione dei risultati sperimentali: ebbene, il modello standard del big bang viene classificato come teoria "Utile", mentre lo scenario inflazionario non va oltre la qualifica di "Provvisorio". Per la cronaca, le uniche teorie che Penrose eleva al rango di "Superbe", sono la geometria euclidea, la meccanica newtoniana, la teoria elettromagnetica di Maxwell, le due teorie della relatività, la meccanica e l’elettrodinamica quantistica.

Contrariamente a quanto possa sembrare logico, la nostra storia non ha inizio nell’istante zero della vita dell’universo. Abbiamo già accennato al fatto che, secondo la teoria quantistica, lo spazio-tempo non è continuo, ma ha piuttosto una struttura discreta, "spugnosa", nel senso che esiste un "quanto spaziale", che è la lunghezza di Planck, pari a 10-35 metri, e un "quanto temporale", che è il tempo di Planck, pari a 10-43 secondi. Si tratta di quantità indivisibili, per cui non ha alcun senso considerare lunghezze più brevi della lunghezza di Planck, così come non ha senso parlare di intervalli di tempo minori del tempo di Planck. Possiamo così affermare che, in un certo senso, il tempo ha avuto inizio non nell’istante zero, ma dopo 10-43 secondi, e chiedersi che cosa sia avvenuto prima di questo istante è completamente fuori dalla portata della fisica attuale.
Godiamoci allora il nostro incredibile film, con l’avvertenza che i fotogrammi non si susseguiranno ad intervalli di tempo regolari, né coincideranno, come aveva fatto Weinberg, con rapporti costanti di temperatura, ma corrisponderanno agli istanti più significativi dell’inizio dell’universo, in quanto caratterizzati da eventi particolarmente significativi.

1° fotogramma. Il nostro primo fotogramma mostra dunque l’universo al tempo di Planck. Tutto ciò che esiste è concentrato in uno spazio incredibilmente piccolo, delle dimensioni della lunghezza di Planck (10 milioni di miliardi più piccolo di un atomo di idrogeno!), la densità della materia e dell’energia è pari a 1094 g/cm3 , e la temperatura è pari a 1032 K, cioè 100.000 miliardi di miliardi di miliardi di gradi! L’universo è appena emerso, da una fluttuazione quantistica come tante, come minuscola bolla di spazio-tempo ripiena di particelle virtuali di materia e antimateria. Tuttavia è per noi molto difficile immaginare quale sia la sua vera natura. Con tutta l’energia dell’universo racchiusa in un "uovo cosmico" infinitesimo, i concetti di spazio e tempo possiedono ancora il significato che hanno nell’universo attuale? E’ possibile misurare, in questo atomo primordiale, la distanza tra due punti, o essere sicuri che il tempo fluisce dal passato al futuro? Queste domande sono, almeno per ora, senza risposta.
Tutto ciò che sappiamo, o, meglio, che possiamo ipotizzare, è che al tempo di Planck le quattro forze conosciute (gravitazionale, elettromagnetica, nucleare forte, nucleare debole) sono unificate in un’unica "superforza", detta anche "gravità quantistica", anche se, in questo stesso istante, la forza gravitazionale si sta separando dal "resto" della superforza, che chiameremo "elettronucleare". La natura della superforza è per noi quasi completamente misteriosa, visto che la sua precisa descrizione è l’obiettivo finale dei fisici impegnati nella ricerca della cosiddetta "teoria del tutto". La teoria attualmente più accreditata per giocare questo ruolo è la teoria delle "supercorde", secondo la quale l’universo primordiale avrebbe posseduto, oltre alle abituali quattro dimensioni spazio-temporali, altre dimensioni: esse sarebbero però rimaste come avvolte su se stesse alla scala di Planck, e quindi con il successivo dilatarsi del cosmo sarebbero rimaste invisibili.

2° fotogramma. La scena ci mostra adesso l’universo alla vigilia di un momento grandioso ed irripetibile: l’inflazione. Sono passati 10-35 secondi dalla Creazione, l’universo ha una dimensione di 10-28 metri, la temperatura è scesa a 1028 gradi. Un’altra separazione di forze sta per avere luogo: la forza elettronucleare si suddivide tra forza nucleare forte e forza elettrodebole. Si tratta della rottura della simmetria di cui abbiamo parlato a proposito dell’inflazione, e il fatto che essa avvenne con un certo ritardo rispetto all’attraversamento della soglia termica provocò il fenomeno inflattivo che abbiamo già descritto.
Durante l’inflazione, che sta adesso per avere inizio, l’universo aumenterà le sue dimensioni di un miliardo di miliardi di miliardi di volte, assumendo le dimensioni di un pompelmo: è sconvolgente osservare, per contro, che in tutto il resto della sua storia l’universo si dilaterà "soltanto" di un miliardo di volte. Per avere un’idea dell’entità dell’espansione durante l’era dell’inflazione, essa può essere paragonata ad un nucleo atomico che, nel giro di 10-32 secondi, diventa grande come una sfera che ha il centro nel Sole e la superficie che tocca Alpha Centauri!

3° fotogramma. L’inflazione è finita. L’universo è "vecchio" di 10-32 secondi, e la temperatura è di 1025 gradi. La rottura della simmetria fra le forze è avvenuta, il vuoto eccitato ha rilasciato la sua immensa energia sotto forma di radiazione, le particelle reali di materia ed antimateria si sono formate, insomma l’universo comincia, lentamente, ad assumere una forma più familiare. Da ora in avanti l’universo continuerà ad espandersi, ma sempre più lentamente. Le particelle che sono emerse dal vuoto quantico sono quark e antiquark, e si trovano immerse in un bagno di fotoni. I quark sono leggermente di più degli antiquark: su un miliardo di antiquark, vi sono un miliardo e un quark, ed è grazie a questa asimmetria che l’universo attuale, dopo la annichilazione tra materia ed antimateria, è formato, almeno così pare, esclusivamente di materia.

4° fotogramma. Arrivato all’età di 10-12 secondi, l’universo ha una temperatura di 1015 gradi, e ha ormai dimensioni considerevoli: un raggio di circa 300 milioni di chilometri, il doppio della distanza tra la Terra e il Sole. Sta avvenendo l’ultima separazione di forze: la forza elettromagnetica si sta staccando dalla forza nucleare debole. Finalmente le quattro forze fondamentali che noi conosciamo si sono differenziate e tali resteranno per tutto il resto della storia del cosmo. Inoltre, la zuppa di quark ed antiquark si sta arricchendo di un altro tipo di particelle più leggere: i leptoni, che comprendono, tra le altre, anche gli elettroni e gli antielettroni.




5° fotogramma. Siamo ormai giunti ad un milionesimo di secondo dopo l’istante iniziale: l’universo è una sfera grande più o meno come il nostro sistema solare, cioè 10 miliardi di chilometri. La temperatura è diminuita a 10.000 miliardi di gradi, e a questo livello termico i quark e gli antiquark non possono più esistere da soli, e cominciano a riunirsi fra loro, formando particelle più massicce (protoni, neutroni, antiprotoni, antineutroni, e mesoni).
Nello stesso istante, però, un evento catastrofico sopraggiunge a rendere la vita difficile a queste particelle: una colossale annichilazione fra i quark e gli antiquark. Mentre in precedenza, quando la temperatura era più alta, le collisioni fra le particelle erano così energetiche da produrre nuove coppie quark-antiquark, ora il livello termico è diventato troppo basso per sostenere questa continua generazione; l’annichilazione prende allora il sopravvento sulla produzione, con l’effetto drammatico di far convertire, nel giro di pochi secondi, una quantità immensa di materia e di antimateria in radiazione elettromagnetica. Nell’universo primordiale vi era una leggerissima prevalenza della materia rispetto all’antimateria, per cui un numero relativamente ridotto di quark riescono a sopravvivere, completando la loro combinazione in protoni e neutroni, e dando origine alla gran parte della materia che oggi costituisce il nostro universo.

6° fotogramma. All’età di un secondo, la temperatura è di 10 miliardi di gradi, più o meno mille volte la temperatura vigente al centro del Sole. L’universo sta sperimentando una seconda grande annichilazione. A fare le spese, questa volta, dopo i protoni e i neutroni, sono gli elettroni e i positoni.
Riescono invece a sfuggire all’annientamento i neutrini e gli antineutrini, notoriamente poco capaci di interagire fra loro e con le altre: dovremmo quindi essere in grado di osservarli ancor oggi, se non fosse che si tratta purtroppo di particelle molto sfuggenti e difficili da rilevare. La loro scoperta costituirebbe comunque una buona prova di questo modello dell’universo primordiale caldo.
La conseguenze della seconda, colossale, annichilazione sono del tutto simili a quelle della prima: da una parte la produzione di una immane quantità di energia sotto forma di radiazione elettromagnetica, dall’altra l’uscita di scena, ora definitiva, dell’antimateria. Da questo momento in avanti l’universo è una grande massa luminosa di plasma infuocato composto di protoni, neutroni, ed elettroni liberi: da questo istante ha infatti inizio quella che i fisici definiscono "era del plasma".

7° fotogramma. Il film della Creazione è arrivato a tre minuti dall’inizio del tempo. La temperatura è scesa ad un miliardo di gradi, all’incirca la temperatura che vige all’interno delle stelle più calde. I protoni e i neutroni presenti nel plasma non hanno più energia sufficienza per sfuggire all’attrazione nucleare reciproca, e si uniscono formando i primi nuclei. I nuclei di idrogeno sono già presenti, essendo formati semplicemente da singoli protoni; i primi nuclei composti che appaiono sono i nuclei di deuterio, o idrogeno pesante, costituiti da un protone e da un neutrone; in seguito compaiono i primi nuclei di elio, contenenti due protoni e due neutroni, e infine fanno la loro apparizione piccole quantità di nuclei di litio e di berillio. Questi elementi rappresentano il 99% della materia presente oggi nell’universo: gli elementi più pesanti, tra i quali il carbonio, l’azoto e l’ossigeno che giocheranno un ruolo centrale nella comparsa della vita, faranno la loro comparsa molto più tardi, generati dentro le stelle in seguito a reazioni termonucleari.
Sono state effettuate accurate simulazioni di questa fase di produzione dei primi nuclei atomici, durata poche ore e chiamata dai fisici nucleosintesi, ed è risultata, in particolare per l’elio primordiale, un’abbondanza che concorda quasi esattamente con la proporzione osservata sperimentalmente: questa è una delle prove più importanti della validità dell’idea del big bang caldo.
In questa fase della storia dell’universo, mentre protoni e neutroni si combinano, gli elettroni sono ancora troppo energetici per unirsi ai nuclei, e continuano a vagare liberamente all’interno del plasma primordiale.

8° fotogramma. Facciamo ora un grande salto in avanti, a circa 300.000 anni dopo il big bang, l’epoca della ricombinazione. In realtà, tra il precedente fotogramma e questo, non è accaduto granché, se si esclude l’incessante espansione cosmica, peraltro sempre più lenta. Senza alcun dubbio gli eventi occorsi nei primi tre minuti sono stati immensamente più numerosi e più importanti di quelli che sono accaduti nei successivi 300.000 anni. La temperatura è ora di soli 10.000 gradi, all’incirca la temperatura della superficie del Sole, ed è questo un livello al quale gli elettroni liberi non riescono più a sottrarsi all’attrazione elettromagnetica dei nuclei atomici: si formano così i primi atomi di idrogeno ed elio.
Come abbiamo già visto, prima che ciò avvenisse, i fotoni, presenti in numero elevatissimo nel plasma primordiale, venivano continuamente diffusi ed assorbiti dagli elettroni liberi. Adesso, però, con la scomparsa di questi ultimi, gli elettroni cessano di interagire con la materia, e possono finalmente attraversare l’universo senza incontrare ostacoli. L’universo diventa così "trasparente", e la radiazione che si può finalmente liberare è quella che osserviamo oggi nello spettro delle microonde e che chiamiamo radiazione di fondo.
Il disaccoppiamento fra materia e radiazione coincide con la transizione da un universo dominato dalla radiazione ad un universo dominato dalla materia, qual è l’attuale: con una temperatura scesa ai livelli attuali, la lunghezza d’onda della radiazione di fondo è ormai aumentata moltissimo, e la densità di energia della radiazione che permea l’universo è di conseguenza inferiore a quella della materia.
La storia successiva non fa più parte del nostro film, ma è la storia dell’universo recente. Dopo qualche centinaio di milioni di anni, con la temperatura scesa sotto i 4000 gradi, la materia diverrà in gran parte elettricamente neutra e la sua interazione con la radiazione sempre meno frequente. La materia, quindi, sotto l’azione della forza gravitazionale, comincerà ad aggregarsi formando le prime protogalassie: gigantesche nubi di gas freddissimo che daranno origine, nel giro di un miliardo di anni, alle galassie.
Dopo circa due o tre miliardi di anni dal big bang, le galassie si riuniranno in ammassi, e a quattro miliardi di anni si formeranno le prime stelle.
L'universo, nel frattempo, continuerà ad espandersi e a raffredarsi, mentre la radiazione di fondo diverrà sempre meno energetica, spostandosi a lunghezze d'onda sempre maggiori.
Attorno ad alcune delle stelle, infine, si creeranno dei sistemi planetari, e in uno di questi – ma forse in molti altri - circa 14 miliardi di anni dopo la Creazione, compariranno degli organismi viventi in grado di ricostruire la storia che abbiamo cercato di raccontare.


______________________________________________________________________
Ecco come sarà il mondo tra 10mila anni
Il Sahara sarà verde, le estati caldissime e gli inverni freddissimi, e l’umanità, se ci sarà ancora, penserà di più e vivrà più a lungo. Le previsioni di sette esperti.

Le previsioni di sette esperti interpellati dal mensile Newton Ecco come sarà il mondo tra 10mila anni Il Sahara sarà verde, le estati caldissime e gli inverni freddissimi. L’umanità, se ci sarà ancora, penserà di più e vivrà più a lungo
Tra diecimila anni il Sahara sarà verde, le estati caldissime e gli inverni freddissimi, e l’umanità, se ci sarà ancora, penserà di più e vivrà più a lungo, ma non sconfiggerà virus e batteri, non smetterà di mangiare carne e non si nutrirà di cibi sintetici. Questo è il ritratto del nostro Pianeta, secondo gli esperti intervistati dal mensile Newton, in edicola in questi giorni. Nel 1996 Danny Hillis, visionario scienziato americano, e Brian Eno, musicista inglese di fama mondiale, hanno creato la Long Now Foundation, per realizzare un gigantesco orologio che «ticchetti» una volta all’anno, sposti la lancetta una volta al secolo, suoni all’inizio di ogni millennio, e che in questo modo scandisca il tempo per 10.000 anni senza che nessuno lo ricarichi. E Brian Eno ha anche scritto la musica delle campane per il Long Now Clock (clicca qui per ascoltare).
L’opera colossale, che verrà costruita nel ventre di una montagna nel Nevada, ha un duplice scopo: lasciare un segno della nostra epoca, come le Piramidi per gli Egizi, e costringerci oggi a pensare al nostro domani. «Oggi, nessuno si preoccupa di prevedere e pianificare il futuro», dice Hillis. «Siamo interessati solo ai risultati immediati e ignoriamo volutamente le conseguenze a lungo termine delle nostre scelte. Questa miopia è un difetto pericoloso, che in passato ha condannato tante civiltà alla decadenza e all’estinzione». Newton ha seguito la visione di Hillis e ha chiesto a sette esperti di «pensare concretamente al domani». Quale umanità, nell’anno 12006 d.C., ascolterà l’ultimo battito dell’orologio di Eno e Hillis?

QUANTI SAREMO? - «Tra diecimila anni», dice Antonio Golini - Professore di Demografia dell’Università la Sapienza di Roma, «si allungherà la vita media dell’uomo, fino a 120 - 150 anni, non esisteranno più differenze somatiche tra gruppi etnici, e flussi migratori sempre più estesi cancelleranno definitivamente la parola razza. Non possiamo però sapere quanti saremo. Fino a che punto il nostro Pianetà avrà le risorse per sfamare miliardi di persone? Sicuramente però rimarrà immutato l’equilibrio tra uomini e donne, anche se sarà possibile scegliere il sesso dei figli, perché una popolazione con una eccessiva prevalenza di maschi o di femmine comporta tensioni e svantaggi sociali intollerabili».

COSA MANGEREMO? - «Fintanto che sul nostro Pianeta vivranno animali, l’uomo non rinuncerà a cacciarli o allevarli per nutrirsi», spiega a Newton Carlo Cannella - Direttore dell’Istituto di Scienza dell’Alimentazione dell’Università La Sapienza di Roma. «Anche se le risorse naturali dovessero scarseggiare, non diventeremo mai tutti vegetariani. In mancanza di pascoli, ci dedicheremo all’allevamento dei pesci e alla coltivazione delle alghe. I cibi sintetici resteranno confinati nella fantascienza, probabilmente per sempre, perché per trasformare la materia inorganica in sostanze nutrienti occorrono reazioni chimiche dispendiose dal punto di vista energetico».

COME SAREMO? - «La scienza può sconfiggere il cancro e le malattie degenerative, ma di certo non sconfiggerà mai le malattie infettive, perché batteri, virus e parassiti fanno parte dell’ecosistema del nostro Pianeta. È però molto improbabile che la nostra specie possa estinguersi a causa di una malattia infettiva. Sia perché produciamo antibiotici, antivirali e vaccini sempre più efficaci, sia perchè la nostra specie dispone di una difesa intrinseca: la variabilità individuale. Le grandi epidemie del passato hanno operato una selezione del genere umano, risparmiando di volta in volta gli individui più resistenti e la loro discendenza», dice Mauro Moroni - Direttore dell’Istituto di Malattie infettive e tropicali dell’Università degli Studi di Milano

CHE CERVELLO AVREMO - «Il nostro cervello penserà ancora di più e sarà sempre più quello di un “essere sociale da scrivania”», afferma Pietro Pietrini - Professore di Biochimica clinica dell’Università di Pisa. «Continueranno a evolversi le aree della corteccia cerebrale associate a funzioni superiori come il pensiero astratto, la creatività, il ragionamento. E ancora più efficiente sarà la zona coinvolta nella pianificazione di compiti complessi, nel comportamento sociale, nel rispetto delle norme, nel controllo dell’aggressività».

CHE TEMPO FARA’? - «Fra 10.000 anni l’effetto serra ci porterà a vivere su un Pianeta infuocato? In realtà, entro qualche decina di anni le riserve di combustibili fossili si esauriranno, decretando una drastica riduzione delle emissioni di gas serra e, nell’arco di 1000-2000 anni, il ritorno ai livelli preindustriali», rispondono Mario e Andrea Giuliacci, climatologi del centro Epson Meteo di Milano. «A causa delle periodiche variazioni dell’orbita, però, tra 10.000 anni la Terra si troverà nel punto più vicino al Sole proprio nel periodo estivo dell’emisfero Nord, quindi le estati in queste regioni saranno più calde, e si creeranno monsoni più intensi che porteranno la pioggia anche nel Sahara: il grande deserto tornerà a essere una terra verde. Contemporaneamente, il Pianeta sarà nel suo punto di massima distanza dal Sole proprio durante l’inverno dell’emisfero Nord, creando una stagione fredda più rigida dell’attuale».

COME PENSEREMO? - «Visti certi istinti autodistruttivi della nostra specie, non è detto che tra diecimila anni saremo ancora qui», conclude con una nota di pessimismo Giulio Giorello - Professore di Filosofia della Scienza dell’Università degli Studi di Milano. «Probabilmente l’orologio scandirà un tempo per nessuno, o forse per qualche altra specie che prenderà il posto centrale sulla Terra, sostituendoci nel ruolo che ci siamo presuntuosamente accaparrati. Se sopravviviamo, mi auguro che tra diecimila anni in molti sviluppino quella forma di misticismo scientifico che ha distinto i più grandi scienziati della nostra epoca. Uomini come Einstein o Bohr che hanno visto il lato più spirituale della conoscenza scientifica. Perché la conoscenza basata sul rigore sperimentale non è per forza la negazione del misticismo. Ho poi una speranza: che ai nostri discendenti siano risparmiati i facili misticismi di stampo New Age, che sono sgradevoli ma innocui, e i tribunali dell’inquisizione che sono altrettanto sgradevoli e anche perniciosi».

16 febbraio 2006
Fonte Corriere della Sera



_____________________________________________________________________________________
Quando le molecole sono in viaggio: tracce lasciate dall'evoluzione nel DNA umano
25 gennaio 2006
Le ricerche di genetica delle popolazioni, unitamente al sequenziamento completo del DNA umano, offrono oggi alcuni spunti interessanti che contribuiscono a chiarire aspetti culturali riguardanti le importanti trasformazioni dell'Homo sapiens avvenute negli ultimi 40.000-50.000 anni. Esiste una prova evidente della pressione selettiva sul genoma esercitata da fattori ambientali quali il passaggio da società di cacciatori-raccoglitori a società di agricoltori-allevatori e le grandi migrazioni da un continente all'altro.Negli esseri viventi, le cause capaci di portare ad una evoluzione e di conseguenza a modificare le frequenze alleliche presenti nel genoma, sono determinate principalmente dalle forze della mutazione, dalla migrazione, dalla selezione naturale e dalla deriva genetica casuale. Un fenomeno complesso molto interessante è il Linkage Disequilibrium (LD)1 , grazie al quale è oggi possibile studiare a livello molecolare quei cambiamenti genetici avvenuti recentemente a causa della selezione. Si tratta di Polimorfismi a Singolo Nucleotide (SNPs) 2 che consistono in differenze di singole lettere delle basi accoppiate costituenti il codice genetico. I polimorfismi SNP forniscono quindi degli indispensabili markers molecolari per ottenere maggiori dettagli al fine di disegnare una mappa globale della variabilità umana.
Un team di ricercatori dell'Università della California di Irvine, coordinati da Robert Moyzis ha condotto un'analisi su larga scala utilizzando i dati provenienti da società pubbliche e private che forniscono informazioni sul genoma umano. La ricerca, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), ha analizzato un database riguardante circa 1.6 milioni di SNP distribuiti nel genoma umano, utilizzando un test specifico - il test LDD (Linkage Disequilibrium Decay) - molto sensibile nel distinguere gli effetti della selezione da altre cause riguardanti il fenomeno del LD, cioè le inversioni, i “colli di bottiglia” e i rimescolamenti. Partendo dalla considerazione che le nuove mutazioni hanno alte probabilità di essere perdute nel giro di poche generazioni, e che un allele ad alta frequenza con un grande LD è quasi impossibile che venga generato per caso, i ricercatori affermano di poter distinguere alcune componenti direzionali all'interno di un sistema bilanciato di selezione allelica.In altre parole, la scoperta di circa 1.800 geni, corrispondenti al 7% del genoma umano, suggerisce che i cambiamenti subiti negli ultimi 50 mila anni siano da attribuirsi alle spinte della pressione evolutiva. Questi dati sono simili a quelli rilevati nelle alterazioni genetiche del mais, pianta modificata da selvatica ad agricola grazie all'intervento dell'uomo per mezzo della selezione artificiale. Importante sottolineare che la maggior parte di questi eventi è avvenuta probabilmente negli ultimi 10.000-40.000 anni, un periodo forte di espansione al di fuori del continente africano, seguito da trasformazioni sociali da cacciatori-raccoglitori ad agricoltori. Moyzis propone che: “Le interazioni gene-cultura direttamente o indirettamente modellino la nostra architettura genomica. Alleli selezionati di recente potrebbero fornire utili markers per indagare sulle migrazioni evolutive della nostra specie… molti di questi alleli si dovrebbero considerare come potenziali canditati funzionali per l'associazione tra la variabilità umana e le malattie comuni che affliggono il genere umano.”
Effetto del fondatore L’insieme di alleli a due o più loci strettamente associati su un cromosoma è detto aplotipo e quando circonda una mutazione proveniente dal fondatore, si accorcia al passare delle generazioni. La mutazione del fondatore è presente nel cromosoma giallo. Le successive traslocazioni (ricombinazioni) dei cromosomi, con il passare delle generazioni, ridurranno la lunghezza dell’aplotipo iniziale. Il modello teorico chiamato “effetto del fondatore” 3 , si riferisce ad una speciale classe di mutazioni genetiche, spesso causa di malattie nell'uomo - tra cui ad esempio l'anemia falciforme e la fibrosi cistica - ed esso permette agli scienziati di tracciare la migrazione e lo sviluppo di specifiche popolazioni nel corso dei millenni. Dennis Drayna, genetista del National Institute of Health (NIH), sostiene che: “Le mutazioni del fondatore aggiungono una nuova dimensione agli studi del DNA: determinare la lunghezza dell'aplotipo permette di datare la mutazione, mentre calcolarne le frequenze fornisce indicazioni sulla distribuzione geografica dei discendenti del fondatore.”Una recente ricerca, che conferma la teoria dell'effetto “fondatore”, ha impegnato un gruppo di ricercatori dell'Università di Stanford in un'analisi di banche dati genetiche. Sohini Ramachandran e colleghi (tra i quali lo storico pioniere di genetica delle popolazioni Luigi L. Cavalli-Sforza), nell'articolo pubblicato dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, hanno scoperto alcuni dati a sostegno della relazione esistente tra l'aumento della differenziazione genetica e la distanza geografica.
Lettura consigliata:
Geni, popoli e linguedi Luigi Luca Cavalli Sforza Sono state analizzate le informazioni riguardanti 53 popolazioni provenienti da tutto il mondo per un totale di oltre 1000 soggetti, e come risultato si osserva una maggiore diversità genetica nelle popolazioni dell'Africa rispetto a quelle presenti nelle Americhe. Il dato interessante è che nei continenti raggiunti da ondate migratorie più recenti, ad ogni ondata successiva, la variabilità genetica si restringe, in accordo con l'effetto del fondatore.
© Alessandro Mura
Note:
1 LD Linkage disequilibrium (associazione gametica preferenziale) Fenomeno per cui, a livello di popolazione, specifiche combinazioni di alleli a due o più loci concatenati tendono a trovarsi insieme sullo stesso cromosoma più frequentemente di quanto ci si attenda per caso. È un evento che riguarda loci molto strettamente concatenati tra i quali, quindi, sono molto rare le ricombinazioni. 2 SNPs Single Nucleotide Polimorphisms (polimorfismi a singolo nucleotide)Singole variazioni puntiformi del genoma, in cui la modifica di una singola base può causare la sintesi di una proteina poco funzionale. Gli SNPs presenti nel genoma umano sono più di un milione su un totale di 3,12 miliardi di basi e la loro individuazione è alla base di tutta la post-genomica, disciplina che studia le conseguenze dei dati ottenuti dal progetto genoma. 3 Effetto del fondatore (founder effect)Le mutazioni del fondatore sono una speciale classe di mutazioni genetiche, riconoscibili in quanto localizzate in sequenze di DNA identiche in tutti i portatori, avendo quindi origine da un comune antenato. Quando un territorio, isolato sia a livello geografico che a livello di incrocio da altre popolazioni, viene colonizzato da un gruppo ristretto di individui, molto probabilmente le frequenze alleliche della nuova popolazione presenteranno notevoli differenze da quelle della popolazione da cui il gruppo proviene. Molto spesso, a causa dell'elevato inincrocio, alleli cosiddetti “rari” diventano frequenti nella popolazione. Mediante la misurazione della lunghezza del tratto di DNA in cui è presente la mutazione, e individuando gli attuali portatori della mutazione, si può calcolare approssimativamente il periodo di apparizione ed il percorso di diffusione. Si tratta quindi di un caso particolare di deriva genetica, piuttosto che di un fattore autonomo di modificazione delle frequenze alleliche.
Bibliografia:
- Wang ET, Kodama G, Baldi P, Moyzis RK, “Global landscape of recent inferred Darwinian selection for Homo sapiens”. Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), Jan 3 2006, vol. 103, no. 1, 135-140
_____________________________________
La luna nel boscoGiuseppe Sermonti
NOTA REDAZIONALE. Gli evoluzionisti sostengono che l'uomo deriva da un antenato scimmiesco. Giuseppe Sermonti, genetista di fama internazionale, fa vedere che con quegli stessi dati si può sostenere meglio la tesi opposta, cioè che è la scimmia a derivare dall'uomo. Sermonti non difende l'interpretazione letterale della Genesi, ma abbiamo riportato ugualmente il suo pensiero perché ci abbiamo trovato spunti interessanti e per far vedere quanto siano fragili le prove e le argomentazioni portate dagli evoluzionisti.Il libro è introvabile nel senso che è fuori commercio, ma dovrebbe essere reperibile nelle biblioteche pubbliche meglio fornite. Fra i libri di Sermonti ce sono altri due per noi particolarmente significativi: uno, ormai anch'esso fuori commercio, in collaborazione con Roberto Fondi ("Dopo Darwin", Rusconi, Milano, 1980); dell'altro abbiamo fatto la recensione su questo sito ("Dimenticare Darwin", Rusconi, Milano 1999).Tutto il sottostante testo è da considerarsi virgolettato, essendo una trascrizione letterale delle parti de "La luna nel bosco" che abbiamo ritenute più importanti. Da ogni capitolo abbiamo preso qualcosa, tranne dai capp.11 e 12. Fra parentesi quadre abbiamo messo: 1) parti di testo saltate […]; 2) pagine dalle quali è tratto il testo riportato [p. 5]; 3) e le note della redazione [ndr]. Il sottostante estratto rappresenta il 10% circa del testo originale.
di Giuseppe Frasca
--------------------------------------------------------------------------------
1.
PROLOGO

Che l'uomo derivi dalla scimmia non è stato mai dimostrato e, al limite, nessuno lo ha mai detto, neanche Darwin. Eppure nessuna verità è, come questa, emblema irrinunciabile del nostro secolo. Per il moderno qualunque altra ipotesi è intollerabile. [p. 5]. […]. La tesi di questa mia operetta è che, per i principi con cui la nostra scienza colloca le specie nel tempo e assegna ascendenze e discendenze, l'uomo non ha mai avuto un ascendente scimmiesco ed è semmai lo scimmione che è derivato dall'uomo. […] Il leit-motiv di tutto il mio lavoro è dunque la grande antichità della nostra specie e la sua eterna fanciullezza, in confronto alla rapida senescenza dello scimmione. […] Penso infine che questa mia sia un'operetta consolante. L'uomo ne risulta infatti come liberato da un odore di giardino zoologico, e ricondotto verso pure aurore lontane, nei regni della favola e del mito, da dove è misteriosamente emerso, con un processo che richiama piuttosto angeliche ascendenze che gravidanze belluine [cioè animali, ndr]. [pp. 5-8]. […].
2.ADDIO ALL'EVOLUZIONISMO

[…]. Avevo letto ed ascoltato varie descrizioni di come la scimmia si sarebbe trasformata in uomo e tutte mi erano sembrate di un livello scientifico così misero che mi stupivo di sentirle sostenere da persone rispettabili. […]. Tutto l'evoluzionismo mi appariva di questa cattiva stoffa, ed io lo tolleravo come una condanna inevitabile perché essa si appoggiava all'autorità delle cattedre e delle grandi case editrici, verso le quali mi avevano insegnato il rispetto. […]. Ciò che mi era particolarmente insopportabile era la risposta che gli evoluzionisti opponevano ad ogni dubbio avanzato sulla loro intoccabile teoria. La risposta era sempre: "Quale altra spiegazione puoi dare?". E così mi trovavo costretto ad accettare una spiegazione insensata per il fatto di non avere una mia personale insensatezza da opporvi. […]. In quegli anni mi accadeva di viaggiare spesso in America e mi era capitato quasi per caso, tra le mani, un numero di "Harper's Magazine" (febbraio 1976). Conteneva un articolo di Tom Bethell dal titolo "Darwin's mistake", l'errore di Darwin. Vi lessi alcune citazioni che mi fecero trattenere il respiro. […]. Quando rientrai in Italia avevo già deciso di cominciare la mia lotta contro l'evoluzionismo. [pp. 11,12]. […].Curiosamente la paleontologia, la stratigrafia e l'anatomia comparata erano state fondate da Georges Cuvier al principio dell'Ottocento. Proprio Cuvier è sempre citato come il grande oppositore dell'evoluzione [...]. Quanto meno l'evoluzionismo non risultava così immediatamente dai fatti, se colui che aveva offerto i fatti al mondo, Georges Cuvier, lo rifiutava decisamente. [p.13]. […].Mentre formulavo queste riserve sulla realtà dell'evoluzione incontrai, ad una conferenza, Roberto Fondi, un giovane paleontologo di Siena, che era più radicale di me nel denunciare l'evoluzionismo. Fondi aveva una documentazione che io, estraneo alla paleontologia, non avrei mai potuto procurarmi. Era convinto, e convinse me, della fondamentale costanza della varietà e complessità dei viventi dopo il Cambriano, e della inesistenza delle forme intermedie tra i gruppi naturali. […]. [pp. 14,15].Ricordo, all'Accademia dei Lincei, dopo una conferenza del professor Guido [cioè Pietro, ndr] Omodeo di Padova, una domanda dalla platea: "Come definirebbe l'evoluzione?". Omodeo restò pensieroso per un po' e quindi dichiarò: "La teoria che afferma la parentela tra i viventi". Povero vecchio edificio in rovina, l'evoluzione era una teoria ridotta a spiegare la trasformazione attraverso il più conservativo dei principi, la parentela. La parentela mantiene eguali, ma cosa fa le differenze? [p. 16]. […].
3.UN CONVEGNO IN VATICANO
Nella primavera dell'82 mi giunse inaspettata una lettera dell'Accademia Pontificia delle Scienze che mi invitava a partecipare ad un gruppo di lavoro internazionale sui Recenti Sviluppi nell'Evoluzione dei Primati. […]. Già dal principio del convegno era stato enunciato un profondo disaccordo tra i paleontologi e i biologi molecolari. […]. Si trattava di questo: i dati e i calcoli dei biologi molecolari avevano portato a concludere che, quattro-cinque milioni di anni fa, le linee dell'uomo e dello scimpanzè si erano separate. I paleontologi avevano invece nei loro ossari un primate asiatico datato intorno a quindici milioni di anni fa, che avevano battezzato Ramapithecus. Il ramapiteco era stato considerato abbastanza concordemente un ominide, cioè un appartenente alla linea umana. Ma come poteva esistere un ominide prima che la linea dell'uomo e quella dello scimpanzé si fossero separate? Di fronte alle incongruenze dei suoi dati, la scienza difficilmente ammette di aver perduto la verità, e preferisce provvisoriamente servirsi di una verità biforcata, di un paio di ipotesi reciprocamente tolleranti, in attesa di un compromesso.[…]. All'inizio del convegno il compromesso era già pronto: i paleontologi erano già preparati a sacrificare il piccolo ramapiteco, a farlo cadere dal ramo degli ominidi e degradarlo a ominoide, cioè a membro del più vasto gruppo che raccoglie, oltre agli ominidi, gli scimmioni. […]. I biologi molecolari dovevano anticipare la loro data a sette milioni di anni fa. La data parve un decoroso compromesso, una riga tracciata ben al di sotto di tutti i fossili a stazione eretta, che richiedeva dai biologi molecolari soltanto l'ammissione che il loro "orologio" fosse un po' indietro, o che l'evoluzione delle molecole dei primati superiori, per qualche strano motivo, fosse rallentata, rispetto a quella degli altri viventi. [pp. 18-23]. […].
4.PERCHÉ NON PARLA
[…]. Quando Darwin trattò l'argomento dell'origine del linguaggio, nel Discent of man (1871), dava l'origine dell'uomo da qualche forma inferiore come condizione già accertata. […]. La sua tèsi di fondo è che non vi è "differenza fondamentale tra l'uomo e i mammiferi più elevati per quanto riguarda le facoltà mentali". Se è così, le doti superiori dell'uomo si sono sviluppate per gradi, attraverso l'uso. […]. Darwin considera come "ereditati" cioè come primitivi i caratteri posseduti in comune dai membri di un gruppo e come modificati, quindi derivati, quelli posseduti in esclusiva da un membro straordinario. La straordinarietà dell'uomo ne faceva l'essere derivato per eccellenza, il meno primitivo, il più evoluto. L'idea che i progenitori degli uomini e delle scimmie fossero sostanzialmente scimmie riposava su un pregiudizio di fondo, che era quello della bestialità delle origini, e non richiedeva di essere documentata. [pp. 30-32]. […]. È da queste poche considerazioni che per oltre un secolo è rimasta agli uomini europei l'idea di un'ascendenza scimmiesca, benché la premessa su cui essa si fondava, essere l'uomo profondamente modificato e la scimmia sostanzialmente immodificata, non trovasse sostegno né nell'anatomia né nella paleontologia, ma solo nella sociologia e nell'agiografia. L'idea della derivazione dell'uomo dalla scimmia aveva riposte radici mitiche e si collegava alla visione progressista della società industriale dell'Ottocento inglese. […]. Ad un secolo di distanza da Darwin […] il problema della parola e del pensiero è rimasto al di là dei reperti anatomici e microscopici, ed anzi si è ulteriormente oscurato quando l'analisi è scesa all'osservazione submicroscopica dei neuroni e delle loro connessioni. […]. Cercheremo invano il pensiero e la parola nelle pieghe del cervello, anche se il cervello si dimostra l'organo attraverso il quale essi possono essere soppressi. È più degna impresa cercare l'uomo nell'anatomia del pensiero e nelle circonvoluzioni dei suoi discorsi. La parola era prima dell'uomo: la parola ha concepito l'uomo, gli ha dato un nome e una figura. Tentiamo di capire come dalla parola è disceso l'uomo, poiché non ci sarà mai dato di capire come dall'uomo sia discesa la parola. [pp.33-35]. […].
5.IL MARCHIO DI CAINO
[…]. La metafisica darwiniana poneva tutta la malvagità, tutta la crudeltà, tutto il male alle origini, nel bestiale. Portando questo pensiero a conseguenze estreme che certo non sono cristiane, Darwin collocava all'origine il Diavolo, faceva dell'uomo un dèmone redento. "L'origine della nostra specie" scrisse "è la causa delle nostre passioni malvage!! Il Diavolo sotto forma di Babuino è nostro nonno!". Questa dottrina fu coltivata e approfondita dal cugino di Darwin, il grande statistico Francio Galton. […]. Per quanto riguardava la collettività mondiale, il rimedio biologico era il più drastico, ed era quello di affermare la razza anglosassone rispetto a tutte le altre razze selvagge. Il darwinismo sociale, di cui Galton fu uno dei precursori, adotterà questa filosofia come dottrina della liberazione non tanto dai peccati quanto dai peccatori. Così agisce la selezione naturale. Sigmund Freud attinse ampiamente alla tradizione di pensiero evoluzionista, e collocò gli istinti primordiali, come il sesso e l'aggressività, nelle tenebre dell'inconscio, elementi dell'eredità irrazionale derivante all'uomo dalla sua ascendenza animale. [pp. 39,40].[…].Il darwinismo, reincarnazione moderna della antica gnosi, non può immaginare che un creare ragionevole, frammentario, per accumulazione ed aggiunte, sotto il governo del caso o dell'inespressa intenzionalità della natura. La negazione dei sei giorni toglie alla creazione l'incanto e il mistero, e la trasferisce, all'ottavo giorno, nella bottega umana, entro le furbesche leggi dell'economia. […]. Avere la propria radice in un dèmone maligno è sembrato, all'uomo della civiltà degli strumenti, un'origine comunque più realista e positiva che non una discesa da una creatura celeste, da un angelo. [p. 45].
6.ASCESA O REGRESSO
Quando Charles Darwin pubblicò a Londra "L'origine delle specie", in Germania due celebri embriologi si elevarono a esprimere la loro opinione. Il vecchio Carl Ernst von Baer (1792-1876) aveva quasi settant'anni ed espresse un'opinione decisamente contraria; Ernst Haeckel (1834-1919) non era ancora trentenne e fu un entusiasta di Darwin, entro la cui teoria incorporò la sua "Teoria della Ricapitolazione" che diventerà per il mondo il più solido argomento e la più immediata illustrazione del darwinismo. Von Baer era l'assertore delle famose "Leggi dello sviluppo" e la sua avversione per Darwin fu esasperata dalla sua insofferenza per la legge di Haeckel e dal clamore che l'aveva accolta. [..]. Le Leggi dello Sviluppo sono così espresse da von Baer: 1) I caratteri generali di un grande gruppo di animali appaiono nell'embrione prima dei caratteri specifici; 2) Le caratteristiche meno generali si sviluppano dalle più generali, e così via, sinché compaiono quelle più specializzate. In altre parole, lo sviluppo è un processo di individualizzazione, procede dal generale al particolare. [pp. 46-47]. […].La legge di Haeckel, pomposamente proclamata come "Legge Biogenetica Fondamentale", ha trovato un espressione sintetica in questa epitome: "l'ontogenesi ricapitola la filogenesi", o, in altri termini: "lo sviluppo embrionale ricapitola lo sviluppo evolutivo". […]. Così posta la legge della Ricapitolazione incontrava palesi incongruenze. I viventi dovevano diventare sempre più enormi e sempre più decrepiti per poter accogliere stadi aggiuntivi rispetto allo sviluppo di loro precursori. […]. Von Baer rifiuta decisamente l'idea che i successivi stadi dell'embriogenesi rappresentino la serie degli adulti delle forme inferiori. Non c'è mai, egli osserva, una completa corrispondenza morfologica tra un embrione e qualche antenato adulto […]. All'interno di un tipo, tuttavia, si poteva avere l'impressione, l'illusione di una Ricapitolazione. Ma ciò si doveva al fatto che gli animali inferiori rassomigliano di più al loro embrione che non quelli superiori. [pp. 48-50]. […].
7.GIOVINEZZA DELL'UOMO
Alla fine dell'Ottocento l'uomo era visto, sulle tracce sacre della prima Genesi e quelle profane di Darwin e di Haeckel, come la forma vivente più alta e più evoluta. [p. 57]. […].Considerare il pensiero umano l'ultimo traguardo zoologico vuol dire immiserirlo a strumento di sopravvivenza. Riferire poi quel pensiero alle dimensioni cerebrali è un abuso biologico, poiché questa relazione non è mai stata dimostrata. […]. L'uomo moderno pensa con un cervello di 1345 cm3 in media, mentre l'uomo abile, tre milioni di anni fa, disponeva di appena la metà di tanto (645 cm3). Il suo corpo pesava però press'a poco la metà di quello dei moderni e quindi egli poteva vantare un cervello, come il nostro, che rappresentava i due centesimi della propria carnalità. […]. Lo sviluppo cranico dell'uomo nei milioni di anni ha sostanzialmente seguito quello del suo peso corporale e l'insistenza sul suo valore assoluto è bugiarda e vale quanto offrire all'elefante mille volte più intelletto che al topolino. [pp. 58,59]. […]. Non destinato ad alcuna funzione speciale, il corpo umano è dedicato all'indefinito, e in questo destino ineffabile, di ascesa o di caduta, brilla la scintilla del divino. […]. Tutte le ragioni scientifiche e tutta la filosofia che ci obbligava all'ascendenza scimmiesca erano cadute. Innanzitutto, per quanto ciò possa valere, la scimmia risultava, nella documentazione fossile, più recente dell'uomo. All'uomo abile, per tacere dell'uomo australe, era assegnata la venerabile età di almeno quattro milioni di anni, mentre i fossili degli scimmioni erano tutti recenti e non superavano in nessun caso il milione di anni. [p. 64]. […]. Quando le forme si spostano verso i confini del loro areale esse sono costrette in angustie che le obbligano a soluzioni specializzate e le impoveriscono geneticamente. Emergono i caratteri recessivi, cioè i segni della perdita di funzione di alcuni geni, non più chiamati ad operare, in una condizione di limitata plasticità. La forma specializzata rappresenta un impoverimento biologico rispetto alla forma generale. La specializzazione è in altre parole un processo irreversibile che non può regredire verso la generalità. La selezione naturale abbandona gli adattati alle necessità locali, dove si destreggiano meglio organismi biologicamente più poveri. […]. Un ritorno dallo specializzato al generale è biologicamente impossibile. La trasformazione della scimmia in uomo è un percorso proibito, è il ritorno indietro dell'irreversibile. [p. 65]. […].
8. IL CAVALIERE NERO
[…]. La graduale evoluzione dei cavalli fu narrata per primo dal russo V. O. Kowalevskij oltre cento anni fa (1874), e dopo un secolo, nonostante essa fosse stata smentita, la si racconta ancora negli stessi termini. […]. La storia del cavallo, come ce la rappresentano gli evoluzionisti, somiglia alla storia che è stata ricostruita per il suo cavaliere. […]. Piccolo, goffo e scervellato sulle prime, via via cresce, migliora l'andatura, sviluppa il cervello ed emerge alla fine come "White Anglo-Saxon Protestant". […]. Gli equidi non si sono gradualmente trasformati, ma sono comparsi in modo esplosivo, a partire da un'origine comune remota e ineffabile. [pp. 71-73].[…].La contemporaneità dei vari tipi di Ominidi è emersa drammaticamente dagli scavi condotti da Richard Leakey nella località di Koobi Fora, presso il lago Turkana (Lago di Rodolfo). […]. Accanto alle considerazioni paleontologiche, sono i confronti anatomici che portano alla conclusione che l'uomo australe, l'abile e l'eretto non possono essere i nostri ascendenti. Essi sono più differenziati, più derivati, più specializzati di noi. Si può al più supporre che essi siano contemporanei a noi, sorti insieme all'uomo moderno dal ceppo comune a tutti i primati, dalla grande madre di uno dei più antichi ordini di mammiferi. Porre gli uomini fossili in successione progressiva, scrive Genet-Varcin, "significherebbe reiterare l'errore denunciato a proposito degli equidi, ma cento anni più tardi, che è grave! […]". L'uomo a caratteri più generalizzati che conosciamo è l'uomo attuale, e siamo autorizzati a presumere che egli, o una sua più diafana immagine, sia stato presente sin dall'origine della varia progenie di nanetti che abitava la terra milioni e milioni d'anni fa […]. [pp. 76-78].

9.LE MOLECOLE DI PETER PAN
[…]. L'uomo è una specie poco evoluta, essa, all'opposto di quanto aveva pensato Darwin, non si è modificata che poco nei milioni di anni, mentre gli scimmioni subivano rilevanti trasformazioni. All'analisi molecolare e cromosomica l'uomo appare la specie più conservatrice, l'immutabile, l'antichissima. […]. Il suo remoto ascendente non va cercato fuori nel mondo, ma dentro di lui, nei ricordi perduti di una primissima infanzia, dove il tempo era come sospeso, incantato, e regnava il possibile come "le ancor non deste intenzioni di Dio". [pp. 87, 88].
10.UNA CAPRIOLA FOSSILE
Tutto quanto ho scritto nei capitoli che precedono porta ad una conclusione che in termini brutali può essere esposta dicendo che lo scimpanzé è derivato dall'uomo. In termini più garbati si può dire che l'antenato comune di uomo e scimpanzé somigliava molto all'uomo, e che i tratti caratteristici dello scimpanzé sono apparsi posteriormente. […]. Questo è esattamente il contrario di ciò che Darwin aveva affermato. [p. 89]. […].Non è stata la foresta a formare lo scimpanzé, ma la forma dello scimpanzé a relegare questo sugli alberi della foresta. […]. Nella sua disarmonia, lo scimpanzé è tuttavia una forma coerente e ben congegnata e non può essere nata dalla distrazione o dalla stanchezza della natura. Egli ha una sua tipicità e un suo stile che in qualche modo doveva essere predisposto. [p. 91,92]. […].Cercare l'origine dei viventi tra i fossili è come cercare l'origine dei vasi pompeiani tra i cocci preservati nei secoli, mentre l'origine era altrove, nella bottega del vasaio, dove la molle creta era modellata sulla ruota paziente del tornio. [p. 93]. […].
13.EPILOGO
Questo libro non è dedicato all'origine dell'uomo, la quale viene solo a perdersi nel passato e nel mistero. Da quale spiritello o folletto arboreo, da quale angelo terreno l'uomo sia fisicamente derivato è una questione che non ho voluto né potuto approfondire. […]. Più che discendere dagli antropomorfi, l'uomo è un antropomorfo, più che discendere dai primati egli è un primate, un mammifero, un vertebrato. […]. Come la Bibbia dice, Iddio fece il nostro corpo a sua immagine e somiglianza. L'anima che soffiò in noi era l'anima dell'innocenza. Perduta la sua semplicità originale, l'uomo si è avviato verso una vita pensata e realistica, ha portato la sua anima verso un'umana maturità, verso una triste, accigliata vecchiaia. L'uomo accompagna l'eterna fanciullezza delle sue forme con la senilità della sua mente, e in questo è veramente il vecchio tra tutti i viventi. Nell'angelico corpo dell'uomo alberga un essere stanco e intristito da millenni di astrazioni, furbizie e soperchierie. [pp. 109-111]. […].

___________________________________________________
Tra uomo e donna più di 20mila differenze!Per la prima volta la scienza si è interrogata sulle differenze tra i due sessi. Importanti le applicazioni di tale studio.Martedì 14 Novembre 2006
Le differenze tra uomini e donne sono 25281. O, per lo meno, questo è il numero delle espressioni diverse dei geni riscontrate da un team di ricercatori dell’Università della California, coordinato da Jake Lusis, che ha analizzato 1200 campioni di tessuti di cavie provenienti da vari organi.
Questo studio apre la strada alla comprensione di fenomeni legati al genere, come la diversa predisposizione ad alcune malattie o il modo diverso di reagire ai farmaci.A parte quelli legati al sesso, uomini e donne hanno gli stessi geni. Tuttavia anche i geni uguali si comportano diversamente a seconda del sesso, e cambiano la quantità delle proteine che esprimono, determinando forti differenze. Fino a questo momento erano poche migliaia le differenze riscontrate, ma lo studio americano, pubblicato su Genome research, è arrivato a verificarne più di ventimila, grazie alla tecnica del Dna microarray che ha permesso di assegnare simultaneamente le espressioni a tutti i geni.
“Questo risultato ha una particolare importanza per capire dei fenomeni comuni legati al sesso” ha detto Lusis “Ad esempio perché le donne sono più suscettibili alle malattie autoimmuni e gli uomini lo sono agli attacchi di cuore”. Il 70% dei geni del fegato si esprime negli uomini diversamente che nelle donne, differenza che scende al 14% per il cervello.Secondo alcuni studiosi, il veicolo per le differenze di comportamento sono gli ormoni sessuali che agiscono da regolatori per i geni.

Ultimi Articoli :
Impariamo senza saperloGli esseri umani hanno una forte capacità di apprendere e registrare nuove informazioni in maniera inconscia, acquisendo una cosiddetta memoria[...]www.rifletto.it/articolo/leggi/impariamo-senza-sap
Il Neanderthal divorava i suoi compagniL'uomo di Neanderthal aveva una vita difficile, era spesso denutrito e probabilmente era cannibale. Sequenziato il Dna dei neandertalianiSapiens e Neandhertal: due specie diverse senza nessun collegamento fra loro.
Gli umani? Molto, troppo presuntuosiUn cucciolo di uomo necessita di cure intense e costanti. Pur facendo le dovute proporzioni con l'età media di altri[...]Il Neandhertal non avrà più segreti...Tra non molto uno dei più grandi misteri dell'antropologia potrà dirci dirci tanto sull'uomo e sulle sue origini-Decotti e infusi per la cura del Cancro, proposti dal Dott. Giuseppe Nacci, sulla base di dati di letteratura corrente (vedi Nona Dichiarazione d’Intesa).
Semi di Linum usatissimum (Lino o Linosa): contengono Lignani, che sembrerebbero efficaci su diversi tumori, e soprattutto per cancro della mammella. Modalità di assunzione, salvo parere medico contrario: 1 cucchiaino di Semi al giorno, e olio di Semi di Lino aggiunto a Insalate o a fine cottura a minestre e altri piatti. Nota: utilizzare semi freschi.

Corteccia giovane di Cinnamomum zeylanicum (Cannella, Cannella bella, cannella di Cylon, o del Madagascar): salvo parere medico contrario, da assumere ogni giorno.

Foglie e radici di Taraxacum officinalis (Dente di Leone, Cicoria matta, Soffione, Pisciacane): salvo parere medico contrario, da mangiare ogni giorno crudo in insalata, per non perdere gran parte dei suoi principi attivi.

Fusti con fiori e foglie di Thymus vulgaris (Pepolina, Timo dei Giardini): salvo parere medico contrario, da assumere ogni giorno.

Sommità fiorite di Thymus serpillum (Timo serpillo, Erba soltorella, Timo cedrato): dosi elevate possono provocare nausea, vomito, bradicardia, astenia, bradipnea e ipotermia (reversibili alla sospensione del fito-farmaco).

Rametti con foglie e sommità fiorite di Rosmarinus officinalis: da assumere ogni giorno, salvo parere medico contrario.

Stimmi del fiore di Crocus sativus (Zafferano): sembrerebbero dimostrare azione anti-tumorale.

Semi di Coriandrum sativum (Coriandolo, Erba Cimice): non nota la quantità terapeutica (sospettata Apoptosi); ciò è particolarmente grave poiché la pianta è tossica (tranne i semi). In ogni caso può presentare controindicazioni per patologie renali.

Decotto da scorza di radice di Berberis vulgaris (Crespino): preparazione con circa 30 grammi messi in 1 litro d'acqua, facendo poi bollire per 10 minuti. Assumere almeno 3 tazze al giorno, salvo parere medico contrario.

Curcuma longa (Zafferano delle Indie): da assumere ogni giorno, salvo parere medico contrario.

Salse di Menta arvensis, rotundifolia, piperita, spicata: da assumere ogni giorno, salvo parere medico contrario; sospettata azione apoptotica su alcuni tumori.

Foglie e sommità fiorite di Origanum vulgare: come decotto o infuso, da assumere ogni giorno, salvo parere medico contrario. Attività immuno-stimolante. Non dimostrata attività apoptotica.

Bacche di Capsicum annuum e frutescens (Peperoncino, Pepe rosso, Pepe di Caienna, Paprika). Nota: dosi elevate possono causare infiammazioni gastro-intestinali e renali. Possono essere controindicate per coloro che soffrono di gastrite o ulcera.

L'Ananas sativum o comosus, accanto all'azione enzimatica della Bromelina (vedi cap.7), presenterebbe anche la capacità d'inibire la crescita di cellule tumorali in vitro grazie ad un altro enzima (641): di qui il suggerimento d'incrementare al massimo l'assunzione dei gambi di Ananas, purchè di coltivazione e produzione secondo Agricoltura Biologica.

Le Crocifere, quali: Brassica oleracea (Cavolo), Brassica oleracea capitata (Cavolo Cappuccio), Brassica oleracea bullata (Cavoletti di Bruxelles), Brassica oleracea botrytis (Cavolfiore), Brassica oleracea botrytis aut italica (Broccoli), Brassica rapa (Rapa), Raphanus sativus parvus (Ravanello), possiedono particolari sostanze anti-neoplastiche, in particolare gli Isotiocianati (inibizione di crescita e sviluppo di tumori), Indoli, Glucosinolati, Ditioltioni (anti-ossidanti).


Il decotto d'erbe di Rene Caisse
Famosa è la formulazione base del decotto d'erbe di Rene Caisse (520): radice di Arctium lappa, Rumex acetosa, corteccia di Ulmus rubra (*) , radice di Rheum palmatum.
(*) Nota : nel decotto d'erbe di Rene Caisse è compresa la corteccia di Ulmus rubra, che non esiste in Europa. Secondo l’autore del presente lavoro, essa potrebbe essere sostituita dalla corteccia di Betulla alba (Betulla bianca)
Le proporzioni di questi 4 ingredienti sono in multipli di 4 (520): 1 parte di radice di Rheum palmatum, 4 parti di Ulmus rubra, 16 parti di Rumex acetosa, 24 parti di radice di Arctium lappa.
La preparazione è la seguente (520):
1). Si prendono 100 grammi di queste erbe e si immergono in 5 litri di acqua in una pentola d'acciaio inox di almeno 10 litri di capienza.
2). Si porta ad ebolizione facendo bollire il tutto per 12 minuti, con la pentola chiusa.
3) Si spegne il fuoco e si immergono le erbe che fossero rimaste attaccate alle pareti della pentola.
4) Si rimette il coperchio e si lascia riposare per almeno 6 ore o per tutta la notte.
5) Si rimuove il coperchio e si dà una rimescolata.
6) Si riporta sul fuoco fin quasi alla bollitura ma senza far bollire di nuovo la tisana.
7) Si aspetta che le erbe si depositino sul fondo e si versa il contenuto ancora caldo in 4-5 bottiglie da un litro ciascuna, possibilmente sterilizzate in precedenza.
8) Analogamente all'Aloe arborescens, conservare i preparati al buio e in frigorifero.

Le dosi consigliate sono le seguenti: 8 cucchiai grandi da minestra 3 volte al giorno, a digiuno, da aggiungere in bicchiere con acqua calda per rendere tiepida la bevanda. Se viene indotta la risposta immunitaria, iniziare la fase di mantenimento con 4 cucchiai grandi da minestra al giorno, a digiuno.
Nota: per digiuno si intende: 1 ora prima dei pasti, oppure due ore dopo i pasti.

La formula di Renè Caisse è stata in seguito migliorata da De Sylva (definita "Caisse Formula"), aggiungendo in questo preparato (520) altre tre erbe: Xantoxilum fraxineum, Plantago major e Trifolium rubeus: essa sembrerebbe più efficace di quella basata sulle sole 4 erbe.
Si prepara in piccole boccette, da versare poi con un cucchiaino da The in tazza, aggiungendo acqua bollente, attendendo 15 minuti (contro i tre minuti del The verde), trascorsi i quali si filtra (o si lascia il deposito sul fondo) e si assume come un normalissimo The.
Una boccettina dura dai 15 giorni ai due mesi, a seconda delle dosi assunte; le dosi consigliate sono di un cucchiaino raso da The quattro volte al giorno per forme gravi di tumore. Per il mantenimento dell'eventuale stato di remissione dalla malattia, le dosi da dare sono di due volte al giorno.


Una formulazione simile al decotto di Renè Caisse è la formula di Hoxsey: Arctium lappa, Glycyrrhiza glabra, Berberis vulgaris, Xanthoxilum fraxineuem, Trifolium rubeus, Erba Stella, Larrea mexicana, Rhamnus sagrada o purshiana, Ioduro di Potassio.
Nota: la Glycyrrhiza glabra abbassa notevolmente la produzione di perossido d'Idrogeno, di Superossido e di radicali idrossili da parte dei neutrofili (effetto anti-infiammatorio, anti-ulcerogenico, anti-microbico e anti-ossidante); essa è anche in grado d'inibire l'insorgenza di tumori cutanei in animali da esperimento; tra i suoi composti è stato individuato un potente stimolatore della secrezione d'Interferone, denominato SNMC; Infine, l'acido glicirrizico e gli acidi 18a- e 18b-glicirretinico hanno dimostrato proprietà anti-mutagena.

Formula di Rudolf Breuss:
Famosa, soprattutto nei paesi di lingua tedesca, è la formula di Rudolf Breuss: 3 etti di Beta vulgaris cruenta (Barbabietola rossa), 1 etto di Carote crude biologiche (Daucus carota), 1 etto di tubero di Meum mutellina (Sedano di Monte, Levistico) o di Sedano selvatico (Apium graveolens), 30 grammi di Rafano (Cochlearia armoracia), 1 etto di decotto di bucce di Patate (Solanum tuberosum bevute fredde; secondo l'autore tedesco è necessario durante tutto il periodo di cura evitare di mangiare altro cibo (in contrapposizione quindi con le altre preparazioni erboristiche oggetto del presente capitolo), e le stesse componenti del suo preparato devono essere bevute, cioè devono essere prive di residui solidi: pertanto le Verdure devono essere centrifugate, filtrate attraverso un filtro fine o un telo di lino. E' preferibile, secondo l'autore tedesco, usare una manciata di scorze crude di Patata, fatte bollire per 4 minuti in 2 tazze d'acqua, piuttosto che usare un etto di Patata intera. Egli, infine, raccomanda l'uso d'insalivare bene prima d'inghiottire: fatto quest'ultimo di riconosciuto valore medico data l'importanza degli enzimi salivari nella digestione.
Nota: non consumare l'Apium graveolens (Sedano selvatico, Appio dolce, Appio palustre) se fresco.


Salvia officinalis , Hypericum perforatum, Mentha piperita e Melissa officinalis
Molto conosciuta è anche la preparazione di Salvia officinalis: viene lasciata in infusione in acqua bollente per non oltre 3 minuti (come il The verde), mettendo 1-2 cucchiaini in mezzo litro di acqua bollente; trascorsi i 3 minuti, si aggiunge Hypericum perforatum, Mentha piperita, Melissa officinalis e si lascia in infusione per altri 10 minuti. Mischiare ancora e poi bere, con dosaggi decisi in base a criterio medico.
Dalle foglie di Salvia officinalis sono stati isolati Flavonoidi, Fenoli, acidi ossitriterpenici, Diterpeni, Tannini catechici, alfa e beta-Pinene, Canfene, beta-Mircene, alfa-Terpinene, Limonene, Eucaliptolo, gamma-Terpinene, Linalolo, etc..
Nota: la Salvia officinalis sembrerebbe controindicata nel tumore della mammella.
Dalla Melissa officinalis sono state isolate essenze, alcoli, acidi fenolici, Triperpeni, Flavonoidi, Tannini catechinici, vitamine B1 e B2, sali minerali; svolge anche un'interessante azione anti-ormonale (inibizione del TSH); sospettata anche induzione di apoptosi selettiva in cellule di glioma. L'Hypericum perforatum, secondo recenti lavori, sembrerebbe indurre apoptosi selettiva in cellule di Linfoma umano a cellule T.

Tisana di Maria Treban:
Equisetum arvense, Calendula officinalis, Achillea filipendulina, Urtica dioica, Rumex acetosa.

Tisana di Melisse (Melissa monarda e Melissa officinalis): salvo parere medico contrario, lasciare in infusione in acqua bollente per 10 minuti una dose da mezzo cucchiaio grande. Sembrerebbe efficace su gliomi.

Infuso misto di Calendula officinalis e di Achillea filipendulina con Amaro svedese.

Infuso di Alchimilla alpina e Alchimilla vulgaris con Urtica dioica e Lamium album (Ortica bianca): salvo parere medico contrario, lasciare in infusione in acqua bollente per 10 minuti una dose complessiva da 1 cucchiaio grande.

Preparato di Pimpinella major (Tragosellino, Pimpinella): per gargarismi (sospettata di agire su tumori del cavo orale): salvo parere medico contrario, lasciare in infusione in acqua bollente per 3 minuti una dose complessiva da 1 cucchiaio grande. Ingoiare comunque dopo il gargarismo.

Macerato di Acorus calamus (Calamo aromatico, Acoro): sembrerebbe agire su carcinomi gastrici; è una tisana a freddo (macerazione in acqua fredda).

Tisana di Salvia officinalis (circa 1 litro), mista a fiori di Equisetum arvense (bolliti per 10 minuti) e/o fiori di Trigonella foenum graecum (dati per sola infusione): sembrerebbe agire su linfomi, leucemie e tumore del pancreas. E' comunque certo che l'Equisetum arvense stimola l'ematopoiesi, e che agisce efficacemente quasi quanto la cartilagine di Squalo sui processi degenerativi della cartilagine e delle ossa (artrite, artorsi, etcc); potrebbe forse indurre un controllo angiogenico sui vasi neoformati, analogamente a quanto già dimostrato dalla cartilagine di squalo (vedi cap.13).
Nota: la Salvia officinalis sembrerebbe controindicata nel tumore della mammella.

Tisana di fiori di Epilobium parviflorum: sembrerebbe agire su tumori della vescica, prostata e, forse, testicoli.

Sono pure conosciuti impacchi caldi di Plantago major per i melanomi (preferibile comunque, secondo l'autore del presente lavoro, l'impiego alternativo dell'Aloe arborescens, sia per impacco che, soprattutto, per assimilazione orale, data l'azione di Apoptosi indotta dall'Emodina).

Del tutto particolare, l'Euspongia officinalis (Spugna di Mare): viene raccolta nel Mediterraneo, nel Mar Rosso, nell'Atlantico; sembrerebbe efficace nei confronti di Linfomi e di tumori tiroidei; contiene comunque Iodio, pertanto non può essere somministrata in pazienti a rischio di tireotossicosi, o comunque in soggetti in attesa di essere sottoposti a radioterapia metabolica con Iodio 131.

Infuso di un cucchiaino (5 grammi) di sommità fiorite di Cnicus benedictus in una tazza bollente per 10 minuti. Dosaggio deciso in base a valutazione medica.


Decotto di radice (20 grammi) di Carlina acaulis per 1 litro d’acqua.

Stellaria media: Viene cucinata in maniera analoga agli spinaci

Decotto di radici (30 grammi) di Polygonum bistorta in 1 litro d’acqua. Portare a bollitura e lasciare bollire per 5 minuti. Dosaggio deciso in base a criterio medico.


5-15 grammi di foglie di Stachys officinalis per mezzo litro d’acqua bollente (infuso);

Infuso di 20 grammi di Alliaria officinalis (tutta la pianta) per 1 litro d’acqua bollente

Infuso di foglie di Hesperis matronalis per 1 litro d’acqua.10 minuti d’infusione.

Infuso di 10-12 grammi di Agrimonia eupatoria
Decotto di radice di Enula campana; da 10 a 20 grammi per 1 litro di acqua
Decotto di Ononis repens con infuso di semi di Foeniculum vulgare, salvo parere medico contrario:
20 grammi di radice di Ononis repens; 5 grammi di semi di Foeniculum vulgare; 1 litro d’acqua.
Far bollire la radice di Ononis repens finchè l’acqua si riduca ad ¼ del volume originario (250 millilitri); quindi mettere in infusione i semi di Foeniculum vulgare nell’acqua bollente per 5 minuti. Scolare tutto e dare da bere 1 tazza ogni 2-3 ore


Infuso di 1 cucchiaio di fiori freschi di Calendula officinalis lasciati per 10 minuti in una tazza d’acqua bollente, salvo parere medico contrario.


Far macerare 15 grammi di radice tagliata fine di Marasdenia condurango in 300 millilitri d’acqua. Bollire fino a ridurre l’acqua a 200 millilitri. Passare a caldo spremendo. 2-3 cucchiai grandi prima dei pasti, salvo parere medico contrario.

Infuso di radice di Polygonum aviculare : un cucchiaio da dessert per tazza d’acqua. Bollire 2 minuti, tenere in infusione 20 minuti. Dosaggio deciso in base a criterio medico.

Decotto in 2 tempi di Triticum repens con aggiunta anche di radice di Rubia tinctorium (salvo parere medico contrario) e radice di Glycirrhiza glabra.
Far bollire 30 grammi di Triticum repens per 1 minuto. Buttare via l’acqua. Schiacciare il Triticum repens e farlo nuovamente bollire in 1.200 millilitri di acqua, fino a farla ridurre ad 1 litro. Aggiungere 60 grammi di radice di Glycirrhiza glabra e 15 grammi di radice di Rubia tinctorium. Lasciare così in infusione per 20 minuti. Dosaggio deciso in base a criterio medico.

Drosera rotundifolia : si prende tutta la pianta. 15 grammi per 1 litro d’acqua (Infuso).

Diplotaxis tenuifolia: la farina dei suoi semi può sostituire la Senapsis alba.

Infuso di 60 grammi di Marchantia polymorpha (pianta essicata), tritata in un litro di acqua.
2 bicchieri al giorno, salvo parere medico contrario.

Steli o pianta intera di Equisetum arvense (aut maximum aut hiemale)
Decotto di pianta intera FRESCA: 50-100 grammi / litro di acqua: bollire 30 minuti
Decotto di pianta intera SECCA: 10-20 grammi / litro di acqua: bollire 30 minuti

Infuso di Tanacetum balsamita aut Chrysanthemum balsamita: 1 cucchiaio da dessert per tazza per 10 minuti, salvo parere medico contrario. Bere dopo i pasti.


Infuso di 15 grammi di Lippia citriodora per 1 litro d’acqua (simile alla Melissa officinalis)

Decotto di Erica cinerea aut Cullana vulgaris: una manciata di sommità fiorite per 1 litro d’acqua. Bollire 3 minuti e tenere in infusione 10 minuti. Bere in 2 ore, salvo parere medico contrario.

Estratto fluido : 60 gocce di Erica cinerea + 50 gocce di Solidago virgaurea + 1 cucchiaio grande da minestra di : Estratto molle di stimmi di Zea mais (3 grammi); Estratto fluido di Rasperella (10 grammi); Sciroppo di Rubus idaeus (100 grammi), 300 millilitri di acqua

Decotto di radici (una manciata) di Eryngium campestre in 1 litro d’acqua. Bollire 5 minuti. Bere in 2 giorni.

Decotto di radici (una manciata) di Eryngium maritimum in 1 litro d’acqua. Bollire 5 minuti

Infuso Sysymbrium officinalis (*) un cucchiaio da dessert di pianta intera fresca per 10 minuti in tazza. 3-4 tazze al giorno; un cucchiaio da minestra ogni 2 ore di :
1) estratto fluido di Primula officinalis (50 gocce)
2) Sciroppo di Sysymbrium officinalis composto (vedi sotto)
3) Idrolato di Tilia cordata, europaea, platyphilla, o vulgaris : 200 mL
(*)Nota: tale pianta è indicata da Castore Durante nella cura del Cancaro, a pagina 174a, del libro “Herbario novo”, del 1617.

Sciroppo di Sysymbrium officinalis composto (*)
una manciata di foglie e una manciata di fiori di Sysymbrium officinalis; 10 grammi di Glycirrhiza glabra, 1 litro d’acqua. Bollire e ridurre di 1/3. Passare. Aggiungere 200 grammi di Miele. Bollire a bagnomaria fino a consistenza di sciroppo. Prenderne alcuni cucchiai da minestra durante la giornata.
(*)Nota: tale pianta è indicata da Castore Durante nella cura del Cancaro, a pagina 174a, del libro “Herbario novo”, del 1617.
____________________

____A colloquio col paleontologo americano William Schopf, che ha trovato i più antichi fossili terrestri, risalenti a 3 miliardi e mezzo di anni fa
Così ho scoperto la culla della vita
«La vita sulla Terra non è un incidente. Non dipende dal caso». Parla J. William Schopf, paleontologo americano. Il suo lavoro spazia dal ritrovamento di pietre contenenti tracce appena percettibili di organismi alla soluzione di domande vecchie come l'umanità. Schopf racconta le scoperte con le quali ha rivoluzionato le teorie sull'origine della vita in La culla della vita. La scoperta dei più antichi fossili terrestri, in uscita fra pochi giorni da Adelphi. Schopf insegna paleontologia all'università della California a Los Angeles.Professor Schopf, perché i suoi ritrovamenti sono così importanti?«Per secoli gli studiosi si sono interrogati sulla data della comparsa della vita sulla terra. Nell'800 la si fissò a 550 milioni di anni fa, perché a quell'epoca risalivano i più antichi fossili mai ritrovati. Ma i conti non tornavano. Se ne accorse per primo Charles Darwin che nel 1859, nell'Origine della specie, riconobbe che i più antichi organismi di cui si avevano tracce erano troppo complicati per essere i primi essere viventi in assoluto». Poi è arrivato lei....«Già negli anni '60 ci furono scoperte clamorose, ma nel 1993 io e la mia équipe trovammo fossili risalenti a 3,5 miliardi di anni fa. Da allora abbiamo cercato affannosamente di spiegare cose è successo in quell'intervallo di quasi 3 miliardi di anni di cui non si sa quasi niente».Cosa si sa, per l'esattezza?«Che le prime forme viventi erano microorganismi. Sono loro i nostri antenati, tutto viene da lì. La vita come la intendiamo oggi, le funzioni vitali, meccanismi come la digestione, la respirazione, la fotosintesi, gli equilibri naturali fra le specie, tutto cominciò allora. Era già stato tutto inventato 3 miliardi e mezzo di anni fa».Quali sono le conseguenze di queste rivelazioni?«Una fondamentale: che la nascita di forme viventi è molto più facile di quello che si pensava. Questi organism i sono estremamente sem plici, e si formarono quando il nostro pianeta era a uno stadio molto primitivo e poteva fornire ben poco nutrimento. Soprattutto, sono fatti di ingredienti che si trovano ovunque in natura e sulla maggior parte dei pianeti che conosciamo». Quindi la vita sulla Terra non è un incidente unico e irripetibile?«Secondo me no. E questo a mio parere non sminuisce il suo significato. Al contrario. Ci dice che la vita è parte integrante del cosmo, rientra nell'ordine naturale delle cose. E che l'universo può pullulare di altre forme di vita». Le sue ricerche aiuteranno a indagare l'esistenza di altre forme di vita nello spazio?«Di certo ci dicono cosa cercare. Non dinosauri, non esseri umani (anche se sarebbe bello trovarne qualcuno...) ma microscopici organismi. Finora si pensava che non valesse la pena di spingere l'analisi così in profondità, ma ora credo che si stiano aprendo nuovi filoni di indagine, e persino nuove discipline. L'astrobiologia, ad esempio».Pensa dunque che la scienza possa arrivare a spiegare con precisione cosa successe all'inizio dei tempi, come si passò da una serie di materiali inerti a un organismo?«Questo è un problema ancora molto difficile. Fino a poche decine di anni il dibattito sull'origine della vita fa era patrimonio riservato di teologi e filosofi, non di scienziati. Solo da poco abbiamo iniziato ad addentrarci in questo terreno».La conforta sapere che il Papa ha riconosciuto la validità delle teorie sull'evoluzione?«Mi conferma che il Papa è una persona illuminata e saggia. E mi fa pensare che indagare le origine della vita e sapere di che cosa è fatta può solo aiutarci, non creare divisioni».Ci aiuterà anche ad anticipare l'evoluzione futura delle specie, come la nostra?«Conoscere il passato ci aiuta a capire come siamo arrivati ad essere quello che siamo e come quello che facciamo oggi può modificare il futuro. Questo vale per tutte le specie, ma soprattutto pe r quella umana, la cui evoluzione naturale è stata completamente modificata dall'avvento della cultura e della tecnologia. Si pensi agli occhiali. Un milione di anni fa io, che sono miope, sarei morto giovane, perché non mi sarei potuto difendere. Oggi milioni di persone come me vivono tranquillamente, e tramandano il tratto della miopia senza problemi. Si pensi poi agli aspetti positivi dell'ingegneria genetica. Gli esseri umani hanno inventato un nuovo tipo di evoluzione: è più veloce di quella naturale e può prendere la direzione che noi le impartiamo. Ma è estremamente importante sapere che le nostre azioni avranno effetti sull'esistenza della nostra specie per migliaia di anni».
____________
Da qualche tempo mi sto dedicando (nel mio tempo libero) all'approfondimento di quanto vi è di vero nella teoria di Darwin. Nel corso di questa ricerca mi sono imbattuto in un articolo da Voi pubblicato in data 28 febbraio 2002, intitolato: "Darwin aveva ragione. E il gambero diventò mosca".
Il Vostro articolista (Massimo Piattelli Palmarini) scrive: "Un'importante scoperta, appena pubblica-ta su Nature, sconfigge una inveterata obiezione dei creazionisti alla teoria dell'evoluzione biologica. A detta dei creazionisti, infatti, la cieca lotteria genetica delle piccole mutazioni successive sarebbe incapace di produrre grandi cambiamenti in una specie biologica. Un gamberetto, per esempio, sempre a detta loro, può solo diventare più grande, o più scuro o sviluppare delle zampe più robuste, ma non può dare origine ad una mosca, né questa può poi dare origine, attraverso molti mutamenti intermedi, poniamo, ad un topo. Invece, in un agguerrito laboratorio della California, sono state riprodotte in dettaglio due piccolissime mutazioni, portatrici di grandi effetti, avvenute 400 milioni di anni fa, grazie alle quali si passò di colpo da un artropode, l'Artemia (detta anche scampetto della salamoia, o - chissà perché - scimmiotto di mare, molto popolare tra gli amanti dei piccoli acquari come cibo vivo per i pesci), al moscerino dell'aceto […] Come queste due minime e antichissime mutazioni spontanee in un gene "maestro" siano riuscite a produrre tanto cambiamento è stato ricostruito, sequenza per sequenza e molecola per molecola, dai genetisti Matthew Ronshaugen, Nadine McGinnis e William McGinnis, dell'Università della California a San Diego".
L'autore di questo articolo dimostra, però, di non conoscere le obiezioni dei creazionisti alla teoria dell'evoluzione biologica, o di essere in mala fede.
I movimenti antidarwiniani, molto attivi in alcuni stati degli USA, anche se sono stati promossi da gruppi protestanti fondamentalisti confutano l'evoluzionismo in modo assolutamente scientifico. All'evoluzionismo viene negata ogni validità scientifica: manca la minima prova scientifica (riprodotta in laboratorio od osservata in natura) di come una specie diventi gradualmente un'altra.
Sul fatto che all'interno di una specie avvengano variazioni siamo tutti d'accordo, il problema è che, per i darwinisti, le specie derivano l'una dall'altra, anche individui ormai non più interfecondi e ormai diversissimi, secondo i darwinisti, hanno antenati comuni. Gli evoluzionisti affermano che le variazioni all'interno della specie rappresentano una prova a sostegno della loro teoria. Queste variazioni, però, non costituiscono una prova per l'evoluzione perché non sono altro che il risultato di differenti combinazioni di informazioni genetiche già esistenti a cui non aggiungono nessuna nuova caratteristica.
Le variazioni avvengono sempre entro i limiti dell'informazione genetica. Tale limite, in genetica, è detto "pool genetico", o "fondo comune di geni". Tutte le caratteristiche presenti nel pool genetico di una specie possono comparire in vari modi per variazione. Ad esempio in una lucertola, a seguito di una variazione, potrebbero comparire delle varietà che presentano una coda più lunga o una pigmentazione più vivace. Le variazioni non possono trasformare un rettile in un uccello aggiungendovi le ali o le penne o mutando il loro metabolismo. Un tale cambiamento richiede un incremento delle informazioni genetiche, degli esseri viventi, che non è assolutamente possibile nelle variazioni.
Un insormontabile problema d'attendibilità scientifica all'evoluzionismo arriva dalla fisica: per gli evoluzionisti, le prime molecole organiche (gli aminoacidi) sono comparse spontaneamente. In seguito queste molecole avrebbero dato vita, unendosi casualmente tra loro, a molecole notevolmente più complesse: le proteine. A loro volta le proteine si sarebbero unite, casualmente, in modi sempre più complessi sino ad ottenere le prime cellule. Dalle unioni spontanee delle cellule sarebbero, casualmente, nati i primi organismi pluricellulari che successivamente si sarebbero evoluti in organismi sempre più complessi. In sintesi la vita è comparsa per un insieme fortuito di coincidenze. E, in essa, vi è una predisposizione naturale a divenire gradualmente sempre più complessa. Gli evoluzionisti non sanno spiegare perché avverrebbe questo crescente aumento di complessità, perché non vi è un'equivalenza più complesso uguale più adatto a sopravvivere, in ogni modo, affermano che tutto ciò avviene.
Questo casuale spontaneo aumento di complessità è l'esatto contrario di ciò che avviene per il secondo principio della termodinamica. Questa famosa legge è anche nota come "Legge dell'entropia". L'entropia fornisce una misura del grado di disordine in cui si trovano gli elementi che costituiscono il sistema. L'entropia di un sistema è incrementata dal movimento verso uno stato più disordinato, disperso e non pianificato. Più elevato è il disordine di un sistema, più elevata è la sua entropia. Tale legge sostiene che l'intero universo inevitabilmente procede verso uno stato più disordinato, disperso e non pianificato. Ogni giorno sperimentiamo questo principio: l'auto si guasta, ogni essere vivente invecchia e muore, le stelle esauriscono il loro carburante e si spengono, ogni cosa complessa regredisce e si decompone nei suoi elementi primitivi. Tutto scade al suo livello più probabile, i differenziali d'energia si livellano, ogni elemento, nel quale non sia continuamente immessa dall'esterno nuova energia o informazione, degrada ed è sopraffatto dal disordine. La seconda legge della termodinamica rappresenta il mezzo con il quale questo processo naturale è definito con equazioni fisiche e calcoli. La validità della seconda legge della termodinamica è dimostrata in modo sperimentale e teorico. I più importanti scienziati contemporanei concordano sul fatto che questa legge avrà un ruolo centrale nel prossimo periodo della storia. Albert Einstein disse che è la "legge più importante di tutta la scienza".
Per il secondo principio della termodinamica, tutto va solo di male in peggio. Per la teoria dell'evoluzione, invece, tutto va di bene in meglio casualmente e spontaneamente.
Queste due asserzioni: la teoria di Darwin e la legge dell'entropia, non possono essere entrambe veritiere, necessariamente una delle due deve essere falsa.
La confutazione del neodarwinismo spazia in ogni disciplina scientifica: dalla paleontologia alla chimica, dalla genetica all'anatomia comparata, dalla biologia alla matematica. Ciò che era opponibile all'evoluzionismo nel 1859, quando fu pubblicata L'Origine delle specie, continua ad essere opponibile. I problemi dei darwinisti (o come si preferisce oggi neodarwinisti) non sono stati risolti (come sperava Darwin) da nuove scoperte scientifiche ma piuttosto evidenziati. I sostenitori di tale teoria preferiscono "mantenere il suo credito col pubblico attraverso la soppressione della critica e l'eliminazione delle difficoltà" ( W. H. Thompson prefazione di un'edizione dell'Origine delle Specie).
Il peggio è che il Vostro articolista manifesta, anche, di ignorare la teoria di Darwin (la teoria dell'evoluzione per selezione naturale), eppure proclama: Darwin aveva ragione. Sembra che per Piattelli Palmarini l'importante sia dichiarare che Darwin ha ragione indipendentemente da come stiano realmente i fatti.
Darwin non parla mai di salti improvvisi. Infatti, ne L'Origine delle Specie afferma: "Se venisse dimostrato che è esistito un organismo complesso che non sia stato formato da numerose, successive, lievi modificazioni, la mia teoria crollerebbe". Darwin, quindi, sostiene che l'evoluzione da una specie ad un'altra può avvenire solo grazie a numerose, successive, lievi modificazioni.
Tutti gli ortodossi neodarwinisti, conformi agli insegnamenti del sommo maestro (Darwin), non ritengono plausibili questi salti improvvisi per un motivo molto semplice: un grande effetto non è mai casuale, ma svela, casomai, l'esistenza di un progetto. Una similare variazione (se sarà confermata da future verifiche) non può avvenire a caso. È, invece, identificabile come lo spostamento da un piano d'organizzazione ad un altro. Secondo Darwin & company (gli ortodossi neodarwinisti) solo piccole variazioni, poste al vaglio della selezione naturale, sono giustificabili come eventi casuali.
Nel proseguimento dell'articolo in quanto a faziosità le cose non migliorano, infatti leggiamo: "…Come già da tempo i biologi sospettavano, una piccola, rara e fortunata mutazione in un gene di regolazione, uno di quelli che ho sopra chiamato geni "maestri" (ma nel ger-go dei genetisti sono detti omeotici, e in questo caso particolare si tratta del ben studiato gene Hox), può d'un tratto produrre una specie nuova, assai diversa da quella di partenza. Le raffinate manipolazioni genetiche descritte nell'articolo di Nature, in tutto identiche a ciò che spontaneamente deve essere avvenuto 400 milioni di anni addietro, confermano adesso sperimentalmente che il sospetto era ben fondato. I normali meccanismi di mutazione genetica, poi seguiti dalla selezione naturale, sono, quindi, genuinamente capaci di generare delle assolute novità biologiche, cioè delle specie nuove. Si è riprodotta in laboratorio la genesi spontanea di uno di quei "mostri fortunati" (hopeful monsters) di cui già dagli anni Quaranta si parlava, tra il credulo e l'incredulo, nei lavori teorici sull'evoluzione. Questa importante conferma viene a corroborare, tra l'altro, le ipotesi "discontinuiste" propugnate da decenni soprattutto dai notissimi (ma spesso criticati) evoluzionisti Stephen Jay Gould e Richard Lewontin di Harvard. Una loro azzeccata analogia può forse aiutarci a capir meglio: l'evoluzione biologica non è una sfera liscia che rotola nel tempo con continuità, bensì un poliedro sfaccettato che, di tanto in tanto, procede scattando di colpo da una faccia a un'altra contigua, senza soste inter-medie. Il passaggio dallo scampetto della salamoia al moscerino dell'aceto è stato uno di questi scat-ti. Era già facile intuire che molti altri ne devono essere avvenuti, lungo centinaia di milioni di anni, su su fino ai nostri diretti antenati. Adesso possiamo aspettarci che alcuni di questi vengano riprodot-ti in ogni dettaglio in laboratorio. Quando, nel piano generale comune di un embrione, sempre forte-mente compartimentato, uno stesso gene comincia d'un tratto a reprimere lo sviluppo di certe sezio-ni, mentre attiva e potenzia altre distinte sezioni, dal nuotare nella salamoia si passa a volare nell'aria.
L'impalcatura modulare del vivente consente questo e ben altro. Nessun bisogno di fare appello a un architetto che tutto aveva già progettato al suo tecnigrafo. Piccole, rare improvvisazioni spontanee dai grandi effetti non hanno bisogno di architetti. È un po' come quando i produttori di fucili e mitra-gliatrici, finita la Seconda guerra mondiale, improvvisarono, e si misero, con piccole modifiche degli stessi macchinari, a produrre motociclette. (La sigla BSA, ben nota ai motociclisti della mia genera-zione, significava, infatti Birmingham Small Arms. La Royal Enfield, raffinata produttrice di armi da fuoco, si mise d'un tratto a fabbricare motociclette di grande eleganza)".
Una piccola rara fortunata mutazione in un gene di regolazione può generare delle assolute novità biologiche solo se queste novità sono già previste nel progetto di partenza. In altre parole queste novità non sono realmente delle novità, ma progetti già contenuti nel DNA della specie originaria. Nel caso specifico di questo esperimento, che bisogna ricordare manca ancora delle indispensabili verifiche, la perdita delle zampe, ben sette paia, è dovuta ad una proteina (Ubx) che ha la funzione di sopprimere gli arti. L'insetto sarebbe, quindi, emerso per via di una mutazione nel "soppressore-di-zampe Ubx", che ha reso questo attivo su tutto l'inventario di zampe, tranne che sulle prime tre paia. È certo che questa mutazione non sarebbe stata possibile se la proteina Ubx non fosse già stata presente nell'Artemia.
Le motociclette di grande eleganza prodotte dalla Royal Enfield non sono di sicuro nate per caso o improvvisando (?). Con piccole modifiche degli stessi macchinari si passò dalla produzione di fucili e mitragliatrici a produrre motociclette solo perché questi macchinari, opportunamente modificati secondo un ben preciso progetto e non a caso, avevano già in sé la potenzialità di produrre motociclette. Questa fabbrica, infatti, finita la guerra quando le armi non servivano più, non mutò in una fabbrica di caramelle o di camicie, rimase un'industria metallurgica e anche se i suoi prodotti cambiarono ciò non avvenne a caso. Le motociclette di grande eleganza non si ottennero attraver-so ripetute casuali modifiche gli stessi macchinari che prima producevano armi, altrimenti, la Royal Enfield non avrebbe realizzato alcun prodotto che funzioni anche dopo miliardi di anni di questi tentativi casuali. Inoltre il prodotto di partenza: fucili e mitragliatrici, non è di sicuro un qualcosa ottenuto per caso, ma un progetto intelligente. Analogamente le minuziose ali della mosca, che permettono all'insetto di volare, non possono essere comparse per caso. Come pure l'Artemia, che avrebbe originato "di scatto" la Drosophila, non è giunta all'esistenza per caso. È totalmente illogico pensare che si passi dal nuotare nella salamoia a volare nell'aria in modo accidentale. Questo esperimento (se sarà confermato dalle necessarie verifiche), casomai, dimostra che l'evoluzione se avviene non può avvenire a caso, cioè senza bisogno di fare appello ad un archi-tetto che tutto aveva già progettato al suo tecnigrafo. Molto probabilmente alla Royal Enfield, mentre si fabbrica armi, non avevano gia progettato le motociclette che avrebbero costruito solo dopo la Seconda guerra mondiale, ma di sicuro prima di costruirle le hanno progettate. Stando agli evoluzionisti con poche casuali variazioni, definite anche errori nella copiatura del DNA (Piero Angela parla di "difetto buono"), a scatti o gradualmente, si può passare, senza bisogno di fare pianificazioni, dal fabbricare fucili al produrre motociclette. In seguito a piccoli accumuli di questi errori, secondo la scuola gradualista, o per catastrofici errori che cambierebbero bruscamente la produzione, secondo la tesi degli equilibri punteggiati, in questa fabbrica dove non esistono progettisti, si riuscirebbe a costruire automobili, elicotteri, aerei e chissà che altro ancora.
Questo aumento casuale della complessità, che avvenga gradualmente oppure "a scatti", è contrario al secondo principio della termodinamica. Nessun aumento di complessità può avvenire spontanea-mente. In un sistema la complessità può aumentare solo se Qualcuno, esterno al sistema, fornisce l'informazione necessaria per accrescere la complessità.
L'evoluzione se avviene gradualmente (come sostengono gli ortodossi: Richard Dawkins, Daniel C. Dennett, John Maynard Smith, Piero Angela e altri) dovrebbe lasciare e aver lasciato una enorme quantità di tracce: il famosi anelli mancanti (che continuano a restare mancanti). Queste forme di transizione si dovrebbero trovare in gran quantità. Invece, non se ne trova nemmeno uno. La teoria discontinuità, invece, non ha bisogno delle forme di transizione per affermare che l'evoluzione avviene. Non basta, però, affermare che le forme di transizione non si trovano perché di scatto si passa dal gamberetto alla mosca. Bisogna rendere plausibile il passaggio improvviso da una specie ad un'altra come un evento casuale, altrimenti, l'unica conclusione logica è che la vita è un progetto intelligente. E se la vita è un progetto intelligente bisogna necessariamente fare appello a un Architetto (Dio) che tutto aveva già progettato al suo tecnigrafo.
Le leggi statistiche matematiche e i principi della fisica sono validi sia che si sostenga che l'evoluzione avviene lentamente e gradualmente sia che si affermi, invece, che l'evoluzione avviene per scatti improvvisi. In questa ultima ipotesi l'improbabilità è persino maggiore: per ogni tentativo riuscito, il mostro fortunato, devono esistere miliardi di tentativi falliti, mostri e basta. Le variazioni genetiche sono, invece, molto rare e di solito causano malattie più o meno gravi, o nella migliore delle ipotesi sono neutrali, (come sostenuto dalla teoria di Kimura) cioè non causano cambiamenti. Per di più, tutte le variazioni genetiche non si fissano nel DNA originario che ha in se la capacità di auto-ripararsi.
Il modello dell'equilibrio punteggiato di Gould, inoltre, crolla fin dall'inizio per la sua incapacità di affrontare il problema dell'origine della vita. Poiché neppure una sola proteina può essere spiegata come un evento accidentale, il dibattito se organismi, costituiti da miliardi di proteine, evolvono a scatti o gradualmente non ha alcun senso.
In attesa di una vostra risposta saluto cordialmente. Resta inteso che se lo riterrete opportuno Vi autorizzo a pubblicare quanto sopra ed assumo ogni responsabilità sulla veridicità di quanto dichiarato.

______________________
Il fegato è un organo complesso sia strutturalmente sia funzionalmente. Esso è costituito da una struttura connettiva a partenza dall'ilo epatico che rappresenta il graticcio portante del tessuto epatico in senso proprio (circa 300 miliardi di epatociti) e del sistema cellulare reticolo-endoteliale (cellule di Kupfer e di Ito); tra questi in loro stretto rapporto si trovano vasi sanguigni, linfatici e i collettori biliari. La cellula epatica, oltre alla formazione e secrezione biliare indispensabile per la digestione degli alimenti, svolge un delicato e complesso sistema di funzioni di enorme importanza per l'organismo. Glicidi, lipidi e proteine di origine alimentare sono metabolizzati attraverso vie complesse e i loro prodotti terminali vengono immagazzinati per provvedere ai bisogni energetici e plastici dell'organismo. I monosaccaridi vengono trasformati da processi di fosforilazione e da enzimi ramificanti in un polisaccaride di deposito: il glicogeno; questa sostanza, a seconda dei bisogni dell'organismo, viene nuovamente scissa a glucosio e immessa nel sangue. I lipidi, assorbiti dall'intestino come acidi grassi, sono convertiti enzimaticamente in trigliceridi, esterificati con colesterolo, incorporati nei fosfolipidi e ossidati a CO2 e corpi chetonici per motivi energetici. La maggior parte dei trigliceridi vengono secreti nel sangue refluo dal fegato incorporati in lipoproteine. Il fegato inoltre è coinvolto in quasi tutti gli aspetti del metabolismo proteico, partecipando sia alla fase anabolica o di sintesi di proteine quali l'albumina, il fibrinogeno, molti fattori della coagulazione, enzimi, sia alla fase catabolica con conversione finale degli aminoacidi in urea. Il fegato poi svolge una funzione di detossificazione su sostanze di origine alimentare, farmaci e altre sostanze potenzialmente tossiche per l'organismo. È da ricordare anche l'importanza del fegato nella demolizione dei pigmenti ematici provvedendo alla coniugazione della bilirubina con acido glicuronico e alla sua eliminazione attraverso la bile. Queste scarne premesse sulla funzione del fegato fanno comprendere come sia possibile che numerose cause (infiammatorie, infettive, tossiche, carenziali) si ripercuotano su di esso provocando alterazioni anche gravi e letali per l'organismo.
:: Insufficienza epaticaL'insufficienza epatica può essere considerata il punto di arrivo di tutte le malattie del fegato. Sotto questo termine si riunisce l'insieme delle manifestazioni cliniche e biochimiche dovute alla diminuzione o all'arresto delle funzioni del fegato. Qualunque malattia epatica, acuta o cronica, che implichi un danno grave degli epatociti può complicarsi con il quadro dell'insufficienza epatica. Questo è dominato da disturbi psiconervosi che sfociano nel coma epatico. Nelle prime fasi i malati sono confusi, disorientati, presentano un'inversione del ritmo sonno-veglia con insonnia e agitazione notturna e al contrario sonnolenza durante il giorno; successivamente i disturbi della coscienza sono più profondi fino a realizzare il quadro del coma. Il quadro clinico è ulteriormente complicato dall'ittero, dalla febbre e da gravi disturbi della coagulazione spesso responsabili di emorragie mortali. Accanto all'aspetto clinico disponiamo, per mettere in evidenza uno stato di insufficienza epatica, di metodi di laboratorio che indagano le varie funzioni. Il laboratorio potrà quindi riscontrare un aumento della quantità di ammoniaca nel sangue venoso, indice di un'insufficiente detossificazione epatica di composti azotati; la diminuita capacità sintetica del fegato sarà dimostrata con l'esecuzione di alcuni test di coagulazione e con il dosaggio dell'albumina plasmatica. Nel sangue venoso il dosaggio delle transaminasi e di altri enzimi esprime con discreta approssimazione il grado di integrità strutturale delle cellule epatiche. Infine alcuni esami permettono di esplorare la funzione biliare (bilirubinemia, dosaggio della fosfatasi alcalina, dosaggio dei sali biliari). A un tale complesso di sintomi si può arrivare talvolta rapidamente, come nel caso di un'epatite virale o tossica fulminante, oppure gradualmente, con periodi alterni di riacutizzazione e di remissione come nelle cirrosi.
:: TERAPIALa terapia di uno stato di insufficienza epatica, oltre ovviamente alla cura della malattia epatica iniziale, comprende l'impiego di medicamenti adatti a correggere di volta in volta le carenti funzioni dell'organo. Infine bisogna ricordare il trapianto di fegato. Ittero. L'ittero non è una malattia, ma è un sintomo che può comparire in diversi stati morbosi di origine epatica o extraepatica. Con questo termine si indica una colorazione della cute e della congiuntiva sclerale di intensità variabile da giallo canarino a giallo oro a giallo verdastro. La colorazione itterica compare quando la concentrazione della bilirubina nel sangue supera un certo limite (in genere 2 mg % ). Tale aumento della concentrazione plasmatica della bilirubina può avvenire per tre meccanismi differenti:
1) per aumentata produzione di bilirubina da eccesso di distruzione dei globuli rossi; tale bilirubina libera in eccesso non può essere tutta coniugata con acido glicuronico nella cellula epatica e circola nel sangue come tale;
2) per una lesione cellulare epatica per cui all'alterazione biligenetica epatica fa seguito un rigurgito di bilirubina libera e in parte coniugata nei linfatici e poi nel sangue;
3) per un ostacolo al deflusso della bilirubina coniugata a livello delle vie biliari.
Nel primo caso si parla di ittero emolitico che compare nelle anemie emolitiche e durante emolisi da avvelenamenti; nel secondo caso si parla di ittero epatocellulare in corso di epatite virale, cirrosi, localizzazioni epatiche di altre malattie; nel terzo caso si parla di ittero ostruttivo per ostacolo intrinseco o estrinseco alle vie biliari (calcolosi, tumori, stenosi cicatriziali). Accanto ai pigmenti biliari, che danno la colorazione itterica, aumentano nel sangue anche i sali biliari soprattutto nell'ittero da ostruzione e questo provoca prurito, bradicardia, ipotensione. Quando esiste un ittero da ostruzione completa la bile non passa più, nemmeno in piccola quantità, nell'intestino e perciò le feci sono del tutto scolorate, biancastre, cretacee. Quando esiste un ittero epatocellulare le feci sono poco pigmentate, mentre nell'ittero emolitico sono fortemente colorate per l'aumentata escrezione biliare nell'intestino. I pigmenti biliari vengono eliminati nell'orina in grande quantità in caso di ittero ostruttivo e in quello epatocellulare, mentre nell'ittero emolitico esiste soltanto urobilinuria perché la bilirubina libera è poco idrosolubile e non passa quindi nell'orina.
:: Epatite acuta Molti Virus possono produrre un'epatite più o meno intensa (virus della varicella, della mononucleosi, della parotite epidemica, Herpes virus, Citomegalovirus), ma gli agenti virali più spesso in causa nell'epatite virale acuta umana sono i virus dell'epatite A, dell'epatite B e i virus cosiddetti 'non A-non B'. L'epatite da virus A colpisce prevalentemente soggetti giovani dopo un periodo di incubazione relativamente breve (15-45 giorni); l'infezione avviene in seguito alla penetrazione del virus per via orale, per ingestione di acqua o di alimenti contaminati da materiale fecale proveniente da soggetti infetti. Questa modalità, di trasmissione, simile agli agenti di molte forme acute gastroenteriche, spiega come la diffusione possa avvenire in piccole comunità (scuole, caserme) oppure essere di tipo epidemico. Nell'epatite da virus B, che colpisce soggetti di ogni età dopo un periodo di incubazione che varia da 50 a 120 giorni, si possono riconoscere almeno tre differenti modalità di contagio. Un primo modo di trasmissione avviene mediante contatto con sangue infetto. Questa modalità di contagio concerne principalmente medici, dentisti, infermieri, tecnici di laboratorio. Ma il sangue infetto o suoi derivati (plasma, crioprecipitati) è responsabile della trasmissione della malattia mediante trasfusione. Per questo motivo l'epatite B è stata anche denominata 'epatite trasfusionale' o 'epatite da siero'. Un secondo modo di contagio è l'inoculazione con materiale da iniezione non sufficientemente sterilizzato, precedentemente utilizzato da soggetti portatori di virus B; questo spiega la diffusione di tale malattia tra i tossicomani. Infine l'epatite B può essere trasmessa attraverso contagio sessuale. Il virus dell'epatite B è molto complesso sia morfologicamente sia immunologicamente; nel decorso della malattia è possibile osservare nel plasma la comparsa di determinati antigeni virali e dei loro corrispondenti anticorpi. Tra i più conosciuti ricordiamo l'antigene denominato HBsAg, che è presente nel plasma dal momento dell'inoculazione del virus (periodo preclinico) fino all'incirca al momento della guarigione; esso viene poi sostituito dal suo corrispettivo anticorpo (anti HBsAg) (sieroconversione). In alcuni soggetti l'antigene HBsAg può essere evidenziato anche a distanza di tempo dalla malattia oppure anche senza che vi sia stata malattia clinicamente evidente. Il primo evento si può spiegare con la cronicizzazione dell'epatite, il secondo con uno stato di portatore sano la cui presenza all'interno della popolazione costituisce una specie di serbatoio del virus. Anche l'anticorpo anti nucleo centrale del virus (anti HBc), specifico dell'antigene del nucleo centrale del virus (core), può essere riscontrato nel plasma in varie fasi della malattia e può essere costituito da due differenti gruppi di immunoglobuline. Quando la sua concentrazione è elevata ed è costituito da IgM è interpretabile come segno di attiva replicazione virale; è quindi indice di infezione recente o di uno stato di portatore cronico ed è spesso associato alla presenza dell'antigene HBs. Quando è costituito da IgG e la sua concentrazione non è molto elevata può essere segno di pregressa infezione, acquisita immunità e può persistere nel plasma anche molto a lungo. L'epatite da virus non A-non B è trasmessa da donatori di sangue clinicamente sani, evidentemente portatori cronici del virus. L'infezione avviene prevalentemente per via parenterale; è frequente nei tossicomani e rappresenta oltre la metà delle epatiti post-trasfusionali che oggi si verificano. Quando un virus epatico infetta il fegato di un soggetto capace di una reazione flogistica acuta si istituisce un quadro clinico abbastanza tipico che comprende fenomeni generali, sintomi digestivi e alterazioni morfologiche e funzionali epatiche. Nella sua forma più tipica la malattia dura da sei a dodici settimane; ha inizio in modo subdolo con malessere e sintomi che possono essere confusi con un banale fatto influenzale, successivamente i malati lamentano una profonda astenia, mancanza di appetito, nausea, dolori addominali, modesta diarrea e febbricola; dopo pochi giorni si manifesta l'ittero e si rende evidente l'ingrossamento del fegato. Il laboratorio è molto utile per la diagnosi e il controllo dell'evoluzione della malattia: già nelle prime fasi si mette in evidenza un aumento dei valori delle transaminasi sieriche (AST e ALT) con una netta inversione del loro rapporto; il dosaggio di questi enzimi è molto utile per seguire l'andamento della malattia e per confermare l'avvenuta guarigione. Si può anche dosare la bilirubinemia, che segue un andamento parallelo a quello delle transaminasi; molto utile infine per valutare l'intensità del danno epatocitario è la determinazione periodica dell'attività del complesso protrombinico. Esistono anche, accanto a questa forma che può essere definita tipica, delle forme anitteriche, delle forme subcliniche che possono sfuggire alla diagnosi e delle forme gravissime, fulminanti. Altre cause di epatite acuta vanno ricercate in alcuni farmaci, sostanze tossiche e infine nell'uso massivo di bevande alcooliche. Epatiti croniche . Sotto questo termine si intende un'affezione infiammatoria del fegato con caratteristici aspetti all'esame istologico e la cui durata non deve essere inferiore a sei, dodici mesi. Nel passato dei malati di epatite cronica esiste quasi sempre un episodio di epatite acuta clinicamente evidente oppure dimostrabile con la presenza dell'HBsAg nel sangue. Esistono poi casi in cui il riscontro dell'antigene HBsAg è negativo, ma esiste una pregressa epatite acuta oppure dati riguardanti pregresse emotrasfusioni; in questi casi è lecito pensare a un'infezione pregressa con virus non A-non B. Ancora esistono casi di epatite cronica la cui origine non è sicuramente postepatica, ma dovuta a un meccanismo autoimmunitario di ordine sistemico come si ha nelle collagenopatie (epatite lupoide). L'epatite cronica colpisce in genere persone di mezza età, ma anche giovani spesso al di sotto dei vent'anni che si rivolgono al medico per la comparsa graduale di stanchezza accompagnata spesso da disturbi digestivi o da vaghi e saltuari dolori in regione epatica. L'esame obiettivo del malato dimostra un ingrossamento del fegato e spesso anche della milza; può anche esserci un arrossamento tipico del palmo delle mani e non è raro il riscontro dei cosiddetti 'nei a ragno' soprattutto alla radice del collo e sul dorso. Il laboratorio fornisce ai fini della diagnosi molti dati utili: è sempre presente un rialzo delle transaminasi, spesso una diminuzione dell'attività del complesso protrombinico, un aumento della bilirubina sierica, un aumento delle immunoglobuline. La biopsia epatica per il prelievo di tessuto da sottoporre ad analisi istologica è però l'esame più importante per la conferma della diagnosi di epatite cronica e per il riconoscimento ai fini della terapia dell'entità e della natura del danno epatico. Infatti, anche se esiste molta discussione intorno a questo problema, in base all'aspetto microscopico si possono distinguere un'epatite cronica persistente benigna, che non richiede terapia, e un'epatite cronica attiva con un esteso infiltrato infiammatorio, con fibrosi e necrosi degli epatociti. Quest'ultima evolve verso la cirrosi e l'insufficienza epatica e richiede l'uso di farmaci per rallentare l'evoluzione.
Cirrosi epatica La cirrosi si può considerare come il punto di arrivo irreversibile di una lesione più prolungata degli epatociti qualunque ne sia la causa. La distruzione degli epatociti porta, con l'andar del tempo, a uno sviluppo esagerato di tessuto fibroso. Il tessuto epatico ha la capacità, entro certi limiti, di rigenerarsi, ma la presenza della fibrosi impedisce il rigenerarsi di tessuto normale e quindi gli epatociti di nuova formazione si raccolgono in ammassi ai quali si dà il nome di 'noduli'. Si può quindi affermare che le due lesioni principali che definiscono la cirrosi sono la fibrosi e i noduli. Come si è detto, diverse sono le condizioni che con l'andar del tempo portano alla cirrosi epatica, ma nei nostri paesi il primo posto come frequenza spetta senza dubbio all'alcoolismo. In Italia si stima che circa il 70 % delle cirrosi epatiche sia legato all'alcoolismo. Altre cause frequenti sono le epatiti croniche attive, l'emocromatosi, alcune malattie ereditarie rare come il morbo di Wilson, il deficit di alfa-1-antitripsina, alcune tesaurismosi. Esiste poi una forma di cirrosi a più decisa impronta colestatica e con preferenza per il sesso femminile che viene denominata cirrosi biliare primitiva. Inoltre per un certo numero di casi di cirrosi non è possibile l'individuazione della causa, esse vengono quindi dette criptogenetiche. Come si è detto all'inizio, la cirrosi è una condizione irreversibile e il suo decorso è inevitabilmente fatale. La storia clinica di questa malattia può essere divisa in due periodi: non complicata e complicata. Il primo periodo spesso è subclinico e quindi non conosciuto dal malato, è compatibile con una vita normale e può durare anche parecchi anni. In questo periodo gli unici segni che possono indurre il medico a iniziare un accertamento diagnostico sono una modesta epatosplenomegalia spesso associata a eritema palmare o ad angiomi stellari, oppure modeste alterazioni di esami ematochimici in corso di accertamenti sistematici. Il secondo periodo è caratterizzato da una serie di complicazioni che intervengono a rendere evidente il quadro di una cirrosi latente o ad aggravare il quadro clinico di un malato già riconosciuto affetto da cirrosi epatica. Nella cirrosi epatica si viene a creare un sovvertimento nella circolazione del sangue e della linfa nel territorio addominale (ipertensione portale) che innesca meccanismi paradossi di controregolazione di tipo ormonale (renina-aldosterone); tutto questo determina una ritenzione di acqua e di sodio che si manifesta con edemi soprattutto alle gambe e con il progressivo accumulo di versamento libero nella cavità addominale (ascite). In questa fase della malattia il malato si accorge che il volume dell'addome aumenta progressivamente, mentre la rimanente parte del corpo va incontro a un continuo dimagramento (soprattutto torace, braccia, cosce). Obiettivamente l'addome si presenta molto dilatato, teso, con parete sottile solcata da una fitta rete venosa. In un malato di cirrosi epatica l'insorgenza di ascite, spesso anche accompagnata da ittero e da un grado più o meno accentuato di encefalopatia porto-sistemica fino al coma epatico, rappresenta la rottura di un equilibrio; da questo momento il decorso della malattia è rapidamente progressivo e va verso l'esito letale nel giro di pochi anni. In questo stadio di cirrosi complicata o scompensata molto frequenti e gravi sono le emorragie digestive da varici esofagee e talora da concomitante ulcera peptica, emorragie aggravate dai disturbi della coagulazione sempre presenti negli epatopatici gravi. Attualmente disponiamo di numerosi mezzi che ci permettono di avere un quadro completo delle alterazioni strutturali e delle modificazioni biochimiche nella cirrosi. Basti pensare all'agobiopsia epatica, alla possibilità di esaminare direttamente la superficie esterna del fegato con un particolare strumento (laparoscopia), alla possibilità di esaminare con metodiche radiologiche il volume dell'organo e il suo sistema vascolare (ecotomografia, scintigrafia epatica, splenoportografia, arteriografia); possiamo infine usare metodiche di laboratorio per evidenziare il quadro biochimico della sofferenza epatica (quadro proteico, test della coagulazione, dosaggio di vari enzimi, clearance della BSF o di altre sostanze come ad esempio il sorbitolo).
:: Terapia della cirrosi epatica La terapia della cirrosi epatica è soprattutto rivolta a eliminare le cause che hanno determinato la malattia. Importanti sono anche le misure dietetiche, in quanto il malato di cirrosi epatica deve eliminare l'assunzione di qualunque sostanza epatotossica, in primo luogo le bevande alcooliche, e poi è opportuna l'assunzione di una dieta ricca in proteine e povera di sale. È molto discutibile l'effettiva utilità terapeutica dei farmaci cosiddetti epatoprotettori. Negli ultimi anni per risolvere le complicanze dell'ipertensione portale e della ritenzione idrosalina sono state utilizzate diverse metodiche di 'scarico' della circolazione portale nella circolazione sistemica con particolari valvole (per esempio, LeVeen) ma i reali vantaggi a lungo termine di queste sono ancora in fase di completa valutazione.
:: Carcinoma del fegatoÈ il più frequente tra i vari tumori che colpiscono primitivamente il fegato e si impianta spesso sopra un fegato già leso da epatopatia cronica o da cirrosi. Il tumore può assumere due tipi istologici diversi a seconda della sua origine dalle cellule epatiche o dai canalicoli biliari. I sintomi di un carcinoma epatico sono in principio indefiniti e in genere il sospetto nasce quando in soggetto con disturbi epatici già riconosciuti si ha una modificazione, altrimenti ingiustificata, del quadro clinico con dolori, febbre, ittero. Dal sospetto alla diagnosi sarà possibile passare con l'aiuto della ecografia epatica, della scintigrafia, della biopsia (spesso eseguita in corso di laparoscopia) e di tutti quei mezzi radiologici, strumentali e laboratoristici che permetteranno di precisarne la sede e l'entità. La prognosi è infausta a breve scadenza dalla diagnosi anche se oggi l'uso di sostanze citostatiche l'ha in parte migliorata. Da ricordare poi la possibilità chirurgica qualora il tumore sia piccolo, ben localizzato e il paziente in condizioni tali da sopportare l'intervento. Occorre ricordare che il fegato è uno degli organi più colpiti dalle localizzazioni metastatiche dei tumori maligni a partenza dagli organi più diversi; in particolare danno spesso e rapidamente metastasi epatiche i carcinomi dello stomaco, dell'intestino, della colecisti, del pancreas.

__
Che cos’è il cancro?Potremmo definire il cancro come un complesso di malattie chepossono colpire tutti gli organi del corpo, dovute alla proliferazionedi cellule degenerate e la cui prognosi, in assenza di cure, è generalmentemortale.Tuttavia, questa definizione, facile, globalmente esatta,non restituisce la dimensione reale, l’incredibile complessità el’immensa sfida che questa malattia pone.Per provare a capire la veranatura del cancro, bisogna avere il coraggio di andare oltre, di penetrarei segreti della vita, di entrare nei meccanismi più intimi dellastoria e del funzionamento cellulare. Proviamo a farlo insieme e, perquesta ragione, cominciamo dall’inizio.Tutti gli organismi viventi, che siano piante, animali o esseriumani, tutti quanti sono costituiti dall’assemblaggio ordinato e organizzatodi piccolissimi elementi chiamati “cellule”. Il corpo umano,per esempio, ne conta all’incirca un milione di miliardi. Benchéprovengano tutte, all’inizio, da una stessa cellula – ci ritorneremo –esse si sono differenziate con il tempo, nel corso dello sviluppo dell’individuo,in 200 tipi di cellule diverse. E ciascuno di questi tipicellulari si è organizzato per costituire un “organo”. È così che alcunecellule formano il fegato, altre il cuore, i reni, il cervello, gli occhi,il sangue oppure l’intestino.Eppure, tutte queste cellule diverse da un organo all’altro sonoportatrici di caratteri comuni, dal momento che appartengono tuttea uno stesso individuo. E sono precisamente queste caratteristichecomuni che permettono a tali cellule di distinguere tra loro le persone.Sono queste differenze di un individuo rispetto a un altro chespiegano anche perché non si possa prelevare un organo da una personae trapiantarlo a un’altra senza prendere la precauzione di verificarese esista un minimo di affinità (o di compatibilità) tra il donatoree il ricevente.Ma torniamo alla scala di grandezza precedente. In un dato individuo,tutte le cellule sono diverse nel loro aspetto: una cellula delcuore non assomiglia a una cellula della retina, per esempio.E anchenel loro funzionamento: l’una si contrae regolarmente al ritmo deibattiti del cuore, l’altra ci permette di vedere essendo sensibile ai raggiluminosi. Ciononostante, esse hanno molti punti in comune dalmomento che stanno all’interno dell’involucro di una stessa persona,si accettano reciprocamente, e sanno riconoscere e rigettare lecellule di un altro individuo.Per comprendere questo apparente paradosso, bisogna considerarecome si forma un individuo.Al principio di ogni vita, esiste una prima cellula.A dire il vero, sitratta piuttosto dell’unione di due mezze cellule, una provenientedal padre, lo spermatozoo, e l’altra dalla madre, l’ovulo. La primaporta il patrimonio genetico del padre, l’altra quello della madre. Èla loro somma che dà vita alla prima cellula del futuro individuo.Molto rapidamente, questa prima cellula si divide per darne due.Poi, ciascuna si divide a sua volta per darne 4, poi 8, 16, 32, 64, 128ecc., fino a quel famoso milione di miliardi di cellule che costituisconoun essere umano. Abbiamo qui un fenomeno quantitativo dimoltiplicazione cellulare che permette, a partire da una sola cellula,di fabbricarne dei miliardi.Non appena l’organismo raggiunge lo stadio di alcune centinaiadi cellule, si produce simultaneamente un altro fenomeno. Qualitativo,in questo caso. Ciascuna di queste cellule si differenzia dalle altre,assume un aspetto particolare e si orienta, all’interno di quelprincipio di embrione in gestazione, per insediarsi là dove l’organoche deve formare si dovrà trovare, rispettando la struttura d’insiemee le definizioni morfologiche della specie.Tutti gli uomini hannodue piedi e due mani sempre collocate nello stesso posto, due occhinelle orbite, un cuore nel torace e un cervello nella testa. Gli uccellihanno invece delle ali e i pesci delle pinne. Ogni specie mantiene inmodo costante da una generazione all’altra, da un individuo all’altro,le sue caratteristiche morfologiche e anatomiche.Ancora più stupefacente:non solamente le cellule si dividono le une dalle altre performare gli organi, ma, inoltre, mentre all’inizio erano tutte identiche,esse si specializzano nel loro funzionamento. In effetti, una voltaformati gli organi, ogni cellula arriva a effettuare solo più un’uni-10 Parte I.Una cellula così perfetta...ca operazione, in funzione dell’organo al quale appartiene. Quelladella retina dell’occhio, per esempio, vede, ma, in nessun modo, puòadempiere a quel che fa una cellula del rene, cioè depurare il sangueed eliminare le tossine nell’urina. Per fortuna, d’altro canto!C’è quindi all’inizio una sola cellula che, in qualche mese, ne generamiliardi, tutte diverse e specializzate, ma che pure sono, in uncerto qual modo, tutte uguali e sanno riconoscersi come appartenentia uno stesso individuo! Per quanto stupefacente possa essere,bisogna ammettere che ciascuna cellula di un essere vivente possiedel’insieme di tutte le potenzialità, ma ognuna di esse non utilizza cheuna sola delle sue potenzialità, delle sue funzioni, ed esclude tutte lealtre. Com’è possibile?Per capirlo, bisogna scendere a una scala di grandezza ancora minore.Bisogna cercare insieme quel che definisce le caratteristicheproprie a tutte le cellule di uno stesso individuo, quel che fa sì cheuna cellula si divida in due e quel che spiega come una cellula specializzatagarantisca la sua funzione e soltanto quella. Entriamo all’internodi una di queste cellule. La prima, per esempio.Abbiamo detto che questa prima cellula – chiamiamola la “totipotente”dal momento che è capace di dare origine a tutte le altrecellule – ha ricevuto il patrimonio genetico del padre e quello dellamadre. Cosa significa questo?Perché la vita si produca e persista, bisogna che ogni cellula chedefinisce la materia vivente garantisca quelle che si possono chiamarele funzioni vitali. Per esempio, se le cellule del cuore di una personasmettessero di contrarsi, questa persona morirebbe. Se le suecellule renali smettessero di depurare il sangue, se le sue cellule intestinalicessassero di assorbire gli alimenti o se i globuli bianchi nonla difendessero più contro le infezioni, morirebbe. È proprio il funzionamentodi ciascuna delle cellule che lo compongono che permettonoa un organo di operare normalmente. Ed è la risultante delfunzionamento di ogni cellula che spiega globalmente il funzionamentodi un organismo.Generalmente, questo funzionamento necessita della fabbricazionedi sostanze indispensabili: di ormoni, per esempio, affinché si sviluppinogli organi sessuali senza i quali non è possibile la riproduzione;di enzimi, che permettono la digestione; di collagene, per garantirel’elasticità della pelle; o ancora di rodamina, fabbricata dalleChe cos’è il cancro 11cellule della retina e che, in quanto sensibile alla luce, permette la visionedell’occhio ecc.Tutte queste sostanze appartengono a una categoriadi molecole che chiamiamo proteine.Si può quindi dire, riassumendo molto brevemente, che le cellulesono delle officine specializzate nella fabbricazione delle proteine.Ma nessuna inventa il processo di fabbricazione, né la proteina fabbricata.Essa fabbrica questa proteina perché possiede la ricetta necessariae dispone di un modo per leggerla e per mettere in atto ilprocesso di fabbricazione. Queste ricette, in realtà, sono i geni.Si associano spesso, per esempio, geni e colore degli occhi o deicapelli. In realtà, il fatto che gli occhi siano blu o verdi, che i capellisiano bruni o rossi, ciò risulta dalla fabbricazione di proteine capacidi dare quel colore piuttosto che quell’altro ai nostri occhi o ai nostricapelli, e la ricetta corrispondente a quelle proteine è fornita daigeni provenienti dai nostri genitori. È per questo motivo che queicaratteri morfologici ci appaiono a giusto titolo ereditari. La primacellula riceve quindi i geni del padre e i geni della madre, nel noverodi circa 30 mila nella specie umana.Da una cinquantina d’anni, sappiamo qual è la struttura, la formafisica di questi geni, come queste ricette sono scritte. Una scopertache dobbiamo a due ricercatori francesi, i professori François Jacobe Jacques Monod. Le ricette sono scritte per mezzo di quattro lettere,il codice genetico, lungo un filamento. Quest’ultimo altro non èche il DNA o acido desossiribonucleico, che si trova all’interno diogni cellula sotto forma di cromosoma. L’incredibile, soprattutto sesi pensa che questo DNA si conserva da una generazione all’altra, èche questo filamento è straordinariamente sottile. Immaginate: misuradue metri di lunghezza; due metri contenuti all’interno di ciascunodi quei piccoli elementi che sono le nostre cellule.La semplicità del codice genetico, il cui alfabeto non conta chequattro lettere, e la lunghezza del DNA spiegano un elemento determinanterispetto a quanto ci interesserà più avanti: il carattere ambivalentedel veicolo dell’informazione genetica, allo stesso tempo resistentee fragile.È resistente, perché il DNA è incredibilmente stabile da una generazioneall’altra e da un individuo all’altro in seno alla stessa specie.Ciò spiega la stabilità delle specie.Immaginate che ogni generazione,in una determinata specie, sia diversa dalla precedente: una rosa da-12 Parte I.Una cellula così perfetta...rebbe vita a un garofano, un gatto a un cavallo! È stabile anche da unacellula all’altra durante la moltiplicazione cellulare. Altrimenti, peresempio, le cellule del fegato diventerebbero domani le cellule delcuore o del cervello! Questa resistenza dipende da due fattori. Perprima cosa dal fatto che il sistema è semplice.Quattro lettere,A,T,C,G, scrivono tutta la vita, la storia della vita in ogni sua forma e portanoin loro tutte le sue potenzialità future. Messe una di seguito all’altratre miliardi di volte lungo il filamento del DNA, all’interno di milionidi miliardi di cellule che ci compongono, queste quattro letterescrivono i 30 mila geni propri della specie umana. Il secondo motivosta in un sistema che permette di verificare l’esattezza della scritturagenetica e di ripararla immediatamente se viene scoperto un errore.Infatti, delle piccole molecole circolano lungo il filamento del DNA eleggono i geni che esso contiene. Se sopravviene un errore di scrittura,se una lettera si è rovinata o cancellata, se una sequenza di qualchelettera si è malauguratamente invertita, questi piccoli verificatori loscoprono, richiamano altre molecole, riparatrici in questo caso, cheasportano l’anomalia e sostituiscono la o le lettera(e) anormale(i) conun nuovo pezzo di DNA corretto. Questo sistema di localizzazioneriparazioneè fondamentale per la conservazione del DNA e dunqueper l’insieme dei geni indispensabili al funzionamento delle nostrecellule. Si potrebbe paragonare questo sistema a un lettore compactdisc che, constatando una scalfittura che disturba l’ascolto di un branodi musica, fosse capace di effettuare lui stesso la riparazione necessaria,in modo che la qualità del cd rimanesse perfetta per sempre.Tuttavia, questa apparente resistenza, che ha permesso alle specieviventi di attraversare la storia del mondo dalla primissima cellulaapparsa sulla Terra fino a oggi, è associata a una caratteristica opposta:la fragilità. Non si può evitare di notare il carattere sottile e improbabiledella vita, quando si sa che queste migliaia di geni, tuttistraordinariamente indispensabili al funzionamento dei nostri organi,sono scritti su un filo che è migliaia di volte più sottile di un capello,all’interno di miliardi di cellule, ciascuna non più grande diqualche milionesimo di millimetro. Questa fragilità del nostro patrimoniogenetico dipende inoltre da un processo specifico e fondamentale:la replicazione del DNA nel momento della divisione cellulare.Ogni volta che una cellula si divide per darne due, deve, prima,fabbricare una copia del proprio DNA. Infatti, come abbiamo vistoChe cos’è il cancro 13precedentemente, tutte le cellule sono generate da una stessa cellulache si è moltiplicata e ciascuna possiede interamente lo stesso patrimoniogenetico della cellula madre che le ha dato origine e di tuttele cellule sorelle o figlie.Questo è possibile solo se, ogni volta, prima di cominciare a dividersiin due cellule figlie, la cellula madre produce una copia del suomateriale genetico, di quel filamento di DNA di due metri di lunghezza.Una volta che dispone di una doppia quantità di materialegenetico, può allora trasmettere un esemplare di DNA identico a ciascunadelle due cellule alle quali dà vita. Prima di dividersi in due –ossia prima di quella che chiamiamo “mitosi” – una cellula devequindi produrre una copia identica del suo DNA, del suo patrimoniogenetico. Questo fenomeno porta il nome piuttosto logico di “replicazione”o “duplicazione”. È grazie a questo processo che giungiamoa un individuo i cui milioni di miliardi di cellule che lo compongonohanno tutti lo stesso patrimonio genetico.Per quanto straordinario e importante sia, questo processo è fontedi instabilità genetica. Sia durante la genesi di un futuro bambino,ma soprattutto durante tutta la vita di un individuo, le cellule che locompongono si dividono, senza sosta, per garantire prima la crescita,poi, più tardi, per riparare le ferite o semplicemente per sostituire lecellule che invecchiano e che muoiono continuamente.Ogni giorno, un uomo, in assenza di qualsiasi fenomeno di cicatrizzazioneo di accrescimento, perde, e dunque fabbrica per sostituirle,tra i 50 e i 70 milioni di cellule. Dobbiamo quindi immaginareche, ogni giorno, lo stesso individuo fabbrica anche da 50 a 70milioni di copie assolutamente identiche, di riproduzioni perfettedel proprio patrimonio genetico, una per ogni nuova cellula. È aquesto prezzo che ci si mantiene in vita.Tuttavia, questo processo diventasempre meno perfetto con l’andare del tempo, cosa che spiegal’invecchiamento e, alla fine, la morte.È naturale pensare che, di tanto in tanto, il sistema di riproduzionedi quel filo di DNA faccia qualche errore.Oh, non dei grossi errori,ma che semplicemente inverta di posto due lettere, una con l’altra,o che si sbagli e metta una sequenza di lettere un po’ più in là diquanto previsto su quel famoso filamento di DNA.Statisticamente, l’assenza totale di errore, visto il numero dellecopie prodotto durante tutta una vita, è impossibile.Qualche sbaglio14 Parte I.Una cellula così perfetta...si verifica, di tanto in tanto, qua o là. Alcuni di essi hanno come risultatoun DNA degenerato, incapace di assicurare il funzionamentodi una cellula e ne provocano la morte.Altre volte, al contrario, certierrori migliorano le prestazioni del DNA, portando alla fabbricazionedi una proteina più efficace per quella particolare funzione.Quella cellula conserva allora nella sua discendenza quel vantaggio,ed è questo ciò che conduce alla diversificazione e all’evoluzionedelle specie, al loro adattamento a un ambiente mutevole.Talvolta,però, queste anomalie che chiamiamo “mutazioni” hanno delle graviconseguenze perché riguardano alcuni geni fondamentali che conosciamoda poco: quelli che controllano la divisione cellulare. Ineffetti, fin dall’inizio di questa spiegazione, ragioniamo come se andasseda sé che una cellula si divida, come se fosse perfettamente naturaleche, quando non è necessario, la moltiplicazione cellulare siarresti.Se ricordiamo quel che si è detto, capiamo come una cellula nonsappia fare che due cose soltanto: fabbricare la proteina di cui ha bisognoper garantire, con le altre, la propria missione e dividersi, atempo debito, in funzione della necessità di fabbricare un’altra cellulaidentica per lo sviluppo di un bambino, per la cicatrizzazione diuna ferita o per il rinnovamento di una cellula che sta invecchiando.Essa è in grado di farlo perché sa leggere le ricette per le proteine dicui è portatore il suo DNA. Lo stesso vale per la seconda funzione.Esistono dei geni, delle ricette, che rendono possibile, ordinano, provocanoe regolano la divisione cellulare. Vedremo quali più avanti.Se una mutazione, un’anomalia di scrittura, si verifica in alcuni diquei geni che avviano o arrestano il meccanismo grazie al quale unacellula si divide, questo può condurre a un eccesso di divisione diuna cellula. La cellula in questione e le sue discendenti, tutte portatricidi questa stessa mutazione nei geni regolatori della divisionecellulare, si moltiplicano allora all’infinito. Una ne produce 2, poi 4,8, 16, 32, 64, 128, 256, 512 ecc.A poco a poco si costituisce un tumore,un ammasso di cellule in divisione, che si ingrandisce, invadegli organi adiacenti, e poi l’intera persona. Ecco, in un certo qualmodo, è questo quello che chiamiamo cancro. Che cos’è un tumore,un cancro, se non un raggruppamento di cellule che sono proliferatea partire da una prima cellula anormale e che hanno tutte unagran voglia di dividersi per formarne delle altre?Che cos’è il cancro 15Quando una donna o il suo ginecologo scoprono un tumore di uncentimetro di diametro in un seno, questo tumore contiene già unmiliardo di cellule, la maggior parte affette da un incessante e incontrollabilebisogno di dividersi, di proliferare. Queste cellule anormali,insensibili ai danni che provocano alle altre cellule o all’individuoal quale pure appartengono, acquistano progressivamente, in virtù dimeccanismi che vedremo più avanti, delle altre proprietà che ne fannodelle temibili armi mortali, una delle più grandi sfide alla scienzae alla medicina, ma in realtà una forma di vita dalle prestazioni migliorie ancora più efficaci. Ma incompatibile con la fragilità dellavita delle normali cellule umane.16 Parte I.Una cellula così perfetta..._________________________________
7. L'economia dell'immortalità
Nonostante il professor John K. Galbraith e altri abbiano descritto la nostra società come "ad alto tenore di vita", la maggior parte di noi si rende conto dell'assurdità di tale affermazione. Il fatto che molta gente sia più indigente di noi non ci rende più ricchi. Nel 1958, gli introiti di una famiglia americana media erano di soli 5.050 dollari (66), il che, se sufficiente in un'economia emergente, è ben poco per lo standard attuale di vita e diventa assolutamente intollerabile se osiamo contemplare quello che potrebbe e dovrebbe essere. Le nostre necessità, quelle di cui ci accorgiamo, in molti casi riguardano le esigenze fisiche fondamentali della salute e della sicurezza e sorpassano di gran lunga le nostre possibilità economiche.
Il punto di vista secondo il quale l'America, non sarebbe da considerarsi un paese ricco è sostenuto, per esempio, dal professor Edward C. Banfield, di Harvard, che ha scritto: "Non si può affermare che la nostra economia sia in grado di fornire tutti i generi e i servizi di cui abbiamo bisogno. Ciò non sarebbe possibile nemmeno se lavorassimo tutti ottanta ore a settimana... Il fatto è che gran parte della nostra popolazione è poverissima. Nel 1957 un nucleo familiare su sette (famiglia o singolo) guadagnava meno di 2.000 dollari e la media di quelli che guadagnavano meno era di soli 1.100 dollari... Siamo talmente lontani dall'abbondanza, che non possiamo permetterci neppure, per esempio, di liberare le nostre città da tuguri e inquinamento. Un recente studio… ha mostrato che per far raggiungere a tutte le nostre città delle condizioni considerate accettabile dagli urbanisti, sarebbe necessaria una spesa annuale di oltre 100 miliardi di dollari, per ben 12 anni... E sebbene le mie entrate personali siano discrete, vorrei che fossero dieci volte più alte. Non ho dubbi che troverei molti modi di spendere quei soldi e penso che la maggior parte della gente la pensi allo stesso modo". (4)
Stando così le cose, sarebbe naturale preoccuparsi dei costi, diretti e indiretti, del progetto crionico e soprattutto della prospettiva dell'immortalità, con i suoi problemi di incremento demografico. Ma un'analisi più accurata mostra che talii nuovi e difficili problemi non sarebbero poi tanto nuovi e forse neppure tanto difficili.
Prima di consigliare rimedi specifici è necessario dare uno sguardo ai problemi economici e demografici "dalla cima dell'Olimpo" [cioè, in una situazione ideale, utopica - NdT]. Come parte di questa analisi, sarà fondamentale prendere in considerazione l'enorme potenziale insito nelle macchine pensanti.
Il computer d'oro massiccio
Chiunque si tenga informato sa ormai che, se la prima rivoluzione industriale fu basata sulla sostituzione dei muscoli dell'uomo e degli animali con delle macchine, la seconda - ora appena agli inizi - si basa sulla sostituzione del cervello umano con altre macchine pensanti. I calcolatori possiedono già una notevole capacità di risolvere problemi, e sembra sia solo questione di tempo perché essi possano " pensare davvero".
L'invenzione di macchine pensanti, di automi dotati di vera e propria intelligenza, avrà un'importanza enorme, anche prescindendo dalla prospettiva dell'immortalità. Sarà in un certo senso la più importante invenzione della storia, poiché equivarrebbe alla creazione di una lampada di Aladino, da cui otterremo meraviglie senza fine. Ci occuperemo delle molte le implicazioni "filosofiche" che ciò comporta nei prossimi capitoli, per ora ci occuperemo soltanto dell'aspetto economico.
Specificamente, voglio gettare le fondamenta per il concetto di illimitata capacità produttiva e innovativa basata sull'azione di macchine intelligenti che si auto-riproducono e si auto-ottimizzano. Prima di tutto voglio convincere il lettore che tali macchine siano realizzabili.
É ovvio che ciascuno ha il diritto, se crede, di riservare agli esseri umani l'applicazione di termini quali "pensare", "immaginare", "sentire" e "vivere". Quando ci si riferisce alle macchine, si potrebbe utilizzare invece "sembra pensare", "sembra essere dotato di fantasia" etc. Pure accettando tutto ciò, nella seguente discussione useremo la terminologia più semplice.
Cercheremo ora di scalzare un pregiudizio diffuso fra i non addetti ai lavori (e sostenuto anche da alcuni scienziati) secondo il quale le macchine, anche se è vero che possono fare di calcolo, non saranno mai in grado di possedere le più alte qualità del pensiero, non dimostreranno mai originalità e non sorpasseranno mai i limiti dei propri inventori. Citeremo dapprima alcune opinioni di esperti e scenderemo poi nei dettagli.
Il dottor J. L. Kelly Jr. (Bell Telephone Laboratories) e il dottor O. G. Selfridge (Lincoln Laboratories, M.I.T.) dichiarano: "Riteniamo possibile, sia dal punto di vista logico che da quello fisico, che un computer sia in grado di compiere ogni sorta di elaborazione dati esattamente come l'uomo. Ciò include la facoltà di pensare o di inventare, indipendentemente dall'ampiezza della loro definizione". (53) Uno dei due scienziati si mostra ottimista e l'altro pessimista circa quanto ci vorrà prima che tali sviluppi si realizzino, ma ciò è secondario.
Il dottor Jerome B. Wiesner (già assistente speciale del Presidente [USA] per la scienza e la tecnologia) ha fatto notare che le macchine potranno un giorno rivaleggiare la mente umana nell'immagazzinare dati in strutture microscopiche e che già sono superiori in termini di rapidità di calcolo. I neuroni non possono funzionare più di 100 volte al secondo, mentre un circuito elettronico può raggiungere una frequenza di oltre un miliardo di impulsi per secondo. Mentre gli impulsi nervosi viaggiano a una velocità non superiore a circa 300 metri al secondo, quelli elettrici viaggiano sostanzialmente alla velocità della luce, ovvero un milione di volte più velocemente. Da queste e da altre considerazioni Wiesner conclude che "...se non appariranno ostacoli imprevisti, dovremmo un giorno essere in grado di creare 'macchine pensanti' assai più intelligenti del più intelligente essere umano." (128)
Il dottor Marcel Y. E. Golay (professore alla Technische Hogeschool di Eindhoven, in Olanda) ritiene che fattori quali dimensioni, complessità e velocità possano da soli avere un ruolo importante nel trasformare gli "stupidi calcolatori di oggi in macchine pensanti che ci insegneranno concetti fondamentalmente nuovi." (33)
Tale osservazione è ribadita dal dottor W. Grey Walter, direttore del Burden Neurological Institute di Londra, il quale sostiene che il livello di complessità possa da solo colmare in gran parte il baratro esistente tra macchine ed esseri pensanti. (125)
Coloro i quali non pensano la complessità sia un fattore sufficiente, dimenticano che le differenze quantitative possono accumularsi fino a divenire differenze qualitative. Può darsi che un semplicissimo computer sia in grado soltanto di addizionare e sottrarre, ma espandendolo sufficientemente, esso potrebbe anche combinare queste operazioni in modi così diversi e complessi da ottenere la moltiplicazione e la divisione, o anche differenziali o integrali e magari molto di più! Una differenza di grado può dunque diventare una differenza qualitativa.
Il professor Norbert Wiener, il famoso "fondatore della cibernetica", è convinto che le macchine possano superare, e già superino, alcune limitazioni dei loro creatori e che siano anche capaci di pensiero originale. (101)
Il dottor Marvin Minsky (Lincoln Laboratories, M.I.T.) dichiara: "Sono convinto... che ci troviamo alle soglie di un'epoca che sarà enormemente influenzata, e molto probabilmente dominata, dalle macchine pensanti." (74)
L'elenco degli ottimisti potrebbe continuare all'infinito. In quanto ai pessimisti, sembra ve ne siano pochissimi tra gli esperti che lavorano in questo campo. Parzialmente scettico è il dottor Mortimer Taube, il quale ha anche scritto un libro (114) allo scopo di rimproverare gli scienziati che: a) si mostrano "ultra-ottimisti" riguardo alla rapidità del progresso; b) esagerano l'analogia tra cervello e computer; c) credono in un universo materialistico e meccanico e nell'assenza di una distinzione fondamentale tra uomo e macchina. Forse i suoi rimproveri esortano a una salutare prudenza, specialmente per quanto riguarda i tempi. Tuttavia il punto b) e il punto c) non ci devono preoccupare: dopotutto non ha importanza quali metodi saranno utilizzati dalle macchine o se esse saranno 'veramente' coscienti. Il dottor Taube non pone alcun limite alle loro capacità oggettive.
Prendendo ora in considerazione qualche effettiva realizzazione finora ottenuta, facciamo notare che il dottor Arthur Samuel (scienziato dell'IBM) ha progettato una macchina capace di giocare a scacchi che lo batte regolarmente. (101) Ecco una macchina che, sia pur in modo limitato, supera la capacità intellettiva del suo costruttore. È vero che, come ci viene spesso ricordato, questa macchina può fare soltanto quello che le prescrive il suo programma e che ciò potrebbe anche essere fatto da un essere umano, anche se più lentamente. Tuttavia, anche se le sue mosse sono in teoria prevedibili, in pratica risultano inaspettate.
Il dottor S. Gorn ha discusso alcuni sistemi per dotare una macchina della capacità di apprendere. (34) È ben noto che le macchine possono essere programmate in modo di poter imparare facilmente, anche se tali soluzioni sono spesso ineleganti. Per esempio un computer con sufficiente memoria, può essere facilmente programmato per l'apprendimento degli scacchi. All'inizio giocherebbe male, ma non ripeterebbe gli errori e il suo gioco, lentamente, migliorerebbe. Giocando un numero sufficiente di partite contro i migliori giocatori, finirebbe per superarli tutti (e potrebbe anche imparare a giocare contro se stesso). Sono allo studio molti approcci tesi a migliorarne il costo, l'aspetto e l'intelligenza.
Il dottor Herbert A. Simon e il dottor Allen Newell (Carnegie Institute of Technology e The Rand Corporation) hanno descritto altre recenti realizzazioni ottenute dai computer:
"[esiste un programma che può] scoprire la prova di un teorema matematico, non per verificarlo, va sottolineato, dato che per far questo si potrebbe escogitare un semplice algoritmo, ma tramite le attività 'creative' e 'intuitive' proprie di uno scienziato che cerca la prova di un teorema."
"Esiste almeno un calcolatore che progetta piccoli motori elettrici (dalle specificazioni iniziali del cliente fino al design finale) per una azienda manifatturiera.
"La "ILLIAC", all'università dell'Illinois, compone musica... e mi è stato detto da una persona competente che il risultato è interessante, dal punto di vista estetico." (106)
Occupiamoci ora alle macchine che possono mostrare un comportamento simile a quello degli esseri viventi, compresa la riproduzione, l'attività volitiva e l'omeostasi (il mantenimento di condizioni interne entro limiti consentiti, nonostante i mutamenti nell'ambiente esterno).
Le due ultime capacità sono esemplificate, in modo elementare, nelle tartarughe meccaniche di Grey Walter. (125) Si tratta di piccoli apparecchi elettromeccanici che si muovono da soli su ruote e che si aggirano per una stanza, finché durano le batterie, in un modo che farebbe pensare che siano curiosi. Quando le batterie stanno per scaricarsi, essi cercano una presa di corrente e vi inseriscono la spina per ricaricarle. Mentre sono alla ricerca della presa aggirano ostacoli, esplorano e cercano in modi imprevisti, finché riescono nel loro intento o "muoiono". Questa è una discreta imitazione di una delle principali caratteristiche della vita, quale si manifesta a livello dei microorganismi.
Il professor Kemeny ha parlato di una macchina che si "riproduce" o "autoduplica", sulla scia della proposta di von Neumann. Si tratta di un apparecchio estremamente semplice se paragonato a un qualsiasi organismo biologico, con un "corpo" formato da circa 32.000 semplici parti e una "coda" formata da circa 150.000 "semplici unità di informazione", analoghe al codice genetico di una pianta o di un animale. La coda rappresenta la "ricetta" per la macchina. Nell'ambiente adatto, la macchina può assemblare una copia di se stessa seguendo la "ricetta" contenuta nella "coda" e dopo aver creato una macchina-figlia, essa copia anche la coda e la attacca alla figlia, che a quel punto sarà indipendente (non c'è sesso in questa forma di riproduzione e la figlia sarà esattamente identica alla madre, tranne per possibili "mutazioni" dovute a interferenze o a cattivo funzionamento fortuiti). (54)
Anche il genetista britannico L. S. Penrose ha descritto macchine che si autoriproducono (89) e ha progettato modelli meccanici che presentano molte analogie con le proprietà chimiche e biologiche degli esseri viventi. Le macchine sono composte soltanto di poche parti, analoghe alle molecole della materia vivente. Uno schema meccanico ne governa la logica e la programmazione, controllando l'assemblamento corretto delle varie parti. Lo schema si serve soltanto di ganci e di saliscendi azionati dalla forza di gravità. Le parti sono sistemate a caso su una superficie piatta che vibra, per fornire l'energia necessaria (in maniera analoga all'agitazione termica delle molecole). Ogni componente ha stati e condizioni diverse con diversi livelli di energia potenziale. Se una macchina completa (chiamata "seme") è presente, essa fa sì che le parti si ridispongano in modo di formare una copia della prima macchina; se il seme è assente, non vi è "generazione spontanea". In alcuni modelli, un seme può contenere catene di unità di memoria di lunghezza indefinita, che possono essere paragonate alle catene di molecole dei cromosomi degli organismi viventi. Alcuni modelli sono già stati costruiti e fatti funzionare con successo.(54)
Indubbiamente le macchine di von Neumann e quelle di Penrose sono troppo semplici e troppo dipendenti da ambienti speciali per andare oltre l'interesse teorico, anche se tale interesse è naturalmente di estrema importanza. Tuttavia il dottor Edward F. Moore (Bell Telephone Laboratories) ritiene che in soli dieci o quindici anni, con una spesa di circa mezzo miliardo di dollari, potremmo costruire macchine che si autoriproducono per applicazioni commerciali. Si tratterebbe di macchine autonome, da impiegarsi in scavi o esplorazioni d'alto mare e che potrebbero portare in superficie minerali o campioni di vegetazione marina opportunamente trattati. Durante il lavoro, esse si caricherebbero da sole con la luce del sole o con materiali e carburante raccolti sul posto e potrebbero anche costruire altre macchine uguali a loro. Quando avessero prodotto un numero sufficiente di nuove macchine e completato il raccolto, ritornerebbero a nuoto. Sarebbero schiavi meccanici che ci arricchirebbero non soltanto grazie al loro lavoro, ma anche riproducendosi. (75)
Nella maggior parte dei casi, non sarà necessario che le macchine riproducano se stesse letteralmente. Gli potrà essere richiesto di progettare nuovi apparecchi più ingegnosi, o miglioramenti per il proprio design. Ci si è già serviti dell'aiuto di computer per progettare nuovi computer. (101) Le implicazioni sono sia evidenti che incredibili.
Ed ora, finalmente, dopo aver fatto questa lunga ma interessante digressione, siamo pronti a salire sull'Olimpo, per osservare la vista stupenda che si gode da lassù.
La vista dall'Olimpo: qual'è il massimo livello di ricchezza possibile?
Se il progresso continuerà ad avanzare con il ritmo assunto in questo secolo, diventeremo ricchi rapidamente. Nel 1958, le entrate medie per una "unità di consumo" (famiglia o individuo non sposato) erano, negli Stati Uniti, di 5.050 dollari. (66 ) Dal 1890 circa, l'aumento annuo della produttività pro capite ha avuto una media del 2,3 %. (28) Se supponiamo una velocità di aumento del 2,5 % delle entrate annue medie per i prossimi 300 anni e se non contempliamo la possibilità di inflazione o di altre influenze perturbatrici (ricordando che le statistiche alle quali abbiamo fatto riferimento riguardano la produttività reale e non la produttività dovuta alle fluttuazioni del dollaro), allora nel 2258 le entrate medie saranno sopra gli 8.000.000 di dollari l'anno! Non si tratta di previsioni fantastiche, ma di una cauta proiezione: riceveremo queste somme di denaro a parità di valore d'acquisto, ogni anno. La donna media avrà a disposizione per le spese voluttuarie somme di denaro assai più alte di quelle che hanno a disposizione oggigiorno le stelle del cinema e avrà più possibilità di scelta riguardo a come spenderle.
(Qualcuno potrebbe obbiettare che questo scenario è eccessivamente semplificato, dato che, per esempio, tralascia le questioni dei prezzi dei terreni e delle tasse, ma in assenza di una classe monopolistica di latifondisti e a meno che le tasse siano sperperate, queste considerazioni saranno ininfluenti.)
In ogni caso tutto ciò è solo l'inizio. Guardando al futuro profondo, ignorando ciò che non è essenziale e i problemi immediati, la produzione di ricchezza dipende semplicemente dalla disponibilità di materiali, energia e organizzazione.
Non importa nemmeno di quali materiali si tratterà: con le appropriate tecnologie e sufficiente energia, qualunque tipo di atomo può essere trasmutato in qualunque altro tipo, almeno in teoria se non ancora in pratica. Inoltre, molecole utili e le sostanze più complesse possono essere prodotte o riprodotte. Dal nostro posto di osservazione sull'Olimpo, questi non sono altro che semplici dettagli.
La materia, naturalmente, può essere ricavata in modo praticamente inesauribile dalla terra, dai pianeti e dai satelliti, e se necessario dal sole e dagli altri sistemi stellari.
Anche l'energia sarà disponibile virtualmente senza limiti. L'energia ottenuta dalla fissione nucleare sta diventando sempre meno costosa e John E. Ullman, della Columbia University, ha predetto che a partire dal 1968 essa costerà quanto l'energia ottenuta dalle fonti convenzionali; da allora in poi il suo costo diminuirà ancora e rapidamente. (122) E' fatto noto che tutti i nostri prevedibili bisogni energetici potrebbero essere soddisfatti per secoli dall'energia del sole che raggiunge la superficie terrestre (a prezzi che oggi non sono ancora competitivi) o dalla fissione dell'uranio che si trova in bassa concentrazione nel granito. Quando il problema della fusione (cioè di una reazione termonucleare controllata) sarà risolto, avremo un'altra fonte di energia, praticamente inesauribile, nel deuterio dell'acqua di mare. Esiste anche la possibilità, se una combinazione di circostanze dovesse rendere la cosa utile come rimedio temporaneo, di installare una stazione per lo sfruttamento dell'energia solare su Mercurio, dove manca l'atmosfera, un emisfero è permanentemente rivolto verso il sole e l'intensità di radiazione supera di sei volte e più quella della Terra.
Il nostro asso nella manica, infine, è la prospettiva di una illimitata capacità organizzativa, sotto forma di macchine intelligenti in grado di autoriprodursi. Tali macchine dovrebbero avere le seguenti caratteristiche: essere in grado di riprodursi e di compiere un'altra funzione utile, prima di logorarsi. Ciò basterebbe a garantire che, in base al principio dell'interesse composto, partendo da sola macchina e avendo sufficiente tempo, potremmo ottenere tutte le macchine e le ricchezze che desideriamo. Naturalmente, il margine di profitto sarebbe, in pratica, ampio e le macchine potranno produrre qualunque quantità di ricchezza desiderata, in tempi brevi.
Semplificando, quindi, possiamo immaginare una età d'oro, una società in cui ogni cittadino possiederà una macchina intelligente di illimitate capacità, in grado di utilizzare terra, aria, o acqua per produrre tutto quanto sia desiderato, nelle quantità richieste:caviale, lingotti d'oro, interventi chirurgici per l'ernia, trattamenti psichiatrici, quadri impressionisti, navi spaziali o carta gienica colorata! Questa macchina sarà capace di ripararsi da sé, si migliorerà continuamente e costruirà altre macchine simili, ogni volta che ciò sarà reso necessario dalla crescita della famiglia del proprietario.
È chiaro che, sul lungo termine, finché le macchine si riprodurranno più velocemente delle persone non potranno sorgere problemi economici, a meno che lo spazio sul pianeta non cominci a scarseggiare. Prendiamo quindi in considerazione lo spauracchio della "esplosione demografica".
La vista dall'Olimpo: con che rapidità potremo propagarci?
Prima di tutto dobbiamo riconoscere che i problemi relativi alla crescita della popolazione, sorgeranno comunque, indipendentemente dalla realizzazione del progetto crionico. La crionica potrebbe esacerbare questi problemi, ma non li crea. Con o senza crionica, si verificherà presto un aumento della lunghezza della vita. Con o senza crionica, avremo aspettative di vita illimitate. Poiché la soluzione a questi problemi deve essere trovata comunque, tanto vale che cerchiamo di trovarne una ora, in modo che la nostra generazione e quelle immediatamente successive possano condividere con noi l'età dell'oro prossima ventura.
In effetti, il problema della sovrappopolazione esiste già, senza crionica e senza longevità estrema, semplicemente come risultato della crescita naturale. In molte parti del mondo esso rappresenta già un grave problema politico-economico.
Negli Stati Uniti la popolazione è aumentata da 132 milioni nel 1940, a 151 milioni nel 1959, fino a circa 179 milioni nel 1960; nell'anno 2000 raggiungerà una cifra totale di 375 milioni, cifra basata su ipotesi moderate. (8) [naturalmente tale previsione, come molte altre previsioni demografiche, si è rivelata eccessiva: nel 2006 la popolazione americana è di circa 298 milioni - NdT] Tuttavia è stato finora dimostrato che la teoria malthusiana, secondo la quale la popolazione supera sempre le disponibilità di cibo, è falsa; le statistiche dimostrano che il ritmo delle nascite è proporzionale alle condizioni economiche e alle previsioni generali. (8) Una osservazione di questo genere può essere applicata anche all'Europa.
In altre parti del mondo, le prospettive sembrerebbero peggiori. La Cina, che contava 654 milioni di abitanti nel 1960, continuando di questo passo ne avrà, nel 1975, 894 milioni. (8) Ma il governo cinese, nonostante la sua illimitata avidità di carne da cannone, sembra aver compreso la follia di un accrescimento senza freni e, secondo quanto affermano molti rapporti dalla Cina, sta promuovendo una campagna per il controllo delle nascite. Anche i giapponesi, un tempo tanto prolifici, hanno dato prova di ammirevole intelligenza, riducendo il ritmo delle nascite ad un livello simile a quello degli Stati Uniti.(8)
In India, la popolazione è aumentata dai 361 milioni del 1951 a 461 milioni nel 1963: un aumento di 100 milioni in dodici anni! Ma il governo ha proposto un programma di controllo delle nascite e con molto successo: il numero delle nascite per anno, a Bombay, è sceso da quaranta a ventisette per mille abitanti e si incominciano a riscuotere successi anche nelle regioni rurali. (19)
Da qualche segno si può arguire che anche l'opposizione della Chiesa cattolica al controllo delle nascite diminuirà. Un eminente ginecologo cattolico, il dottor John Rock, ha ottenuto grande pubblicità grazie alle sue opinioni favorevoli al controllo delle nascite. Nel 1963 egli dichiarò: "La Chiesa cattolica non è affatto un ostacolo a ciò che è bene per l'umanità. La Chiesa non si sottrae alle sue responsabilità... Non tutta la Chiesa si veste di tonache porpora e collari di preti. Essa è in gran parte composta da laici, che non hanno nessuna intenzione di ostacolare il proprio benessere." Il 95% dei membri laici che hanno espresso un parere sul controllo delle nascite, si è dichiarato a favore. (92)
Vi sono, comunque, buone ragioni per credere che la popolazione non supererà di molto i limiti desiderabili, anche se alcuni paesi, specialmente dell'Africa e dell'America Latina, rimarranno indietro nel progresso. La stupidità umana è formidabile ma non invincibile.
Bisognerebbe anche notare che la stessa proposta crionica contribuirà ad affrettare l'adozione di un ragionevole programma di controllo delle nascite, e forse di un programma eugenico generale. Imparando a ragionare sui tempi lunghi, impareremo ad essere più previdenti e più consci delle proprie responsabilità in tutti i campi, incluso questo.
Ammettendo che la crescita demografica possa essere controllata e che il corso reale degli eventi sarà quello dettato dal buon senso, a quanto ammonterà la popolazione dei criopreservati?
Supponiamo che un individuo metta al mondo, all'età di circa trent'anni, due figli. Un numero minore di figli potrebbe portare alla fine della famiglia e se li avesse prima di tale età, ciò potrebbe aumentare troppo rapidamente la popolazione dei criopreservati. Portando a trent'anni l'età media per la procreazione, la popolazione verrebbe temporaneamente ridotta, per poi stabilizzarsi.
Se consideriamo il mondo intero, con una popolazione base, diciamo, di quattro miliardi, allora la popolazione in sospensione crionica aumenterebbe di quattro miliardi ogni trent'anni. Se occorrono 300 anni perché la civiltà raggiunga il livello dell'immortalità, ci sarebbero quindi circa quaranta miliardi di persone da riportare in vita e a cui dare una casa, supponendo, per semplicità, che siano riportati in vita tutti insieme. La cifra di 300 anni è scelta praticamente a caso, poiché non abbiamo nessuna idea delle reali difficoltà che incontreremo nel risolvere il problema-morte, o della rapidità con cui avanzerà il progresso in quest'area. La prospettiva delle macchine pensanti sono è incoraggiante e il ritmo del progresso, quando tali macchine saranno disponibili, diverrà improvvisamente esponenziale. A quel punto, probabilmente, tutti i problemi che ora ci poniamo potranno essere facilmente risolti.
C'è spazio, sul nostro pianeta, per quaranta miliardi di persone. La maggior parte della superficie terrestre è scarsamente popolata: vi sono estese zone antartiche e artiche, zone coperte da giungla nel Sud America e in Africa, e zone desertiche in Australia, in Asia, in Africa e negli Stati Uniti, che sono virtualmente spopolate e che aspettano di essere rese abitabili e produttive.
Secondo il professor Richard L. Meier dell'università di Chicago, le tecniche dell'agricoltura e dell'industria correnti o oggi ad uno stadio iniziale di sviluppo potrebbero soddisfare le necessità di una popolazione di cinquanta miliardi. (67) Perciò la situazione all'inizio dell'era dell'immortalità non dovrebbe essere negativa, in base ai nostri calcoli, anche senza sviluppi tecnologici imprevisti. Ma cosa possiamo dire delle lunghe epoche che seguiranno?
Considerando la situazione dal nostro posto di osservazione sull'Olimpo, supponiamo che, risolte le varie divergenze di opinione, la Storia prenda un corso ragionevole: in quel caso vi saranno poche ragioni di preoccuparsi. Innanzitutto, se ad un certo punto nessun'altra soluzione fosse disponibile, la gente potrebbe semplicemente decidere di condividere lo spazio disponibile, andando in animazione sospesa a turno, per far posto ad altri.
Il punto principale, però, è che possiamo considerare lo spazio disponibile come praticamente illimitato, tenendo presente che, prima o poi, avremo ricchezze illimitate. Per esempio, potremmo colonizzare il sottosuolo fino a grandi profondità, in modo da aumentare la superficie utilizzabile. Potremmo anche colonizzare altri pianeti e satelliti del sistema solare, se ciò si dimostrasse necessario. Oltre a ciò, quando le nostre macchine fossero sufficientemente numerose, potenti e intelligenti, potremmo semplicemente servirci della massa di altri pianeti e anche della massa del sole per creare migliaia di nuovi pianeti come il nostro. Nessuno sarà costretto a vivere sottoterra.
Ancora più in là, se decidessimo di moltiplicarci così rapidamente e per un periodo sufficientemente lungo da renderlo necessario, potremmo colonizzare altri sistemi solari. Per quanto strane queste ipotesi possano sembrare, esse sono le logiche conseguenze del concetto di capacità produttiva illimitata, il quale a sua volta deriva dal concetto di macchine intelligenti autoreplicanti.
A lungo andare, quindi, né i costi, né la sovrappopolazione dovrebbero preoccuparci. Scendiamo ora dall'Olimpo e consideriamo alcuni dei problemi intermedi più concreti, i quali potrebbero nascondere pericoli maggiori.
Il costo dei congelatori in commercio
Sarebbe logico aspettarsi che il progetto crionico faccia aumentare sostanzialmente le spese mortuarie. Analizziamo brevemente questo problema.
Secondo quanto affermano parecchie delle società di pompe funebri più importanti, a Detroit il costo dei funerali variava, nel 1962, dai 200 ai 6.000 dollari, con una media di circa 800 dollari. Nel 1961, la California Funeral Directors Association, "consigliava" un minimo di 450 dollari; inoltre si tenevano spesso funerali del costo di più di 1.000 dollari. (120)
A Detroit, nel 1963, un semplice appezzamento di cimitero costava come minimo 80 dollari, inclusa la manutenzione perpetua (i fondi vengono investiti in modo che gli interessi provvedano a ciò).
In cifre approssimative, quindi, le spese mortuarie totali si aggirano attualmente intorno ai 1.000 dollari. Cerchiamo ora di calcolare il costo della criopreservazione in un prossimo futuro, quando tutto l'occorrente, entrato in commercio, sarà facilmente disponibile.
Il trattamento della salma corrisponde grosso modo ad un'operazione eseguita da un team di chirurghi con una costosa attrezzatura criogenica. Il suo costo si può quindi calcolare in parecchie centinaia di dollari, come minimo. Esso potrebbe però essere ridotto, se i tecnici mortuari ricevessero il training necessario a sostituirsi ai chirurghi.
Ancora più difficile è stabilire il costo della conservazione di lunga durata e della manutenzione. Abbiamo, però, alcune cifre che possono servire d'orientamento.
Nel 1963, a Detroit, era possibile ottenere una cripta in un mausoleo per 1.250 dollari. La sola costruzione del mausoleo, che può contenere fino a 6.500 cadaveri, costa tre milioni di dollari.
Possiamo fare una prima valutazione approssimativa del costo di un "deposito per criopreservati" [o "crionauti", o "pazienti in biostasi" - NdT] considerandolo alla stregua di un mausoleo refrigerato? Forse ciò è ragionevole, almeno per quanto riguarda il costo iniziale, se non per la manutenzione. Infatti, poiché non è necessario che il "deposito" sia ampio ed elegante quanto un mausoleo e dato che una volta al completo non richiederebbe accesso di routine, il suo costo iniziale non supererà probabilmente quello del mausoleo, soprattutto se l'impianto di refrigerazione sarà semplice come quello che ora prenderemo in esame.
Per fissare un limite massimo approssimativo ai costi della manutenzione dell'impianto di refrigerazione, consideriamo lo schema più semplice possibile. Oltre ad essere il più semplice esso sarà anche il meno costoso per quanto riguarda l'installazione, ma il più costoso da mantenere.
L'idea è di circondare lo spazio destinato alla conservazione dei corpi con elio liquido e strati isolanti, e di sostituire l'elio liquido man mano che evapora.
Ora, l'elio liquido in un contenitore sferico di 4.000 litri con un diametro di due metri e protetto da azoto liquido, evapora dello 0,2 % circa al giorno. (103) Se consideriamo uno spazio cubico di immagazzinamento di 30 metri per lato, esso conterrà 18.000 corpi, con uno spazio di 1,5 metri cubi per corpo.
Se supponiamo che la velocità di evaporazione sia all'incirca proporzionale all'area della superficie esposta, come sembrerebbe logico, la quantità di elio liquido persa ogni giorno sarebbe all'incirca di 3.400 litri.
Nel 1962 a Detroit, l'elio liquido costava, 7 dollari al litro. Basandosi su questa cifra, il costo della perdita dovuta ad evaporazione incide nella misura di circa 1,32 dollari al giorno e di circa 480 dollari all'anno, per corpo. In realtà il costo per grandi quantitativi sarà sicuramente inferiore. L'elio è disponibile in grandi quantità, dal momento che esso si trova presente, in proporzioni variabili dall'1 all'8%, nei gas naturali di varie fonti. (103) D'altra parte non abbiamo considerato i costi necessari a mantenere la schermatura di azoto liquido, ma esso costa soltanto 50 cents al litro, in partite da 100 litri, e il suo calore latente di vaporizzazione per dollaro è molto più alto di quello dell'elio, e un isolamento sufficiente minimizzerebbe la perdita di calore, minimizzando anche i costi.
In pratica, con uno strato isolante estremamente spesso, si potrebbe far a meno dello schermo protettivo di azoto liquido e la velocità di evaporazione dell'elio sarebbe ulteriormente ridotta.
In ogni caso, la spesa necessaria a raffreddare e rimettere in ciclo l'elio, sarà sicuramente molto inferiore a quella necessaria a sostituirlo, specialmente dopo che siano stati effettuati studi e investimenti su larga scala. Inoltre, la suddivisione dello spazio in lotti di 1.5 metri cubi per corpo può essere eccessiva. Comunque, non sembra irragionevole prevedere, approssimativamente, una spesa annuale di manutenzione pari a 200 dollari per corpo.
Per avere questi 200 dollari all'anno, bisognerebbe impiegare un capitale di 6.667 dollari, ad un tasso di interesse del tre per cento (sono disponibili una gran quantità di buone obbligazioni che rendono questa cifra.)
Quindi, sommando i 1.250 dollari del posto di conservazione ai 6.667 dollari del capitale investito per pagare le spese della refrigerazione e qulche altro centinaio di dollari per la preparazione del corpo, arriviamo ad un totale approssimativo di 8.500 dollari per corpo. Questo è il costo approssimativo per l'attuazione di un programma di criopreservazione privato (per gruppi).
È anche interessante notare che una cella frigorifera per la conservazione di cibi surgelati, della cubatura di circa 170 litri, in grado di contenere 70 chili di carne e di conservarli ad una temperatura inferiore ai 17,5 ° C sotto lo zero, e che, naturalmente, permetta un accesso quotidiano, viene noleggiata per 10-15 dollari all'anno.(52)
Inutile dire che innumerevoli perfezionamenti e modifiche che offrano maggiori garanzie di sicurezza aumenterebbero i costi. Per esempio, sarebbe possibile costruire un impianto completamente automatico e senza parti mobili, se fosse possibile realizzare un'applicazione pratica dell'effetto Peltier (se una corrente elettrica viene fatta passare attraverso un circuito che contiene due metalli diversi, uno dei punti di contatto viene raffreddato e l'altro riscaldato - l'opposto del fenomeno della termocoppia). Il raffreddamento termoelettrico è già oggetto di ricerche (130) e anche la fonte di energia potrebbe essere termoelettrica. Un'installazione talmente complessa richiederebbe un forte investimento, ma d'altra parte il costo della manutenzione sarebbe virtualmente nullo, se si escludono le tasse e i controlli periodici.
D'altra parte, futuri sviluppi potrebbero ridurre i costi totali e una esenzione dalle tasse potrebbe ridurre i costi diretti.
Il costo della criopreservazione in condizioni di emergenza
A quanto ammonterebbe la spesa se una società crionica di mutuo soccorso decidesse di crioconservare un proprio membro in assenza prima che il necessario divenga disponibile commercialmente?
Sarebbe necessario un edificio, dei custodi e via dicendo, ma ciò che ora ci interessa, è il costo del materiale necessario per mantenere le basse temperature necessarie.
Una valutazione approssimativa potrebbe essere fatta nel modo seguente. Immaginiamo un contenitore di sette piedi (2,3 metri) per tre piedi (91 cm), per tre piedi (misuramenti medi dello strato isolante, cioè presi al centro dello stesso). Supponiamo che tale contenitore sia fatto di metallo, con un isolamento di pannelli di sughero dello spessore di 15 centimetri circa. L'interno potrebbe essere diviso in uno scomparto inferiore per il corpo e in uno superiore per il refrigerante.
Se viene usato ghiaccio secco, dobbiamo fare un paio di calcoli. La perdita di calore dovuta alla vaporizzazione latente è 0,14 cal per grammo, la temperatura del ghiaccio secco è - 79°C, la conduttività del sughero è di 1,07 cal all'ora per metro quadrato per grado centigrado. (52) Il costo del ghiaccio secco è probabilmente inferiore a 12 centesimi di dollaro al chilo.
Se la temperatura ambientale è di 21°C, utilizzando le cifre illustrate sopra otteniamo un costo di circa quattro dollari al giorno per la refrigerazione, cioè per la sostituzione giornaliera del ghiaccio secco evaporato. Questa cifra però può essere ulteriormente abbassata.
Anche impiegando i metodi rozzi a cui abbiamo accennato sopra, ci sarebbero alcuni fattori favorevoli difficili a calcolarsi teoreticamente. Per esempio, la temperatura media dell'ambiente potrebbe essere parecchio inferiore ai 21°C, perché il locale non verrà riscaldato d'inverno e sarà raffreddato dai vapori di biossido di carbonio. Questo effetto sarà accentuato se i corpi saranno presenti in un certo numero, nel qual caso vi sarebbe anche l'isolamento sarebbe più efficiente. Se la stanza si trovasse in un seminterrato, la terra intorno e sotto ad essa fornirebbe un ulteriore isolamento. Inoltre i calcoli precedenti non tenevano conto del potere di assorbimento del calore proprio del biossido di carbonio man mano che si riscalda, dopo la sublimazione, dai -79°C a qualsiasi temperatura venga raggiunta prima che il gas sfugga all'esterno, anche se questa considerazione si sovrappone in parte a quella sulla temperatura ambiente.
Se venisse impiegato un isolamento di maggior spessore, specialmente se i corpi fossero numerosi, il costo potrebbe facilmente venire ridotto fino a circa 40 centesimi al giorno per corpo (l'isolamento supplementare potrebbe essere costituito da paglia o lana di vetro - quest'ultima è preferibile, sia dal punto di vista dell'isolamento che da quello del pericolo d'incendio. La lana di vetro è un isolante buono quasi quanto il sughero.) Se fosse presente un numero considerevole di corpi e se venisse utilizzato un edificio disegnato all'uopo od opportunamente modificato e se l'isolamento venisse ulteriormente aumentato, il costo potrebbe scendere fino a circa 10 cents al giorno per corpo, senza che il progetto diventi troppo impegnativo. Naturalmente rimane sempre la speranza di veder entrare in commercio, nel giro di pochi anni, installazioni più economiche.
Nel caso venisse usato azoto liquido, il costo della sostituzione potrebbe aumentare più di venticinque volte e anche la manutenzione sarebbe più difficoltosa, ma non è necessario usare contenitori impermeabili ai gas e a perfetta tenuta di liquidi, se non durante il trasporto, anzi, così come per il ghiaccio secco, è meglio permettere uno sfogo all'evaporazione.
Fondi fiduciari e sicurezza
Prima di sottoporsi alla criopreservazione, un crionauta farà il possibile per garantire la sicurezza del proprio corpo dormiente e per assicurarsi di essere, al risveglio, in una posizione sociale solida. Ci si può aspettare, per esempio, che vengano costituiti complessi fondi fiduciari.
Coloro i quali cercheranno di "portare le proprie ricchezze con sé" avranno bisogno di amministratori fidati e, grazie alla magia degli interessi composti, spereranno di risvegliarsi ricchi. A prima vista, si tende a dubitare che tutti possano davvero risvegliarsi benestanti, perché ciò sarebbe "innaturale" e sembrerebbe un ottenere "qualcosa in cambio di nulla". Inoltre, i governi del futuro potrebbero confiscare ogni proprietà e mettere fuori legge i fondi fiduciari.
Questo scenario involve molte e complesse considerazioni, sia dal punto di vista economico che psicologico e qualunque previsione non può essere altro che una stima approssimativa. Tuttavia si possono azzardare alcune osservazioni pertinenti.
Il tasso d'interesse dipende, naturalmente, da due fattori, uno materiale e l'altro psicologico. Il primo riguarda la produttività di un singolo dollaro, cioè la ricchezza prodotta da beni di produzione del valore di un dollaro. Il secondo ha a che fare con il rapporto domanda/offerta. Naturalmente ci si aspetta un continuo aumento della produttività, ma il fattore psicologico sfugge alle analisi e alle previsioni. Partendo da questi presupposti, possiamo solo lasciarsi guidare dall'esperienza, senza cercare di valutare l'effetto, sul mercato monetario, dell'offerta rappresentata dai fondi di garanzia.
Lasciamo da parte le tasse e supponiamo di poter evitare l'inflazione tenendo parte dei fondi investiti in azioni (a reddito variabile). Se il ritorno da un investimento prudente (a reddito fisso) rende circa il 3% l'anno durante il periodo passato in biostasi, 1.000 dollari diventeranno circa 19.000 dollari in cento anni, 370.000 in duecento e 7.000.000 in trecento.
Questo è denaro reale; rappresenta inizialmente lo spostamento di potere d'acquisto da beni di consumo a beni di produzione, seguito da continui reinvestimenti. Se tali somme sembrano enirmi, ricordiamo che la produttività pro-capite della nazione sta aumentando del 2,5% circa ogni anno e che sembra probabile che il passo di tale aumento crescerà sostanzialmente. Nell'anno 2264, l'annuale prodotto lordo pro-capite, di quelli oggi sono gli Stati Uniti sarà - anche se il ritmo dell'incremento non dovesse aumentare - di 4.500.000 dollari! Nel 1960 era soltanto di 2.800 dollari circa. (49)
Non vedo ragione perché le generazioni future debbano provare invidia dei conti in banca e dell'influenza economica dei criopreservati. I viventi cominceranno a risparmire più tardi, ma avranno entrate maggiori e non diventeranno, quindi, cittadini di seconda classe dal punto di vista economico, anche senza leggi discriminatoria o tentativi di confisca dei beni dei crionauti.
Coloro in sospensione crionica saranno anche protetti dalla propria famiglia e dalla realizzazione che ciascuno dovrà, a suo tempo e fino quando l'immortalità non sarà conquistata, sottoporsi alla crionica e affidarsi, completamente indifeso, ai propri discendenti e alla loro buona volontà.
Ricordiamo, inoltre, che tra non molto sarà possibile optare per l'animazione sospesa [intesa come una biostasi reversibile già con le tecniche correnti - NdT]. Alcuni individui sceglieranno il gelido sonno prima di giungere alla vecchiaia e saranno in grado di predisporre risvegli periodici che permetteranno loro di sorvegliare la propria situazione e di tenere un'occhio sui propri discendenti.
Non è facile prevedere le conseguenze legali e sociologiche di queste visite del trisavolo. Alcuni di noi potrebbero provare una certa vertigine, all'idea di un resuscitato che salga le scale del sotterraneo ogni tanti anni, con la barba gelata, per salutare la famiglia e magari per votare nell'elezione dei dirigenti di una importante società di cui è azionista. Tuttavia, ci si abitua a tutto. Inoltre questo stato di cose contribuirebbe alla stabilità della famiglia e delle istituzioni, rafforzando il senso di fratellanza universale e radicando in noi la consapevolezza delle nostre responsabilità reciproche.
Ripercussioni internazionali
Non abbiamo finora accennato alla prospettiva dell'immortalità al di fuori degli Stati Uniti, l'Europa e di altri paesi sviluppati. Che influenza avrà sulla politica interna ed estera delle nazioni in via di sviluppo? Dei paesi comunisti? E' impossibile prevedere cosa accadrà in pratica, ma possiamo provare ad immaginare ciò che potrebbe e dovrebbe accadere.
La prima reazione dei capi di nazioni sottosviluppate o a regime totalitario, potrebbe essere sfavorevole, poiché un programma crionico potrebbe aumentare la pressione su sistemi economici deboli e indebolire la disciplina della popolazione, sostituendo gli scopi materialistici agli ideali quasi religiosi dei sedicenti rivoluzionari. Per contribuire alla chiarificazione del problema è forse il caso di fare alcune osservazioni circa la natura delle nazioni "in via di sviluppo" e di quelle "comuniste". Quanto segue è risaputo, ma non è sempre espresso esplicitamente.
Dal punto di vista economico, tali paesi rappresentano di solito una forma di governo di tipo socialistico, o un capitalismo statale. Sotto questo aspetto non differiscono molto da alcuni paesi occidentali. Politicamente, essi sono in genere il trionfo della burocrazia, o dell'oligarchia. Anche sotto questo aspetto non costituiscono una novità e differiscono ben poco da molti paesi evoluti e conservatori. Il loro carattere, in genere totalitario, e tendente a porre lo Stato al di sopra dell'individuo, non rappresenta una novità storica, né una variazione sostanziale da varie forme politiche adottate dalla destra. La loro forza, nel caso dei paesi sottosviluppati, si basa in gran parte su razzismo, o patriottismo nazionalista, o sciovinismo, riuniti in un ideale nebuloso. Nel caso dei comunisti, vi è un ulteriore elemento mistico unificante basato sulla parola dei profeti: Marx e Lenin. Dal punto di vista dei ledear, l'obiettivo perseguito è l'esaltazione personale o nazionale e le "ideologie" altro non sono che mezzi per ottenere ubbidienza e sacrifici dal popolo.
É interessante notare come il significato delle parole cambi con il passare del tempo. Mentre noi ci consideriamo idealisti e consideriamo materialisti i comunisti, in realtà il contrario è più accurato. Noi siamo sufficientemente maturi da essere materialisti, nel senso che desideriamo libertà e ricchezza per noi stessi e non soltanto per dei vaghi posteri e non dimentichiamo che lo Stato è soltanto uno strumento del popolo; un mezzo per raggiungere un fine. I comunisti, invece, nel loro infantile idealismo, sono disposti a sacrificare se stessi per degli slogan e ad accettare una specie di misticismo, dando allo Stato e alla loro ideologia di un valore intrinseco e di un significato permanente. Siamo noi i senza-dio, non i comunisti: forse riconosciamo la potenza di Dio, ma raramente lo consultiamo negli affari pratici, mentre loro rivolgono un omaggio più sincero al loro dio-in-tuta-blù, impersonato dai profeti Marx e Lenin, rivolgendosi a loro quotidianamente. I lavoratori sovietici sono talmente devoti da sacrificare il loro diritto di sciopero sull'altare del marxismo-leninismo.
Sorgono, quindi, dei seri pericoli. Molti leader dei paesi dell'Est e del Sud del mondo potrebbero temere che il programma crionici possa minacciare le fondamenta dei loro regimi. Le popolazioni stesse, che spesso si descrivono come orgogliosamente "rivoluzionarie", in realtà mancano spesso dell'elasticità e dell'adattabilità mentale necessarie a cambiare direzione. Perplessità, risentimenti e gelosie, potrebbero esacerbare le relazioni internazionali, ma ci sono anche alcuni fattori che permettono di sperare per il meglio.
I comunisti, perfino i loro dirigenti, non sono in fin dei conti dei démoni, ma gente come noi che lotta per vivere in un universo misterioso, cercando di dargli un senso. La disperazione può rendere fanatici, ma la speranza, a livello personale e pratico, può portare alla collaborazione.
Forse i nazionalisti e i leader di sinistra ronzeranno rabbiosamente, dapprima, come vespe rinchiuse in una bottiglia, ma finiranno in seguito per calmarsi, mano a mano che si realizzeranno due situazioni. Innanzitutto, essi stessi desidereranno l'immortalità per sé e per le proprie famiglie. In secondo luogo, tutti i problemi assumono una prospettiva completamente diversa, se considerati da una certa distanza. Quando il futuro si apre dinnanzi a noi il passato si perde di importanza. Gli insulti della Storia perdono il loro mordente e la vendetta perde il suo fascino. Come dice la canzone [Ac-cent-tchu-ate the positive, di Bing Crosby - NdT] è sempre una buona idea eliminare il negativo e concentrarsi su quanto di positivo.
Saranno probabilmente necessari molti compromessi per adottare un programma di crionica nei paesi in via di sviluppo. Per un certo periodo, in molti paesi, la crionica dovrà essere praticata in una situazione di serie ristrettezze economiche. I corpi saranno forse conservati in fosse isolate con paglia e raffreddati con ghiaccio secco. Potrebbero persino, dopo il surgelamento con ghiaccio secco, essere mandati in Siberia per essere conservati a basse temperature naturali - ciò se sarà appurato che i mutamenti che si verificano a quelle temperature sono limitati o che la spesa per mantenere artificialmente i corpi a una temperatura bassa in quelle regioni è sufficientemente bassa da giustificare le spese di trasporto [il consenso fra crionicisti, oggi, è che il livello di danno alle strutture del cervello con la criopreservazione a temperature "naturali" sia inaccettabile - NdT]. Dal punto di vista della stabilità sociale, non importerà molto, agli inizi, quanto accuratamente verranno conservati tali corpi, purché si lasci spazio alla speranza. La domanda aumenterà col tempo, mano a mano che l'idea diverrà sempre più accetta, ma contemporaneamente, speriamo, cresceranno anche le risorse e la collaborazione. In particolare, questa novità darà una spinta al programma di controllo delle nascite. Si può anche sperare che, in breve tempo, i paesi più poveri preferiranno gli aiuti criobiologici a quelli militari.
I pericoli, è vero, sono molti, ma vi sono anche molte ragioni per l'ottimismo.
____________________________________
GUARDARE A LUNGO UNA SCIMMIAdi Isaac Asimov

Probabilmente se l’uomo fosse stato lasciato fuori causa, non ci sarebbe stata difficoltà ad accettare la teoria dell’evoluzione biologica.È evidentissimo che certi animali si assomigliano in maniera considerevole. Nessuno può negare che il cane e il lupo hanno molto in comune, come la tigre e il leopardo, o l’aragosta e il granchio. Ventitré secoli fa il filosofo greco Aristotele classificò le diverse specie e preparò una «scala della vita», partendo dalle piante più semplici per risalire via via fino agli animali più complessi, e mettendo, inevitabilmente, l’uomo sul gradino più alto.Fatto questo, noi moderni, con la saggezza del senno di poi, potremmo dire che era inevitabile arrivare a scoprire che una certa specie si era trasformata in un’altra, che le forme di vita più complesse si erano sviluppate dalle meno complesse, che, in breve, non solo esisteva una scala della vita, ma anche un’evoluzione per cui le varie forme di vita salivano su per i gradini di quella scala.E invece no. Né Aristotele, né coloro che vennero dopo di lui nel corso di duemila anni si sono scostati dalla scala della vita come concetto statico per formularne uno più dinamico ed evolutivo.Si è rimasti ancora al principio della fissità della specie. Si ammettono le diverse famiglie di uno stesso ordine, ma ognuna nella forma in cui fu creata all’inizio. Le somiglianze tra una forma e l’altra sono esistite dall’inizio e tali si sono mantenute, e nessuna specie si è evoluta, con il passare del tempo, per rassomigliare più o meno all’altra.Secondo me l’attaccamento alla teoria sulla costanza delle specie è dovuta, per lo meno in parte, all’imbarazzante presentimento che, una volta accettato il principio dell’evoluzione, l’uomo avrebbe perso la sua unicità per diventare semplicemente un altro animale.Quando il cristianesimo si diffuse nel mondo occidentale, la teoria della costanza delle specie divenne ancora più rigida. La Genesi non solo descriveva chiaramente la creazione delle diverse forme di vita, ben differenziate nella loro forma attuale, ma stabiliva inoltre che l’uomo era stato creato diverso da tutto il resto. «E Dio disse facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza…» (Genesi 1/26).Nessun altro essere vivente era stato fatto a immagine di Dio, e questo alzò una barriera insormontabile tra l’uomo e gli altri esseri viventi. Qualsiasi teoria tesa a dimostrare che le barriere tra le varie specie non erano insormontabili, avrebbe demolito quella importantissima eretta a protezione dell’uomo.Certo sarebbe stato bello se tutte le forme di vita fossero state enormemente diverse dall’uomo, ma per sfortuna anche nell’antichità si conosceva l’esistenza di quegli animali che noi chiamiamo scimmie.
Le diverse scimmie con cui gli antichi vennero a contatto avevano musi che, in certi casi, sembravano facce raggrinzite, e mani indiscutibilmente simili a quelle umane, in grado di maneggiare oggetti alla maniera degli uomini, ed erano dotate di vivace curiosità. Però avevano la coda, e questo salvò tutto. L’essere umano è così chiaramente senza coda, e la maggior parte degli animali conosciuti è così pronunciatamente caudata, che questa appendice è diventata il simbolo dell’insuperabile barriera esistente tra l’uomo e la scimmia.Esistono, per la verità, animali senza coda o con code cortissime, come le rane, i criceti, e gli orsi, ma queste bestie, pur senza la coda, non rappresentano una minaccia alla supremazia dell’uomo. Ma è vero?Nella Bibbia c’è riferimento a una scimmia particolare. Nel parlare delle imprese commerciali del Re Salomone, la Bibbia dice (Primo Libro dei Re 10/22) «…ogni tre anni arrivava la nave di Tharshish, portando oro, e argento, e avorio, e scimmie e pappagalli».Tharshish viene spesso identificato come Tartessus, città della costa spagnola, a ovest dello stretto di Gibilterra, fiorente centro commerciale ai tempi di Re Salomone, e che venne distrutta dai Cartaginesi nel 480 a.C. Nell’Africa del Nord, vicino a Tartessus, esisteva, ed esiste tuttora, una scimmia della specie di macachi. Più tardi, quando l’Africa nord-occidentale venne battezzata Barberia, l’animale fu chiamato «scimmia di Barberia».Questa scimmia è senza coda, e quindi molto più somigliante all’uomo di qualsiasi altra. Aristotele, nella sua scala della vita, colloca la scimmia di Barberia in cima all’ordine dei Primati, un gradino sotto l’uomo. Galeno, il fisico romano del 200 circa d.C., sezionò alcune scimmie dimostrando che la somiglianza con l’uomo non era limitata all’aspetto esteriore.Fu la somiglianza con l’uomo che rese la scimmia di Barberia divertente agli antichi, e che, nello stesso tempo, li turbò. Il poeta romano Ennio scrisse: «La scimmia, il più spregevole degli animali, come ci somiglia!». La scimmia era davvero il più spregevole degli animali? Obiettivamente, no. Era la sua somiglianza con l’uomo, e quindi la minaccia che rappresentava per la carezzata unicità dell’uomo a renderla tale.Nel medioevo, quando l’unicità e la supremazia dell’uomo diventarono un dogma, l’esistenza della scimmia divenne ancora più scomoda. E le scimmie vennero paragonate al demonio. Il diavolo, dopotutto, era un angelo caduto e che la caduta aveva deformato, e come l’uomo era stato creato a immagine di Dio, così la scimmia, si cominciò a dire, era stata fatta a immagine del diavolo.Tuttavia non bastavano le spiegazioni a eliminare il disagio. Il drammaturgo inglese William Congreve scrisse nel 1695: «Non posso mai guardare a lungo una scimmia senza trarre riflessioni mortificanti». Non è difficile immaginare che queste riflessioni mortificanti derivavano dal fatto che l’uomo rischiava di essere definito una scimmia un po’ più grande e un po’ più intelligente delle altre.
I tempi moderni complicarono la situazione e misero in crisi la faccenda dell’immagine di Dio con la scoperta di animali sconosciuti fino a quel momento, e che somigliavano di più all’uomo di quanto non gli somigliasse la scimmia di Barberia.Nel 1641 venne pubblicata la descrizione di un animale portato dall’Africa e custodito in una tenuta dal principe d’Orange. Dalla descrizione si desume che doveva essere uno scimpanzé. Si cominciò anche a parlare di un grande animale simile all’uomo che viveva nel Borneo, cioè l’orangutan.Lo scimpanzé e l’orangutan avevano in comune con la scimmia di Barberia l’assenza della coda. In anni successivi, quando fu riconosciuto che gli scimpanzé e gli orangutan somigliavano meno alle scimmie e più all’uomo, vennero chiamati «scimmie antropoidi» (simili all’uomo).Nel 1758 il naturalista svedese Carlo Linneo fece il primo accurato e sistematico tentativo di classificare tutte le specie. Linneo era fermamente convinto della fissità delle specie, e non era turbato dal fatto che certe specie animali somigliavano moltissimo all’uomo: quella era semplicemente la forma in cui erano state create.Lo scienziato non esitò quindi nel considerare tutte le diverse specie di scimmie nell’insieme, includendo anche l’uomo, e le chiamò «primati», dalla parola latina che significa «primo». Questo termine è ancora in uso.Le scimmie, in generale, vennero collocate da Linneo in un sottospecie dei primati, e la chiamò «Simia» dalla parola latina. Per l’essere umano Linneo inventò la sottospecie «Homo», sempre dalla parola latina. Linneo usò un doppio nome per ogni specie (chiamata «nomenclatura binomia») così l’essere umano godette del nome di «Homo sapiens» (Uomo sapiente). Ma Linneo mise un altro membro in questo gruppo. Avendo letto la descrizione dell’orangutan del Borneo lo chiamò «Homo troglodytes» (Uomo delle caverne).orangutan deriva dalla parola malese che significa «uomo della foresta». I Malesi, che abitavano dove viveva l’animale, furono molto più accurati di Linneo nella definizione, perché l’orangutan è infatti un abitatore della foresta e non delle caverne, ma in ogni caso non può essere considerato tanto simile all’uomo da meritarsi la definizione di Homo.Il naturalista francese Georges De Buffon fu il primo, alla metà del 1700, a descrivere il gibbone, che rappresenta un terzo tipo di scimmia antropoide. I gibboni sono i più piccoli degli antropoidi e i meno somiglianti all’uomo. Per questa ragione vengono a volte considerati a parte, e gli altri antropoidi vengono chiamati «grandi scimmie».A mano a mano che la classificazione delle specie si faceva più dettagliata i naturalisti erano sempre più tentati di rompere le barriere fra l’una e l’altra. Alcune specie erano talmente simili ad altre, da lasciare incerti se tracciare o no un confine tra loro. Inoltre, numerosi tipi di animali mostravano di essere stati colti nel mezzo della mutazione.De Buffon osservò che il cavallo aveva due schegge ai lati delle ossa delle gambe. Questo sembrava indicare che una volta l’animale possedeva tre linee di ossa, e quindi tre zoccoli per zampa. Lo studioso ritenne quindi che se potevano mutare zoccoli e ossa, allora poteva mutare anche tutta una specie. Forse Dio aveva creato soltanto alcune specie, e ciascuna di queste si era poi trasformata dando vita a nuove specie.Se i cavalli potevano perdere alcuni zoccoli, perché mai alcuni di loro non potevano essersi trasformati fino a diventare asini?Speculando su questa grossa novità nello studio della storia naturale, De Buffon suggerì che forse le scimmie erano uomini degenerati in animali. Una teoria che evitava un rischi peggiore, quello di insinuare che l’uomo creato a immagine di Dio era stato qualcos’altro. Però lasciava intendere che l’uomo poteva «diventare» qualcos’altro. Ma già questo era troppo, perché se si ammetteva che i confini potevano venire infranti in una direzione era difficile considerarli inamovibili nell’altra. A De Buffon venne imposto di ritrattare, e lui ritrattò.
Comunque la teoria sull’evoluzione della specie non morì. Un fisico inglese, Erasmo Darwin, aveva l’abitudine di scrivere lunghi libri di qualità scadente per dimostrare le sue interessanti teorie scientifiche. Nel suo ultimo libro «Zoonomia», pubblicato nel 1796, ampliò la teoria di De Buffon e suggerì che le specie subivano mutamenti a causa dell’influenza diretta dell’ambiente.Questa idea fu portata ancora più avanti dal naturalista francese Jean Baptiste De Lamarck che, nel 1809, pubblicò «Filosofia zoologica», e che fu il primo studioso di fama a formulare una vera teoria dell’evoluzione, e a fare un’accurata descrizione del meccanismo per cui un’antilope, ad esempio, poteva mutare nel corso di generazioni fino a diventare una giraffa. (Sia Darwin sia Lamarck vennero virtualmente messi al bando dalle istituzioni, scientifiche e non, di quei giorni).Lamarck sbagliava a proposito del meccanismo evolutivo, comunque il suo libro portò il concetto dell’evoluzione a conoscenza del mondo scientifico, e spinse altri a cercare un qualche meccanismo più probabile e funzionale.Lo studioso che superò l’ostacolo fu il naturalista Charles Robert Darwin (nipote di Erasmo Darwin), il quale impiegò quasi vent’anni a raccogliere dati e a raffinare i suoi argomenti. Un lavoro da certosino, che Darwin affrontò per due motivi. Primo, era meticoloso per natura. Secondo, sapeva quale destino era riservato a chi avanzava una teoria dell’evoluzione, e lui voleva disarmare il nemico presentando argomenti inoppugnabili.Quando pubblicò, nel 1859, il libro «Sull’origine della specie», evitò accuratamente di parlare dell’uomo. Naturalmente non servì. Se avesse sbranato sua madre, non lo avrebbero attaccato con maggiore violenza.Eppure le prove a favore dell’evoluzione cominciavano ad accumularsi. L’esistenza del gorilla, la più grande delle scimmie antropoidi, era stata portata a conoscenza degli Europei. Si trattava di un esemplare superbo. Nelle dimensioni, se non altro, sembrava quasi umano se non addirittura super-umano. Nel 1856 erano stati scoperti i primi resti fossili di una antica forma di vita chiaramente più avanzata di qualsiasi antropoide esistente, e altrettanto chiaramente più primitivo di qualsiasi uomo vivente. Si trattava dell’uomo di Neanderthal. Questi reperti, non solo aumentavano rapidamente le prove a favore della teoria dell’evoluzione, ma rappresentavano le prove a favore dell’evoluzione umana.Nel 1863 il geologo scozzese Charles Lyell pubblicò «L’antichità dell’uomo». In questo libro, portando come prova gli antichi utensili di pietra, dimostrò che l’umanità era molto più antica dei 6000 anni dichiarati dalla Bibbia. Lyell divenne anche fervente sostenitore della teoria darwiniana sull’evoluzione.Nel 1871 Darwin toccò finalmente l’argomento uomo nel libro «L’origine dell’uomo».
Naturalmente gli anti-evoluzionisti esistono ancora, e si battono con ardore e fermezza per la loro causa. Mi scrivono spesso, quindi conosco bene le loro argomentazioni, e so che si possono riassumere in un solo punto, uno soltanto: l’origine dell’uomo. Non ho mai ricevuto una lettera in cui si sostenesse che il castoro non è imparentato al topo, o che la balena non discende da un mammifero terrestre. Forse questi signori non si rendono conto che l’evoluzione si applica a tutte le specie. La loro unica idea fissa è che l’uomo «non» discende né è imparentato con scimmie di qualsiasi genere.Alcuni evoluzionisti cercano di controbattere dicendo che Darwin non ha mai detto che l’uomo discende dalle scimmie, e che nessun primate vivente è un antenato dell’uomo. È solo un gioco con le parole. Il punto di vista evoluzionista è che l’uomo e le scimmie hanno avuto in comune un qualche antenato, ormai estinto, ma che doveva avere l’aspetto di una scimmia primitiva. Insomma, i diversi antenati dell’uomo avevano un aspetto chiaramente scimmiesco… per i non-zoologi, almeno.Come evoluzionista, io preferisco sostenere che l’uomo discende dalle scimmie, perché questo è il modo più semplice per dichiarare il mio punto di vista.Gli evoluzionisti possono parlare dei primi ominidi, dell’Homo erectus, dell’Australopiteco e così via. Possiamo usare questi argomenti come prova dell’evoluzione dell’uomo e del tipo di forma dal quale discende.Ma sospetto che questo non riesca a convincere gli anti-evoluzionisti. Secondo loro, se un gruppo di atei che si fanno chiamare scienziati trova un dente qua, un osso di gamba là, un pezzo di cranio da un’altra parte, e li mette insieme per formare una specie di uomo-scimmia, non significa niente.Dalla posta che ricevo, e dai libri che ho letto, mi sembra che tutto il fervore anti-evoluzionista ribolla soltanto per quanto riguarda l’uomo e la scimmia, e nient’altro.Secondo me sono due i modi con cui un anti-evoluzionista può trattare la faccenda uomo-scimmia. Può prendere in mano la Bibbia, dichiarare che è ispirata dalla divinità, e che in essa si dice che l’uomo è stato creato da Dio con la polvere della Terra, a immagine di Dio, seimila anni fa, e basta. Se la sua posizione è questa non c’è possibilità di discussione. Con un tipo così parlerei del tempo, ma non dell’evoluzione.Il secondo modo con cui l’anti-evoluzionista può sostenere la sua tesi è quello di tentare una giustificazione logica, che non abbia a sostegno lo studio, ma che si possa provare con le osservazioni, o gli esperimenti, o le discussioni. Per esempio, può sostenere che le differenze tra l’uomo e tutti gli altri animali sono talmente determinanti da rendere impensabile che possa esistere un ponte tra loro, e che nessun animale può concepibilmente trasformarsi in un uomo attraverso le semplici leggi della natura e senza un intervento soprannaturale.Un esempio di questa insormontabile differenza è l’affermazione, per esempio, che l’uomo possiede un’anima, e gli animali no, e che l’anima non si può sviluppare con nessun processo evolutivo. Sfortunatamente non c’è modo di misurare o di scoprire un’anima, quindi questo esula dalle osservazioni o dagli esperimenti.Su un piano di minore esaltazione, l’anti-evoluzionista può sostenere che l’uomo ha il senso del bene e del male, che riconosce la giustizia, che, in breve, è un organismo morale, mentre gli animali non lo sono.Questo, secondo me, lascia spazio alla discussione. Esistono animali che dimostrano il loro amore per i figli, e che a volte sacrificano per loro anche la vita. Esistono animali che collaborano fra loro, e che nel pericolo si proteggono l’un l’altro. Questo comportamento ha per fine la sopravvivenza, ed è esattamente il genere di qualità che l’evoluzionista si aspetta di vedere sviluppare a poco a poco, fino a raggiungere il livello esistente nell’uomo.Se volete obiettare che questo comportamento apparentemente «umano» degli animali è soltanto istintivo e quindi non consapevole, allora torniamo a discutere di affermazioni gratuite. Noi non sappiamo quello che passa nella mente di un animale, inoltre non è nemmeno certo che il nostro comportamento non sia istintivo come quello degli animali, anche se più complesso e versatile.Tempo addietro le cose erano più semplici di adesso. In quei giorni l’anatomia comparata era agli inizi, ed era ancora possibile supporre che esistessero fondamentali differenze biologiche tra l’uomo e tutti gli altri animali. Nel XVII secolo il filosofo René Descartes pensò che la glandola pineale fosse la sede dell’anima, perché secondo l’opinione allora diffusa si credeva che tale ghiandola fosse presente soltanto nell’essere umano.Ma non era così. La glandola pineale venne scoperta in tutti i vertebrati, ed è anche molto sviluppata in un certo rettile primitivo chiamato tuatara. Infatti non esiste parte del corpo fisico che l’essere umano possieda in esclusiva.
Ora andiamo più a fondo e consideriamo la biochimica degli organismi. Qui le differenze sono molto meno marcate che nella forma fisica del corpo e delle sue parti. Infatti c’è grande similarità nelle funzioni biochimiche di tutti gli organismi, non solo se compariamo gli uomini e le scimmie, ma anche se compariamo uomini e batteri, tanto che se non fosse per le idee preconcette e la teoria centrata sulle specie, il fatto dell’evoluzione sarebbe chiaro di per sé.Ma dobbiamo approfondire parecchio, e cominciare lo studio della particolarissima struttura chimica della molecola proteica per scoprire qualcosa di distintivo per ciascuna specie. Poi, dalle piccole differenze di questa struttura chimica, si può ottenere una approssimativa misura di come, molto indietro nel tempo, due diversi organismi si possano essere staccati da un antenato comune.Studiando la struttura delle proteine non troviamo grandi spaccature. Non esistono differenze, tra una specie e tutte le altre, che siano tanto grandi da indicare che durante la storia terrestre non c’è stato il tempo necessario a creare, da un antenato comune, simili divergenze. Se una simile spaccatura esistesse tra una specie e tutte le altre, questa specie sarebbe sorta da un globulo di vita primordiale diverso da quello che ha fatto nascere tutte le altre. Si sarebbe sviluppata nei millenni, ma non sarebbe imparentata con nessun’altra forma di vita terrestre. Ma, ripeto, questa spaccatura non si è trovata, e non ci si aspetta di trovarla. Tutta la vita terrestre ha una matrice comune.Biochimicamente, l’uomo rientra nel gruppo dei primati. Infatti sembra imparentato abbastanza da vicino allo scimpanzé. Lo scimpanzé, dall’esame della struttura delle proteine, è più vicino all’uomo di quanto non lo sia al gorilla o all’orangutan.Quindi, è dallo scimpanzé, specificatamente, che gli anti-evoluzionisti ci devono proteggere. Se «guardiamo a lungo una scimmia» come scrisse Congreve (intendendo in questo caso lo scimpanzé), dobbiamo ammettere che non differisce da noi in niente di essenziale, se non nel volume del cervello. Il cervello dell’uomo è quattro volte più grosso di quello dello scimpanzé.Può anche sembrare che questa differenza di volume possa spiegarsi facilmente con lo sviluppo evolutivo, visto che negli ominidi il cervello aveva un volume a metà tra quello dello scimpanzé e quello dell’uomo moderno.Gli anti-evoluzionisti, comunque, possono dire che gli ominidi fossili non meritano considerazioni, e sostenere che non è il volume del cervello che conta, ma la qualità dell’intelligenza che esso contiene. Possono argomentare che l’intelligenza umana è di gran lunga superiore a quella dello scimpanzé e che pensare a una parentela tra le due specie è inconcepibile.Per esempio, lo scimpanzé non può parlare. Gli sforzi fatti per insegnare ai giovani scimpanzé a parlare, per quanto pazienti, abili e prolungati, sono sempre falliti. E senza la parola, lo scimpanzé rimane soltanto un animale. Con la parola, l’uomo sale alle vette di Platone, Beethoven e Einstein.Ma non può darsi che si confonda la capacità di comunicare con la parola? La parola è senz’altro la più efficiente forma di comunicazione. (I nostri sistemi moderni, dai libri alla televisione, trasmettono il linguaggio in altre forme, ma è sempre linguaggio). Ma il linguaggio è tutto?
Il linguaggio umano dipende dalla capacità di controllare movimenti rapidi e delicati della gola, della bocca, della lingua e delle labbra, e tutti questi movimenti sono sotto il controllo di una parte del cervello chiamato «circonvoluzione di Broca». Se la circonvoluzione di Broca viene danneggiata da un tumore, o da altro, l’essere umano soffre di afasia e non può né parlare, né sentire il linguaggio. Eppure questo essere umano conserva l’intelligenza e può farsi capire, a gesti, per esempio.La parte del cervello dello scimpanzé equivalente alla circonvoluzione di Broca non è né tanto grande né tanto complessa da rendere possibile un linguaggio in senso umano. Ma in quanto ai gesti? Lo scimpanzé, nella vita selvatica, comunica con i gesti.Nel giugno del 1966, Beatrice e Allen Gardner, dell’Università del Nevada, presero una femmina scimpanzé di un anno e mezzo, che chiamarono Washoe, e cominciarono a insegnarle il linguaggio dei sordomuti. I risultati che ottennero sorpresero loro e tutto il mondo.Washoe imparò rapidamente una dozzina di gesti, e li usò in modo appropriato per comunicare desideri e astrazioni. Inventò anche nuovi segni, che usò sempre in modo appropriato. L’animale tentò anche di insegnare il linguaggio agli altri scimpanzé, e dimostrò chiaramente la gioia di saper comunicare.Altri scimpanzé vennero addestrati in modo simile. A certi venne insegnato a disporre e ridisporre placche magnetiche su una parete. In questo modo si dimostrarono in grado di apprendere la grammatica e la punteggiatura, e non si lasciavano ingannare dai maestri quando questi creavano di proposito frasi senza senso.Non è nemmeno una questione di riflessi condizionati. Tutto provava che gli scimpanzé sapevano quello che stavano facendo, allo stesso modo degli esseri umani che sanno quello che stanno facendo, quando parlano.Certo, il linguaggio degli scimpanzé, paragonato a quello umano, è estremamente semplice. L’uomo è sempre di gran lunga più intelligente. Comunque l’impresa di Washoe rende la nostra capacità di comunicare diversa da quella degli scimpanzé soltanto in quantità, e non in qualità.«Guardate a lungo una scimmia». Non esistono argomenti validi, tranne quelli basati sulla religione, che servano a negare una parentela tra lo scimpanzé e l’uomo, o lo sviluppo evolutivo dell’Homo sapiens dall’Homo non-sapiens._____________________________________
SANGUE:
E’ quello più antico ed è comparso circa 40.000 anni fa nel continente africano per poi diffondersi in Asia e Europa. D’Adamo lo etichetta come il Cacciatore. Cosa lo caratterizza? E’ quello più antico ed è comparso circa 40.000 anni fa nel continente africano per poi diffondersi in Asia e Europa. D’Adamo lo etichetta come il Cacciatore. Cosa lo caratterizza? Apparato digerente robusto e un sistema immunitario attivo. Punti deboli: articolazioni, stomaco, coagulazione. E’ prescritta una dieta a base di carne e pesce, frutta e verdura. Estrema cautela, invece, per cereali, pane, fagioli, legumi in genere e latte. Decisamente controindicati il germe di grano e i prodotti a base di frumento integrale perché racchiudono troppe lectine nel glutine: ostacolano il metabolismo dell’insulina (ormone che brucia gli zuccheri). Ma niente paura, la carne può essere sostituita con i frutti di mare come ostriche, cozze, vongole e granchi. Eppoi come dimenticare le proteine vegetali: latte di soia e formaggio di soia (tofu). In più formaggio di capra, la feta, la mozzarella e le uova sono proteine neutre e possono essere inserite di tanto in tanto a tavola. Saltuariamente è permesso assumere fagioli (azuki e dell’occhio); tra i cereali sono neutri l’amaranto e la quinoa. E frutta e verdura? Vanno bene in abbondanza. Non combinare fra loro i succhi: unica eccezione quello di carota. CIBI SI’ Prodotti biologici Quinoa e Amaranto Germogli di fieno greco Lenticchie e ceci Olio extravergine d’oliva estratto a freddo Crostacei Formaggio di soia (tofu) Pane di soia Pane di riso Pane di segale Fagioli azuki Fagioli dall’occhio Alghe marine Aglio Bietole Broccoli Carciofi Cavolo rapa Cavolo verde Cipolle gialle e rosse Lattuga romana Peperoni rossi Porro Rafano Rape Scarola Spinaci Tarassaco Topinambur Verza Zucca Fichi freschi e secchi Noci Prugne Semi di zucca Sale marino integrale Tè verde CIBI NO Salumi, insaccati e affettati in genere Carne suina Edam Emmenthal Formaggini Latte intero e scremato Parmigiano Provolone Ricotta Yogurt Uova Dolci a base di mais Gelato Couscous Fagioli di Spagna Fagioli Lima Melanzane Fragole Mandarini Mirtilli Funghi coltivati Patate dolci Olive greche e nere Arachidi Noce di cocco e noci brasiliane Pistacchi Aceto di vino Condimenti speziati Bibite a base di cola e frizzanti Caffè Sottaceti Cacao e cioccolato
_______________________________________________

Una banca dati online con il Dna del genere umano
Da Internet, gratis ai ricercatori il Dna di mille individui che rappresentano il campione della popolazione umana. È l'iniziativa più recente del grande genetista Luigi Luca Cavalli Sforza, che abbiamo incontrato a Roma per una lunga conversazione.
Intervista realizzata grazie alla collaborazione di Incontri sul Pianeta
Roma, 22/5/2002
Luigi Luca Cavalli Sforza, lei è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi genetisti del nostro tempo. Ci può dire quali sono stati i suoi maestri, le correnti o le intuizioni scientifiche e filosofiche che l'hanno maggiormente influenzata?
I miei maestri maggiori sono stati due: Adriano Buzzati Traverso, con cui ho studiato gentica a Pavia ed anche uno dei suoi maestri, Timovieff Ressovskij un grande genetista russo con cui ho avuto dei contatti che mi hanno influenzato molto nella scelta della genetica come disciplina di studio.Poi ho avuto la fortuna di lavorare con uno dei più grandi genetisti inglesi, Fisher, a Cambridge, al quale devo moltissime delle ispirazioni che ho avuto.
Qual è stato lo studio più importante che ritiene di aver fatto nella sua vita di scienziato e perché?
Ho iniziato facendo il batteriologo e ho avuto occasione essere uno dei tre che hanno fatto una scoperta molto importante, ovvero il sesso dei batteri, però poi non me ne sono più occupato. Invece ho cominciato ad occuparmi di genetica umana, soprattutto per capire cos'è stata l'evoluzione. Ci ho messo cinquant'anni. Nel corso di questo lavoro ho fatto moltissime ricerche e non saprei dire quale sia stata la più importante. Ma aver fatto per cinquant'anni lo stesso lavoro partendo da zero, perché prima non esisteva niente del genere, aiutare a portarlo allo stadio di oggi, questo mi sembra sia stato il mio contributo più importante.
Le tecnologie, Internet, hanno cambiato la scienza e la comunità scientifica?
L'importanza della tecnologia nella scienza è assolutamente fondamentale perché permette di fare il lavoro molto più rapidamente e continuare ad aumentare l'efficienza del proprio lavoro.Internet e la condivisione dei dati sono fondamentali per rendere rapido il progresso scientifico. Io ho cominciato adesso una collezione di Dna di gente di tutto il mondo per studiare la variazione individuale. Ho preso delle cellule clonate che riproducono il Dna dell'individuo, che si fanno da trenta o quarant'anni, le ho messe in una banca dati a Parigi, dove c'era già tutto lo strumentario, e mandiamo gratis ai ricercatori il Dna di mille individui che rappresentano il campione della popolazione umana. Ma loro in cambio devono mandarci i loro risultati e mettiamo tutto in una banca dati. Abbiamo iniziato da pochissimo e c'è già un grosso laboratorio che ha studiato 400 geni su tutti i mille individui, che è più di tutto quanto è stato fatto fino ad ora.
Ritiene possibile un connubio tra uomo e macchina?
Il connubio tra uomo e macchina esiste già: con l'uso del calcolatore si possono fare cose fino a pochi anni fa inimmaginabili. Ci sono già piccoli calcolatori inseriti nel corpo per controllare il ritmo cardiaco. Se poi vogliamo intendere qualcosa di più ambizioso, non so: a me piacerebbe avere un calcolatorino nella testa che mi aumentasse la memoria…
A quali risultati ha portata la sua ricerca?
Oggi noi abbiamo il modello standard dell'evoluzione umana. Abbiamo capito soprattutto gli ultimi centomila anni, che sono stati di gran lunga i più importanti e sappiamo che gli uomini che vivono oggi sono partiti da un piccolo gruppo che viveva in Africa orientale e di lì si sono moltiplicati ed espansi, prima al resto dell'Africa e poi all'Asia e di lì al resto del mondo: l'Europa, l'Oceania, l'America. Questo è avvenuto negli ultimi centomila anni e questo è uno dei motivi per cui siamo estremamente simili anche se può sembrare che siamo diversi, perché gli africani di solito sono neri, i cinesi sono bruni, gli europei sono bianchi… Queste sono differenze minime, legate alla variazione di pochissimi geni in risposta a condizioni ambientali che non hanno un'importanza fondamentale. L'unità degli uomini è veramente notevole sul piano genetico ed è largamente dovuta al fatto che siamo tutti discendenti di un gruppo molto piccolo: quello dell'homo sapiens-sapiens. Altri gruppi che vivevano allora e sono vissuti fino a 30-40mila anni fa, come i Neanderthal in Europa, non hanno lasciato discendenti, almeno non ne abbiamo ancora trovati. Di conseguenza, noi uomini di oggi siamo tutti discendenti da questo piccolo gruppo e siamo molto simili gli uni agli altri. È all'interno di ogni singola popolazione che ci sono profondissime differenze tra gli individui: questa è una necessità genetica perché qualunque popolazione contribuisce alla supremazia della specie e una popolazione è sempre estremamente variabile geneticamente per far fronte a tutti i moltissimi pericoli che possono assediarci. Per esempio, uno dei nostri maggiori nemici sono i parassiti, che continuano ad evolvere, a cercare di attaccarci, e noi abbiamo bisogno di contenere almeno qualcuno che sa rispondere per permettere alla specie di andare avanti.
Come è stato possibile arrivare a queste conclusioni? Il progetto genoma è stato d'aiuto?
Il progetto genoma è finito solo adesso e fino ad ora non ha contribuito praticamente in nulla a questo tipo di lavoro. Adesso cominceranno ad arrivare i primi risultati anche dal progetto genoma ma per arrivare a questo risultato non occorre conoscere tutto il genoma umano: basta conoscere un numero sufficiente di geni e questi si sono accumulati nel corso del tempo, man mano che si sperimentavano nuove tecniche e si espandevano le conoscenze. Però anche prima di poter usare il Dna, il lavoro principale è stato fatto sui prodotti del Dna: le proteine. Lavorando sulle proteine abbiamo raggiunto un certo numero di conclusioni che poi abbiamo mantenuto completamente. Il Dna ci ha permesso di usare del preziosissimo materiale genetico che prima era impossibile utilizzare, ovvero il Dna mitocondriale, cioè il Dna di piccolissimi organelli presenti in tutte le cellule, che è un Dna molto più piccolo, separato da quello del genoma che si ritrova nei cromosomi. E un altro Dna molto utile è stato il cromosoma Y. Il primo ci dice tutto quello che viene trasmesso per via femminile (perché i mitocondri sono dappertutto ma li trasmette solo la madre). Il secondo si trova solo nei maschi e viene trasmesso di padre in figlio. Ora, lo studio di queste due parti del genoma (intese in senso generale) è molto più semplice dello studio di tutti gli altri geni, in quanto c'è un solo genitore che passa uno dei due e quindi si possono formare delle genealogie molto più semplici rispetto a quelle dei geni normali, in cui ci sono sempre due genitori che conducono ad un individuo e sono infinitamente più complicate. La prima mappatura importante del Dna mitocondriale è stata fatta nel 1987 e la prima mappatura importante del cromosoma Y è stata fatta nel 1994 nel mio laboratorio, ed è oggi forse il più bell'oggetto di ricerca genetica che ci sia. Grazie al metodo Dhplc , un'invenzione dei miei collaboratori che serve a rilevare le mutazioni nel DNA, abbiamo potuto estendere queste mappature.
Come si è svolta, tecnicamente, la mappatura del genoma umano?
La mappatura del genoma richiede l'uso di apparecchi, che si chiamano "sequenziatori" i quali determinano la sequenza del Dna. Il Dna si può considerare come un filo di perle (in una spiegazione semplice ma imperfetta che rende comunque l'idea) e queste perline sono solo di quattro tipi , che chiamiamo A, T, G, C. Quello che il genoma ci dice è l'ordine in cui si trovano queste perline su ogni cromosoma, che è lungo in media più di un centinaio di milioni di perline. Consideriamo che ci sono 23 cromosomi diversi più il Dna mitocondriale che è molto corto e quindi è un lavoro enorme che ha richiesto un'enorme pazienza. Le macchine esistevano già quando il progetto genoma umano è iniziato, nel frattempo sono diventate più rapide e meno costose. Si è trattato soltanto di trovare i soldi e la gente che avesse voglia di fare questo lavoro, che in realtà è pesante e ripetitivo.
Dei circa 80mila geni che conosciamo oggi di quanti ci si può verosimilmente servire nella ricerca? Ogni tanto si sente dire che è stato isolato il gene dell'indifferenza o quello della paura…
Bisogna distinguere due modi di dire "è stato isolato il gene" di questo o di quello. I geni in teoria già sono stati tutti isolati. Abbiamo avuto una crisi nel senso che c'è stato un momento di errore nel conteggio di tutti i geni: in realtà se è vero come è vero che abbiamo sequenziato praticamente tutto il genoma (ne mancano ancora dei pezzettini) e sappiamo riconoscere che cos'è un gene, dobbiamo poterli contare. Come se noi volessimo dire "vogliamo contare le parole della Divina Commedia": è lungo, è noioso, però è un lavoro che deve portare a un risultato perfettamente rigoroso e ripetibile. Però abbiamo ancora delle difficoltà a capire che cosa dobbiamo veramente chiamare "gene", perché un gene può dare anche diversi prodotti: non è detto che un gene dia sempre gli stessi prodotti. E allora contiamo i prodotti o contiamo i geni? Queste ambiguità comunque sono facilmente risolvibili. Quando invece si parla del gene dell'Indifferenza o della Cupidigia (ancora non è uscito fuori, ma non tarderà…) è una questione diversa. Non basta andare a guardare il genoma e dire: questo è il gene della cupidigia. Bisogna andare a fare una ricerca su delle persone che si possano classificare come affette o meno da cupidigia: ed è estremamente difficile fare questo, in realtà è una ricerca un po' folle che fra l'altro non ci informa affatto su un gene. Ci possono essere stati degli avvenimenti della nostra infanzia che ci hanno reso molto avari o molto generosi… Caratteri soprattutto di tipo psicologico sono molto difficili da studiare. E in ogni caso, anche se vogliamo studiare un carattere anatomico dobbiamo prendere delle famiglie, studiare come si trasmette il carattere in queste famiglie. La cosa più difficile è quella di definire bene il carattere, la maggioranza mostra sempre una grande variabilità tra gli individui, quindi ci sono problemi. Oggi diciamo che conosciamo circa 10 mila geni di cui si è studiata la trasmissione e di cui possiamo dire che si trasmettono approssimativamente secondo le leggi di Mendel. Poi c'è un grandissimo numero, ma più piccolo, di fenomeni e malattie di cui possiamo dire che non si trasmettono con il modo mendeliano, perché c'è una situazione più complicata. C'è per esempio l'effetto di fattori esterni, ambientali, psicologici, sociali, che rende difficile capire. Ci sarà una base biologica, genetica, dietro, però è complicata da tutti questi altri fattori sociologici. Ora, il caso dell'indifferenza o della cupidigia è questo. Io non credo a questi lavori: quando se ne annuncia uno ci vorranno altri venti anni di ricerche per scoprire se c'è qualcosa di vero oppure no.
La biologia evolutiva e la paleontologia hanno mostrato la mancanza di un piano nell'evoluzione della specie ed hanno anche dato al termine "caso" un significato più ampio. Lo stesso Darwin aveva avuto a che fare con il concetto di caso ma probabilmente non si rese conto di quanti tipi di casualità vi fossero. Aver decifrato i segreti del codice genetico ci dà una risposta definitiva sull'origine della vita su questo pianeta e sulla storia della specie umana?
L'importanza del caso nell'evoluzione è stata capita bene solo in questo secolo (anzi nel secolo passato…), in quanto si è stabilito che la mutazione provvede al materiale che dà origine all'evoluzione: quindi la mutazione è sostanzialmente casuale e questo determina anche una casualità dell'evoluzione. Però c'è anche un altro modo completamente diverso in cui il caso ha un'influenza determinante nell'evoluzione ed è un fatto esclusivamente statistico. Molte volte nell'evoluzione umana ci sono state condizioni in cui anche un intero continente o un isola sono stati fondati da un piccolissimo numero di colonizzatori. Prendiamo per esempio il gruppo AB 0, il primo gene che è stato conosciuto: nel mondo ci sono circa il 50 per cento di individui del gruppo 0. Se l'America fosse stata colonizzata da un gruppo di 7 o 8 individui (cosa che non è impossibile, perché c'era un passaggio molto stretto e difficile da attraversare) questi potevano essere per caso tutti di gruppo 0. E in effetti, tranne individui arrivati in migrazioni successive, gli indiani d'America sono tutti di gruppo 0, quindi questo potrebbe essere un episodio di "deriva genetica", un fenomeno in cui il caso è molto importante. Certamente la conoscenza del genoma può aiutare ogni fase della ricerca genetica; però tutto quello che sappiamo oggi lo abbiamo scoperto senza aver conosciuto l'intero genoma.
Cosa effettivamente porterà alla società, agli individui, l'utilizzazione dell'informazione ricavata dal completamento del Progetto Genoma?
Il genoma è la speranza migliore di mettere la medicina su una base profondamente scientifica ed aumentarne enormemente l'efficienza. Possiamo arrivare a capire il nostro destino medico molto meglio conoscendo il genoma, anche perché ci sono variazioni individuali forti nella sensibilità ai diversi farmaci e queste informazioni sono sicuramente contenute nei geni. Quindi attraverso il genoma potremo migliorare la diagnosi e la prognosi ed anche migliorare la terapia, la scelta e la produzione di nuovi farmaci. Però non è una cosa che succede dall'oggi al domani: sono processi che richiedono decine di anni per ottenere differenze sensibili. Io noto una grandissima differenza rispetto a quando ho iniziato a fare il medico, quasi sessanta anni fa: allora la medicina, diciamolo pure, non valeva quasi niente. Le malattie che si potevano curare senza aspettare che il malato guarisse spontaneamente erano veramente molto poche, le medicine utili erano pochissime. Oggi ce ne sono molte di più, il panorama è molto cambiato. Nonostante questo si continua a morire, ed è anche un bene. Sarebbe bello continuare a vivere a lungo se si potesse rimanere giovani. Sono sicuro che qualunque progresso si desideri potrà avvenire se non siamo distrutti prima da una guerra nucleare o da un meteorite che ci cade sulla testa, ma ci vorrà molto tempo.
Secondo lei, la possibilità di intervenire sul genoma umano in che modo modificherà la nostra specie in futuro? E' ipotizzabile pensare a cloni umani immortali, come nei film di fantascienza?
Quando si parla di cloni c'è una confusione fondamentale che bisogna immediatamente eliminare. Ci sono i cloni di cellule e i cloni di individui. In tutti e due i casi si parte da una cellula sola. Il clone cellulare però è la cellula di un organismo che si sta sviluppando, che è ancora molto indietro e quindi in grado di produrre tessuti e organi diversi: questo è particolarmente utile per la medicina se possiamo analizzarlo e isolarlo, perché ci permette di rigenerare parti nostre che sono andate distrutte per qualche motivo. Ci sono animali per esempio che, tagliati in due, sono capaci di ricostruire da ogni metà un individuo completo. Ora noi siamo ancora molto lontani da questo tipo di capacità di rigenerazione ma i cloni cellulari ci danno la possibilità di diventare molto più potenti di quanto siamo adesso. Oggi possiamo rigenerare molto poco: le cellule della pelle e dell'intestino continuano a riprodursi, ma il resto no. I cloni cellulari non dovrebbero determinare la minima resistenza. La resistenza viene da incomprensione e dal terrore che vengano sacrificati embrioni. Il clone che fa paura è quello in cui viene clonato un individuo completo, partendo da zero: prendono una cellula da me e fanno un embrione che dovrebbe diventare come me. Se questo si fa, l'individuo diventerà certamente molto simile a me però avrà comunque un'esperienza di vita diversa quindi, soprattutto sul piano psicologico, sarà una persona diversa. La speranza narcisistica di riprodurre se stessi credo che intanto potrebbe rivelarsi fonte di grande delusione, e soprattutto no ha senso: che vantaggio porta all'uomo, all'umanità? Io trovo che oggi la clonazione dell'individuo è semplicemente da bandire, come è stato fato in molti paesi ragionevoli. Ma quella delle cellule va mantenuta.La parola "immortalità" è meglio dimenticarsela. Però quella di allungare la vita più che una possibilità è una certezza: già l'abbiamo allungata di parecchio.
"Derubati della promessa della vita". E' il titolo di un articolo apparso sul Washington Post lo scorso 13 maggio 2002, che ricorda come tra il 1907 e il 1979 in 29 stati degli Usa siano state in vigore delle leggi sull'eugenica. In quasi ottant'anni, più di 60mila persone sono state obbligate dalle autorità alla sterilizzazione perché ritenute "a rischio" sia in termini sanitari che puramente sociali: ciechi, orfani, sordi, ragazze violentate, poveri e disadattati. Come è stato possibile avvallare un'azione di questo tipo? La genetica oggi può ancora verosimilmente abbracciare teorie che si ispirano al concetto di purezza razziale?
L'eugenica è una disciplina fondata nell'Ottocento che voleva migliorare l'umanità sopprimendo le malattie. Non è un'idea razzista. Il razzismo parte dalla convinzione che tutte le differenze tra le razze dipendano dalla genetica, mentre invece noi sappiamo che tutte le differenze dipendono dall'ambiente culturale. Non esiste nessuna prova che esistano differenze genetiche, di quoziente d'intelligenza, tra gli africani e i bianchi. Per quanto riguarda l'eugenica, che ha dato luogo ad una serie di leggi ancora in vigore ma non applicate in molti stati, la speranza di questo movimento era di diminuire o annullare la proliferazione di malattie ritenute genetiche. Questo era praticato purtroppo nella totale ignoranza della genetica, dato che queste presunte malattie niente avevano a che vedere con la genetica stessa. Ne sono scaturite risoluzioni oggi intollerabili: negli Usa individui resi incapaci di procreare, in Germania, uccisione dei malati di mente e degli zingari e degli ebrei, ritenuti geneticamente "malvagi". Questi genocidi su scala non scientifica sono stati perpetrati dall'umanità su larga scala, basta pensare alle atroci vicende del Ruanda. E' strano che questi atteggiamenti folli siano stati seguiti fino a pochi anni fa negli Stati Uniti. Bisogna dire che l'America è un paese di entusiasti e quando sono colpiti da un'idea che sembra buona non stanno a pensarci troppo. D'altra parte anche in Italia in passato sono state bruciate le streghe o i filosofi che erano ritenuti eretici.
Ci può illustrare la sua teoria secondo la quale il linguaggio si trasmette fondamentalmente in parallelo ai geni? Insomma: per quale motivo gli uomini parlano lingue diverse?
Le lingue sono sempre in rapida evoluzione. Dante Alighieri ha scritto che se un abitante di Pavia di mille anni fa tornasse a vivere avrebbe delle difficoltà a capire la gente di Pavia. Ora l'esempio è giusto: se noi tornassimo indietro nel tempo non capiremmo i latini e questi non capirebbero i sumeri. Le lingue evolvono per lo stesso motivo per cui evolve la biologia e cioè perché nella trasmissione c'è la riproduzione di un altro individuo: che si tratti della riproduzione dei geni o della riproduzione della lingua, c'è sempre un errore di copia. Nel caso del Dna le chiamiamo mutazioni. Anche il linguaggio si trasmette in buona parte da genitori a figli e inevitabilmente anche il bambino farà qualche errore nell'apprenderlo, senza contare che poi sarà sottoposto ad altre influenze: i professori a scuola, gli amici, i colleghi di lavoro, ognuno con i suoi accenti. Quindi c'è sempre una variazione da una generazione all'altra. A volte poi viene imposto un linguaggio dall'esterno. A noi non è successo, dato che l'italiano deriva dal latino per evoluzione spontanea. Ma in Ungheria alla fine del IX secolo, nell'897, sono arrivati i magiari, che hanno imposto una monarchia molto forte sopprimendo le lingue di origine latina parlata dalle popolazioni locali, che nel giro di poche generazioni hanno parlato un'altra lingua. Ora questo è un fenomeno che in genetica non sarebbe possibile ma è tipico dell'evoluzione culturale. Io mi sono occupato molto di evoluzione culturale perché sono convinto che l'uomo come animale culturale ha avuto un'influenza profondissima, anche nella sua evoluzione biologica, dalle sue scoperte tecnologiche e dalle invenzioni. Succede che la cultura, la capacità di apprendere, permette l'accumulo di conoscenze che vengono trasmesse da una generazione all'altra. La nostra cultura è infinitamente più ricca di quella degli animali perché noi possiamo insegnarci l'un con l'altro. Negli animali, i genitori insegnano ai cuccioli, ma è molto meno di quello che noi apprendiamo dagli altri, dalla storia: soprattutto dopo l'introduzione della scrittura, la possibilità di insegnare cose antiche è enormemente aumentata. Questo è ciò che ha reso l'uomo diverso da tutti gli altri animali. Il linguaggio evolve perché nel processo di copia da un individuo all'altro ci sono degli errori ma dobbiamo continuare a capirci.
La trasformazione e la trasmissione genetica del linguaggio si applica solo alle lingue parlate o anche ai codici di espressione come il linguaggio musicale, pittorico, grafico, gestuale?
Io ho fatto un confronto tra l'albero genetico e l'albero d'evoluzione delle lingue e c'è una forte corrispondenza tra i due. Questo dipende dal fatto che sia i geni che il linguaggio vengono trasmessi dai genitori e inevitabilmente c'è una correlazione tra i due fenomeni. Anche una buona parte della cultura è trasmessa così. La cultura può essere trasmessa sia dai genitori che da tutti gli altri: se viene trasmessa solo dai genitori, il carattere nella sua evoluzione somiglia al gene. Se invece la trasmissione avviene attraverso la società, i mezzi d'informazione, Internet, i compagni di scuola, allora segue delle leggi diverse. Per quanto riguarda le attitudini artistiche, musicali, lì probabilmente c'è della genetica diretta.La cultura può imitare i geni sul piano evolutivo quando c'è una parte importante di trasmissione attraverso i genitori, però normalmente è molto più diretta e rapida: somiglia più alla trasmissione delle malattie infettive.
Come immagina il futuro della ricerca scientifica e quali consigli dà ai suoi studenti di oggi?
La ricerca scientifica avrà un grande futuro anche se sta diventando meno popolare di quanto fosse prima e io la trovo molto divertente e io la consiglio sempre come carriera se uno ha la curiosità necessaria e la voglia di farlo. Purtroppo la situazione italiana non è florida: ci sono degli ottimi laboratori in cui si fa un ottimo lavoro ma sono pochi e non riescono assolutamente ad ospitare tutti i giovani che avrebbero voglia di lavorare e quindi molti vanno all'estero e i governi finora non hanno fatto sforzi significativi per attirarli indietro. L'ambiente che i ragazzi trovano all'estero, se vanno nei laboratori giusti, è talmente più attraente, talmente migliore, soprattutto sul piano del successo che possono avere nel campo della ricerca, che poi non hanno voglia di tornare.
_____________________________________
si verifica, di tanto in tanto, qua o là. Alcuni di essi hanno come risultato un DNA degenerato, incapace di assicurare il funzionamentodi una cellula e ne provocano la morte.Altre volte, al contrario, certierrori migliorano le prestazioni del DNA, portando alla fabbricazionedi una proteina più efficace per quella particolare funzione.Quella cellula conserva allora nella sua discendenza quel vantaggio,ed è questo ciò che conduce alla diversificazione e all’evoluzionedelle specie, al loro adattamento a un ambiente mutevole.Talvolta,però, queste anomalie che chiamiamo “mutazioni” hanno delle graviconseguenze perché riguardano alcuni geni fondamentali che conosciamoda poco: quelli che controllano la divisione cellulare. Ineffetti, fin dall’inizio di questa spiegazione, ragioniamo come se andasse da sé che una cellula si divida, come se fosse perfettamente naturaleche, quando non è necessario, la moltiplicazione cellulare siarresti.____________________________________________

Extraterrestri, le probabilità
La scoperta di una «zona abitabile» oltre alla Terra nella nostra galassia e le spedizioni su Marte riaprono la discussione sulla possibilità di altre forme di vita nell'universo

Nell'ultimo numero della rivista Science viene avanzata l'ipotesi che la nostra galassia avrebbe una «zona abitabile» oltre al nostro sistema solare. Un'équipe di astronomi australiani avrebbe identificato una precisa area della Via Lattea dove la probabilità di trovare vita extraterrestre sarebbe non trascurabile. In particolare ci sarebbe una maggiore probabilità in quella zona di trovare pianeti solidi e di media grandezza con caratteristiche simili a quelle della Terra o di Marte e quindi adatti ad ospitare la vita. Che la vita si sia lì effettivamente sviluppata è chiaramente ancora da dimostrare, ma già il fatto che sia possibile trovare nella nostra stessa galassia dei pianeti simili alla Terra, ha comunque delle forti implicazioni sul nostro ruolo nel cosmo.Una possibile implicazione dell'esistenza di molti pianeti simili alla Terra riguarda il cosiddetto Principio Antropico introdotto ufficialmente dall'astronomo Brandon Carter nel 1974 anche se il dibattito sul posto dell'uomo nell'Universo e sul fine della creazione è chiaramente molto più antico. Il Principio Antropico nella sua versione "forte" sostiene che: «L'Universo (e quindi i parametri fondamentali da cui esso dipende) deve essere tale da ammettere la creazione di osservatori al suo interno in qualche stadio dell'evoluzione». Questa versione del Principio Antropico si basa sull'osservazione che, variando di poco il valore di una delle costanti fondamentali della natura (carica elettrica, costante di gravitazione, rapporto fra la massa dell'elettrone e massa del protone, ecc.) oppure i valori di altre quantità caratteristiche del nostro universo o del nostro sistema solare (velocità di espansione delle galassie, età dell'universo, luminosità del sole, distanza Terra-Sole, presenza di atmosfera, strato di ozono, ecc.), non sarebbe stata possibile l'evoluzione di forme di vita basate sul carbonio come la nostra. Siccome la coincidenza che le costanti fondamentali assumano pro prio i valori che non ostacolano l'evoluzione è tanto improbabile quanto indovinare la combinazione giusta di una lotteria, si è portati a pensare che quella sequenza di numeri sia stata in qualche modo "preordinata'' per il raggiungimento di uno scopo. Osserva Hawking nel suo libro Dal Big Bang ai buchi neri: «Il fatto degno di nota è che i valori di questi numeri sembrano essere stati esattamente coordinati per rendere possibile lo sviluppo della vita.»Ma Carter fa di più. In un articolo del 1983 dimostra che, nonostante le leggi della fisica siano tali da consentire la produzione della vita, la probabilità che essa realmente si sviluppi è ancora bassissima perché l'evoluzione della specie richiederebbe l'accadere di una serie di eventi altamente improbabili. Egli connette il numero N di passi "improbabili" nell'evoluzione dell'Homo Sapiens, alla durata dell'esistenza di un sistema come quello solare in grado di ospitarlo e al tempo necessario a produrre una specie intelligente su un pianeta come la Terra. È stato stimato, infatti, che una stella come il nostro Sole può mantenere condizioni favorevoli alla vita su pianeti come la Terra solo durante l'intervallo di tempo T in cui brucia l'idrogeno, che dura circa dieci miliardi di anni.Con un po' di calcolo delle probabilità Carter stima che un sistema come quello solare, dopo che si sia evoluta una forma di vita intelligente, continuerà ad esistere per un tempo pari a T/(N+1). Dal dato sperimentale che la nostra evoluzione è stata completata in un intervallo di tempo di circa cinque miliardi di anni, Carter fu costretto a concludere che N=1 (o al massimo 2). In seguito, Barrow e Tipler (nel loro libro Il Principio Antropico cosmologico, recentemente tradotto anche in Italiano), stimarono che l'evoluzione richiede un valore di N molto più grande che escluderebbe l'esistenza di esseri extraterrestri. La Terra sarebbe un caso più unico che raro e nell'universo esisterebbe un solo pianeta ab itato.Portando il ragionamento di Barrow e Tipler alle sue estreme conseguenze si comprende, però, che la maggior parte dei pianeti attorno a stelle come il Sole sarebbero distrutti molto prima o appena dopo il tempo necessario all'apparizione della vita intelligente. Può la formula di Carter essere un argomento non solo contro l'esistenza di intelligenze extraterrestri, ma, in fondo, anche contro la nostra stessa esistenza? Se il calcolo di Carter è esatto, non esisterebbe nell'universo nessun pianeta abitato a meno di supporre che la Terra abbia qualche proprietà speciale rispetto al resto dell'Universo.D'altra parte, è un fatto sperimentale che noi esistiamo e quindi ci deve essere qualcosa di cui Carter non ha tenuto conto nel suo calcolo probabilistico. Egli non ha considerato l'abbondanza della creazione. Se esistono nell'universo centomila, un milione o più pianeti abitabili, e ciò sembra oggi avvalorato dall'articolo apparso su Science, aumenta la probabilità che su almeno uno di essi i passi dell'evoluzione si siano potuti verificare tutti. A distanza di quindici anni dall'articolo di Carter, il calcolo probabilistico, con questa nuova ipotesi, è stato eseguito per la prima volta nel dettaglio da me e dal collega Salvatore Rampone nel 1998 (quando l'indagine sui pianeti intorno ad altre stelle era ancora all'inizio) e dimostra che, persino con un numero grande N di passi evolutivi, la probabilità della vita intelligente è non trascurabile. È un fatto sperimentale che l'evoluzione sia legata ad una serie molto lunga di passi, ciascuno dei quali avente una probabilità molto bassa di realizzarsi e Carter ha stimato che non basta che le leggi della fisica favoriscano l'avvento della vita intelligente perché essa appaia realmente. Potremmo però pensare che l'esistenza di un grande numero di pianeti come la Terra sia il trucco utilizzato dall'evoluzione per bilanciare il numero di passi improbabili. Se l'organizzazione dell'universo secondo leggi sottende uno scopo e questo è la nascita, ad un certo punto dell'evoluzione, dell'Homo Sapiens (Principio Antropico), allora l'estensione e l'abbondanza della creazione (e quindi dei pianeti abitabili di cui parla Science) sarebbero ingredienti fondamentali per completare la strategia finalistica.*Ricercatore Università del Sannio _________________________________________
L’ALTRA MEDICINANonsoloscienza
molto noto al pubblico televisivo tedesco per il suo ruolo di moderatore svolto in numerosi programmi, il quale crede fermamente che dio si riveli in ogni goccia d'acqua. Ne è nato un libro originalissimo, corredato, come i precedenti, da seducenti fotografie a colori di cristalli d'acqua. L'acqua, materia prima, "originaria", è stata fin dall'antichità il simbolo dell'anima, e la forza terapeutica dell'acqua – sia per uso esterno sia interno – che scaturisce da certe fonti termali, è nota da tempo immemore. Inoltre, in tutta Europa esiste un gran numero di sorgenti dedicate alla vergine Maria o ad altri santi attorno alle quali sono sorti santuari e luoghi di pellegrinaggio. Ciò nonostante è bene anche sapere che non ogni acqua, per il solo fatto di sgorgare fresca e pura da una sorgente, possiede naturali indicazioni terapeutiche. Se si vuole utilizzare l'acqua come sostanza terapeutica, la si può caricare di nuove informazioni, come avviene nell'omeopatia, nella terapia dei fiori di Bach e nella cosiddetta "vivificazione" dell'acqua. Per poter capire il modo in cui queste acque terapeutiche agiscono, dobbiamo però sganciarci dal classico pensiero di tipo materialistico. L'acqua per lo più viene solo avvicinata ai medicinali, e soprattutto viene caricata energicamente, ma può trasferire in noi anche qualsiasi altra potenzialità terapeutica, perfino quella che ci deriva dai suoni. Un libro stimolante, scritto non soltanto a quattro mani ma anche grazie anche al contributo di molti specialisti di guarigione olistica che hanno sperimentato le enormi possibilità di questo straordinario veicolo, dotato addirittura, come i precedenti lavori di Emoto testimoniano, di una memoria propria.
Acu-Yoga. Tecniche di auto-trattamento digitale. Manuale pratico per combattere la tensione psico-fisica - Reed Gach Michael, Marco Carolyn - € 14,46Con l'unione delle due pratiche autoterapeutiche, digitopressione e yoga, possiamo ottenere il rilassamento della tensione muscolare ed equilibrare le energie vitali primarie.
L' Agopuntura Cinese. Storia, dottrina e pratica - Lavier Jacques - € 14,46Un milione di medici praticano l'agopuntura in Estremo Oriente, ottenendo risultati altrettanto durevoli ed efficaci dei più moderni rimedi terapeutici.
Alchimia e Uso Terapeutico dei Metalli nell'Ayurveda - Dash Bhagwan - € 14,46L'uso e l'efficacia dei metalli, minerali, gemme e prodotti naturali
Alchimia Indiana. Rasayana "Arte della lunga vita" - S. Mahdihassan - € 10,33Un'immagine totale completa della scienza alchemica che abbraccia il Cosmo, il corpo e l'anima.
Alchimia Verde. La preparazione alchemica dei rimedi vegetali - Junius Manfred - € 14,90L'applicazione dell'Alchimia alla preparazione di tinture ed essenze ricavate dalle piante officinali.
L’Alimentazione Intelligente. Il piacere di nutrirsi mangiando - Alessandra Buronzo - € 13,50L’alimentazione intelligente è un libro nuovo che permette a tutte le persone attente alla qualità della vita di trovare il modo di alimentarsi più adatto, scegliendo in piena libertà. Lo scopo del libro è quello di far cadere gli schemi imposti dalle teorie alimentari già confezionate per portare ogni persona a scoprire la propria natura, riuscendo così ad essere capace di cogliere il consiglio giusto per arrivare alla forma desiderata. Ci vengono spiegati gli «errori» che possiamo compiere senza neppure rendercene conto, schiavi come siamo delle solite vecchie abitudini, responsabili di tanti disturbi digestivi. Alessandra Buronzo ce li mostra, non solo senza farci sentire in colpa, ma permettendoci di liberarcene. Una volta definito ciò che è bene evitare per essere in forma, ci viene spiegato come si può facilmente trarre energia attraverso un’alimentazione corretta. Si scopre così, pagina dopo pagina, un mondo di cibi sani e utili, alcuni sconosciuti, altri curiosi, tanti dimenticati, con tutte le informazioni necessarie per capire perché e come utilizzarli e conoscerne i benefici. Riusciamo finalmente ad avere un’idea chiara su alcuni alimenti oggi di moda, ma di cui poco realmente si conosce, come, per esempio, le alghe ed i vari tipi di latte vegetale; al tempo stesso possiamo approfondire le conoscenze su cereali, frutta secca, succhi di verdure e molti altri prodotti ancora. In questo libro vengono proposte alcune teorie del vasto e complesso mondo dell’alimentazione per permettere al lettore di avere una cultura in merito, ma soprattutto di poter riflettere sulle tante possibilità esistenti per nutrirsi correttamente. L’Autrice c’invita costantemente a sperimentare di persona i consigli dispensati con generosità. In effetti, la grande idea qui sostenuta è che l’unica teoria valida è quella che si adatta all’essere unico che esiste in ognuno di noi. Le teorie esposte sono semplici e tutte facilmente applicabili, alcune sono persino divertenti e possono apparire strane, ecco perché siamo spesso invitati ad applicarle senza peso, come se fosse un gioco. Il lettore scoprirà con stupore perché è bene mangiare un alimento ad una certa ora e non ad un’altra, quando e se introdurre alimenti crudi nel corso del pasto, come equilibrare lo yin e lo yang, cosa mangiare in estate e non in inverno, come associare i cibi ed i loro colori, come i sentimenti possano avere un peso enorme sull’assimilazione dei cibi, fino ad avere un’idea abbastanza obiettiva sul tema spinoso della carne. È questo un modo di concepire l’alimentazione che rende il lettore responsabile dei propri atti, ma nello stesso tempo estremamente libero di agire secondo le proprie necessità. Le informazioni che vengono date sono ampie e chiare, in parte teoriche e in parte pratiche, necessarie per poter modificare subito, se il bisogno si presenta, il modo di mangiare, sempre nel profondo rispetto del corpo, nutrendosi meglio, in modo intelligente e, insomma, con arte.
L’Arte Cinese del Tè. Manuale pratico di un’arte tradizionale - John Blofeld - € 10,33Storia, letteratura, ma anche innumerevoli spiegazioni e indicazioni pratiche per procurarsi e gustare nella maniera migliore tè pregiati.
L' Arte del Tiro con l'Arco. Il segreto del bersaglio - Morisawa Jackson S. - € 12,91Il "Kyudo" è la "Via dell'Arco", una fusione tra arti marziali e Zen: una fusione dell'aspetto spirituale e di quello mentale della realtà concreta della vita.
L' Arte di Vivere a Lungo. Per ringiovanire, per non invecchiare, per vivere meglio - Antognetti Paolo - € 12,91Un valido aiuto per ristabilire un equilibrio tra le varie fasi della vita migliorando la qualità del proprio corpo e della propria esistenza.
Aura Soma. La terra promessa della guarigione. Guida pratica per guarire se stessi e gli altri - Flammini Galaadriel, Hasinger Robert - € 12,91Manuale per la cura del corpo fisico ed energetico con l'uso degli olii Balance.
Aura-Soma. Guarire con l'energia dei colori, delle piante e dei cristalli - Dalichow Irene, Booth Mike - € 12,91Una terapia olistica che cura, infonde energia e rivitalizza l'aura dell'uomo. Aiuta a recuperare l'equilibrio e l'armonia del corpo, della mente e dello spirito.
Ayurveda e Medicina Tradizionale. Manuale pratico per l'autogestione della salute - Romano Bruno - € 12,91Non esistono tante medicine, ma un'unica grande scienza medica che comprende Ayurveda e Omeopatia.
Ayurveda: la Scienza della Vita - Verma Vinod - € 15,49Basi, metodi e ricette dell'arte di curare dell'India utilizzabile anche dagli occidentali.
Ayurveda: uno Stile di Vita. La medicina dolce dell'antica saggezza indiana - Verma Vinod - € 14,46Ayurveda è una scienza di vita per l'armonia con se stessi e con il proprio ambiente. Un manuale di prevenzione e autodiagnosi.
Ayurveda per la Madre e il Bambino - Dash Bhagwan - € 10,33Tra i più antichi testi vedici, una intera Upanishad, la Garbhopanishad, è dedicata all'indagine sulla formazione e lo sviluppo dell'embrione umano. Anche i vari poemi epici, i Purana, i testi classici e persino i trattati astrologici hanno toccato l'argomento dell'embriologia umana. Attingendo ai classici testi di medicina - in particolar modo i Samhita di Susruta, di Caraka, di Vagbhata e di Kasyapa - il dottor Dash tratta tutti gli aspetti dello sviluppo umano in modo completo, articolandoli su tre punti significativi: · concepimento e crescita del feto nel grembo materno; · come seguire la donna incinta durante il periodo della gravidanza e la dieta che essa dovrebbe adottare in tale periodo - come anche prima e dopo il parto - in modo da avere un bambino con le caratteristiche desiderate; · come controllare la salute del neonato sino al periodo della dentizione.Non mancano riferimenti ai diversi tipi di costumi sociali e di rituali seguiti durante il rapporto sessuale, durante il concepimento e durante la gravidanza per determinare il sesso del bambino (pumsavana krya). Ancora una volta l'antichissima Ayurveda si rivela fonte di idee e di concetti nuovi a noi occidentali, specialmente per quanto riguarda la fecondazione, la crescita del feto, le regole e le prescrizioni per la madre e il suo neonato. Tali concetti, passati al vaglio della scienza "ufficiale", potrebbero essere facilmente utilizzati da tutte le future mamme.
I Bioritmi. Guida alla salute e al successo - Tatai Kichinosuke - € 12,91Un metodo sperimentato come guida al successo, alla salute e alla vita quotidiana.
Il Bonding dei Nove Mesi - Ferrari Arrigoni Gabriella - € 12,91Guida alla comunicazione con il nascituro, per i genitori in attesa, educatori prenatali ed operatori pre-parto.
Cau. Forza, amore, vitalità dal calore e dal profumo dell’artemisia - M. Wong C.Y., A. Conte - € 15,95I Taoisti hanno usato molti metodi per allungare il tempo del calore nel corpo umano, per rinforzarlo, per aumentarne la vitalità, per donare lunga vita e gioia di vivere. Molti e diversi metodi: il libro del Maestro Ming è una introduzione teorico-pratica a uno di questi, il CAU appunto, che per la prima volta viene fatto conoscere al pubblico italiano. Il Cau, noto in Occidente attraverso la parola giapponese Moxa, significa «lavorare con il fuoco senza fiamma». In Cina, diversamente dal Giappone, assume però peculiarità completamente differenti. Tradizione terapeutica antichissima, il Cau unisce il calore e il profumo delle erbe accese per la prevenzione e la cura di molte malattie, specialmente quelle croniche e gli stati di debolezza acuta. Tutti i lettori, anche quelli che non conoscono i principi della medicina tradizionale cinese, potranno sperimentare da subito i benefici di questa tecnica ancora oggi praticata in Oriente sulle montagne e nelle campagne, guidati da precise mappe per localizzare i punti specifici da trattare con il calore, da tavole sinottiche e da chiare indicazioni.
Chi Kung. L'uso delle energie nella cura del corpo e nelle arti marziali - Jwing-Ming Yang - € 13,43I concetti generali, la storia e i metodi per l'utilizzo del Chi-Kung per la salute e le arti marziali.
Cibo per l’Anima. Il significato delle prescrizioni alimentari nelle grandi religioni - Deborah Pavanello - € 14,90
Ci Kung. Le sei respirazioni risanatrici secondo il Tao e l'Akasha - Yogamurti Rufus Ryon, Deotto Salimei Mercedes - € 10,33Il controllo del respiro e dell'energia in noi.
I Cinque Tibetani. L'antico segreto della fonte della giovinezza - Kelder Peter - € 7,95Prefazione di Chris Griscom - Cinque antichi riti tibetani che possiedono la chiave per giovinezza, salute e vitalità durature.
I Cinque Tibetani. (vol. 2°) L'antico segreto della fonte della giovinezza. Applicazioni pratiche - Kelder Peter - € 10,33Nuove tecniche, idee, e una saggezza che può migliorare la salute, accrescere la gioia di vivere e prolungare la vita.
I Cinque Tibetani e il Sì che guarisce. Esercizi di meditazione corporea - Maruscha Magyarosy - € 10,95 Maggior mobilità, più scioltezza e un’aumentata efficienza sono i principali effetti positivi dei famosi ed efficaci cinque 'riti', apprezzati da milioni di persone. Maruscha Magyarosy ci mostra, con il suo programma in cinque tappe, come sia possibile intensificare la benefica efficacia dei cinque tibetani, utilizzandone in maniera ottimale il potenziale mentale, per mezzo di una pratica regolare collegata con esercizi di meditazione, rilassamento e visualizzazioni risanatrici. Lo scopo ultimo del percorso da lei proposto è quello di non abbandonarsi all'ineluttabilità degli eventi, al flusso della vita, ma di affermare la personale volontà di miglioramento e di guarigione, di decidere responsabilmente per il sì collegandosi alla propria essenza interiore, sfruttando l'intelligenza del cuore. Imparando nuovamente a dire• Sì a se stessi• Sì al proprio corpo• Sì ai propri sentimenti• Sì ai propri genitori• Sì alla propria essenzaotterremo una nuova qualità della vita e un solido equilibrio spirituale.
I Cinque Tibetani per realizzare l’intelligenza del cuore - Maruscha Magyariosy - € 10,95Esercizi fisici e meditazioni per far evolvere la nostra coscienza e vivere in armonia.
La Comunicazione e il Dialogo dei Nove Mesi. Guida all’ascolto attivo, al dialogo e alla comunicazione psicotattile con il bambino durante la gravidanza - Gabriella A. Ferrari - € 15,50Questo libro tratta l’argomento misterioso della comunicazione e del dialogo segreto tra madre e bambino, genitori e bambino, durante la gestazione. L’incontro con il bambino non nato è l’inizio del cammino della vita umana verso l’autorealizzazione. In rispetto a questo impulso vitale, il compito chiave di tutti è estendere la definizione standard di ciclo della vita all’esperienza prenatale, poiché essa ne è un’indivisibile parte, è quella che ci forma e determina chi siamo e cosa diventeremo (P.F. Freyberg). L’Autrice, con il suo caratteristico linguaggio piacevolmente scorrevole e familiare, prende per mano i genitori accompagnandoli, mese per mese, in un percorso di conoscenza e di contatto con il bambino, contemporaneamente fornendo loro dei semplici strumenti per la comprensione e la gestione delle tematiche relative alla relazione, alla comunicazione, al travaglio e al parto, ricollegandole anche alle più recenti scoperte scientifiche nel campo della Medicina e della Psicologia Prenatale. Mediante un programma di quotidiano lavoro con gli esercizi del Bonding, essa li guida all’apprendimento dell’ascolto attivo e del dialogo con il nascituro, conducendoli alla scoperta delle sue risorse e del suo potenziale, relazionandoli affettivamente a lui per fornirgli, sin dalla sua vita prenatale, quegli stimoli e quella qualità di contenimento che gli sono indispensabili per crescere sentendosi accolto, accettato e amato.
Il Contatto Terapeutico. Curarsi e guarire con le mani - Krieger Dolores - € 10,33Un dono potenzialmente innato in ciascuno di noi: come individuare, localizzare e stimolare i poteri di recupero di una persona.
Corpo di Luce. Il corpo sottile: che cosa è e come si risveglia - Mann John, Short Lar - € 12,91I rapporti tra Induismo, Buddhismo e Taoismo nelle tecniche di ricerca e negli esercizi finalizzati a scoprire e sperimentare il proprio corpo di luce.
Cromoterapia. L'uso dei colori per la cura del corpo e della psiche - Muths Christa - € 12,91La terapia con i colori agisce sul corpo, sulle emozioni e sulla psiche, risolvendone i problemi alle origini.
La Cucina della Salute. La cucina del 2000: l'alimentazione naturale con un 'Profumo' d'Oriente - Lorini Laura - € 14,46Una comunione tra la cucina tradizionale italiana e quella macrobiotica. Piatti per la salute e la longevità.
La Cucina Naturale Gourmet. Biocollezioni primavera-estate autunno-inverno - Laura Leall - € 14,50
Curarsi con l'Argilla. Rimedio miracoloso - R. Mantovani - € 10,33I segreti dell'argilla e i suoi numerosi impieghi terapeutici. Incredibilmente efficaci, i suggerimenti del volume sono facilmente realizzabili.
Curarsi con le Pietre Preziose. Il potere terapeutico delle gemme - B. Bhattacharyya - € 7,75Come creare un metodo di cura omeopatico e delle medicine veramente efficaci usando i raggi cosmici contenuti nelle pietre preziose.
Cyber. La Visione Olistica. Una scienza unitaria dell'uomo e del mondo - Montecucco Nitamo F. - € 19,63 Olos in greco significa il tutto, l'intero. Cyber: la Visione Olistica è un testo fondamentale per comprendere in modo unitario e organico la complessa cultura del terzo millennio. Ciber: la Visione Olistica permette di integrare le comprensioni scientifiche, mediche, psicologiche e spirituali per la crescita dell'essere umano e la sua evoluzione planetaria. Cyber: la Visione Olistica fornisce gli strumenti di conoscenza che permettono di comprendere i fenomeni dell'esistenza in modo unitario, di capire scientificamente l'essere umano nella sua complessità di corpo, mente e spirito, la coscienza e la sua evoluzione psicosomatica. In questo libro si fondono, nel crogiolo alchemico della visione unitaria, le antiche tecniche di evoluzione spirituale con le più avanzate ricerche sugli stati di coscienza; si esplorano i linguaggi trasversali che legano gli antichi miti universali, la psicologia del profondo e le affascinanti concezioni scientifiche del vuoto quantistico; si integrano le medicine sacre e la psicosomatica con l'analisi storico-sociologica del passato e del prossimo futuro, si analizzano gli eventi globali di quel grande organismo vivente che è la nostra Terra e le sue prospettive di vita futura.
Dal Cancro si Può Guarire. La macrobiotica come rimedio terapeutico - Chiossone Giorgio - € 9,30Con scritti e ricette di Michio Kushi - Prefazione di Paolo Antognetti - Una testimonianza fedele della malattia e della sua guarigione.
Dalla Grande Madre al Bambino. Significato, poesia e pratica della maternità e della nascita - Ferrari Arrigoni Gabriella - € 14,46Prefazione di André Van Lysebeth - Dall'amore, alla sessualità, alla maternità.
Danza del Ventre dell’Egitto Faraonico. La danza di Iaset - Regina Ferrari - € 19,95Circa cinquemila anni fa, nell’Egitto faraonico, si celebrava il culto di Iside, di Iaset, la dea della luna e dei misteri. Nei templi le sacerdotesse cantavano e danzavano in onore della dea che contraccambiava donando loro bellezza, magia e fertilità. Ripetendo con il ventre movimenti ondulatori, le sacerdotesse rappresentavano l’origine della vita. Con l’intento di riprendere questa danza sensuale che si era persa nel tempo, Regina Ferrari ha ricreato la danza del ventre dell’Egitto faraonico chiamandola «Danza di Iaset». Guidata dall’ispirazione e approfondendo lo studio della mitologia egiziana attraverso l’analisi delle rappresentazioni della danza su papiri, ha ottenuto un interessante connubio tra lo spirito del balletto classico e la danza del ventre, arricchito con movimenti raffiguranti elementi naturali. Il manuale della Ferrari è estremamente dettagliato: oltre a una prima parte dedicata ai presupposti storici di questa danza, essa si sofferma su ogni elemento dell’abbigliamento, su tutte le parti del corpo che partecipano al movimento sinuoso, sugli strumenti musicali usati e sulle varianti della danza: con i veli (in numero variabile da 2 a 9), con il tamburello, il pugnale, la spada, il serpente. Le numerosissime foto e un piano di lezioni graduale, suddiviso in nove settimane, avvicineranno con facilità tutte le donne a questa antica danza facendo esaltare appieno la loro femminilità e donando sensazioni di armonia e di integrazione con l’universo.
Dien’ Cham’. Riflessologia facciale vietnamita - Marie-France Muller, Nhuan Le Quang - € 17,50Stupefacente metodo di riflessologia facciale che arriva dal Vietnam, il Dien’ Cham’ permette di:• Curare una malattia comune senza dover automaticamente ricorrere alle cure di un medico• Alleviare i mali in modo semplice, efficace e rapido• Ritrovare la salute inducendo un effetto-farmaco... senza doverne prendere• Prevenire le malattie, in modo semplice, con un minimo di tempo e di fatica... e gratis!Una volta appresa, questa metodologia permetterà a ogni persona di sentirsi bene nella propria pelle, e soprattutto senza medicine, senza apparecchi di supporto, dovunque e in qualsiasi momento. Per alleviare le malattie non c’è bisogno d’altro che delle dita o di una penna con l’estremità arrotondata per stimolare sul viso i punti-riflesso necessari. I risultati non si fanno attendere: un mal di testa svanisce in pochi secondi, un mal di schiena non resiste molto di più. È sufficiente provarlo per convincersi... Il semplice studio di base di questa strabiliante tecnica permetterà a tutti, in poche ore, di imparare una sessantina di punti-riflesso situati sul viso, ed anche la loro applicazione per tanti mali comuni. Quest’opera, semplice e pratica, è una vera e propria farmacia ambulante per tutta la famiglia...
La Dieta di Galeno. L’alimentazione degli antichi romani - Mark Grant - € 15,50Il mondo moderno è molto affascinato dai vari tipi di diete e dagli effetti che queste possono avere sulla nostra salute. Anche tra gli uomini dell'antichità, o perlomeno tra coloro che avevano tempo e denaro a sufficienza per ascoltare i consigli dei dottori era presente questa preoccupazione. Galeno (129-210 d.C.), che per un certo periodo fu il medico personale dell'imperatore Marco Aurelio, è l'artefice dei principali passi in avanti dell'antica scienza medica. Nei suoi trattati, oggi per la prima volta tradotti, Sugli umori, Sulla bile nera, Sul malumore variabile, Sulle cause delle malattie, Sulla zuppa d'orzo e Sulle proprietà dei cibi, Galeno espone la teoria che avrebbe profondamente influenzato la scienza medica per molti secoli a venire, e descrive in modo dettagliato gli effetti esercitati da alcuni cibi – dalla lattuga, il lardo e il pesce, alle pesche, i sottaceti e i giacinti – sul corpo umano. A differenza di molte opere antiche piene d'allusioni mitologiche e storiche, la scrittura di Galeno è sorprendentemente accessibile al lettore moderno. Eccetto qualche riferimento occasionale a qualche altro dottore, nulla ostacola la visione dell'impero romano al suo apogeo, così come appare attraverso gli occhi di un cittadino estremamente colto ma, allo stesso tempo, piuttosto ordinario. La medicina e il cibo sono combinati assieme con un occhio attento ai dettagli sociologici. La pregevole edizione di Mark Grant rende tutti i trattati di Galeno disponibili al lettore di lingua italiana, e fornisce numerosi approfondimenti sul metodo di comprensione della dieta e della salute nei tempi dell'antica Roma. Grazie alle sue traduzioni chiare e raffinate, accompagnate da una lucida introduzione, da utili note esplicative e da una ricca bibliografia, questo volume costituisce una preziosa fonte di studio per i classicisti, gli storici e tutte le persone interessate alla storia del cibo.
La Dieta per la Prevenzione del Cancro. Alimentazione e macrobiotica nella lotta contro i tumori - Kushi Michio - € 19,50Michio Kushi ha completamente rivoluzionato il comune metodo di intendere la salute e il trattamento delle malattie.Egli cominciò a studiare il cancro in relazione alla dieta oltre trent’anni or sono. Da allora, numerose persone affette da cancro possono dichiarare di essere state aiutate a guarire da lui. Inoltre, ha permesso a centinaia di migliaia di altre persone di prevenire l’insorgere di questo terribile male. Molti studi medici, tra cui quello del Senato americano «Dietary Goals», hanno messo in relazione il cancro con la dieta. Le opere già pubblicate di Michio Kushi e questa specifica sulla dieta per la prevenzione del cancro rendono l’argomento estremamente chiaro e accessibile a tutti. Michio Kushi presenta in questo libro un programma alimentare di base che può essere facilmente attuato in ogni casa. Il volume contiene:– Una introduzione alla dieta: un regime alimentare macrobiotico equilibrato, basato sulla cucina tradizionale orientale e su quella occidentale.– Una guida per alleviare i quindici tipi di cancro più diffusi: cause alimentari, fattori causali e circostanziali, consigli dietetici, esercizi fisici e mentali.– Casi vissuti: le incredibili guarigioni ottenute con l’ausilio della macrobiotica.– La dieta per la prevenzione del cancro: 100 ricette e menù settimanali, consigli pratici per la famiglia sull’alimentazione naturale.
Dieta, Salute, Bellezza. Macrobiotica, automassaggio, respirazione e Do-In per mantenersi sereni e giovani - Kushi Aveline, Esko Wendy, Tiwari Maya - € 15,49Il vademecum olistico della bellezza.
Digitopressione. L'efficacia terapeutica dell'agopuntura senza aghi - Houston Francis M. - € 12,91Come ristabilire, accrescere e mantenere lo stato di salute. Risultati terapeutici insperati e stimolazioni di incredibili risorse del vostro corpo.
Il Digiuno. Come salvarsi la vita - Aa. Vv. - € 14,46A cura di Bruno Romano - Prefazione dell'On. Flaminio Piccoli - Raccolte in un convegno conoscenze ed esperienze circa l'utilità terapeutica del digiuno, concretizzate anche in una proposta di legge.
Diventare Giovani. Come aggiungere vita agli anni e anni alla vita - Fabio Cappelli - € 12,91La mente e il fisico devono essere rispettati ed aiutati a mantenersi in armonia con se stessi e il mondo in cui viviamo. Per fare questo non è necessario trasformare la nostra esistenza in un calvario di proibizioni, programmi e numeri: è sufficiente staccarsi da stili di vita sbagliati, dalla cieca fiducia nella farmaceutica e nella chirurgia, dai condizionamenti delle mode e indotti dalla televisione. Dobbiamo altresì impegnarci ad acquisire comportamenti salutari più consoni alla natura umana. Prima di agire è però opportuno conoscere, avvicinandosi ai meccanismi fisiologici, scoprendo e soddisfacendo i nostri reali desideri. L’attività fisica e culturale va considerata come un piacere, svolgendo attività liete e libere da qualsiasi condizionamento e da quel senso di dovere tipico dell’educazione europea; anche l’alimentazione dovrà essere basata sulla conoscenza e sul valore dei cibi. Questi sono gli obiettivi del libro di Fabio Cappelli che, con stile umoristico, ironico, colloquiale e con un linguaggio comprensibilissimo a tutti, sfata i molti luoghi comuni sulla salute e il benessere dovuti per lo più a superficialità e cattiva informazione. Il libro è una vera miniera di consigli, suggerimenti, curiosità, ed è permeato da una grande passione per la letteratura che si manifesta nei frequenti ma discreti aforismi di grandi scrittori e pensatori. Ma non è soltanto un manuale che spiega come siamo fatti e in che modo funzioniamo, senza peraltro rinunciare a puntualizzazioni medico-scientifiche: è anche un antidoto sicuro contro la noia e una divertente lettura adatta al vasto pubblico.
Do-In. Energia, serenità, salute - Rofidal Jean - € 12,91La prevenzione e la cura dei disturbi del corpo e dello spirito attraverso una dottrina qui spiegata praticamente in numerosi e chiarissimi esercizi.
Dormire Bene. Esercizi, formule e ricette per un sonno sereno e riposante - Meloni Fabrizio - € 12,91Un manuale teorico-pratico, con esercizi, consigli e suggerimenti per aiutare a combattere le difficoltà del sonno.
L' Energia che Guarisce. Esperienze di un pranoterapeuta - Cutolo Nicola - € 12,91Il primo guaritore che ha agito in ospedale sotto controllo medico espone le sue esperienze e i suoi metodi terapeutici.
L'Energia delle Acque a Luce Bianca. Il dono dell'acqua per rinascere - Enza Ciccolo - € 15,49L’Autrice da molti anni sta conducendo una ricerca – difficile da accettare e da comprendere per coloro che rifiutano la dimensione del trascendente – sulle acque scaturite in luoghi di culto mariano, o formatesi al momento dell’apparizione di Maria, le quali, miscelate opportunamente secondo precise proporzioni, apportano notevoli benefici all’organismo. Queste acque producono particolari azioni biochimiche e rispondono, mediante un test di risonanza, a tutte le sette frequenze di base che caratterizzano lo spettro luminoso costituito dai sette colori dell’arcobaleno i quali, fusi insieme, danno la luce bianca. Ogni cellula, organo, tessuto, risuona alle frequenze della luce, cioè risponde agli stimoli luminosi di una certa lunghezza d’onda; la malattia è appunto l’alterazione di questo suo specifico moto vibratorio. Le «acque a luce bianca», contenendo tutte le informazioni dello spettro luminoso, conducono nella materia fotoni capaci di riequilibrare l’alterazione frequenziale nell’organismo e pertanto riportano il benessere; dono prodigioso della natura incontaminata, esse diventano così un mezzo terapeutico alla portata di tutti e la loro sperimentazione apre una prima porta alla ricerca scientifica – razionale e «finita» – verso l’infinito, verso ciò che comunemente viene detto irrazionale, non scientifico, ma che tale non è. Il libro della Ciccolo, serio e rigoroso, racconta questo suo percorso di ricerca, riporta le numerose prove di laboratorio effettuate, propone alcuni rimedi già sperimentati ed è arricchito da testimonianze di studiosi e di gente comune; ma soprattutto permette di cogliere in ogni cosa quel moto ordinato, ciclico e infinito che lega l’immateriale alla materia.
L' Energia Trasparente. Come curarsi con cristalli, pietre e metalli - Omaggio M. Rosaria - € 12,91La spiegazione dei significati simbolici e tradizionali attribuiti a pietre e cristalli.
Esercizi Sessuali. Isometrici e isotonici - O'Relly Edward - € 12,91Esercizi destinati a rafforzare i muscoli che partecipano all'attività sessuale, permettendone l'uso migliore, con la massima soddisfazione per i due partner.
Esercizi Zen per Immagini. Esercizi dei meridiani per una vita sana - Masunaga Shizuto - € 15,49Un nuovo sistema di esercizi Zen che usa immagini naturali per facilitare la circolazione dell'energia nell'interno del corpo, abbinando l'aspetto fisico a quello psicologico.
La Fattoria Biologica. Manuale pratico di Agricoltura naturale - Fukuoka Masanobu - € 18,08L'Autore promuove un approccio sano e naturale al mondo dell'agricoltura e ne spiega dettagliatamente le tecniche di coltivazione.
Formule e Segreti dell'Eterna Giovinezza. Vivere giovani a lungo - Cancellario Marcello - € 14,46Associando l'ipnositerapia a nuove forme e metodiche curative per la prevenzione della senescenza si ottiene una vita qualitativamente migliore sotto ogni aspetto.
Le Forze Interiori. Scoprire e utilizzare le energie del corpo. Manuale completo di esercizi - Gertrud Hirschi - € 14,46 L’Autrice, nota insegnante di Yoga, affronta in quest’opera il tema dell’Essere e in particolare degli effetti che su di esso hanno le forze interiori. Le forze interiori sono forze il cui aiuto si dispiega nella vita, ma che talvolta possono anche avere effetti distruttivi su di essa. Spesso, senza un motivo apparente, non ci sentiamo bene come vorremmo o ci comportiamo in un modo che assolutamente non approviamo: la causa non va ricercata negli altri ma in noi stessi e più precisamente nella disarmonia tra tali forze. Questa guida al riequilibrio interiore si articola su tre livelli:• Spirituale, insegnando a porsi di fronte alle forze interiori senza pregiudizi• Animico, attraverso affermazioni positive e meditazione• Fisico, con esercizi mirati che armonizzano e rinforzano il corpo e i suoi sistemi.Le posizioni (più di settanta), chiamate con il nome degli animali, e i numerosissimi esercizi sono stati ordinati secondo le parti del corpo o in base alle sue funzioni, partendo dal presupposto, ormai noto a tutti, che una disarmonia interiore si manifesta esteriormente in malattia fisica. In breve, il testo della Hirschi è un manuale facile da leggere, semplice da consultare e da applicare, e costituisce un valido aiuto per capire come superare gli ostacoli della vita sperimentando sul piano spirituale, animico e fisico le forze nascoste in noi. Inoltre, attraverso una maggiore conoscenza e una entusiastica valorizzazione di noi stessi, ridaremo alla nostra vita pieno significato, gioia, libertà interiore, pace, soddisfazione, serenità, desiderio e amore.
Gandhi Commenta la Bhagavad Gita. Una grande opera spiegata da un grande maestro - Gandhi Mahatma - € 16,53Tra le numerose interpretazioni della Gita brilla per autorevolezza e approfondimento questa dell'apostolo della non-violenza.
Gheranda Samhita. La scienza dello yoga - Ma Yoga Shakti - € 12,91Traduzione dal sanscrito e commento di Ma Yoga Shakti - Un grande classico per l'apprendimento dello Hatha Yoga, in grado di accompagnare il praticante fino alla illuminazione.
Le Graminacee. Salute, alimentazione, bellezza - Lazzarini Ennio, Lonardoni Anna R. - € 7,75La manipolazione chimica degli alimenti, l'eccessivo consumo di prodotti animali e l'impiego di insetticidi in agricoltura sono tra le cause fondamentali di buona parte delle malattie nella civiltà moderna. Diventa dunque sempre più necessario riscoprire le proprietà terapeutiche e il valore nutritivo dei vegetali, ed in particolare dei cereali, da sempre alimento-base dell'uomo. Questo libro è un utilissimo manuale che esamina in ogni suo aspetto (botanico, chimico, alimentare, cosmetico) la ricca e generosa famiglia delle graminacee. Ciascuna pianta (dal frumento, al riso, al loglio, alla gramigna, all'avena) viene dettagliatamente descritta: ciclo vegetativo, composizione chimica, uso medicinale, cosmetico e alimentare di ogni sua parte. La trattazione prosegue con lo studio dei tipi e delle qualità di pane, pasta, farina, crusca e fibre vegetali; ampio spazio è dedicato alla preparazione casalinga e all'uso dei derivati delle graminacee: alcool, birra, zucchero. Inoltre gli Autori espongono con chiarezza metodi e ricette per preparare liquori, frutta conservata, birre medicinali, sciroppi, marmellate, confetture. Concludono il volume due esaurienti capitoli relativi all'uso degli oli di cereali e delle essenze estratte dalle graminacee a scopo terapeutico e aromatico.
Grande Manuale di Erboristeria - Tierra Michael - € 24,79Integrazione delle piante medicinali dell'Occidente con la medicina cinese e ayurvedica
Gravidanza e Macrobiotica. La nascita e la cura del neonato - Kushi Michio, Kushi Aveline - € 14,46Il concepimento, lo sviluppo del bambino, la gravidanza, la nascita e la cura del bambino.
Guardarsi Dentro. Diagnosi orientale e macrobiotica - Kushi Michio - € 12,95I metodi di diagnostica orientale permettono di scoprire e curare, secondo i principi macrobiotici, sintomi e mali che spesso sfuggono al medico occidentale.
________________________________________-
Lasse Braun “La Straordinaria Evoluzione della Femmina Umana”, stralcio
INTRODUZIONE
Recenti scoperte scientifiche hanno stabilito che gli umani moderni (homo sapiens-sapiens) apparvero per la prima volta sul pianeta Terra circa 130.000 anni fa. Secondo le teorie più accreditate, discenderebbero da “ominidi” precedenti che cominciarono ad evolversi dalle scimmie 4 milioni di anni orsono, o forse più. A loro volta gli ominidi si sarebbero evoluti attraverso diverse specie, i cui fossili di scheletri sono stati scoperti e catalogati da antropologi moderni a partire dall’inizio del XX secolo. Dall’esame di questi fossili risulta che la differenza della scatola cranica tra il sapiens-sapiens e l’ominide dal quale si afferma si sia evoluto, è abissale. Sorprende soprattutto che non si sia trovata nessuna traccia di “mutanti intermedi”, cioè scheletri e crani che dimostrino le mutazioni morfologiche graduali (vedi programmi di morfing) che devono essere necessariamente avvenute durante la transizione da una specie all’altra. Benché allo stato attuale non esista alcuna prova scientifica di tali mutazioni, la maggioranza degli antropologi/paleontologi si basa sulla teoria della “selezione naturale” introdotta per la prima volta da Charles Darwin con il suo libro “L’Origine della Specie”, pubblicato a Londra nel 1856. Codesta teoria postula che l’evoluzione sia avvenuta per cause naturali dovute ad improvvisi cambiamenti climatici o geofisici ai quali le varie specie dovettero adattarsi per sopravvivere. Pur essendo lapalissiano che furono le femmine a generare i mutanti adatti alla sopravvivenza, si è quasi del tutto trascurato di considerare l’evoluzione specifica delle femmine ominide e umane. Come avrebbe agito l’istinto di sopravvivenza sul corpo femminile per indurlo a generare mutanti? Fu solo il bisogno di cibo e rifugio, o fu anche, per esempio, la necessità di evitare l’estinzione della specie precedente quella dei sapiens? Le due cause sono certamente legate. Chi non mangia o resta senza rifugio, non sopravvive. Nondimeno, il motivo per generare mutanti dovette essere fortissimo, in quanto la mancanza di fossili intermedi dimostra che, tra gli ominidi stessi e tra gli ultimi ominidi e la specie umana, la mutazione avvenne sempre in tempi molto brevi. Certe spinte evolutive dovettero introdursi a grande velocità nel genoma delle femmine di ogni specie in pericolo per provocare il mutamento riproduttivo e generazionale necessario a stabilizzare la nuova specie su basi di migliore capacità di sopravvivenza. Sembra evidente che più forte è la differenza morfologica tra una specie e l’altra, più forte dovette essere la spinta che indusse le prime ad evolversi/mutarsi nelle successive.
Il fatto che si sia trascurata l’importanza delle femmine nel processo evolutivo non deve stupire. Ai tempi di Darwin, malgrado ci fosse sul trono britannico la regina Vittoria, il ruolo delle donne era ancora misconosciuto. Non c’era, tra l’altro, ancora nessuna prova scientifica della loro funzione genetica. Fu solo nel 1898—40 anni dopo la formulazione darwiniana—che si potè dimostrare, al microscopio che gli spermatozoi fecondano l’ovulo femminile. Prima di allora, ma non prima del 1500, alcuni medici e scienziati avevano già sospettato che un “omuncolo” si univa ad una “donnuncola” per generare un nuovo essere e che ciò fosse il motivo fisiologico della riproduzione. Costoro non erano però che un’esigua minoranza, poco ascoltata e persino perseguitata. La maggioranza degli scienziati non dava peso al ruolo femminile in quanto gli accademici, quasi tutti uomini anziani, erano ancora influenzati da una bimillenaria teoria del filosofo e naturalista greco Aristotele (ca. 320 PEC = a.c.) Essa sosteneva che l’organo riproduttivo della femmina—l’utero—fosse un semplice “vaso” nel quale lo sperma maschile penetrava, maturava “come del formaggio” e produceva un nuovo essere. A seconda dei differenti vasi, il nuovo essere poteva assumere anche caratteristiche derivate dalle femmine, ma la sostanza generante era sempre quella del maschio. Altre teorie altrettanto vetuste stavano influenzando le masse da diversi secoli. Principalmente quella giudeo-cristiana della creazione di Adamo, il primo Uomo. Da lui, attraverso la leggenda della “costola di Adamo”, sarebbe nata Eva, l’istigatrice del “peccato originale”. Anche dopo la scoperta della funzione fondamentale della femmina, recepita dalla scienza solo verso il 1920, gli scienziati che postularono teorie evoluzionistiche furono molto osteggiati. Quelli di fede biblica o cristiana si sono spesso trattenuti dall’investigare fatti genetici riproduttivi relativi all’Origine della Specie per timore di contraddirsi o di infrangere qualche tabù sessuale creato dal clero cristiano e sostenuti da dogmi infallibili. Cosicché, anche quando si diffuse il concetto che la specie umana si evolse da specie precedenti, si parlò sempre di Evoluzione dell’Uomo. Da che le donne hanno assunto maggior importanza nella società moderna, si sostiene che la parola “Uomo” indichi tutto il genere umano, incluse le donne. Nonostante questo, la denominazione “Uomo” all’origine del genere umano non viene cambiata. Subliminalmente, sta ancora propagando una concezione maschilista che dovrebbe essere sorpassata. Tra i ricercatori meno soggetti a preconcetti religiosi, la mancanza di corpi molli, cioè della parte carnosa dei fossili, non permette conclusioni scientifiche sul ruolo effettivo delle donne nell’evoluzione umana. È comprensibile che ci si sia basati su: (a) fossili ossei che solo in pochi casi si è potuto attribuire alle femmine; (b) ritrovamenti di oggetti pietrosi primitivi per la caccia e per la scarnificazione di carcasse animali, la cui fabbricazione viene solitamente attribuita ai soli maschi, come se il semplice lavoro di tagliare le piccole pietre non potesse essere fatto anche dalle femmine. Da questi ritrovamenti, e dalle concezioni maschiliste suddette, si è formata l’idea che l’evoluzione sia avvenuta per motivi di alimentazione e che all’alimentazione del gruppo pensassero soprattutto i maschi cacciatori e non le femmine raccoglitrici. Queste ultime non avrebbero avuto bisogno di strumenti e sarebbero state perciò non determinanti. Generalizzando, la scarsa importanza delle donne negli eventi della storia umana dominata da grandi uomini, ha indotto a pensare che furono sempre i maschi a spingere l’evoluzione della specie. Sulla base del fatto indubbio che sono sempre state le femmine a generare tutti i discendenti, è tempo di investigare quanto le donne abbiano contribuito all’evoluzione e se non sia il caso di parlare di Evoluzione della Donna piuttosto che di quella dell’Uomo. Da questo punto di vista, lungi dal ridurre il ruolo delle femmine, bisognerà esaminarlo senza pregiudizi e domandarsi se e quanto i maschi vi abbiano contribuito, e non viceversa. A causa della mancanza di corpi molli riferibili ai primordi e a causa degli enormi “buchi” evolutivi che ci sono tra fossili di specie cosiddette contigue, dove di mutanti non c’è alcun ritrovamento, a molte domande si può rispondere solo attraverso l’immaginazione e con quello che in lingua inglese si chiama educated guess, vale a dire una congettura proposta da persone competenti.
L’ottica femminile Per mettersi nell’ottica femminile occorre cominciare col fare alcune deduzioni sull’aspetto che potevano avere le ominidi e le donne primitive. Bisogna in un certo senso “vederle” all’opera. In tale opera femminile è fondamentale il fattore riproduttivo. Senza riproduzione, compito esclusivo delle femmine, ogni specie si estingue. Come tutti sanno, la riproduzione dei mammiferi e degli umani si basa su un evento sessuale durante il quale un maschio eiacula sperma all’interno della vagina vicino all’imboccatura dell’utero. La vagina accoglie ogni volta nugoli di spermatozoi (nell’uomo ca. 250 milioni, nel leone ca. 700 milioni), dei quali solo ca. 300.000 raggiungono l’ovulo, con uno soltanto che vi penetra dando inizio al processo riproduttivo. Occorre dunque fare delle congetture relative alla sessualità degli ominidi e delle ominidi, cosa poco gradita ad antropologi e paleontologi professionisti, ma necessaria per scoprire cos’abbia provocato certe mutazioni così rapide tra le specie, tanto da non lasciare, per ora, tracce alcune. Da semplici osservazioni si può asserire che esiste una notevole differenza tra l’aspetto fisico e fisiologico delle donne moderne e quello che si suppone sia stato l’aspetto fisico e fisiologico di varie femmine ominidi che hanno preceduto la comparsa della specie umana vera e propria. Limitandosi alla differenza tra le prime femmine homo sapiens-sapiens e le femmine dell’ultima specie di ominidi precedente—detta homo erectus—il modo e il motivo per il quale sia avvenuta la mutazione tra le due specie resta aperto alle più svariate congetture più o meno competenti. In molti casi si sono formulate teorie alle quali gli autori aggiungono spiegazioni spesso implausibili o facilmente smontabili. Si apre così un vasto spazio per nuove teorie che possano chiudere o spiegare i gaps, cioè le lacune visibili e catalogabili nella teoria dell’evoluzione naturale, dovute alla mancanza di prove fossili. Una nuova particolare teoria, qui detta FST—Female Survival Theory = Teoria della Sopravvivenza delle Femmine—viene brevemente enunciata per la prima volta in questo testo. Essa non si discosta di molto dalla teoria darwiniana ma ne sottolinea aspetti usualmente non considerati, soprattutto quelli relativi alla sessualità.
La FST si basa su una serie di scoperte scientifiche recenti. (a) La scoperta del DNA—fatta a Cambridge nel 1953 da Watson e Criek—ovvero la doppia ellisse di acido deossiribonucleico che si trova nel nucleo di tutte le cellule viventi e che ancora si trova in certi fossili; (b) la scoperta che il DNA contiene e trasmette tutte le informazioni genetiche necessarie alla riproduzione; (c) la scoperta che il DNA delle attuali scimmie scimpanzé è per il 98,5 percento identico a quello umano; (d) la scoperta che esiste un particolare DNA insito nei mitocondri delle cellule che si trasmette solo per via femminile e solo tra le femmine umane; (e) la datazione di fossili, terreni, rocce, reperti archeologici/paleontologici, eseguita con il carbonio 14 e con l’argon-potassio, che permette di determinare in modo alquanto preciso l’età dei fossili considerati; (f) la conoscenza dei ritrovamenti fossili che riguardano l’evoluzione degli ominidi, degli umani primitivi e le tracce del loro passaggio sulla terra. Non essendoci altra via per visualizzare l’aspetto delle femmine ominidi, si deve procedere dai fossili ossei esistenti. Da scheletri e teschi si osserva che ci sono molte più somiglianze tra ominidi e scimpanzé che non con le femmine sapiens-sapiens.
Nota: a proposito di visualizzazione, su un interessante libro di Piero Angela intitolato “La Straordinaria Evoluzione dell’Uomo”, le belle illustrazioni mostrano la specie erectus già senza pelo corporeo. A fine dicembre 2001, un ottimo documentario televisivo del programma “Sfera” su TV7, mostrava piccoli gruppi di erectus cacciatori (maschi), interamente identici agli uomini attuali, nudi, senza pelo corporeo e persino bianchi di pelle (sic!). Come si vedrà nel testo, l’idea che gli erectus abbiano perso il pelo non ha né motivo né prova, e non è pertanto una congettura competente. La problematica della FST inizia perciò dal confronto tra una giovane coppia di umani moderni e una coppia di scimpanzé della stessa età relativa. Sono questi i “parenti” più prossimi dell’uomo, cioè quelli che hanno il DNA più simile a quello umano. Disponendo di scheletri di femmine erectus, nonché intere figure di donne moderne e scimpanzé, si possono eseguire ricostruzioni competenti di muscoli, pelle e pelo, attraverso un processo di morfing. La FST propone una serie di osservazioni, formulando delle conclusioni che spieghino perché le ominidi si siano trasformate in femmine umane. Non solo per quanto riguarda i mutamenti morfologici ma soprattutto quelli sessuali e comportamentali che si possono abbastanza facilmente dedurre dalla morfologia e intuire con un educated guess. Osservando l’illustrazione #1 (di prossima realizzazione) si notano enormi differenze, ancora più evidenti se fatte sulle due femmine, l’umana e la scimpanzé, nel confronto tra loro e tra loro e i relativi maschi. Come mai la femmina umana si é “evoluta” in questa specie di femmina dalla pelle non visibilmente pelosa, ed anzi morbida, vellutata e sensibile? Come mai il suo corpo è così più alto e di belle curve, con attributi sessuali così visibili e attraenti? Perché non ha il pelo sulla faccia e sulla più parte del corpo come la femmina scimp e come i maschi, sia umani, sia scimpanzé? Come mai la donna e l’uomo hanno le labbra tumide, rivolte all’infuori, mentre gli scimp e tutti gli altri mammiferi non hanno che labbra/mucose interne? Perché cresce all’umana il seno fin dalla pubertà senza bisogno di allattare come avviene per la scimpanzé? A cosa serviva la formazione del seno in giovane età? Se si mettessero le due femmine sdraiate a gambe spalancate si potrebbe notare che solo la donna ha un clitoride erettile, mentre la scimp non ce l’ha, come non lo ha (quasi) nessun’altra mammifera. Per quale motivo si è sviluppata questa notevole differenza nell’attributo sessuale della donna? Come mai le donne, al contrario di tutti gli altri mammiferi, non sono legate al ciclo dell’estro—il cosiddetto calore—che permette alle mammifere di accettare la monta durante i pochi giorni dell’estro e ai maschi di provare desiderio di montarle in quei giorni e non altri? Perché la donna e l’uomo hanno mani dall’epidermide palmare sensibile al solo sfiorare mentre gli scimpanzé non provano, a quanto è dato di sapere, che sensazioni di presa? Come mai la donna fa parte della sola specie mammifera esistente nella quale la morfologia, la fisiologia e il comportamento sessuale sono così diverse dalle loro “parenti” più prossimi? Quanto diverse erano le prime femmine umane dalle erectus, dalle quali si suppone si siano evolute? Quando persero il pelo corporeo che le rende così dissimili dagli altri mammiferi e, per analogia, dalle altre ominidi? Fu la perdita del pelo corporeo un motivo o una conseguenza della drammatica differenza che si nota tra attributi e comportamenti sessuali della femmina umana e quelli della sua “cugina” scimpanzé?
Al presente, le summenzionate domande non hanno risposte dimostrabili attraverso reperti materiali. Peraltro, è chiaro che la perdita del pelo femminile, e in minor misura maschile, sia un fattore importante per certificare la qualità umana, cioè quando i mutanti ominido-umani si stabilizzarono nella loro fisionomia/fisiologia attuale, dando origine alla specie umana vera e propria. Trascurando di rispondere in modo scientifico a queste domande, si offre al clero delle credenze monoteistiche dominanti la possibilità di sostenere teorie “creazionistiche” basate sulla Bibbia. Si offre la stessa possibilità anche alle teorie che sostengono l’intervento genetico di altri individui, finanche extraterrestri. Per tentare di risolvere l’affascinante enigma dell’origine della specie, è necessario prima di tutto conoscere i fatti basilari finora provati o seriamente ipotizzati, sull’evoluzione degli ominidi fino alla comparsa della donna e dell’uomo attuali. I rapporti sulle prime ricerche effettuate per la formulazione della FST sono stati ben accolti dalla Fondazione Olandese Documents of Evolution, a partire dal 1978. Da questa società non-profit, che si prefigge di documentare l’evoluzione della vita nell’universo, sono poi stati allocati buona parte dei fondi necessari alla continuazione delle ricerche, tutt’oggi ancora in corso. Informazioni scientifiche dettagliate di quanto scoperto in quest’ottica femminile nell’arco degli anni 1978-2001, sono apparse a più riprese in lingua inglese. Una versione concisa appare ora anche in Italia a scopo di divulgazione popolare. Le donne di lingua italiana la troveranno interessante anche in questa edizione formato mini, di facile consultazione, tradotta per loro dall’autore. Scopriranno che quanto si conosce dell’evoluzione umana è semplicemente troppo superficiale e probabilmente distorto da interessi religiosi o da censura/auto-censura sessuofobica, che non considera il ruolo fondamentale e importantissimo delle femmine e della loro sessualità.
Fine dello stralcio “La Straordinaria Evoluzione della Femmina
________________________________
Guarire con i Colori. Aura-soma: terapia completa di equilibrio energetico - Wall Vicky - € 12,91Spiegazioni dei procedimenti diagnostici e terapeutici del metodo Aura-Soma.
Guarire con il Qi. La Via verso una Nuova Mente e un Nuovo Corpo - Toshihiko Yayama - € 12,91 Il Qigong rappresenta un sistema pratico per migliorare il proprio benessere fisico e psicologico. Il metodo Yayama, qui delineato, è composto da semplici esercizi graduali che i lettori possono facilmente imparare ad eseguire a casa, senza insegnanti, attrezzature speciali o palestre. Guarire con il Qi è l’unico libro sul Qigong che sia stato scritto da un medico. L’Autore, il giapponese Toshihiko Yayama, è un professionista esperto sia nella medicina orientale che in quella occidentale, e considera entrambe le tradizioni necessarie a una cura profonda della mente e del corpo. Fin dai primi anni della sua carriera medica, Yayama ha studiato il Qigong, sistema meditativo orientale di cura, ed ha gradualmente sviluppato un proprio metodo che combina l’esercizio del Qi con le cure mediche occidentali. Yayama pervenne in origine al Qigong attraverso il suo lungo studio del karate e di altre arti marziali: tutto il testo è infatti intessuto di elementi provenienti da tali tradizioni. In uno stile estremamente facile ed accessibile, Yayama spiega come accrescere la potenza del Qi e imparare così a curare se stessi e gli altri. Una maggiore potenza del Qi, egli suggerisce, aumenta la vitalità, espande la coscienza e allevia molto il dolore; favorisce il benessere e previene i disturbi; è in grado di rendere più efficace il trattamento e più rapida la guarigione da una particolare malattia. Permette inoltre di vivere in modo completamente nuovo, più consapevole e meditativo. Per molti anni, Yayama ha continuato ad utilizzare il Qi per aiutare gli altri nell’esercizio della sua professione di medico. Questo libro è il frutto della sua lunga esperienza. Il medico migliore, secondo il detto antico, è quello che cerca di rendersi non indispensabile, e questo è precisamente ciò che Yayama fa in quest’opera: egli si propone di fornire ai profani i mezzi per prendersi cura di se stessi.
Guarire con il Pensiero - Scaligero Massimo - € 10,33 Mediante il pensiero, si manifesta nell'uomo ciò che ha il potere di farlo ammalare; allo stesso modo, mediante il pensiero può fluire in lui ciò che ha la capacità di guarirlo. Una simile alternativa è frutto soltanto di una saggia disciplina interiore. Il pensiero, infatti, può divenire nell'uomo veicolo delle più elevate forze dell'Universo o di forze degradatrici, a seconda dell'orientamento ricevuto. In tal senso, malattia e guarigione esprimono il processo mediante il quale l'Io agisce sull'umano. Nella prima parte dell'opera, l'Autore identifica il tipo di pensiero che nell'attuale civiltà contrasta con la formazione interiore, opponendosi così al potere di guarigione. Nella seconda parte individua ed evidenzia il pensiero che guarisce, in quanto asceticamente realizza la propria virtù come forza magica originaria ritrovata. Infine, l'Autore esamina le tecniche interiori di guarigione, fondate sulla liberazione del pensiero dalla condizione riflessa, fino alla possibile terapia radicale del male umano, la «medicina del Graal», alla quale è dedicato un capitolo particolare.
Guarire con il Reiki. Un'antica pratica terapeutica con l'imposizione delle mani - Muller Brigitte, Gunther Horst H. - € 15,49Un'opera pratica terapeutica con l'imposizione delle mani.
Guarire con l'Ipnosi. Manuale pratico - Karle Hellmut, Boys Jennifer - € 14,46 Una tecnica terapeutica benefica e insostituibile resa accessibile a tutti da due eminenti specialisti.
Guarire con l'Omeopatia. Manuale di primo intervento per la famiglia - Lodispoto Alberto - € 12,91L'uso dei rimedi omeopatici nelle prime fasi di malattia o in situazioni di emergenza. Un testo pratico e di rapida consultazione.
Guarire il Pianeta Terra. Guida a una dieta e a uno stile di vita ecologicamente equilibrati - E. Esko - € 7,75Sette precetti per guarire la Terra. Verso una nuova coscienza ambientale attraverso le nostre scelte individuali.
Guida alla Tecnica Alexander. Rivoluziona l'uso del tuo corpo e attenua lo stress - Gray John - € 14,46L'efficacia del metodo Alexander, semplicemente spiegato e illustrato, nella prevenzione e cura dei problemi causati da stress e da errati portamenti posturali.
Guida Completa alla Cucina Macrobiotica. Armonia , salute e bellezza con l'alimentazione macrobiotica - Kushi Aveline, Jack Alex - € 20,66 Moltissime ricette con tabelle riassuntive, menù settimanali, stagionali e festivi.
Guida Pratica alla Gemmoterapia - Swenson Tore - € 7,75L'efficacissima terapia naturale basata sull'uso di gemme e germogli vegetali, con un ricettario pratico per la preparazione e l'uso.
Guida Pratica alla Macrobiotica. Una via naturale alla salute e al benessere - Heidenry Carolyn - € 10,33Prefazione di Michio Kushi - Metodo di cura basato sull'incredibile capacità del nostro organismo di guarire e mantenersi sano attraverso l'alimentazione macrobiotica.
L' Imposizione delle Mani e la Medicina Filosofale - Wirth Oswald - € 12,91Il rapporto con l'energia terapeutica e le sue matrici spirituali.
Iniziazione all' Aura Soma. Terapia di luce e colori - Flammini Galaadriel, Hasinger Robert - € 7,75Aura-Soma è un dono che è stato dato al mondo per i nostri tempi. Si tratta di un metodo che ci accompagna nella nostra evoluzione, dandoci la possibilità di vedere chi siamo e quali sono gli ostacoli che il nostro vero essere incontra, quali potenzialità possiamo realizzare e come possiamo manifestarle.Attraverso questo libro il lettore viene introdotto in modo semplice e delicato al mondo dell'Aura-Soma, un mondo di colore e luce: un mondo di esseri e sostanze curative che si liberano dalla flora e dai minerali nei quali erano nascosti, spostandosi nelle bottiglie Equilibrium per servire l'uomo nel miglior modo possibile.L'Autore descrive la connessione tra il colore e le diverse manifestazioni della coscienza. Il libro è un manuale pratico che fa conoscere tutti gli strumenti con i quali opera questa fantastica terapia di luce.
Iniziazione alla Cromopuntura Auricolare. Tecnica indolore di guarigione - Sponzilli Osvaldo - € 7,75La superficie dell'orecchio, immagine di un piccolo feto capovolto, è un perfetto computer attraverso cui è possibile diagnosticare e curare in maniera indolore moltissimi squilibri e malattie.Questa è la meraviglia della creazione: un corpo fisico che contiene la rappresentazione olografica del tutto in varie sue parti.L'orecchio rappresenta, dunque, un immenso ed infinito sistema di corrispondenze e di interrelazioni del grande sul piccolo, del generale sul particolare, dell'esterno sull'interno e viceversa, che invia segnali sullo stato di salute ed al tempo stesso riceve informazioni energetiche elettromagnetiche attraverso fasci di luce colorata atti a ristabilire rapidamente e senza dolore lo stato di salute.
Iniziazione alla Cromoterapia. La nuova scienza dei colori per il benessere e la serenità - Sponzilli Osvaldo - € 7,75Come i colori possono, in tutte le loro applicazioni, influire sul nostro equilibrio interiore e sulla nostra salute.
Iniziazione alla Kinesiologia. Equilibrio energetico e rafforzamento muscolare - Holdway Ann - € 7,75La Kinesiologia è un sistema olistico di cura naturale che combina le moderne tecniche occidentali con l'antica medicina cinese. Attinge alla tradizione orientale per quanto riguarda le correnti energetiche utilizzate nell'agopuntura e nell'agopressione, e a quella occidentale per la diagnosi e il rafforzamento muscolare. Il suo scopo è quello di scoprire gli squilibri, fisici, emozionali e fisiologici, e quindi di riportare l'equilibrio nell'organismo attivando determinati punti del corpo.La Kinesiologia consente di: alleviare dolori e sofferenze e accelerare il processo di guarigione - scoprire allergie e incompatibilità alimentari - allontanare lo stress e aumentare le energie, orientandole correttamente - rafforzare il sistema immunitario e la resistenza alle malattie - scoprire e realizzare le proprie potenzialità nascoste.
Iniziazione alla Magnetoterapia. Il potere curativo del magnete - Bhattacharyya A. K., Sierra R. U. - € 7,75Quest'opera si propone di documentare in modo esauriente gli importanti esperimenti condotti e gli incredibili risultati conseguiti con la magnetoterapia.Vengono illustrati in particolare i sensazionali effetti del magnetismo sugli organismi biologici di piante, animali, nella vita umana e in applicazioni cliniche, per combattere vari disturbi e malattie che le terapie moderne non riescono ancora a guarire. L'Autore vuole inoltre lanciare una sfida a coloro i quali affermano che il magnetismo non è in grado di esercitare alcuna azione fisiologica, ma è soltanto uno strumento utilizzato da ciarlatani. La magnetoterapia offre la grande possibilità non solo di estendere la durata della vita di tutti gli organismi viventi, ma anche di tenere completamente sotto controllo alcune forme di cancro e di eliminare le sostanze provocate dal dolore fisico. La scienza medica farà certamente dei grandi passi avanti con la scoperta di ulteriori usi terapeutici del magnete. Oltre a numerose citazioni importanti tratte dalla vasta letteratura sull'argomento, il libro fornisce un quadro reale dei risultati conseguiti, dei molteplici usi e delle enormi possibilità ancora da esplorare nella terapia con l'uso del magnete.
Iniziazione alla Musicoterapia. Esercizi di rilassamento, tonificazione ed equilibrio con la Biomusica - Corradini Mario - € 7,75La Biomusica utilizza antiche conoscenze circa l'influenza della musica sul corpo umano. Il corpo, infatti, è come uno strumento musicale che richiede una costante accordatura. Attraverso l'uso della voce, della respirazione ed altre esperienze, questa metodologia tende a rilassare, equilibrare e stimolare tale strumento al fine di evitare la somatizzazione dei conflitti emotivi.Il punto saliente di questo libro risiede nella scoperta delle relazioni fra i suoni, malattie ed energia umana. I concetti qui formulati, assolutamente innovativi, aprono nuovi spazi sulla applicazione della musica a scopi terapeutici. Inoltre, vengono suggeriti esercizi che comprovano nella pratica gli effetti benefici di questa disciplina.
Iniziazione alla Reflessologia del Piede. Un approccio psicosomatico - Luciani Angelo - € 7,75
Iniziazione alla Terapia Craniosacrale - Tecniche di cura e prevenzione - Arnold Anthony - € 7,75Nell'ambito del crescente interesse verso le terapie alternative, sempre più persone cercano trattamenti olistici per diversi problemi legati al benessere. Una metodica manuale tra le più attuali e richieste è la terapia craniosacrale.Si tratta di una tecnica di imposizione delle mani basata sul lavoro pionieristico dell'osteopata americano William Sutherland.Essa aiuta ad individuare e a rimuovere gli schemi che portano alla manifestazione ricorrente di dolori o di disturbi che pregiudicano una piena funzionalità dell'organismo.La tecnica craniosacrale è compatibile con altre forme terapeutiche e ne migliora l'efficacia.Il testo è corredato da circa 50 illustrazioni anatomiche dello scheletro umano e foto delle varie posizioni utilizzate.
Iniziazione all' Iridologia. Diagnosi e terapia mediante l'osservazione dell'iride - Osvaldo Sponzilli - € 7,75«Specchio dell’anima», così da tempo immemorabile la cultura popolare definisce i nostri occhi. Ma il gioiello più bello dell’occhio è l’iride, nella quale è impressa, fin dalla nascita, come in una carta astrale, la vita della persona a cui appartiene. Nella trama colorata possiamo decodificare i periodi di crisi che il soggetto ha attraversato o attraverserà, gli organi geneticamente più deboli e le fasi della vita in cui questa debolezza potrebbe essere più rischiosa. Inoltre, su di essa è anche registrata la capacità individuale di reagire alle emozioni, non però il destino dell’essere, ma solo i possibili ostacoli che segnano il percorso dharmico e karmico di ciascun uomo, quel percorso che ognuno di noi ha scelto al momento dell’incarnazione spazio-temporale. L’iridologia affonda le sue origini storiche nella civiltà caldea e mesopotamica e si è affermata nel mondo medico-scientifico tra la fine del 1800 e l’inizio del ’900, soprattutto ad opera di insigni omeopati e naturopati, per poi perfezionarsi notevolmente con le metodiche di indagine computerizzata provenienti dalla tecnologia militare dell’ex Unione Sovietica. Questo libro vuole iniziare il lettore all’osservazione dell’iride fornendo una panoramica dei segni più importanti riscontrabili nella corona oculare; pur non essendo un trattato specialistico, offre interessanti spunti per la comprensione di noi stessi in termini olistici.
Iniziazione allo On Zon Su. Il massaggio cinese del piede per la salute - Ming Wong Chun Ying, Conte Alessandro - € 7,75"Il piede è lo specchio degli organi interni". I principi e la pratica del massaggio cinese con riferimenti storici e mitologici.
Iniziazione allo Shiatsu. La pressione digitale per la salute e il benessere - Namikoshi Toru - € 7,75Lo Shiatsu è un metodo pratico di cura preventiva e di terapia che aumenta la vitalità, allevia la stanchezza e stimola il potere naturale di autoguarigione per mezzo di una pressione esercitata su punti-chiave del corpo.In Oriente, il sistema di punti su cui esercitare la pressione che è alla base di quest'arte del massaggio è stato adottato, per i suoi poteri curativi, da migliaia di anni. Lo Shiatsu aiuta il corpo a guarire se stesso stimolando i suoi poteri di rigenerazione; aumenta la resistenza fisica, allevia lo stress, aumenta l'energia sessuale, migliora l'aspetto e la salute della pelle, cura il mal di testa, i dolori lombo-sacrali, e molti altri disturbi.L'Autore presenta le procedure che accrescono la resistenza fisica ed alleviano i disturbi più comuni, e suggerisce i modi per integrare lo Shiatsu nella vita quotidiana. Le tecniche sono descritte nel modo più chiaro e conciso possibile, e sono integrate da alcuni esercizi di stretching per aumentarne l'efficacia. Una sezione del libro è dedicata allo shiatsu per i bambini, e una allo shiatsu estetico.
Iridologia. La memoria del passato nei nostri occhi - Daniele Lo Rito - € 12,91 La biografia umana possiede caratteristiche assolutamente individuali e personali: è il frutto del nostro vissuto che viene trasformato in realtà visibile. Le esperienze che abbiamo avuto in passato hanno lasciato un segno nel corpo eterno, nell’Io, un ricordo, e, di riflesso, ne è rimasta una traccia anche noi nostri altri corpi, compreso quello fisico. Sensazioni, emozioni generano pertanto una trasformazione a livello fisico, analizzando la quale si può procedere indietro nel tempo per sciogliere nodi, traumi, shock subiti. Si potrà in tal modo convertire le nostre esperienze, i nostri ricordi, in facoltà imperiture, per vivere il domani in piena libertà e coscienza, e agire sul passato per influenzare il futuro. In particolare nell’occhio umano è possibile riscontrare una traccia individuale di ciò che è stato, di vicende drammatiche vissute, e l’evento che leggeremo nell’iride potrà essere interpretato sia come vissuto corporeo ereditato dalla stirpe, sia come esperienza animica ereditata o trasformata dalle nostre azioni, come esperienza libera e individuale oppure come esperienza di legame tra esseri. In questo campo l’Autore da molti anni ha avviato tecniche metodologiche d’indagine e di guarigione e il suo «colloquio» con l’iride ha accompagnato i pazienti nel viaggio terapeutico di consapevolezza della malattia. Un metodo questo che, unitamente alla medicina e al trattamento evocativo cutaneo, conduce verso percorsi di cura finora inesplorati.
_______________________IL FASCINO DELL’ENTROPIAdi Franco LANUCARA --------------------------------------------------------------------------------Nelle mie indagini di laboratorio, nelle verifiche sperimentali che concretizzano risultati e valori teorici, mi accade spesso di perdere la dimensione del tempo e dello spazio. Anche la semplice sublimazione dello iodio, non metallo del VII grup-po della tavola periodica degli elementi che mi serve da supporto, alcune volte, per indagini cromatografiche, mi porta sempre a viaggiare su un treno che corre verso l’infinito, che mi ripete con la sua voce metallica, quasi meccanicamente il secondo principio della Termodinamica. Le grandi masse di ghiaccio del Polo Nord dove è quasi impossibile ogni forma di vita, mi fanno pensare allo zero assoluto, cristalli perfetti e dormienti di ghiaccio diventano premonitori dell’immobilità dell’universo, quando la stella che illumia il pianeta spegnerà i fuochi delle collisioni tra gli atomi di idrogeno. Il fascino dell’entropia con tutte le implicazioni chimico-fisiche e filosofiche, me le porto dietro da tantissimi anni, quando da studente sognavo trasformazioni e filtri che potessero condurmi alla comprensione dei tanti perchè che ancora oggi non hanno trovato possibili risposte. Anche il secondo principio della Termodinamica che parla di equilibri e squilibri dell’universo e che categoricamente afferma che è impossibile trasformare integralmente il calore in lavoro, mi pone grandi interrogativi. Traduco ancora con altre parole questa legge fisica “l’entropia di un sistema qualitativamente indica il disordine del sistema stesso e ne misura il suo livello fino al caos”. Per un attimo mentre osservo i vapori dello iodio che disperdono nell’aria nuvole violacee, mi pongo domande che mi conducono sempre alle leggi della termodinamica che concretamente spiegano come tutti i movimenti spontanei o provocati portano inevitabilmente il nostro mondo verso la fine. Spontaneamente le piante crescono e muoiono, i fiumi ed i mari con le loro grandi masse d’acqua permettono equilibri sul pianeta terra, grandi rocce si sfaldano ed i combustibili esaltano e fanno funzionare il mondo della tecnologia, reazioni biologiche che avvengono nel nostro corpo ci permettono la vita. Tutto ciò è un percorso che solo la Termodi-namica può rendere comprensibile anche nei significati biochimici. Un sistema scambia energia con l’ambiente circostante attraverso le forme più comuni posseduti dall’enercgia stessa quali il calore il lavoro. Da ciò si può ancora comprendere che ogni manifestazione spontanea dell’energia aumenta il disordine dell’universo. Ogni mattina, quando il motore della mia macchina inizia la combustione del carburante, il secondo principio della Termodinamica recita la sua legge, che fa-cilmente traduco pensando alla materia che si trasforma in energia, che parte di quest’ultima inevitabilmente non è più utilizzabile e va ad aumentare il disordine dell’ambiente ed anche il mio disordine mentale, mentre mi confondo tra file di macchine che sbuffano caos che l’entropia “ordinatamente” misura. Nelle grandi città quando il disordine ristagna sotto forma di smog, il dramma dell’aria irrespirabile chiederà al dio dei venti il suo intervento. Il cubetto di ghiaccio prelevato dallo zero assoluto con l’immobilità delle sue molecole, se dovesse fondere dimostrerebbe inequivocabilmente che qua-lunque attività che tende al disordine è cosa più facile rispetto al qualcosa che tende all’ordine. Le molecole del cubetto di ghiaccio che fonde perderebbero l’organizzazione acquistando capacità di movimento. Se poi l’acqua del cubetto do-vesse evaporare, allora il movimento delle molecole diventerebbe caotico (disordinato) e termodinamicamente descrive-rebbe il disordine del sistema. La fusione del ghiaccio, perdendo lo stato ordinato delle sue molecole, conferma che l’ordine delle stesse ha pochissime possibilità di restare tale perchè è più probabile una sistemazione disordinata nel liqui-do. Ogni evento spontaneo quindi, passa da uno stato di minore entropia ad uno a maggiore entropia. La seconda legge della Termodinamica afferma ciò con una logica implacabile. A pensarci bene, tutte le attività spontanee più semplici co-me quella che mi sta portando a scrivere sull’entropia sorreggono il secondo principio della Termodinamica. Cercando di diminuire il disordine dei miei dubbi con l’attività di pensiero ho risolto un mio problema ed inconsapevolmente ho au-mentato l’entropia dell’universo. Vero è, che mentre tentiamo con le nostre attività di fare ordine, di contro necessaria-mente deve corrispondere un bilanciamento che produca ancora un grande aumento del disordine in ciò che è vicino a noi: l’ambiente. Mentre ci affanniamo a creare un mondo più ordinato, l’inquinamento diffonde sempre più, sostanze molto nocive all’ambiente, con grande aumento dell’entropia dell’universo che corrispinde ad un maggior disordine tota-le. Le sostanze inquinanti non sono facilmente eliminabili perchè ciò comporterebbe un grande dispendio di energia che per poter essere gestita creerebbe il caos intorno a noi. Possiamo affermare, forse, semplicisticamente che il nostro mon-do è pieno di energia, ma dimentichiamo molto spesso che il suo cattivo uso aumenta incredibilmente e drammaticamente il caos del nostro universo. La seconda legge della Termodinamica stabilisce che nello spazio in una sua qualsiasi regione isolata l’entropia aumenta sempre nel tempo, spontaneamente. Il fisico Arthur Eddington precisa la definizione prima de-scritta ed afferma: “a livello microscopico tutte le leggi fisiche sono reversibili nel tempo e le direzioni positiva e negativa del tempo non possono venire definite. A livello macroscopico il tempo positivo e la sequenza di avvenimenti in cui l’entropia, cioè il disordine di un sistema isolato aumenta.”. In altre parole, la natura del tempo nel mondo macroscopico è a senso unico e quindi irreversibile. Il fisico Eddington definì l’entropia “la freccia del tempo”. La seconda legge della Termodinamica non è una definizione dell’entropia ma del tempo positivo. Qualunque sia il modo in cui le nostre con-vinzioni filosofiche ci fanno considerare l’entropia occorre comunque e sempre fare una considerazione importante, prendendo coscienza che nel nostro universo l’aumento di entropia ed il tempo positivo percorrono sempre la stessa stra-da. “In questo universo nulla può accadere senza un gradiente, cioè una differenza, in una qualche proprietà tra una parte e l’altra dell’universo. Tutto il calore del mondo è incapace di convertirsi in lavoro se la temperatura è ovunque uniforme. Il lavoro meccanico necessita di un gradiente di energia potenziale; il più grosso peso che noi possiamo immaginare non può produrre lavoro se non c’è un luogo dove possa cadere.” (R. E. Dickerson - I. Geis “Chimica, materia ed universo”, Zanichelli ed. 1983, pag. 312). Esempi di questo tipo dimostrano con concretezza, che l’energia in qualunque forma si presenti non può essere creata e tanto meno definitivamente distrutta, può essere trasformata e quando ciò avviene, nella giusta direzione, anche se l’entropia dell’universo aumenta, il nostro mondo se ne giova. La struttura dell’universo con le sue diversità presenta proprietà differenti in luoghi differenti: le alte concentrazioni di alcune sostanze, ad esempio, in al-cune zone dell’universo, e la scarsità delle stesse sostanze in altre. Questa struttura che propone proprietà differenti in luoghi differenti, è nel suo complesso una forma ordinata delle cose. Ogni qualvolta ha luogo un processo reale, un poco di quest’ordine viene perso e la “confusione” cioè l’entropia aumenta. Le considerazioni che si possono fare su entropia e universo narrano che l’universo comunque, finirà quando tutta l’energia libera si sarà esaurita. Se tutto si fermasse, se non accadesse più nulla, l’energia non verrebbe più consumata e l’immobilità salverebbe l’universo, ma ciò a cosa varrebbe? Non sarebbe comunque la staticità una forma più violenta della stessa morte? Quando tutto sarà compiuto, quando l’ultima fonte di calore spegnerà i suoi energici fuochi e l’ultimo composto ricco di energia si consumerà, allora l’univreso sarà una dispersione fredda e omogenea di miscugli indefiniti. La parola fine segnerà l’ultimo atto. Purtroppo, non vi alcun modo per sfuggire a tutto ciò, ci vorrà moltissimo tempo ma sarà inevitabile. “Il fenomeno della vita è un’apparente eccezione al dogma che tutto finisca. Se i processi spontanei portano sempre al disordine, come può sopravvivere una creatura vivente altamente organizzata come essa è? C’è un sofisma ingannevole che dice che la vita, dal momento che mantiene la sua perfetta organizzazione, viola la seconda legge della termodinamica e perciò è al di fuori dell’ordine naturali delle cose” (op. cit.). L’errore grossolano è quello di considerare un organismo vivente un sistema isolato mentre è invece in realtà un sistema termodinamico aperto. La terra non essendo un sistema termodinamicamente isolato come non lo è un singolo individuo, esaurirà immancabilmente il fenomeno della vita. Il si-stema termodinamico Sole-Terra, dove solo una piccolissima parte di energia che il Sole trasmette è sufficiente a muove-re tutti i meccanismi che reggono l’intero mondo, si esaurirà. Allora, solo allora la terra in quell’ultimo giorno con la sua ormai piccolissima quantità disordinata di energia, stabilirà l’ultimo equilibrio. _________________________________

Jin Shin Do. Guida completa alla digitopressione. Un ponte tra Oriente e Occidente - I.M. Teeguarden - € 18,50La digitopressione Jin Shin Do è la sintesi tra tecniche di digitopressione giapponese, teoria di agopuntura tradizionale cinese, filosofia taoista, tecniche di respirazione ed alcuni strumenti di psicologia occidentale. La Guida completa alla digitopressione Jin Shin Do® descrive in dettaglio questa sintesi ed è stata scritta da Iona Marsaa Teeguarden con il contributo dei più esperti insegnanti di Jin Shin Do che vivono negli Stati Uniti, nel Canada e in Italia. Jin Shin Do significa «La Via dello Spirito Compassionevole». La digitopressione Jin Shin Do, così come è formulata e praticata da Iona Marsaa Teeguarden e dai suoi colleghi, è una tecnica unica nel suo genere dove vengono combinate affinate conoscenze di medicina orientale corporea e concetti tipici occidentali quali empathy (empatia), empowerment (rinforzare) e refreming (ristrutturare), così efficaci sui clienti occidentali, con le tecniche orientali di digitopressione. Ha creato così una terapia orientata al corpo ed alla mente del cliente, che inizia prendendo in considerazione proprio il suo corpo ed i suoi sintomi.
Ki. Lo spirito dell'energia vitale. Una guida pratica per l'Occidente - Reed William - € 14,46Esercizi per sviluppare il Ki come forza pratica nella vita quotidiana.
Il Ki delle Nove Stelle - M. Kushi - € 7,75Una guida sul movimento dell'energia vitale e su come questa influenza l'andamento della natura e delle vicende umane.
Kiatsu-Do. Shiatsu a piedi nudi - Yamamoto Shizuko - € 12,91Prefazione di Michio Kushi - L'uso dei piedi, che possono diventare sensibili quanto le mani, permette al massaggiatore di stare eretto e quindi di eseguire un massaggio shiatsu profondo e completo.
Kuatsu Antalgici. Trattamenti asiatici del dolore - De Winter Eric - € 10,33Con 111 disegni originali dell'Autore.
Kuatsu di Rianimazione. Trattamenti tradizionali asiatici delle sincopi - De Winter Eric - € 10,33Tecniche asiatiche per rianimare con mezzi naturali i soggetti colpiti da sincope.
Kundalini Yoga. Una via diretta alla totalità dell'essere - Kaur - € 14,46Prefazione di Guru Dev Dingh Khalsa- Un sistema di yoga integrale che utilizza i Kriya: posizioni statiche e dinamiche, tecniche di respirazione, meditazione e mantra, nella ricerca dell' equilibrio psicofisico ed espansione della coscienza individuale.
Il Libro Completo delle Erbe e Piante Aromatiche. Il loro uso in erboristeria, cucina e profumeria - Da Legnano L. P. - € 18,08Un trattato completo su come distinguere, raccogliere o coltivare le piante aromatiche, una descrizione dei diversi usi culinari e terapeutici.
Il Libro Completo dello Shiatsu. La terapia completa di pressione digitale - Namikoshi Toru - € 15,90Un testo completo che ben s'inserisce nella serie dedicata ai libri di Namikoshi, proponendosi al pubblico come quello più tecnico e curato nei dettagli.
Il Libro dei Cinque Anelli - Musashi Miyamoto - € 10,33A cura di Luigi Coppé - Presentazione di Oboroya Hisashi - Un classico giapponese della strategia e dell'arte di combattere divenuto un manuale per il manager moderno.
Il Libro dei Rimedi Macrobiotici - Kushi Michio - € 12,91A cura di Marc Van Cauwenberghe - Rimedi macrobiotici sintomatici naturali, efficaci, poco costosi da farsi in casa, basati sui principi yin-yang.
__________________________________epatite
CHE COS'E' E COME SI CONTRAE L'epatite C è causata da un'infezione virale del fegato, che spesso assume decorso cronico; resta a lungo asintomatica e può subdolamente e progressivamente determinare un danno irreparabile dell'organo, riducendone le capacità funzionali sino alla comparsa di una cirrosi e, in alcuni casi, anche di un tumore del fegato. Queste gravi complicanze si sviluppano nell'arco di alcuni decenni di infezione solo in un sottogruppo dei soggetti infettati cronicamente, mentre in molti altri casi la malattia, seppure cronica, ha decorso più benigno e meno preoccupante sul piano evolutivo.
CHI E' A RISCHIO
L'infezione da HCV ha una significativa diffusione nella popolazione generale nel mondo e anche, più in particolare, in Italia ove si stima la presenza di almeno 500.000-1.000.000 di portatori cronici asintomatici (1-2% della popolazione). La prevalenza dell'infezione nella popolazione italiana è influenzata in modo estremamente significativo da variazioni geografiche, dalle fasce di età considerate e, ovviamente, dai fattori di rischio. Vi è un gradiente di progressivo aumento di prevalenza dal nord al sud del Paese. Nei giovani l'infezione è più rara, con prevalenze inferiori a 0,2-0,5% nelle prime due decadi di vita e con un incremento progressivo nelle classi di età superiori, sino a raggiungere prevalenze anche del 10-20% negli ultrasettantenni.
Nei gruppi a rischio, quali i soggetti trasfusi prima del 1990, gli emofilici, i politrasfusi in generale, i soggetti dializzati, nonché i tossicodipendenti, le frequenze di infezioni sono ovviamente nettamente superiori e possono raggiungere anche il 50-70%.L'infezione da virus C è poi estremamente frequente nei pazienti con epatite cronica, con cirrosi e con cancro del fegato. In effetti l'epatite C è in Italia, come in molte altre parti del mondo, la principale causa di queste malattie croniche del fegato.
L'epatite C viene contratta per contatto diretto, evidente o misconosciuto, con sangue proveniente da un portatore del virus.In passato la malattia era tipicamente associata alle trasfusioni di sangue, ma questa via di trasmissione è stata drasticamente ridimensionata dopo la scoperta del virus C nel 1989 e dopo la possibilità che ne derivò sin dal 1990 di identificare i soggetti infetti. Oggi i donatori di sangue sono sottoposti a test molto efficaci per la prevenzione del rischio trasfusionale di epatite C, che è ridotto a meno di 1 caso per 50-100.000 trasfusioni.
Negli ultimi anni sono emerse come importanti altre vie di trasmissione dell'epatite C.In quest'ambito rientra l'uso promiscuo di oggetti personali traumatizzanti, quale lo scambio di rasoi, di spazzolini da denti, forbici, orecchini, etc. fra soggetti infetti e soggetti sani, lo scambio di siringhe fra tossicodipendenti, l'uso non corretto di strumenti contaminati nelle pratiche del tatuaggio, agopuntura, etc. e anche in alcune procedure sanitarie ove strumenti traumatizzanti vengono usati in più pazienti consecutivi senza attuare opportune procedure di sterilizzazione.L'epatite C può essere contratta per puntura accidentale con aghi infetti e tutte le categorie con rischio professionale devono conoscere le procedure di sicurezza in tal senso.
Una trasmissione attraverso contatto sessuale è possibile, ma rara. E' stata anche documentata la possibilità di trasmissione dalla madre al neonato, ma anche in questo caso il rischio è estremamente basso, a eccezione dei casi nei quali la madre è portatrice anche di infezione da HIV. In molte situazioni, infine, non è possibile definire con precisione la possibile fonte di infezione che resta sconosciuta nel 30-40% dei casi.

IL VIRUS
Il virus dell'epatite di tipo C (HCV), identificato mediante studi di biologia molecolare, è costituito da una molecola di RNA a singola elica rivestita da un involucro lipoproteico. E' sensibile al trattamento con etere e altri solventi lipidici; è stabile in ambiente basico (pH=8) ma viene inattivato da trattamenti con formalina.L'infettività di HCV viene eliminata con procedure di riscaldamento a 100 °C per 5 minuti oppure a 60 °C per 10 ore. Viene classificato nella famiglia delle Flaviviridae.
LA MALATTIA
L'epatite C è una malattia che causa raramente sintomi specifici e che decorre per lo più in modo asintomatico. La fase acuta iniziale dà sintomi clinici in circa il 15-20% dei casi che possono presentare i classici segni dell'epatite acuta con ittero, nausea, vomito e grande debolezza. Negli altri casi la malattia decorre in modo asintomatico o con modesti disturbi aspecifici, soprattutto astenia.Pochi sono i pazienti che superano la fase acuta con guarigione completa. Infatti in almeno il 50-60% dei casi, ma forse ancora più frequentemente, l'infezione C non guarisce e diventa cronica. Ciò spiega il gran numero di portatori cronici nella popolazione generale.
L'infezione cronica da virus C ha un decorso molto variabile e spesso imprevedibile e non sempre progressivo e grave. In effetti in molti pazienti la malattia si presenta con le caratteristiche di un'infiammazione lieve e non evolutiva del fegato, in questi casi è molto improbabile che l'epatite C comporti rischi significativi per la qualità della vita e la sopravvivenza.In altri pazienti però la malattia assume un decorso più aggressivo con progressione lenta, ma inesorabile, verso la cirrosi epatica. Questa grave complicanza compare in circa il 20-30% dei pazienti con epatite cronica da HCV, dopo un tempo di infezione medio di 10-20 anni.I dati più recenti indicano che la probabilità di sviluppare cirrosi è influenzata dall'età di acquisizione della malattia con maggior rischio per i pazienti che si infettano in età più avanzata. Non vi è alcun dubbio che l'alcool, anche se assunto in quantità medie, può accelerare il decorso dell'epatite C verso la cirrosi e, idealmente, il portatore di HCV dovrebbe essere astemio.
La ricerca è attualmente molto attiva nel tentativo di individuare fattori virali e dell'ospite che possano permettere di identificare i pazienti a maggior rischio di progressione.Il comportamento delle transaminasi non sempre correla con la gravità della malattia e un'epatite cronica C attiva sul piano istologico può essere presente anche in portatori del virus che presentano transaminasi del tutto normali.
L'esame istologico del fegato, possibile con l'esecuzione di una biopsia epatica, resta a tutt'oggi uno dei parametri più utili sul piano clinico per definire lo stadio di malattia e la prognosi.Alcuni test virologici, quali quelli che determinano il genotipo virale e la carica virale, sono attualmente oggetto di ricerca clinica per stabilirne il valore prognostico.
Una corretta stadiazione dell'infezione da HCV e un'attenta valutazione sulle possibilità evolutive della malattia in considerazione anche dell'età del paziente e della spettanza di vita rappresentano oggi elementi cardine per definire la prognosi dell'epatite C e le opportunità terapeutiche.Molto resta in ogni caso da scoprire sulla storia naturale della malattia e sull'ottimizzazione delle misure di prevenzione e cura.
Associate all'epatite C, in alcuni pazienti, si osservano manifestazioni extraepatiche, tra cui la più conosciuta e la crioglobulina mista. Tale patologia spesso asintomatica, in alcuni casi può presentarsi con gravi quadri di neuropatia e/o di insufficienza renale che talora migliorano con la terapia con interferone.
DIAGNOSI VIROLOGICA
I test disponibili per la diagnosi di infezione da HCV si basano sulla ricerca di anticorpi anti-HCV che viene eseguita su campioni di sangue mediante test ELISA.La positività ottenuta con il test ELISA può essere successivamente confermata mediante test RIBA: si tratta di un test che utilizza strisce di nitrocellulosa sulle quali sono presenti diversi antigeni virali di HCV ai quali gli anticorpi anti-HCV, eventualmente presenti nel campione di sangue in esame, si legano specificamente dando origine a bande colorate che permettono di valutare la positività.
Nell’epatite acuta di tipo C la comparsa degli anticorpi anti-HCV avviene dopo circa 10-12 settimane e permane per tutta la vita anche nei pazienti con epatite cronica.Gli anticorpi anti-HCV indicano probabile infezione in atto da HCV, tuttavia la presenza di anti-HCV non indica in maniera assoluta l’infettività del soggetto: esistono infatti soggetti anti-HCV positivi senza tuttavia apparente presenza di virus nel sangue.
Per dimostrare la presenza di infezione in atto e di infettività, è possibile eseguire la ricerca del virus nel sangue mediante la determinazione dell’HCV RNA utilizzando metodiche di biologia molecolare come la PCR ("Polymerase Chain Reaction" o Reazione di Polimerizzazione a Catena): in breve, si tratta di una tecnica che consente di amplificare in modo esponenziale specifiche porzioni dell’RNA virale, anche nel caso in cui sia presente in quantità minime. La determinazione dell’HCV-RNA è inoltre in grado di fornire indicazioni sull’evoluzione dell’infezione: la negatività persistente di HCV-RNA solitamente è correlata a risoluzione dell’epatite mentre la sua persistenza è indicatore di progressione a epatite cronica.
Sono stati inoltre recentemente introdotti test di PCR per la determinazione del genotipo di HCV e per la quantificazione dell’HCV-RNA, entrambi di utilità clinica per la valutazione dell’efficacia della terapia antivirale. A questo proposito, diversi studi indicano che il genotipo 2a di HCV sembrerebbe rispondere meglio alla terapia antivirale con interferone, contrariamente a ciò che succede per il gruppo 1b.

LA BIOPSIA EPATICA
La biopsia epatica è una procedura diagnostica semplice, gravata da un rischio minimo se eseguita da mani esperte, che permette di ottenere dati di estrema importanza riguardanti le malattie del fegato.
Quando viene propostaLa biopsia epatica viene solitamente proposta per indagare gli aspetti istologici e/o citologici del parenchima epatico, nel sospetto di lesioni diffuse o localizzate in un punto preciso del fegato (lesioni focali). Con tecniche diverse, in relazione alle esigenze diagnostiche e ad altre variabili che verranno in seguito descritte, si ottengono frammenti di tessuto epatico o cellule epatiche su cui condurre le indagini necessarie.
Il frammento di tessuto epatico è richiesto per studiare malattie di fegato che coinvolgono tutto l’organo, siano esse causate da infezioni sia da disturbi tossici o metabolici o congeniti o acquisiti. Il prelievo di cellule (citologico), è invece indicato per lo studio delle lesioni focali.
Quali le indagini preliminariLa biopsia epatica è l’ultimo passaggio di un percorso diagnostico durante il quale si sono ottenute le informazioni indispensabili per una corretta interpretazione del dato istologico.Oltre alle indagini biochimiche abituali, saranno programmati esami in grado di determinare il ruolo di agenti infettivi (virus, batteri, parassiti), metabolici (ferro, rame ecc.) o immunitari potenzialmente epatolesivi.Gli indicatori di neoplasie specifiche completeranno le indagini, soprattutto nel caso esista un sospetto clinico.Lo studio dell’immagine mediante ecotomografia (US), o tomografia assiale computerizzata (TAC) se necessario, è fondamentale per l’inquadramento del paziente da sottoporre a biopsia epatica.
Con quali tecniche viene eseguitaLa procedura consiste nel prelevare un frammento di tessuto epatico da analizzare con modalità diverse in rapporto al sospetto clinico di malattia. Il materiale può essere ottenuto con tecniche decise di volta in volta in base alle esigenze cliniche:
prelievo in corso di intervento chirurgico; biopsia durante indagine laparoscopica; biopsia per via transgiugulare; biopsia percutanea (a cielo coperto); biopsia percutanea ecoguidata su lesione focale.
Prelievo in corso di intervento chirurgico: durante un intervento chirurgico, soprattutto per patologie interessanti organi dell’addome superiore, può rendersi necessaria l’esecuzione di un prelievo bioptico sul fegato.In genere si tratta di valutare la presenza di metastasi epatiche da neoplasia dello stomaco o dell’intestino.A volte il prelievo viene eseguito in modo del tutto imprevedibile quando il chirurgo nota delle alterazioni del fegato non evidenziate da indagini precedenti. E’ questa un’evenienza abbastanza rara in quanto le moderne tecniche di immagine (US, TAC, risonanza magnetica nucleare) permettono di ottenere un quadro ben preciso della morfologia del fegato prima dell’atto chirurgico. Tale metodica consente l’esecuzione mirata del prelievo su noduli o lesioni focali identificabili "a vista" con la possibilità di tamponare direttamente eventuali sanguinamenti.
Prelievo durante indagine laparoscopica: l’indagine laparoscopica dell’addome viene condotta a fini diagnostici e/o terapeutici, utilizzando uno strumento endoscopico, del diametro di circa 1 cm, che permette la visualizzazione e l’eventuale atto chirurgico su organi intraddominali senza necessità di procedere ad apertura dell’addome.Con l’introduzione in addome dello strumento attraverso una piccola incisione della cute e delle fasce muscolari, si ottiene la visualizzazione degli organi dell’addome compreso il fegato.Sul fegato viene effettuato il prelievo in visione diretta, eseguendo quindi in modo mirato prelievi su noduli o lesioni focali identificabili "a vista" con possibilità di tamponare direttamente eventuali sanguinamenti.
Biopsia epatica per via transgiugulare: si tratta di una metodica complessa che permette di ottenere campioni di fegato in pazienti costretti a terapie anticoagulanti croniche.Nell’impossibilità di sospendere il trattamento, per evitare il rischio di importanti emorragie, il prelievo viene effettuato con uno strumento introdotto attraverso la vena giugulare.Raggiunte le vene sovraepatiche si procede al prelievo del frammento di fegato. Si sfila, quindi, lo strumento tamponando con cura la sede di introduzione.Queste metodica, a differenza delle altre, consente di intervenire su paziente scoagulato o con alto rischio emorragico.
Biopsia percutanea (a cielo coperto): è la metodica utilizzata routinariamente: viene eseguita con accesso attraverso la cute, senza visualizzazione diretta del fegato.L’esame può essere condotto in regime di day-hospital; è richiesto un periodo di digiuno di almeno 4 ore precedente l’indagine. Sotto controllo ecografico si identifica la migliore via d’accesso, solitamente l’ottavo spazio intercostale sull’ascellare media destra, dopo aver posto il paziente in posizione supina o ruotato di 45° sul fianco sinistro.L’anestetico locale viene infiltrato lungo tutto il percorso d’accesso dell’ago fino alla capsula glissoniana. Si procede quindi alla rapida e profonda introduzione dell’ago bioptico che, sfruttando l’effetto aspirante del vuoto in siringa (ago di Menghini da mm 1,4-1,6) o l’azione tranciante del coassiale esterno (ago Trucut), raccoglie un frustolo di tessuto epatico.Il materiale viene posto in un liquido di fissaggio, solitamente formalina e processato con le metodiche istologiche standard.
Per alcuni tipi di indagine (immunoistochimica, immunofluorescenza, ricerca quantitativa di particolari metaboliti, etc.) sono necessarie idonee tecniche di preparazione del materiale, da decidere preventivamente.L’osservazione deve essere protratta, nelle situazioni di normalità, per alcune ore dopo l’intervento. Il paziente verrà posto per qualche tempo in decubito laterale destro con applicazione di borsa del ghiaccio sull’area interessata all’intervento.La notte successiva sarà trascorsa a domicilio, in assoluto riposo.
Indagini preliminari relative alla sicurezza dell’indagine: valutazione dell’emostasi; valori accettati: piastrine > 60.000/mm3 attività di protrombina > 60% tempo di sanguinamento <> Anatomia Patologica> Apparato digerente: stomaco, intestino, fegato, pancreas> Malattie Gastroenterologiche

Questa settimana parliamo di AIDS: pensiamoci su Fatti bella per le feste! La minestra? Meglio della pasta. Miele: alleato della salutemessaggio promozionaleCerca nell'enciclopedia solo nel titolo Le news di oggi· Droga: nel 2009 raddoppieranno i consumatori· Ictus: con il progetto Presto, il tempo è cervello· Trapianti: fegato giusto al malato giusto· Tumore alla prostata, il primo killer degli uomini italiani· Incidenti e apnee del sonno, al via studio italiano· Alcol, 2 bicchieri riducono la mortalità del 18%
_____________________________________________________-gastrici e duodenali, itterizia, affezioni del fegato, blenorragia, catarro; impedisce inoltre che si espanda il cancro gastrico e ne calma i dolori. Per ottenere un vino medicinale, si fa macerare per 8 giorni, mezzo pugno di pianta sminuzzata, in l litro di vino; si agita, si filtra e se ne bevono 2 o 3 bicchierini al giorno, in caso di ARTERIOSCLEROSI, GOTTA, IDROPISIA CARDIACA e per calmare e conciliare il sonno di chi soffre. Il decotto è diuretico, purgativo, calmante e si prepara con 1/2 mancia di pianta bollita per 5 minuti in l litro di acqua; se ne bevono da 2 a 4 tazzine al giorno. Si usano generalmente infuso di foglie o tintura, estratto fluido, polvere della radice. Il succo fresco o latice è caustico su PORRI, VERRUCHE, DERMATOSI; si consigliano almeno 3 applicazioni al giorno. Il collirio, utile anche in caso di ULCERAZIONI alle PALPEBRE, si prepara sciogliendo 5 grammi di succo in lOO cc. di acqua. La pianta intera aerea si raccoglie da maggio ad agosto, settembre.

41 - CENTAUREA MINORE, ERITHRAEA CENTAURIUM inizio..

Biondella, famiglia delle Genzianacee. Il nome viene dal greco kentaùreion, centauro; infatti il mito ci tramanda che con quest' erba il centauro Chirone fu guarito da una ferita. E' febbrifuga, decongestionante del fegato, antisettica e agisce sull' ipotalamo. E' indicata nei disturbi di stomaco, nell' inappetenza, nella dispepsia, nella cura del tetano, della difterite, della peste, nei disturbi causati dalle emorroidi. Il vino medicinale, aperitivo, tonico, ricostituente, antianemico, si ottiene lasciando circa 7O grammi di sommità fiorite in infusione in 1 litro di vino bianco, per 3 giorni; si agita ogni tanto, quindi si filtra e si lascia riposare ancora qualche giorno; la dose consigliata è di 1 bicchierino prima dei due pasti. E' indicato nelle FERMENTAZIONI INTESTINALI, nell' INAPPETENZA, nella FEBBRE, nei DISTURBI e CRAMPI di STOMACO. Un medicamento efficace è la tintura di lO grammi di fiori essiccati macerati per 10 giorni, in lOO grammi di alcol a 7O°; si filtra e se ne prendono 2O gocce per combattere la FEBBRE; la stessa dose, da prendere in 1/2 bicchiere d' acqua prima dei due pasti principali, è indicata per DISTURBI e CRAMPI di STOMACO, INAPPETENZA. In caso di MAL di FEGATO si può ricorrere anche all' infuso della pianta essiccata. ESTERNAMENTE, l' infuso di l manciata di pianta per litro di acqua bollente e il decotto concentrato sono impiegati per lavare ECZEMI, TIGNA, ERPETE. Tra i principi attivi: glicosidi amari, resine, acidi fenolici, genzianina alcaloide antinfiammatorio. Le sommità fiorite, si raccolgono da maggio-giugno ad agosto, prima che si aprano, dalle 4 alle 6 del mattino.

42 - CERFOGLIO, ANTHRISCUS SYLVESTRIS inizio..

Famiglia delle Ombrellifere E' stimolante, aromatico, antifermentativo, leggermente lassativo, eupeptico, colagogo, antisettico respiratorio, diuretico, depurativo, sudorifero. E' impiegato nella cura di EPATISMO, AFFEZIONI BILIARI, ITTERIZIA, BRONCHITI, AFFEZIONI croniche dei POLMONI. L' erba fresca o il suo succo costituiscono un' ottima cura primaverile; l' erba può essere consumata in insalata o in minestra. Le foglie si colgono in primavera e si adoperano subito oppure essiccate. I frutti si usano in caso di ECZEMI cronici, SCROFOLOSI e nella TUBERCOLOSI POLMONARE. ESTERNAMENTE cura BLEFARITE, AFFEZIONI degli OCCHI. L' infuso tiepido serve anche per impacchi nelle AFFEZIONI degli OCCHI. Fiorisce da maggio ad agosto.

43 - CICORIA, CICHORIUM INTYBUS inizio..
Radicchio, famiglia delle Composite. Comprende varie specie, fra cui l' indivia. E' indicata in caso di disturbi che riguardano circolazione arteriosa, cuore, sistemi nervoso, simpatico e parasimpatico; MALATTIE CARDIACHE, INSUFFICIENZE BILIARI, ATONIE GASTRICHE, COLICHE EPATICHE, REUMATISMI, GOTTA, ARTRITE, LITIASI, INFEZIONI URINARIE, MALATTIE dei VISCERI. E' tonica, stomachica, diuretica, depuratrice del sangue e depuratrice generale; la radice in particolare è tonico-amara, diuretica, lassativa. Il succo, cotto con lo zucchero fino alla consistenza di sciroppo è indicato come depurativo per i neonati. Decotti e infusi sono utili nelle AFFEZIONI CUTANEE, come l' ECZEMA e in caso di GOTTA. Il decotto di foglie essiccate, l5 grammi, bollite per 2 minuti in l litro di acqua, è indicato nei casi di DISTURBI al FEGATO, nella dose di 2 tazze al giorno. Il decotto di l manciata di radici essiccate e sminuzzate, bollite per 1/2 ora in l litro di acqua, è indicato, preso a bicchieri e a stomaco vuoto, nei CALCOLI al FEGATO; in caso di DISPEPSIA, INAPPETENZA, AFFEZIONI CUTANEE, nella dose di l tazzina prima dei pasti; in caso di INGORGHI al FEGATO e ITTERIZIA, a tazzine, 2 o 3 al giorno; in caso di INGORGHI alla MILZA, nella dose di l bicchiere al mattino e l alla sera e, come depurativo e per combattere la STITICHEZZA, 1 bicchiere al mattino a digiuno. L' infuso di foglie, l manciata in l litro di acqua bollente per l5 minuti, è indicato per chi soffre di DIABETE e in caso di DOLORI ADDOMINALI o al VENTRE, RENELLA, DOLORI ai RENI, preso nella dose di 2 O 3 bicchieri al giorno; come depurativo, l tazzina al mattino a digiuno e, per stimolare le funzioni digestive, l tazzina prima di ogni pasto. Per combattere l' INAPPETENZA, si consiglia di mangiare cicoria fresca oppure di bere al mattino e alla sera un infuso di radice essiccata; o ancora di masticare pezzetti di radice, prima dei pasti. Le foglie giovani in insalata sono consigliate nell' ITTERIZIA e nelle MALATTIE di FEGATO. Come cura diuretica, si può bere ogni tanto, durante la giornata, un sorso di infuso di radice, 5 grammi per tazza d' acqua bollente. La radice, in infuso freddo o caldo, agisce da antibiliare. Un tempo, per liberare i bambini dai VERMI e guarirli dalla DIARREA, si usava la cicoria raccolta in Luna calante. Come rinfrescante si consiglia il caffè di radice tostata, da prendere al mattino con il latte. ESTERNAMENTE, le foglie in cataplasma sono indicate nelle AFFEZIONI CUTANEE, ULCERE, RISIPOLA. Cataplasmi freddi si applicano sulle VARICI. Foglie bollite si usano per impiastri nel MAL di DENTI e per cataplasmi sul ventre nelle INFIAMMAZIONI VISCERALI. Tra le sostanze attive: gluicidi, lipidi, vitamine A (pare che la cicoria sia in assoluto la più ricca di tale vitamina), B, C, P, K, amminoacidi, ferro, fosforo, manganese, potassio. La radice si raccoglie a settembre, ottobre del primo anno o nella primavera del secondo; le foglie da maggio ad agosto.

44 - CILIEGIO, PRUNUS CERASUS inizio..

Famiglia delle Rosacee I frutti e i peduncoli che si colgono da maggio a luglio sono antiurici, diuretici, dissetanti, tonificanti, sedativi; fortificano il sangue e sono indicati nelle AFFEZIONI delle VIE URINARIE, INSUFFICIENZE RENALI, NEFRITI, CISTITI, LITIASI, REUMATISMI GOTTOSI, INFEZIONI da stafilococchi. La polpa, mangiata con moderazione, è aperitiva e indicata per chi soffre di URICEMIA e DIABETE. La polpa di 3 ciliegie in infuso in 1 tazzina d'acqua bollente, stimola l' attività intestinale. Lo sciroppo cura la GOTTA. L' infuso di peduncoli è diuretico ed indicato in caso di NEFRITE, CISTITE, CALCOLI RENALI e VESCICALI, CELLULITE. Contro la TOSSE si prepara ancora un infuso di ciliegie secche, una manciata in una scodella d' acqua, oppure una manciata di ciliegie secche, mangiate lentamente. Il frutto è ricco di vitamina A.

45 - CIPOLLA, ALLIUM CEPA inizio..

Famiglia delle Liliacee. E' l' erba degli equinozi, come l' aglio e l' assenzio. E' afrodisiaca e tonica per il mentale (sessualità e intelligenza) e ritenuta efficace per la longevità e la salute E' anticoagulante, antisclerotica, diuretica, lassativa, digestiva, ipoglicemizzante con azione più lenta rispetto all' insulina ma più duratura, antisettica e antinfettiva specie in presenza di stafilococchi. Stimola l' attività renale e tutte le funzioni; previene la senescenza, l' arteriosclerosi, la trombosi, l' artrite; dissolve urea e cloruri. E' indicata in caso di SOVRAFFATICAMENTO FISICO e INTELLETTUALE, ASTENIE, DEFICIENZE del RICAMBIO, AZOTEMIA, CLORUREMIA, LITIASI BILIARE, OLIGURIE, ASCITI, EDEMI, PLEURITI, PERICARDITI, IDROPISIA, PROSTATITI, AFFEZIONI GENITO-URINARIE, FERMENTAZIONI INTESTINALI, DIARREE. Un tempo era usata per curare gli ipocondriaci. La cipolla cotta senza grasso è indicata contro la STITICHEZZA. Per chi soffre di URICEMIA, c' è un vino ottenuto lasciando per 3 giorni in l litro di marsala o vino bianco, 3OO grammi di cipolla cruda affettata; se ne prendono non più di 2 bicchierini al giorno. Altro vino, ottenuto facendo macerare per 5 giorni in 1/2 litro di vino bianco, l5O grammi di cipolla spezzettata, con l' aggiunta di 5O grammi di miele, è indicato nelle AFFEZIONI INTESTINALI, IDROPISIA, RENELLA, MALATTIE della VESCICA, nella dose di 2 o 3 cucchiai al giorno e, nelle CISTITI, nella dose di l o 2 bicchierini. Per le INFIAMMAZIONI INTESTINALI si consiglia di prendere 3 cucchiai al giorno di 9O grammi circa di cipolla tritata, aggiunta a circa 9O grammi di alcol a 9O°. Contro la PRESSIONE ALTA c' è chi ricorre alla cipolla: 3 etti di questo frutto, un etto di miele e 6 etti di vino bianco mescolati insieme da bere a cucchiai, 4 al giorno. Per combattere la TOSSE si usa ancora far bollire un bicchiere di latte con mezza cipolla; si beve addolcito con miele. Esiste anche un macerato: due cipolle tagliuzzate e lasciate per otto giorni in l litro di vino bianco; si prende nella dose di lOO grammi ogni mattina, contro la NEFRITE. Un rimedio ancora in uso contro il RAFFREDDORE consiste in un preparato, sempre a base di cipolle: da lOO a l5O grammi di cipolla sbucciata in l litro di vino bianco insieme a lOO grammi di miele; si lascia il tutto riposare per l5 giorni, si filtra e ogni giorno se ne possono prendere 3 o 4 cucchiai. ESTERNAMENTE, contro le ULCERE, un tempo, si consigliava di far cuocere, sulla cenere caldissima, una cipolla bianca che si tagliava orizzontalmente ed una metà calda veniva applicata sulla piaga. La cipolla ben cotta con acqua e salvia e applicata come cataplasma, sui RENI IRRITATI o con CALCOLI, li purifica; così almeno sostenevano un tempo. Cruda in poltiglia è usata per cataplasmi da applicare in caso di ADENITE LINFATICA, FORUNCOLI, AFFEZIONI RENALI (in tal caso i cataplasmi si applicano sulla regione lombare), MALATTIE di FEGATO (si applicano sul fianco destro), MALATTIE della MILZA (si applicano sul fianco sinistro), per aumentare l' emissione di orina (si applicano sul basso ventre). Cipolla cruda e divisa a metà si strofina sui GELONI e sulle PUNTURE di INSETTI. A fettine si applica sugli ASCESSI. Sui CALLI si applica, fino ad estirpazione, mezza cipolla macerata in aceto, per l2 ore. Cataplasmi caldi si applicano sui PATERECCI. Anche la pelle è un ottimo antisettico da applicare su PIAGHE, ULCERE, SCOTTATURE. Tra le sostanze attive: mucillagini, arsenico, bromo, calcio, ferro, fosforo, iodio, manganese, sodio, nichel, nitrati, potassio, rame, silice, zolfo, vitamine A, B, C. Matura da maggio ad agosto.

46 - CIPRESSO, CUPRESSUS SEMPERVIRENS inizio..

Famiglia delle Conifere. Agisce sull' indebolimento cerebrale e sui reumatismi postumi di blenorragia. I frutti, che maturano a gennaio, febbraio, sono astringenti e vasocostrittori; in decotto, estratto fluido o tintura, sono efficaci in caso di EMORRAGIE INTERNE e dell' UTERO, di DISTURBI della MENOPAUSA, di EMORROIDI, di VARICI, di DIARREA, di INCONTINENZA URINARIA, di REUMATISMO cronico. L' essenza attiva la funzione ovarica. L' infuso facilita l' evacuazione della bile. Si usa anche l' olio essenziale, somministrato a gocce, iniziando da una goccia e aumentando di due gocce ogni giorno, da prendere con un cucchiaino di miele. ESTERNAMENTE: clisteri astringenti; decotti per lavare FERITE e VARICI; essenza per inalazioni in caso di TOSSI CONVULSE, PERTOSSE

47 - CIRSIUM SPINOSISSIMUM inizio..

Cardo selvatico, famiglia delle Composite. E' un cardo simile all' acanzio. Controlla tutti i disturbi renali, le insufficienze epatiche, cirrosi, litiasi biliari, itterizia, pletora, circolazione venosa, emorroidi, varici. I semi sono ipertensori.

48 - CLEMATIS, ARISTOLOCHIA CLEMATIS

Famiglia delle Aristolochiacee. Dal suo rizoma si ricava un estratto usato in farmacia nella preparazione di purganti. E' calmante per il cuore, digestiva, colagoga, energetica psichica e fisica, afrodisiaca; agisce sul pericardio ed è uno dei migliori antidoti contro i gonococchi, nella cura della blenorragia.

49 - COLCHICO, COLCHICUM AUTUMNALE inizio..

Famiglia delle Liliacee. In Greco significa "della Colchide", terra nota per i suoi veleni, infatti è tra le piante più velenose con effetti paralizzanti, per cui si consiglia di limitarne l' uso. Risulta efficace in caso di distrofie muscolari di origine midollare, reumatismi, gotta, grazie alla colchichina in esso contenuta. Il macerato di circa 60 grammi di semi in 1/2 litro di vino bianco, preso nella misura di 1 cucchiaino al giorno, è indicato nella cura della GOTTA. I bulbi si raccolgono da luglio a settembre, i semi da maggio a luglio.

50 - CONSOLIDA MAGGIORE, SYMPYTUM OFFICINALE inizio..

Famiglia delle Borraginacee. Le foglie giovani sono commestibili, non possiedono però le qualità astringenti, emollienti ed espettoranti delle radici. Cura ulcere della bocca e della gola; disinfiamma i reni, la milza, la cistifellea; è vulneraria e, come astringente intestinale, si usa in caso di colite, enterocolite, dissenteria. Da 3 a 5 tazzine al giorno di infuso di radice spezzettata, 1 manciata lasciata per mezz' ora in 1 litro d' acqua bollente, è efficace nell' ENTERITE e nel CATARRO delle VIE RESPIRATORIE. Questa pianta è detta "l' aggiusta ossa", grazie all' allantoina in essa contenuta; infatti rimargina le ferite e rinsalda le ossa fratturate. In tintura si usa sia internamente che esternamente in caso di LUSSAZIONI, GONFIORI da GOTTA, FERITE, PIAGHE e ULCERAZIONI della pelle, ULCERE VARICOSE, USTIONI, EMORROIDI, SINOVITI, RAGADI. ESTERNAMENTE, in caso di FRATTURE, sono utili gli impacchi con un infuso di grammi 5O circa di pianta per un bicchiere d' acqua. Nelle SCOTTATURE, di primo grado si possono fare dei lavaggi, più volte durante la giornata, con l' infuso ottenuto tenendo in acqua bollente, per circa 2 ore, pezzetti di radice, se essiccata circa 8O grammi se fresca circa l5O grammi. L' infuso si usa anche per RAGADI ANALI, PIAGHE, ULCERAZIONI della PELLE, LUSSAZIONI, GONFIORI da GOTTA, FERITE, ULCERE VARICOSE, USTIONI, EMORROIDI, SINOVITI. Per le PIAGHE è pure efficace la pomata. Sulle VENE VARICOSE si usano cataplasmi di radice fresca schiacciata e macerata in acqua bollente. La radice polverizzata è utile nelle CONTUSIONI. Le foglie si raccolgono al tempo della fioritura, da maggio ad agosto, quando sono ricche di mucillagine, tannino e idrati di carbonio. La radice si raccoglie in inverno e tutto l' anno. Tra le sostanze attive: mucillagini, tannino, idrati di carbonio, allantoina, resina, oli essenziali, gomma, zuccheri, proteine, vitamina B12.

51 - CONVOLVOLO, CONVOLVULUS SCAMMONIA inizio..

Famiglia delle Liliacee. Il suo nome, derivato dal latino convolvere, significa "quello che si avvolge, attorciglia". Nella radice sono resine con proprietà purgative; è utilizzato infatti come purgante oltre che come calmante intestinale, nelle insufficienze epatiche e per favorire la produzione della bile e la digestione. La pianta intera fiorita e le radici si colgono a giugno, luglio.

52 - CORIANDOLO, CORIANDRUM SATIVUM

Famiglia delle Ombrellifere. Fiorisce a giugno-luglio e i frutti maturano e si raccolgono ad agosto. Si usano i frutti maturi essiccati che sono sudoriferi, eccitanti intestinali, carminativi, digestivi, antifermentativi, antispastici; stimolano l' appetito, combattono le insufficienze epatiche e i disturbi di stomaco. Una bevanda con proprietà digestive e stimolanti si ottiene mettendo in infusione 1 cucchiaino di semi in 1 tazza d' acqua bollente; l' infuso è efficace anche nell' INSUFFICIENZA EPATICA e nei DISTURBI di STOMACO. L' alcolato, che si prende a gocce, si ottiene facendo macerare per 5 giorni, 5 grammi di semi essiccati in 6O grammi di alcol; si agita per 4 giorni, ogni giorno, mentre il quinto si lascia riposare, quindi si filtra; la dose è di l5 gocce diluite in poca acqua al termine del pasto, in caso di DIGESTIONI DIFFICILI, FLATULENZE e VENTOSITA' INTESTINALI, INSUFFICIENZA EPATICA, DISTURBI di STOMACO in genere. ESTERNAMENTE, l' olio essenziale si usa per frizioni sulle parti colpite da REUMATISMI. I semi polverizzati e impastati con acqua si applicano sulle PIAGHE. Tra le sostanze attive, olio essenziale con linaiolo, cumarina, tannini, oli.

53 - COTOGNO, CYDONIA VULGARIS inizio..

Famiglia delle Rosacee. Fiorisce a maggio-giugno; le foglie, leggermente sedative, si raccolgono in estate; i frutti, astringenti e nutrienti, a settembre; i semi, astringenti ed emollienti, in autunno. L' infuso di foglie, preso nella misura di 2 o 3 tazzine, è indicato a chi è affetto da NERVOSISMO. I frutti sono efficaci in caso di INFIAMMAZIONI alla GOLA e DISTURBI INTESTINALI. Il decotto di 1 frutto bollito in l litro di acqua fino alla riduzione a metà, da prendere durante la giornata, è efficace nelle INFIAMMAZIONI INTESTINALI. Cinque o sei cucchiai al giorno di sciroppo si prendono in caso di ENTERITI, DIARREE, EMOTTISI. La cotognata è ottima nelle convalescenze. Lo sciroppo di semi, 4O, 8O grammi al giorno, è indicato nelle ENTERITI e nel CATARRO BRONCHIALE con TOSSE; la mucillagine dei semi non frantumati è infatti efficace contro la TOSSE, oltre ad essere leggermente lassativa. ESTERNAMENTE, il decotto di foglie, una manciata per 1/2 litro di acqua, si usa per irrigazioni vaginali, in caso di LEUCORREA. Il decotto di frutti, di cui sopra, può servire anche per impacchi su RAGADI ed EMORROIDI; il succo sulle SCOTTATURE. Anche il decotto di semi è indicato in caso di SCOTTATURE, RAGADI, per irrigazioni vaginali e gargarismi. Tra le sostanze attive: mucillagini, pentosano e glicoside dell' acido nitrico, amigdalina, tannini, olio grasso.

54 - CRESCIONE, NASTURTIUM OFFICINALE inizio..

Famiglia delle Crocifere. E' uno dei migliori rimedi contro lo SCORBUTO ed è efficace in caso di CATARRI delle VIE AEREE, GASTRO INTESTINALI e GENITO URINARIE; nelle forme di ESAURIMENTO generale, AVITAMINOSI, CONGESTIONI EPATICHE, IDROPISIA, DIABETE, OSTEOPOROSI, GOTTA, AFFEZIONI CUTANEE, GENGIVITI, MALI di ORECCHIO; frena la proliferazione dei TUMORI; previene e arresta la CADUTA dei CAPELLI; è particolarmente consigliato ad anemici, astenici, anoressici, linfatici. E' afrodisiaco, depurativo, diuretico, assorbente, digestivo, espettorante, vitaminizzante, remineralizzante, dissetante, rinfrescante, corroborante. Contro la TOSSE CATARRALE, si consiglia l' infuso di fiori e foglie freschi, 1 pizzico in infusione per 6, 7 ore in 1 bicchiere di acqua fredda. Mangiato crudo in insalata o in succo è indicato in caso di CALCOLI RENALI e della VESCICA, RENELLA, NEFRITE. Il succo, dai 5O al l5O grammi al giorno per una, due settimane, si consiglia a chi soffre di ASTENIA, OSTEOPOROSI, ANEMIA, ITTERIZIA, MALATTIE delle VIE RESPIRATORIE, CATTIVA DIGESTIONE, AFFEZIONI BILIARI e come cura diuretica e depurativa; mescolato a latte tiepido, in caso di CATARRO BRONCHIALE. lOO, 2OO grammi di insalata, sono indicati come cura depurativa. Foglie fresche masticate rinforzano le gengive e riattivano la salivazione. ESTERNAMENTE risulta efficace contro USTIONI, ECZEMI, AFFEZIONI CUTANEE. Cataplasmi di pianta cruda ben pestata, avvolti in tela sottile e coperti di lana, si mettono sui RENI affetti da CALCOLI. Per il MAL di PANCIA, si applicano sulla parte dolorante impacchi caldi di foglie bollite. Contro i REUMATISMI sono indicati cataplasmi di crescione tritato e passato nell' acqua bollente. I getti nuovi si raccolgono da marzo a maggio; la pianta intera da maggio a luglio. Tra le sostanze attive: vitamine A, Bl, B2, C, D, PP, carotene, ferro, calcio, arsenico, rame, zinco, manganese, zolfo, potassio, iodio, fosforo.

55 - CUMINO DEI PRATI, CARUM CARVI inizio..

Famiglia delle Ombrellifere. Si usano i frutti maturi che si raccolgono a luglio agosto e si fanno essiccare. Tra le sostanze attive olio essenziale contenente carvone, limonene, derivati della cumarina. Stimola l' attività delle ghiandole digestive e la secrezione lattea nelle donne che allattano; è stomachico, carminativo, antispastico; è efficace in caso di MANCANZA di APPETITO, DISTURBI DIGESTIVI, SPASMI GASTRO-ENTERICI e BILIARI, AEROFAGIA; migliora la tolleranza dei cibi che provocano flatulenza, quali ad esempio il cavolo. L' infuso o la polvere sono indicati in caso di FLATULENZE, DOLORI INTESTINALI, PESANTEZZA di STOMACO, CATTIVA DIGESTIONE. L' olio dei semi, da 2 a 4 gocce su poco zucchero, è efficace contro i DOLORI ADDOMINALI. L' infuso di 1 cucchiaio di semi per ogni tazza di acqua bollente, stimola la digestione. Ottimo digestivo è anche il liquore che si ottiene facendo macerare, per l5 giorni, da 4O a 7O grammi di semi in 1 litro di acquavite; si filtra e si aggiungono da 2OO a 5OO grammi di zucchero candito. Altro digestivo, il vino ottenuto facendo macerare 2 pugni di frutti per 24 ore, in 1/2 decilitro di alcol; si aggiunge 1 litro di vino bianco e si lascia riposare per 8, lO giorni, agitando di tanto in tanto; si beve a bicchierini. ESTERNAMENTE , impacchi di semi, sminuzzati in acquavite e lasciati macerare fino ad ottenere una pasta omogenea che si stende su tela e si applica intorno al capo, in caso di MAL di TESTA o sulle parti doloranti a causa di REUMATISMI e DOLORI ARTICOLARI. L' infuso di 2 pizzichi per 1 tazzina d' acqua è indicato per lavare occhi e orecchie. Cataplasmi di foglie e frutti cotti in acqua sono indicati su TUMORI FREDDI e GHIANDOLE INGROSSATE. L' olio si impiega per sciacqui alla bocca e per frizioni stimolanti sulla pelle. ____________________
(25/02/2003)
Epatiti: cibi grassi più dannosi dei virus
Gli esperti riuniti in questi giorni a Firenze per il IX Congresso Nazionale delle Malattie Digestive, organizzato dalla Società Italiana di Gastroenterologia (S.I.G.E.), dall'Associazione Italiana Gastroenterologi Ospedalieri (A.I.G.O.) e dalla Società Italiana di Endoscopia Digestiva (S.I.E.D.), si sono confrontati anche sulle epatiti, in particolar modo su quella da dieta errata, che continuano a guadagnare terreno. Sono, infatti, circa 3 milioni gli italiani con disturbi al fegato, senza presentare traccia di virus né di abuso di alcol.
Da Firenze è stato quindi lanciato un allarme contro un nuovo nemico del fegato, un nuovo killer che ne minaccia seriamente le funzioni e la salute: i cibi grassi. Degli oltre sei milioni di italiani con problemi epatici, infatti, oltre la metà presenta danni al fegato dovuti ad accumulo di grasso, senza traccia di infezioni virali né di abuso di alcol. L'aumento delle patologie epatiche non virali, né correlate ad abuso di bevande alcoliche, è strettamente associato all'aumento del consumo di cibi grassi, agli eccessi alimentari e a uno stile di vita sedentario.
Anche i più piccoli sono a rischio epatico: cinque bambini su cento, infatti, presentano segni di danno al fegato causati da una alimentazione non corretta. Nei bambini obesi, poi, questa percentuale sale addirittura a oltre il 50.
"Le tavole degli italiani stanno diventando sempre più una minaccia per il fegato che si vede attaccato più dalla cattiva alimentazione che dai virus - ha sottolineato il prof. Calogero Surrenti, Presidente della Società Italiana di Gastroenterologia - Grazie infatti a una migliore profilassi e alle nuove cure, le epatiti di tipo virale sono in calo, mentre le patologie epatiche dovute alle cattive abitudini alimentari sono in continua crescita".
La correlazione tra cibi grassi e patologie del fegato è del resto dimostrata anche da recentissimi studi sul ruolo della leptina, una proteina che regola il meccanismo di fame-sazietà, prodotta dalle cellule che accumulano i grassi nel nostro organismo: l'eccesso di leptina determina la comparsa di epatiti di origine non virale (cosiddetta steatosi non alcolica) in un paziente su dieci.
Tuttavia le malattie epatiche virali restano attualmente una delle principali cause di mortalità nel nostro Paese. Ne sono affetti tre milioni di italiani (un milione colpito da epatite B, oltre 2 milioni affetti da epatite C). Ogni anno, poi, si registrano 30.000 nuovi casi di cirrosi, e di questi una quota elevata sviluppa tumore al fegato.
Ed è proprio sul fronte delle strategie terapeutiche antitumorali che oggi c'è una nuova speranza che nasce dalla sperimentazione di una nuova classe di farmaci antidiabetici, i tiazolidindionici, in grado di inibire la trasformazione di una cellula normale in una maligna, bloccandone la crescita e l'espansione. La sperimentazione - condotta dai ricercatori della Unità di Gastroenterologia dell'Università di Firenze - ha dimostrato che la somministrazione di questi farmaci in cavie da laboratorio, blocca la crescita di tumori al fegato nel 90% dei casi, mentre laddove il tumore è già sviluppato, ne riduce considerevolmente l'espansione.
"E' troppo presto per sapere se queste osservazioni potranno trovare applicazione per la terapia del cancro del fegato nell'uomo - ha spiegato il prof. Surrenti, coordinatore dello studio - ma non c'è dubbio che se i test clinici confermeranno i dati di laboratorio, potremmo avere a disposizione farmaci la cui sicurezza è già stata provata su un ampio numero di pazienti, per la cura di una malattia del fegato per la quale non esiste sinora nessuna terapia di dimostrata efficacia".
Il fegato, quindi, è una delle prime vittime dell'alimentazione scorretta andando incontro alla statosi, disturbo provocato dai troppi grassi che produciamo e che il nostro fegato non riesce a smaltire e a trasformare in energia, tanto che li deve accumulare. A costringerlo a questo accumulo, possono anche essere malattie metaboliche (come il diabete) o virali (epatite C), farmaci troppo pesanti o abuso di alcol. Ma la causa vera è sempre di più una dieta sbagliata.
"La steatosi epatica è in aumento, perché l'alimentazione tende a peggiorare - ha sottolineato il prof. Surrenti - si riducono i cibi salutari come verdura, legumi e frutta per privilegiare quelli ricchi di grassi, elaborati e superconditi. Situazioni spesso aggravate da uno stile di vita poco attivo".
Ma che succede quando mangiamo troppi grassi di origine animale? "Le cellule del fegato scoppiano di grasso, si rompono e ne fuoriescono gli enzimi "transaminasi" - ha spiegato Surrenti - Lo stesso danno alle cellule epatiche si verifica anche in chi è stato aggredito da un virus o beve molto. Ma con la steatosi i virus non c'entrano, e neppure l'alcol". Tant' è vero che, negli Stati Uniti la chiamano NASH Non-Alcoholic Steato-Epatitis che sta a indicare una situazione allarmante, cioè quando il disturbo arriva a compromettere oltre il 30% delle cellule epatiche e si verifica un'infiammazione o una fibrosi.
"Oggi, oltre la metà di transaminasi alte è proprio da steatosi - ha continuato Surrenti - la riprova è che regrediscono dopo un periodo di dieta ipocalorica, con pochi grassi animali. Sarebbe però un errore vietare alcuni cibi. Nessun alimento va eliminato, va solo ridimensionata la quota di grassi animali nella dieta di ogni giorno. Che deve essere mista e non incentrata su grassi e carboidrati, specie se il nostro stile di vita non prevede un grande consumo energetico.
In genere, la steatosi non presenta sintomi. La si scopre con l'esame del sangue, che indicherà valori enzimatici alti e all'ecografia che mostrerà un fegato brillante, luminescente". Come comportarsi allora? "Dobbiamo recuperare la tavola come luogo positivo" raccomanda lo specialista "anche perché non sappiamo quali conseguenze darà negli anni futuri la steatosi imponente di oggi"
________________________________________

Chi è l'uomo? È questa la domanda che si pone non soltanto lo scienziato o il filosofo, ma ogni uomo. E il problema della identità dell'uomo, per la quale si può cercare una risposta anche basandosi sul comportamento dell'uomo, su ciò che lo caratterizza sul piano fenomenologico. Nell'uomo all'elemento biologico, comune a tutti i viventi, si accompagna l'elemento comportamentale di natura diversa, cioè la cultura.
Lo studio dell'evoluzione umana e dell'uomo preistorico non è solo lo studio delle modificazioni fisiche, ma anche della cultura. Tra l'uomo e il mondo animale vi è una continuità biologica che giustifica l'appartenenza della specie umana all'ordine dei Primati dal punto di vista tassonomico. Tale continuità non esclude novità e peculiarità sul piano biologico, che appaiono e possono essere interpretate come discontinuità. Attualmente non vi sono altri Primati che praticano il bipedismo. Lo sviluppo cerebrale umano, sia in senso quantitativo che qualitativo, è un fenomeno unico nel mondo dei viventi. Si ritiene che le differenze tra il genoma umano e quello dello scimpanzè siano dell'ordine del 5%, ma si tratta di vedere che cosa corrisponde a quel 5% sul piano biologico e comportamentale.(Le differenze sarebbero anche minori, nell'ordine dell' 1-2% se si fa riferimento alle proprietà biochimiche). Per quanto concerne i più antichi fossili umani, lo studio paleontologico mette in evidenza in Homo habilis alcuni elementi che fanno pensare a qualche discontinuità sul piano anche fisico (ad esempio l'aumento cerebrale del 40% rispetto agli Australopiteci). Ma non è facile parlare di discontinuità, non conoscendosi tutti i possibili passaggi intermedi. Mi sembra però che l'elemento di maggiore discontinuità sia rappresentato dal comportamento, cioè dalle attività che rivelano un'attitudine culturale e non sono riconducibili a fenomeni, proprietà o leggi di ordine biologico né a strutture biologiche. E quello che osserviamo con la cultura, la quale rientra in un campo extrabiologico.
Sul piano antropologico ritengo che due elementi caratterizzino la cultura: la progettualità e la simbolizzazione.
1. La progettualità significa la capacità di progettare, di agire intenzionalmente con certi comportamenti che tendono a raggiungere uno scopo che ci si prefigge. La progettualità rivela originalità, capacità innovative e creative, sia che si esprima nella lavorazione di una selce o nella costruzione di un riparo o nella manipolazione degli alimenti. È quello che avviene nella tecnologia, che può essere strumentale, abitativa, alimentare. La tecnica non è sconosciuta nel mondo animale. Pensiamo al castoro che costruisce le dighe, o all'ape che costruisce celle esagonali di altissima perfezione, o agli uccelli che costruiscono il nido. Ma in questi casi non ci sono innovazioni, non c'è un progresso. Si tratta di comportamenti che appaiono fissati dal DNA o dall'imprinting. Manca una intelligenza di tipo astrattivo, che ha la capacità di proiettarsi nel futuro, di progettare, di innovare, di conservare.
2. La simbolizzazione è un'altra caratteristica essenziale della cultura. La capacità simbolica consiste nell'attribuire a un segno, a un suono, a un oggetto un valore, un significato che va oltre il segno (ad esempio, un grido, come reazione a uno stimolo doloroso). Mediante la simbolizzazione vengono arricchite di valori le realizzazioni della tecnica. La progettualità si lega alla simbolizzazione. Infatti ció che viene ottenuto, oltre a rispondere a un progetto, assume un valore di segno o richiamo a qualche utilizzazione o impiego. Lo strumento acquista un valore in quanto strumento, perché richiama la funzione alla quale è destinato. Si può parlare di simbolismo funzionale, perché lo strumento assume un significato nella sua oggettività, in quanto rimanda, nell'intenzione di chi lo costruisce e nella mente di chi lo osserva, a una utilizzazione o funzione particolare o generale (ad esempio il tagliare, il raschiare).
Inoltre vi sono espressioni di simbolismo che consentono di comunicare, di stabilire delle relazioni non soltanto con riferimento immediato a stati emotivi, ma anche a situazioni lontane nel tempo (memoria dell'evento e proiezione sul futuro). Esse si collocano nella sfera del sociale, della comunicazione interpersonale. Ciò si realizza sia nelle risposte a bisogni biologici, che vengono arricchite di nuovi significati (l'abito ha funzione protettiva e di richiamo o estetica; la mensa è un modo per soddisfare bisogni biologici, ma anche di comunicazione, ecc.), sia in modo del tutto peculiare mediante il linguaggio, la scrittura e altre forme di comunicazione che costituiscono i sistemi simbolici di comunicazione, caratteristici delle società umane. Mediante la parola si realizza una comunicazione in assenza delle cose a cui ci si riferisce, astraendo da ciò che cade immediatamente sotto i sensi. È così che avviene la comunicazione del proprio mondo interiore e delle proprie esperienze. La comunicazione simbolica mediante il linguaggio rappresenta l'ambiente in cui si stringono i rapporti sociali e si formano nuovi sistemi di comunicazione. Queste forme di comunicazione rientrano in un simbolismo sociale.
Infine vi è un simbolismo in cui la comunicazione riguarda l'interiorità della persona senza particolari relazioni a bisogni o eventi. Si può trascendere la dimensione biologica e il bisogno sociale, quando ci si porta nella sfera dell'arte, della religione e dell'etica. In questi casi si può parlare di simbolismo spirituale. Possono esserci anche espressioni che hanno qualche riferimento alla vita biologica e sociale, ma si ha indipendenza e trascendenza rispetto al bisogno biologico e sociale.
La simbolizzazione avvolge la vita dell'uomo. Ció va detto sia per l'uomo attuale che per l'uomo del passato. Giustamente Deacon (1997) parla dell'uomo come "specie simbolica".
Progettualità e simbolizzazione vanno viste congiuntamente, come espressioni dell'intelligenza umana astrattiva e dello psichismo umano. Esse costituiscono il nucleo essenziale della cultura. Inoltre, proprio in quanto espressioni creative, possono svilupparsi ed accrescersi nelle loro realizzazioni, che vengono trasmesse nella società per via extraparentale. Se questa è la cultura, dobbiamo anche ritenere che si ha solo nell'uomo, e quindi è un linguaggio improprio quello che attribuisce agli animali una cultura, ritenendo cultura qualunque comportamento appreso, anche per imitazione o per apprendimento casuale, e non ereditato biologicamente.
Ciò che caratterizza la cultura è espressione di uno psichismo che è autocoscienza. Lo psichismo umano è anche percezione del tempo, non solo come memoria del passato (anche gli animali possono averla), ma come previsione e programmazione del futuro. La capacità previsionale è propria dell'uomo e porta alla conservazione e al miglioramento dei suoi prodotti. Essa significa apertura verso un futuro da conoscere e da costruire coscientemente e liberamente, anche predisponendo tecniche adeguate.
Questo atteggiamento interiore è rivelato dal comportamento, dai segni che ci fanno cogliere queste peculiarità dell'uomo, in una parola dalle manifestazioni culturali, in un approccio che potrebbe dirsi non filosofico, ma piuttosto fenomenologico o propriamente antropologico. Lo psichismo riflesso non fossilizza, ma se ne conservano le tracce, per l'uomo preistorico, come per l'uomo di oggi. E così che l'uomo si distingue dalle forme non umane, in cui non c'è progettualità né‚ simbolizzazione (anche se negli animali sono descritti atteggiamenti che simulano qualcosa di analogo).
2. Le origini dell'uomo e della culturaLe origini della cultura come quelle dell'uomo sono avvolte in un certo mistero o oscurità. Quando nell'Ominide si manifesta la capacità di progetto e di simbolismo è segno che la scintilla dell'intelligenza si è accesa in lui. Ma quando ciò è avvenuto? Quando possiamo ritenere di trovarci di fronte a manifestazioni che lasciano intendere capacità di progetto e di simbolizzazione?
È il problema della individuazione della soglia umana, uno dei più ardui della paleoantropologia. Dobbiamo riconoscere che le origini dell'uomo e della cultura sono avvolte nell'oscurità più profonda. Teilhard de Chardin dice che l'uomo fa il suo ingresso sulla scena del mondo in punta di piedi. Quando lo vediamo è già una folla, senza dire che la documentazione che ci è pervenuta nelle sue fasi iniziali è certamente assai scarsa e frammentaria. Occorre fare riferimento ai reperti ossei e alle manifestazioni culturali.
Espressioni di cultura si trovano nella storia evolutiva dell'uomo non solo nelle fasi recenti con Homo sapiens che seppellisce i morti e affresca le pareti delle grotte, ma anche con Homo erectus e Homo habilis. Già sono state ricordate le manifestazioni culturali che accompagnano le forme umane più antiche. Esse sono costituite essenzialmente da industrie litiche, da testimonianze sul modo di vita che depongono per uno psichismo umano. L'uomo faber è anche sapiens, si rivela sapiens nell'essere faber, anche a partire dall'industria su ciottolo. Essa, nella sua varietà, rivela una progettualità e, indirettamente, anche una capacità astrattiva simbolica.
Quello che importa è il significato che lo strumento assume nell'immaginario del suo artefice, il quale non si accontenta dell'uso immediato, ma lo conserva e lo perfeziona. L'uomo tecnologico, costruttore di utensili, è anche inventore di simboli, symbolicus e loquens: la stessa tecnologia viene trasmessa mediante il linguaggio.
Figura 11.In alto. Bifacciali del giacimento di Castel di Guido, risalenti al Pleistocene medio (da F.Facchini in Nuova Secondaria, maggio 1999) In basso. Ca' Belvedere di Monte Poggiolo. Rimontaggio dallo strato 109 n. 1; schegge nn. 5,7 (str.107); ciottoli scheggiati nn.2 (str. 107),3 (str.108),4,6, (str.103).(da AA.VV., Il sito di Ca' Belvedere di Monte Poggiolo. In Quando Forlì non c'era, Abaco, Forli,1996)
Quello che convince di più sull'antichitá della forma umana, oltre allo strumento in sé (non c'è un "usa e getta", come in alcuni Primati che utilizzano pietre o bastoni), è il contesto in cui si realizzano e vengono utilizzate le tecniche, è la continuità e il progresso che si osservano nelle industrie litiche e nella organizzazione del territorio, nelle forme che si susseguono da Homo habilis a Homo erectus e Homo sapiens.
Figura 11. Bifacciale in selce del periodo Acheuleano. Al centro un fossile bivalve (Norfolk, Inghilterra).
La cultura entra come elemento determinante nei processi di adattamento, modificando l'ambiente e mediante accorgimenti che adattano l'organismo all'ambiente. Sia la capacità progettuale che il simbolismo - nella tecnologia, come nella vita e nell'organizzazione sociale e nel linguaggio - rappresentano fattori di adattamento dell'ambiente all'uomo e dell'uomo all'ambiente. Mediante la cultura si allenta la selezione naturale, anche se continua ad operare.
Rispetto alle altre specie l'uomo va controcorrente, perché innesta altre strategie adattative ed evolutive, contrastando, in qualche misura, la stessa selezione naturale ai fini della sopravvivenza. Se l'uomo è sopravvissuto rispetto agli Australopiteci, che si sono estinti, è stato grazie alla cultura (Coppens).
Figura 12. Frammento di tibia di elefante con segni intenzionali trovata nel sito di Bilzinsgleben (Germania)
La cultura rappresenta l'ambiente della specie umana. L'uomo nasce, vive e cresce in una cultura. Realizza il suo rapporto con l'ambiente mediante la cultura. Essa rappresenta una vera specializzazione sul piano ecologico e caratterizza il rapporto trofico e funzionale della specie umana con l'habitat, cioè "la nicchia ecologica" della specie umana. In questo senso, emblematicamente, abbiamo proposto di definire la cultura "nicchia ecologica dell'uomo".
La cultura può essere vista anche come trascendimento evolutivo. L'idea si riallaccia al pensiero di Dobzhansky sulla linea della concezione di Teilhard de Chardin. Secondo l'Autore, è da ammettersi una discontinuità, un trascendimento evolutivo nel passaggio alla forma umana. Infatti le regole della società umana non sono più quelle biologiche, pur continuando le leggi di ordine biologico. Riteniamo che questa discontinuità sia da ricollegarsi essenzialmente alla cultura. Essa è stata preceduta, secondo Dobzhansky, da un primo trascendimento che si è avuto nel passaggio dal mondo inorganico alla struttura vivente. La singolarità dell'evento umano, proprio a motivo della cultura, viene riconosciuta anche da altri sostenitori del neodarwinismo, tra cui ricordo Ayala.
La cultura diventa rivelatrice dell'umano nell'uomo, di ciò che è specifico dell'uomo, e consiste nella sua attitudine alla cultura, resa possibile dallo psichismo riflesso, quali che siano le manifestazioni. Ciò può essere affermato sul piano fenomenologico. La spiegazione ultima di questo atteggiamento che esprime una discontinuità ontologica potrà essere ricercata in una visione filosofica dell'uomo aperta alla spiritualità.
3. Il posto dell'uomo nella naturaNella concezione del darwinismo rigoroso, l'uomo, come ogni essere vivente che è determinato dalle piccole variazioni casuali delle specie, è un evento del tutto fortuito. L'uomo si trova detronizzato dalla sua posizione al vertice del creato. Una visione fondata unicamente sulla casualità e sulla necessità, escludendo altri approcci scientifici e filosofici al fenomeno evolutivo, diventa una concezione totalizzante e mitica della evoluzione, che pretende di spiegare tutta la realtà, nel suo esistere e nel suo divenire, in termini unicamente meccanicistici. L'uomo viene visto come una delle tante specie del mondo animale in competizione con le altre o con l'ambiente nella lotta per l'esistenza. Ebbene questa riduzione dell'uomo a una delle tante specie, casualmente formatasi, male si accorda con la storia evolutiva che evidenzia nella linea umana una particolare direzione evolutiva, come sostenuto da molti studiosi e suggerito dal Principio antropico.
Se si guarda agli ultimi milioni di anni si vede che nell'evoluzione dei Primati si delinea una direzione evolutiva, caratterizzata da una maggiore complessità nella cerebralizzazione - come ha osservato Teilhard de Chardin - e culminante nella forma umana. Ha osservato Jean Piveteau (1983): "Se non si può affermare che il suo evento era inevitabile, esso è strettamente legato al movimento evolutivo, al suo sviluppo, alle sue caratteristiche. Non si può dire che questo movimento sia la causa dell'uomo, ma questi appare proprio come la sua conseguenza naturale". Tutto si svolge come se l'uomo rappresenti il punto culminante di tutta l'evoluzione cosmica e biologica.
Nota ancora a questo proposito il Piveteau in un'altra successiva opera (1996): "L'uomo aveva creduto un tempo di essere il centro del mondo; poi gli sembrò di non avere nessuna misura con la natura, trovandosi sperduto in un angolo dell'universo. La paleontologia gli restituisce, in una nuova forma, una preminenza in cui non credeva più ...".
Infine un'ultima osservazione. Non è solo la paleontologia che restituisce all'uomo una sua peculiarità nel mondo dei viventi, ma anche l'ecologia, in quanto essa chiama in causa la sua responsabilità in ordine a tutto l'ecosistema. La natura e le funzioni dell'essere umano differiscono da quelle di ogni altra specie per aspetti che non si legano direttamente al DNA. La cultura rappresenta la vera specializzazione dell'uomo e non è paragonabile a particolari organi con significato adattativo, quali si osservano nel mondo animale (ad esempio le pinne nei pesci o la proboscide dell'elefante), come qualcuno ha ritenuto. Con la cultura ci si trasferisce su un altro piano. Con l'uomo si è innescata nella storia dei viventi una modalità del tutto nuova, rappresentata dall'autocoscienza e dalla cultura. Di qui le sue responsabilità in ordine all'ambiente e al suo futuro. La paleontologia, come anche l'ecologia, ricollocano l'uomo in una posizione unica nella natura._________________________________________________ Un cervello da uomo La differenza tra uomo e scimpanzè dal punto di vista genetico è nel cervello. Lo dimostra uno studio condotto da Svante Pääbo del Max-Planck-Institute di antropologia evolutiva di Lipsia, pubblicato sulla rivista "Science".
Dal punto di vista genetico, secondo Pääbo per quanto riguarda il sangue e il fegato le differenze tra umani e scimpanzè sono minime, tanto che gli scimpanzè risultano essere più simili agli esseri umani che ai macachi. Ma se si esamina con attenzione il cervello, la differenza balza subito agli occhi.
Secondo gli scienziati, è possibile che questo dipenda dal fatto che negli esseri umani i geni si esprimano in modo molto differente rispetto a quanto fanno negli scimpanzè e che il sommarsi delle differenti espressioni sia tale da aver distanziato notevolmente le due specie. Un evento questo che Pääbo definisce "speciale dal punto di visto evolutivo", perché non riscontrato finora in altre specie strettamente correlate.
Questo risultato è stato raggiunto in due tappe. Prima i ricercatori hanno fatto una serie di analisi dei globuli bianchi del sangue e del fegato di esseri umani, di scimpanzè e di macachi per individuare il livello di RNA messaggero. Hanno così scoperto che gli scimpanzè erano molto più simili agli esseri umani di quanto lo fossero ai macachi.
Poi hanno ripetuto gli stessi esami sul cervello e il risultato è stato esattamente l’opposto. Nella materia grigia degli esseri umani, infatti, il livello di RNA messaggero era molto più alto, cosa che sembra indicare che l'attività dei geni sia superiore. A quanto pare, dunque, ad un certo punto della storia evolutiva, il cervello umano ha subito un'accelerazione, accumulando una quantità di espressioni genetiche a un ritmo cinque volte superiore a quello degli scimpanzè e dei macachi. 12 aprile 2002 _________________________________________________
LA TERAPIA CON BICARBONATO DI SODIO

La ragione di fondo e i motivi che suggeriscono contro i tumori una terapia con bicarbonato di sodio è l’idea che, pur con il concorso di una miriade di fattori concausali variabili, il loro sviluppo e la loro proliferazione locale e a distanza hanno una causa esclusivamente fungina.
Al momento, contro i funghi a mio avviso non è dato opporre nessun rimedio utile se non proprio il bicarbonato di sodio.
Gli antifungini attualmente in commercio, infatti, non rispondono alla necessità di penetrare nelle masse (ad eccezione forse delle prime somministrazioni di azoli o di amfotercina B per via parenterale), in quanto sono concepiti per un’azione solo su un piano stratificato di tipo epiteliale. Sono quindi incapaci di incidere in aggregati miceliali disposti in senso volumetrico, e per di più mascherati dalla reazione connettivale che tenta di circoscriverli.
I funghi sono poi in grado di mutare velocemente la propria struttura genetica. Dopo una prima fase di sensibilità nei confronti dei fungicidi, riescono in breve tempo a codificarli e a metabolizzarli senza riceverne ulteriore nocumento; anzi paradossalmente anche beneficiando del loro alto potere tossico nei confronti dell’organismo.
Il bicarbonato di sodio, invece, dotato di un’altissima diffusibilità e privo di quella complessità strutturale facilmente codificabile dai funghi, mantiene a lungo le proprie capacità di penetrazione dentro le masse, anche e soprattutto per la velocità con cui le disgrega, cosa che rende loro impossibile un minimo adattamento sufficiente a difendersi.
La terapia con bicarbonato dovrebbe essere impostata subito a grosse dosi, in maniera continua, a cicli e senza pause, in un’opera di distruzione che dovrebbe procedere dall’inizio alla fine senza interruzioni almeno per 7-8 giorni per un primo ciclo, tenendo presente che una massa di 2-3-4 centimetri comincia a regredire consistentemente dal 3° al 4° giorno, e crolla dal 4° al 5°.
In genere il limite massimo della dose che può essere raggiunto in una seduta si aggira intorno ai 500 cc di bicarbonato di sodio al 5%, con la possibilità di aumentare o diminuire la dose del 20% in funzione della corposità dell’individuo da trattare, e in presenza di localizzazioni plurime su cui suddividere una maggiore quantità di sali.
C’è da sottolineare che le dosi indicate, proprio perché innocue, sono le stesse utilizzate senza problemi da oltre 30 anni in una miriade di altre situazioni morbose
Per potenziare al massimo l’efficacia del bicarbonato di sodio, sarebbe utile sempre somministrarlo direttamente sulle lesioni o sugli organi invasi da una neoplasia.
Ciò è possibile mediante l’arteriografia selettiva (visualizzazione di un’arteria specifica) e mediante il posizionamento di port-a-cath arteriosi (vaschette in raccordo col catetere). Queste metodologie consentono di posizionare un cateterino direttamente nell’arteria che nutre la massa neoplastica, permettendo di somministrare alte dosi di bicarbonato di sodio nei recessi più profondi dell’organismo.
In questo modo quasi tutti gli organi possono essere trattati e possono beneficiare di una cura con i sali di bicarbonato, innocua, rapida ed efficace, ad eccezione solo di alcuni distretti ossei come vertebre e costole, dove la perfusione arteriosa, essendo esigua, non permette il raggiungimento di dosi sufficienti.
L’arteriografia selettiva rappresenta quindi un’arma estremamente potente contro i funghi, che può essere usata sempre e comunque nelle neoplasie, primo perché è indolore e non lascia postumi, secondo perché prevede rischi d’esecuzione molto bassi.
In alcuni tumori c’è la possibilità di curarli in maniera più semplice.


1) Tumore della vescica: È il più facile da trattare e risponde sempre. Occorre posizionare dentro la vescica un catetere vescicale, mediante il quale somministrare le soluzioni di bicarbonato di sodio al 5%, alla dose di 100-250 cc. al giorno per 5 giorni. Il ciclo può essere ripetuto più volte, con intervalli di sospensione di 7-10 giorni. Continuando, gli intervalli vanno gradatamente allungati fino alla fine della terapia.
Durante le somministrazioni è bene far ruotare il paziente in tutte le posizioni, per consentire alla soluzione di bicarbonato di arrivare in tutte le parti della vescica.


2) Tumore della lingua, delle gengive, del palato e delle tonsille. In questi casi, se la lesione neoplastica è superficiale, basta fare degli sciacqui con bicarbonato di sodio (1 cucchiaino in un bicchiere d’acqua; 10 minuti 2 volte al giorno).


3) Tumore del polmone. Spesso le masse polmonari regrediscono con le soluzioni di bicarbonato di sodio al 5% per via endovenosa. In particolare sono più sensibili quelle di dimensioni inferiori a 4 cm e le lesioni metastatiche.
Il ciclo di terapia è di 5-6 giorni (500 cc. a goccia veloce), 4 giorni di pausa, poi a giorni alterni per 2 settimane.


4) Tumori del cervello. Anche queste neoplasie, primitive o metastatiche, sono sensibili al bicarbonato di sodio al 5% endovena, da somministrarsi con le stesse modalità del tumore polmonare.


5) Tumori dello stomaco. Se la neoplasia è sviluppata solo dentro la cavità dell’organo, in genere regredisce con l’assunzione di 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio in un bicchiere d’acqua, 2 volte al giorno, al mattino a digiuno e prima di cena.


6) Tumori della pelle. Tutti i tipi istologici delle neoplasie della pelle come melanomi, epiteliomi e altri, regrediscono spesso fino alla guarigione, mediante spennellature di tintura di iodio, da effettuarsi due volte al dì per 20-30 giorni sulla lesione. Il ciclo va ripetuto per tre volte ogni volta che cade l’escara formata dalle applicazioni precedenti.
Dott. Tullio Simoncini, oncologo
Per informazioni scientifiche:
cell: 335/294480
email: t.simoncini@flashnet.it____________________________________________________Tratto da
MALATTIA E DESTINOthorwald dethlefsenrudiger dahlkeedizioni mediterranee Via Flaminia 158 - Roma
Il valore e il messaggio della malattia
Il cancro (tumore maligno)
Per capire il cancro, è di grande importanza saper usare il pensiero analogico. Noi dovremmo prendere coscienza del fatto che ogni globalità (unità tra le unità) da noi sentita o definita è composta da un lato da molte altre globalità e dall'altro partecipa di una globalità molto più grande. Così per esempio un bosco (come globalità definita) è parte della più grande globalità "paesaggio", e insieme è composto di molti "alberi" (globalità minori). Lo stesso vale per "un albero". Esso fa parte del bosco e consiste di tronco, radici e corona. Allo stesso modo si comporta il tronco nei confronti dell'albero, l'albero nei confronti del bosco e il bosco nei confronti del paesaggio.Un uomo fa parte dell'umanità e consiste lui stesso di organi, che sono parte di lui e al tempo stesso consistono di molte cellule, che a loro volta rappresentano le parti dell'organo. L'umanità si aspetta dal singolo uomo che si comporti in modo tale da essere utile all'evoluzione e alla sopravvivenza dell'umanità. L'uomo si aspetta dai suoi organi che funzionino in modo tale da consentirgli la sopravvivenza. L'organo si aspetta dalle proprie cellule che facciano il loro dovere, come è indispensabile per la sopravvivenza dell'organo.In questa gerarchia, che potrebbe essere prolungata da entrambi i lati, quella globalità individuale (cellula, organo, uomo) è sempre in conflitto tra vita personale e subordinazione agli interessi dell'unità superiore. Ogni struttura complessa (umanità, stato, organo) fa in modo che possibilmente tutte le parti siano subordinate all'idea comune e la servano. Ogni sistema di norma tollera la fuoruscita di alcuni (pochi) membri senza essere messo in pericolo come globalità. C'è però un limite superando il quale la totalità viene minacciata nella sua esistenza.Così per esempio uno Stato può tollerare alcuni cittadini che non lavorano, si comportano in modo asociale o addirittura complottano contro lo Stato stesso. Se però questo gruppo , che non si identifica con gli scopi dello Stato, cresce a dismisura, può, a partire da una certa dimensione rappresentare un serio pericolo per la globalità e se raggiunge la maggioranza può mettere in pericolo l'esistenza stessa dello Stato. Lo Stato cercherà per molto tempo di difendersi contro questa tendenza, però se i suoi tentativi non riescono, il crollo è sicuro. La soluzione migliore sarebbe quella di richiamare all'ordine per tempo i piccoli gruppi che sono usciti dal sistema, offrendo loro un'attraente possibilità di collaborare ai fini comuni. La repressione che lo Stato spesso sceglie per risolvere il problema di chi la pensa diversamente non è quasi mai un successo sulla lunga durata, anzi questo comportamento finisce per accelerare l'evoluzione del caos. Dal punto di vista dello Stato le forze opposte sono pericolosi nemici che non hanno altro scopo che quello di distruggere l'ordine costituito e di diffondere il caos.Questo punto di vista è esatto, però solo da questa ottica. Se interrogassimo le persone che cospirano contro l'ordine, sentiremmo altre argomentazioni, altrettanto giuste dal loro punto di vista. Sicuramente queste persone non si identificano con gli scopi e le idee del loro Stato, ma portano avanti punti di vista e interessi loro propri e sarebbero liete di vederli realizzati. Lo Stato vuole obbedienza, i gruppi vogliono libertà per realizzare le proprie idee. Li si può capire entrambi, però non è facile realizzare gli interessi di entrambi contemporaneamente e senza richiedere sacrifici.Scopo di queste righe non è certo quello di esporre teorie politiche o sociali, ma piuttosto di rappresentare su un piano diverso la situazione del cancro, per ampliare un po' la visuale in genere strettissima da cui esso viene considerato. Il cancro non è un evento isolato che si presenta soltanto nelle forme patologiche note a tutti e che da lui prendono il nome; nel cancro troviamo un processo intelligente e molto differenziato, che occupa l'uomo su tutti i piani. In quasi tutte le altre malattie il corpo cerca di fronteggiare con mezzi adatti le difficoltà che minacciano una funzione. Se questo riesce, parliamo di guarigione (che può essere più o meno completa). Se non riesce, parliamo di morte.
Nel caso del cancro ci troviamo però di fronte a qualcosa di fondamentalmente diverso: il corpo assiste al progressivo cambiamento del comportamento delle proprie cellule, le quali iniziano un processo di divisione che in sé non porta al alcuna fine, ma che trova una fine nell'esaurimento del terreno di coltura. La cellula cancerogena non è, come per esempio i bacteri, i virus e le tossine , qualcosa che viene da fuori e minaccia l'organismo, ma è una cellula che finora ha messo tutta la sua attività al servizio dell'organo e quindi dell'intero organismo, in modo da aiutarlo nella sua sopravvivenza. Poi di colpo questa cellula ha cambiato i suoi intendimenti e abbandonato l'identificazione comune. Comincia a perseguire scopi propri e a realizzarli senza preoccuparsi d'altro. Pone fine alla sua normale attività di servizio specifico a un organo e mette in prima linea la propria moltiplicazione. Non si comporta più come un membro di un essere vivente dalle molte cellule, ma regredisce al livello precedente di esistenza. Prende le distanze dalle cellule, sue simili e si diffonde rapidamente e senza riguardo alcuno con una caotica moltiplicazione, trascurando tutti i confini morfologici (infiltrazione) ed edificando ovunque basi proprie (metastasi). Infine utilizza come terreno di coltura le altre cellule dalle quali ha preso le distanze col suo comportamento anarchico. La crescita e la moltiplicazione delle cellule cancerogene avviene così rapidamente che i vasi sanguigni a volte non bastano a sostenerle.Questa rapidissima diffusione delle cellule cancerogene termina soltanto quando la persona che ha svolto le funzioni di terreno di coltura, è letteralmente divorata. La cellula cancerogena cede di fronte ai problemi di alimentazione: ma fino a quel momento il suo comportamento è stato coronato da successo.
Resta da chiedersi perché mai la brava cellula abbia agito in questo modo! La sua motivazione non dovrebbe essere difficile da individuare. Come membro obbediente di un organismo pluricellulare, non doveva far altro che eseguire un'attività prescritta e ben definita, utile alla sopravvivenza dell'organismo stesso. Era una cellula come tante altre, che doveva svolgere un compito poco attraente per conto di un "altro". E per molto tempo l'ha fatto. Tuttavia ad un certo punto l'organismo ha perso le sue attrattive come spazio nell'ambito del quale compiere la propria evoluzione. Un organismo unicellulare è libero e indipendente, può fare quello che vuole, può anche rendersi importante attraverso un interminabile meccanismo di riproduzione e moltiplicazione. Come organismo multicellulare la cellula è divenuta mortale e non libera. C'è da stupirsi che rimpianga la precedente libertà e desideri tornare alla sua esistenza di organismo unicellulare per realizzare personalmente la propria immortalità? Essa sottopone allora la comunità ai propri interessi e comincia a realizzare la propria libertà con un comportamento totalmente privo di riguardo.
Una mossa di successo, il cui errore diviene evidente solo molto tardi, quando si nota che il sacrificio dell'altro e il suo utilizzo come terreno di coltura porta con sé anche la propria fine. Il comportamento della cellula cancerogena è coronata da successo finché la persona funge da nutrimento - la sua fine significa anche la fine dell'evoluzione del cancro.Ecco l'errore piccolo, ma denso di conseguenze, nell'ideazione di questo progetto di libertà e immortalità. Ci si libera dalla vecchia comunità e ci si accorge troppo tardi che se ne ha ancora bisogno. La persona non è entusiasta di offrire la propria vita per la vita della cellula cancerogena , però neppure la cellula cancerogena era entusiasta di offrire la sua vita per l'uomo. La cellula cancerogena ha argomenti altrettanto buoni dell'uomo, solo la loro ottica è opposta. Entrambi vogliono vivere e concretizzare i loro interessi e le loro idee di libertà. Ognuno di loro è disposto a sacrificare l'altro pur di ottenere questo. Nel nostro "esempio dello Stato" le cose erano identiche. Lo Stato vuole vivere e realizzare le sue idee, e quindi per prima cosa cerca di sacrificare il disturbatore. Se questo non gli riesce, sono i rivoluzionari che sacrificano lo Stato. Nessuna delle due parti si preoccupa dell'altra. L'uomo opera, irradia e avvelena le cellule cancerogene finché può - ma se sono loro a vincere , è l'uomo che soccombe alle cellule cancerogene. E' l'antico conflitto della natura: divorare o essere divorati. L'uomo si rende conto della prepotenza e anche della miopia delle cellule cancerogene: si rende però anche conto del fatto che noi uomini cerchiamo di assicurarci la sopravvivenza agendo esattamente come le cellule cancerogene?
Questa è la chiave delle malattie cancerogene. Non è un caso che la nostra epoca soffra tanto per il cancro, pur combattendolo accanitamente ma senza successo. (Ricerche dello scienziato americano Hardin B. Jones hanno dato come risultato che le prospettive di vivere di malati di cancro non curati sembrano essere maggiori di quelle dei pazienti curati!). Il cancro è espressione del nostro tempo e delle nostre concezioni collettive del mondo. Noi sperimentiamo in noi sotto forma di cancro ciò che noi stessi viviamo. La nostra epoca è caratterizzata da irriguardosa espansione e realizzazione dei propri interessi. Nella vita politica, economica, "religiosa" e privata la gente cerca di dilatare oltre ogni limite i propri fini e i propri interessi senza riguardo per nessuno, cerca di creare ovunque basi per i propri tornaconti (metastasi) e vuol far valere soltanto le proprie idee e le proprie mete, mettendo tutti al servizio del proprio personale vantaggio.
Tutti noi ragioniamo come le cellule cancerogene. La nostra crescita è così veloce che non riusciamo quasi a rifornirci di materia prima come nutrimento. I nostri sistemi di comunicazione raggiungono ogni angolo del mondo, però la comunicazione col nostro vicino o col nostro compagno di vita è ancora assai carente. L'uomo ha tempo libero, ma non sa come utilizzarlo. Produciamo e distruggiamo prodotti alimentari per poter in questo modo manipolare i prezzi. Possiamo viaggiare comodamente per tutto il mondo, ma non conosciamo noi stessi. La filosofia del nostro tempo non conosce altra meta che la crescita e il progresso. Si lavora, si sperimenta, si ricerca - perché? Per amore del progresso! Che scopo ha il progresso? Un progresso ancora maggiore! L'umanità si è imbarcata in un viaggio senza meta. Deve quindi porsi sempre nuove mete, per non cadere nella disperazione. La cecità e la miopia dell'uomo del nostro tempo è pari a quella delle cellule cancerogene. Per portare ancora avanti l'espansione economica, si è utilizzato il mondo per decenni, lo si è usato come terreno di coltura, per constatare oggi "con stupore" che la morte di questo terreno significa la morte anche per noi. La gente considera il mondo intero come il proprio terreno di coltura: piante, animali, materie prime. Tutto esiste solo perché noi possiamo espanderci senza limiti sulla terra. Chi si comporta così, dove trova il coraggio e la sfacciataggine di lamentarsi del cancro? Esso è semplicemente il nostro specchio - ci mostra il nostro comportamento, i nostri argomenti e anche la fine della nostra strada.Il cancro non ha bisogno di essere vinto - esse deve soltanto essere capito, così che poi possiamo capire anche noi stessi. Ma gli uomini vogliono sempre distruggere gli specchi se il loro viso non pare loro piacevole a vedersi. La gente ha il cancro perché essa stessa è cancro!Il cancro è la nostra grande chance di scoprire finalmente i nostri errori di pensiero e di azione. Facciamo dunque il tentativo di individuare i punti deboli delle nostre concezioni del mondo, quelle che vengono utilizzate sia da noi che dal cancro. Il cancro si pone di fronte ai due poli "Io e la comunità", vede soltanto questo aut-aut e decide alla fine per la propria sopravvivenza, accorgendosi troppo tardi che essa non è possibile senza quella del terreno che lo nutre. Gli manca la consapevolezza di un'unità più grande, capace di tutto abbracciare. Vede l'unità soltanti nei suoi limitati confini. Questo malinteso dell'unità è proprio anche dell'uomo. Anche lui si chiude nella propria coscienza, e in questo modo sorge la spaccatura tra Io e Tu. Si pensa per "unità", senza rendersi conto della insensatezza di un simile modo di pensare. L'unità è la somma di tutto ciò che è, e non conosce nulla al di fuori di se stessa. Se si spezza l'unità, nasce la molteplicità, ma questa molteplicità resta in ultima analisi una componente dell'unità.Più un Ego si chiude, più perde il senso del tutto, di ciò di cui esso è soltanto una parte. Nell'Ego sorge l'illusione di poter fare qualcosa "da solo". In realtà però non esiste possibilità di separazione vera dal resto dell'universo, solo il nostro Io può immaginare che esista. Via via che l'Io si incapsula , l'uomo perde la "religio", l'unione con l'origine della sua esistenza. L'Ego cerca ora di soddisfare le proprie esigenze e ci indica la via. L'Io apprezza tutto ciò che è utile a un ulteriore isolamento, perché più i confini vengono tracciati più l'Io prende coscienza di se stesso. Ha paura soltanto di essere solo, perché questo significherebbe la sua morte. L'Io difende la sua esistenza con molta tenacia, intelligenza e buoni argomenti, e pone al proprio servizio le più sacre teorie e le più nobili intenzioni: la cosa fondamentale è poter sopravvivere. Si creano così anche mete che non esistono. Porsi come meta il progresso è assurdo, perché il progresso non ha fine. Un'autentica meta può consistere soltanto nella trasformazione della situazione attuale, non nella sua semplice prosecuzione. Noi uomini viviamo nella polarità - che ce ne facciamo di una meta che è soltanto polare? Se però la meta si chiama "unità", ecco che questo significa una qualità di esistenza totalmente diversa da quella che sperimentiamo nella polarità. Proporre a una persona che sta in prigione un'altra prigione, non ha senso anche se la seconda prigione dovesse offrire qualche comodità in più - ma dargli la libertà è qualitativamente un passo importante. Per altro la meta che si chiama "unità" può essere raggiunta solo se si sacrifica l'Io, perché fintanto che c'è un Io, c'è un Tu e noi restiamo quindi nella polarità. La "rinascita dello spirito" presuppone sempre una morte, e questa morte riguarda l'Io. Il mistico islamico Rumi compendia magistralmente questo tema in questa piccola storia:"Un uomo bussò alla porta dell'amata. Una voce chiese: "Chi è? - "Sono io", rispose lui. Allora la voce disse: "Qui non c'è abbastanza posto per me e per te". E la porta rimase chiusa. Dopo un anno di solitudine e privazioni l'uomo tornò e bussò. Da dentro una voce chiese: "Chi è" - "Sei tu", disse l'uomo. E la porta gli fu aperta".Fintanto che il nostro Io tende alla vita eterna , falliremo esattamente come le cellule cancerogene. La cellula cancerogena si distingue dalla cellula del corpo per la sopravvalutazione del proprio Io. Nella cellula il nucleo cellulare corrisponde al cervello della cellula. Nella cellula cancerogena il nucleo acquista costantemente importanza e aumenta anche il peso (il cancro viene diagnosticato anche in base alla trasformazione morfologica del nucleo cellulare). Questo cambiamento del nucleo corrisponde alla sopravvalutazione del pensiero cerebrale egocentrico, di cui anche il nostro tempo è affetto. La cellula cancerogena cerca la propria vita eterna nell'espansione materiale. Sia il cancro che l'uomo non capiscono che stanno cercando nella materia qualcosa che lì non si trova, cioè la vita. Si confonde contenuto e forma e si cerca di trovare il desiderato contenuto moltiplicando la forma. Ma già Gesù insegnava: "Chi vuole conservare la propria vita, la perderà".Tutte le scuole iniziatiche insegnano per questo dai tempi dei tempi il cammino inverso: rinunciare all'aspetto formale per trovare il contenuto. o in altre parole: l'Io deve morire, per poter rinascere in se stesso. Sia ben chiaro, il Sé non è se stessi, ma il Sè: il centro che si trova ovunque. Il Sé non ha natura sua propria e particolare, perché comprende tutto ciò che è. Qui finalmente cade la domanda: "Io e gli altri?". Il Sé non conosce gli altri, perché è unico. Una simile meta risulta giustamente pericolosa per l'Ego, e anche poco attraente. Per questo non dovremmo meravigliarci del fatto che l'Io cerchi in tutti i modi di sostituire la meta dell'unione con quella di un Ego grande, forte, saggio e illuminato. Sulla via esoterica come su quella religiosa, la maggior parte dei viandanti fallisce perché tenta di raggiungere la redenzione o l'Illuminazione col proprio Io. Soltanto pochi si rendono conto che il loro Io, col quale ancora si identificano, non potrà mai essere illuminato o redento.L'opera finale significa sempre rinuncia all'Io, morte dell'Ego. Noi non possiamo redimere il nostro Io, noi possiamo soltanto liberarci dall'Io, e in questo modo essere redenti. La paura che nasce a questo punto di non esistere più conferma soltanto fino a che punto noi ci identifichiamo col nostro Io e quanto poco sappiamo del nostro Sé. Proprio qui, invece, si innesta la possibilità di risolvere il problema del cancro. Solo se impariamo a mettere poco per volta in discussione la fissità del nostro Io e i nostri confini, solo se impariamo ad aprirci, cominciamo a vivere una parte del tutto e anche ad assumerci la responsabilità del tutto. Capiamo allora che il bene del tutto e il nostro bene sono la stessa cosa, perché noi in quanto parte siamo una cosa sola col tutto (pars pro toto). Ogni cellula contiene infatti tutta l'informazione genetica dell'organismo - e dovrebbe soltanto capire che essa in realtà è il tutto "Microcosmo = macrocosmo", ci insegna la filosofia ermetica. L'errore di pensiero consiste nella distinzione tra Io e Tu. Sorge così l'illusione che sia possibile sopravvivere particolarmente bene come Io, che si possa sacrificare il Tu e utilizzarlo come terreno di coltura. In realtà non è possibile separare il destino di Io e Tu, della parte e del tutto. La morte che la cellula cancerogena impone all'organismo diventa anche la propria morte, così per esempio la morte dell'ambiente circostante significa anche la nostra morte. Però la cellula cancerogena crede a un "fuori" separato da lei, così come ci credono gli uomini. Questo convincimento è mortale. La medicina si chiama amore. L'amore rende sani perché dilata i confini e fa entrare l'altro in modo da diventare una cosa sola. Chi ama, sente che la persona amata è se stesso. Questo non vale soltanto per gli uomini: chi ama un animale, non può considerarlo qualcosa di inferiore. Questo non è uno pseudoamore sentimentale, ma uno stato di coscienza che intuisce veramente qualcosa della comunità di tutto ciò che è.Il cancro non testimonia di un amore vissuto, è amore pervertito:
L'amore supera tutti i confini e i limiti.Nell'amore gli opposti si uniscono e si fondono.L'amore è unione con tutto, si estende su tutto e non si ferma davanti a niente.L'amore non teme neppure la morte - perché l'amore è vita.Se questo amore non vive nella coscienza, corre il rischio di finire nella fisicità e di cercare qui di realizzare le proprie leggi sotto forma di cancro.Anche la cellula cancerogena supera tutti i confini e tutti i limiti. Il cancro elimina l'individualità dell'organo.Anche il cancro si espande su tutto e non si ferma davanti a niente (metastasi).Anche la cellula cancerogena non teme la morte.
Il cancro è amore su un piano sbagliato. Perfezione e unione posso essere realizzate soltanto nella coscienza, non dentro la materia, perché la materia è l'ombra della coscienza. Nell'ambito del fuggevole mondo delle forme l'uomo non può realizzare ciò che appartiene a un piano eterno. Nonostante ogni sforzo, il mondo non sarà mai sano, senza conflitti e senza problemi, senza tensioni e lotte. Non esisterà mai l'uomo sano, senza malattia e senza morte, e neppure l'amore che tutto abbraccia, perché il mondo delle forme vive dei suoi confini. Tuttavia le mete possono tutte essere realizzate - da ognuno e in ogni tempo - se la coscienza è libera. Nel mondo polare l'amore porta a imprigionare - nell'unità porta ad effondersi. Il cancro è il sintomo dell'amore frainteso. Il cancro ha rispetto soltanto del vero amore. Simbolo del vero amore è il cuore: e il cuore è l'unico organo che non può essere aggredito dal cancro!
THORWALD DETHLEFSEN - Psicologo e psicoterapeuta tedesco - dirige a Monaco di Baviera l'"Istituto privato di psicologia straordinaria", da lui stesso fondato nel quale mette in atto le sue particolari terapie attraverso la reincarnazione e di psicologia esoterica. Nei suoi libri Dethlefsen dimostra la realtà della reincarnazione per mezzo di esperimenti ipnotici di regressione nelle vite precedenti. Dello stesso Autore sono apparsi in questa collana: IL DESTINO COME SCELTA - Psicologia Esoterica, e VITA DOPO VITA - Dialoghi con reincarnati.(Tratto dalla quarta di copertina)
______________________________________________
Ascorbato di potassio.
Un sale contro la lotta al cancro. Il cancro si sviluppa a causa di radicali liberi messi in libertà nella cellula dai mitocondri. I mitocondri, con questi radicali liberi, colpiscono il nucleo della cellula (qualcosa come diecimila volte al giorno), cercando di sovvertirlo. A quest’azione si antepone un’enzima (superossido-dismutasi). Se avviene che per stress endogeni, o per condizioni particolari fisiologiche che i radicali liberi riescono ad eliminare l’enzima superossido-dismutasi dalla cellula, si scatena il tumore.In Italia, entrando nel campo delle cure “anticancro”, vige una legge per la quale nessun farmaco può fregiarsi della nomina di anticancro, questo perché nessun farmaco è in grado di assicurare un sicuro effetto contro la patologia. Nonostante ciò, esistono dei protocolli di cura a cui il malato si sottopone ciecamente per aggrapparsi ad una via di uscita moto incerta. Di solito sentiamo parlare di chemioterapia, radiazioni e ormoni, le quali oltre a non essere di certo effetto, hanno come risultante di debilitare ancor di più il malato; senza tener conto del costo della terapia. La chemioterapia , spiega il Dottor Pantellini in un’intervista rilasciata a Cosco pubblicata in “Individuo, malattia e medicina”, Editrice Andromeda, Bologna 1995, si regge su un assioma, anzi un paradosso: “ciò che fa venire il cancro, lo guarisce”; ed aggiunge: “ nella chemioterapia , la ciclofosfammide non è altro che un iprite chelata che viene introdotta nell’organismo, causa sui tessuti delle reazioni di Feulgen liberando quattro molecole di acido cloridrico….. come si può pensare di curare il cancro con l’acido cloridrico?”.Purtroppo è l’idea stessa di “cura del cancro” che deve essere cambiata, scartando a priori quelle terapie che sono distruttive per l’organismo. E’ qui che la cosiddetta medicina “alternativa” ci viene incontro, ma facciamo un riassunto cronologico;Pauling afferma che l’ascorbato di sodio è un buon protettore contro l’insorgenza dei tumori allo stomacoDean Burk nel ’69 rileva che l’ascorbato di sodio uccide in vitro le cellule cancerogene ed è senza danno per le normali.Cameroun e Pauling scoprono che l’ascorbato di sodio inibisce l’enzima ialuronidasi che serve per la riproduzione delle cellule, soprattutto di questo enzima ne hanno un gran bisogno le cellule tumorali.Stone afferma che somministrazioni di ascorbato di sodio hanno dato risultati più che positivi, fino a casi di completa remissione del male. Si arriva poi all’ascorbato di potassio per caso, cioè quando ad un malato fu consigliato di bere delle limonate con aggiunta di bicarbonato di sodio per alleviare i dolori allo stomaco. Dopo quattro mesi il paziente non presentava più dolori, si scoprì in seguito che per errore aveva aggiunto alle limonate del bicarbonato di potassio. Iniziarono così gli esperimenti per capire cosa nelle limonate reagiva con il bicarbonato di potassio per dare un effetto così benefico. Si scopri così che era l’acido ascorbico la sostanza che, reagendo col bicarbonato di potassio, migliorava le condizioni del malato. Di fatto i pazienti terminali sottoposti al trattamento presentavano un miglioramento della condizione fisica, ripresa dell’appetito e di massa corporea, migliorando così le condizioni di vita. In alcuni casi, la malattia regrediva addirittura. Il Dottor Pantellini inoltre afferma che la guarigione è piuttosto facile nel caso dei malati ai primi stadi, inoltre egli è a conoscenza di molte persone che hanno assunto il prodotto a scopo preventivo, e nessuna di esse fin oggi a presentato la comparsa di fenomeni degenerativi. E allora perché il discorso non è stato approfondito?

Perché le case farmaceutiche non hanno fatto studi?

Perché la sanità non se ne è interessata?

Forse perché l’ascorbato di potassio è un sale che non presenta brevetto ed ha costi bassissimi; dove sarebbe il guadagno per una casa farmaceutica? E che ci sia la malasanità non è certo una scoop…. , mi domando quanti interessi ci siano dietro, e sopra la pelle dei malati…….. .Resta il fatto che questo “miracoloso sale” , ogni volta che è stato usato sia a scopo preventivo che curativo ha dato risultati più che positivi.Ecco di seguito le dosi consigliate sia a scopo di prevenzione che di cura:
- per la prevenzione: 2/3 dosi la settimana, da assumersi la mattina a digiuno, per 4/5 mesi; poi interrompere per un mese e ricominciare.- Per la cura: assumere 3 dosi al giorno
Una dose di ascorbato di potassio deve essere composta con 0,15g di acido ascorbico + 0,30g di bicarbonato di potassio (KHCO3).

____________________________________________________
ALVEO“Permettete che il vostro nutrimento sia il vostro farmaco” –IPPOCRATE“Un uomo felice è un uomo sano”

ALVEOALVEO è un preparato composto da 24 estratti di erbe, tra le quali: aloe vera, panax ginseng, ginko biloba, guaranà, fucus, erba medica, rosa canina, miele di grano saraceno, cardamomo, peperoncino, centella asiatica, equiseto, crondo crispo, millefoglio, passiflora incarnata, ciliegio nero, genziana maggiore (vedi la tabella delle erbe da cui è composto ALVEO). Per ottenere la massima efficacia del loro influsso, le erbe sono state unite in gruppi di 3 – 4 (agendo singolarmente avrebbero un’efficacia inferiore). Un gruppo influisce sull’apparato digerente (intestino, stomaco, pancreas, fegato), un altro sull’apparato urinario (reni), un altro ancora sulla circolazione (cuore, vasi sanguigni), un altro sulle singole ghiandole (ipofisi, tiroide, surrene), un altro sul sistema nervoso ecc. Praticamente, questo preparato contiene gli ingredienti di erbe selezionate in modo da influire su tutte le funzioni fisiche e psichiche del nostro organismo. ALVEO porta l’organismo ad uno stato di equilibrio, per poi mantenerlo in maniera efficace.
Il preparato ALVEO è stato elaborato da dr. Koshbin.Dr. Koshbin è d’origine iraniana, possiede una Clinica di Medicina Naturale ed olistica, che cura, dunque, l’uomo intero e non solo alcuni suoi organi o disturbi. Svolge la sua attività a Toronto (Canada) da oltre trent’anni. Nella sua clinica utilizza esclusivamente metodi naturali di terapia e dal 1998 cura con il preparato ALVEO.Negli anni 1998-2001 sono stati eseguiti vari test clinici ed i loro esiti sono stati presentati al pubblico. Essi dimostrano che le malattie, oppure i complessi di malattie che la medicina convenzionale contemporanea considera spesso addirittura incurabili (p.e. ipertensione, diabete di tipo II, malattie della pelle – psoriasi, acne), scompaiono grazie alla funzione causale e non sintomatica del preparato ALVEO. Una caratteristica molto importante nell’azione del preparato è quella di rimuovere le cause stesse delle malattie, da cui risulta la scomparsa dei vari disturbi. I quattro gruppi dell’attività biologica.ALVEO è stato dettagliatamente esaminato anche in Polonia nell’Istituto delle Piante e dei Prodotti di Erbe a Poznan (Instytut Roslin i Przetworów Zielarskich w Poznaniu) da un gruppo di scienziati sotto la guida del prof. Jerzy Lutomski. In quest’Istituto vengono esaminati tutti i preparati di erbe importati dall’estero. In ogni preparato vengono sottoposti ad un controllo dettagliato: la qualità, la quantità, l’utilità nell’impiego contro varie malattie ed infine si verifica se il preparato può essere introdotto sul mercato per la vendita al pubblico ed il consumo sul territorio nazionale. L’analisi cromotografica di tutti gli ingredienti di ALVEO ha confermato che il preparato contiene tutta la gamma di sostanze attive biologicamente, la cui funzione è stata classificata in quattro gruppi di attività: I. MEZZI DISINTOSSICANTI (purificazione dell’organismo),II. MEZZI RIVITALIZZANTI – RIMINERALIZZANTI (somministrazione di minerali),III. MEZZI TONIFICANTI (rilassamento del sistema nervoso),IV. MEZZI IMMUNOMODULANTI (immunologici).
Ad.I : Mezzi disintossicanti.Questi mezzi purificano l’organismo, poiché ALVEO viene somministrato oralmente ed inizia la sua attività dalla purificazione dell’apparato digerente (lo sblocca). Una conseguenza dell’azione del preparato è un migliore assorbimento delle sostanze nutrienti nell’apparato digerente. Tale assorbimento da parte di persone che non utilizzano preparati nutritivo–terapeutici tipo ALVEO oscilla intorno al 30 – 40% (dopo una terapia farmacologica chimica di poco antecedente o successiva, può scendere intorno al 20%). Una conseguenza di un assorbimento così basso dei valori nutritivi dei cibi può essere, per esempio, l’osteoporosi. Questo non è dovuto al fatto che le persone non forniscono più all’organismo generi alimentari ricchi di calcio, come la ricotta o il prezzemolo, ma all’incapacità del nostro organismo di attingere dai cibi consumati quantità sufficienti di sostanze nutritive. Il calcio è necessario nei processi biochimici quotidiani che avvengono nell’organismo. Se l’organismo non è in grado di attingere quest’elemento dall’alimentazione, tramite l’apparato digerente, lo prende dalle riserve che si trovano nella struttura ossea – conducendo così all’osteoporosi. Osserviamo la medesima situazione con gli altri 50 oligoelementi che sono necessari per svolgere le funzioni correnti del nostro organismo. L’organismo, purtroppo, non può produrre da sé bioelementi – può solamente accumularli nei singoli organi. Se poi questi elementi non si trovano nei cibi, oppure viene meno il normale assorbimento da parte del sistema digerente, l’organismo, per mantenere il metabolismo, prende bioelementi dal fegato, dai reni, dal pancreas, dalle singole ghiandole, dal cuore e di conseguenza danneggia questi organi, provocando varie malattie e disturbi.Una cura dei sintomi di solito non porta risultati, perché la causa della malattia in genere si trova altrove. ALVEO, purificando l’apparato digerente e sbloccando i villi intestinali, che svolgono un ruolo molto importante nel processo di assorbimento, stimola l’aumento dell’assorbimento da parte dell’apparato digerente di oltre il 90% (una dieta in cui abbondano prodotti a base di farina – pasta, maccheroni, pane – causa l’adesione dei villi tra loro, creando con la parete dell’intestino una struttura liscia che diminuisce notevolmente l’efficacia dell’assorbimento). ALVEO rimuove dalla nostra alimentazione tutte le sostanze tossiche, vale a dire i coloranti artificiali, i conservanti, gli stabilizzanti ecc. Grazie al processo di disintossicazione, con ALVEO vengono continuamente rimosse dall’organismo tutte queste sostanze – non si accumulano, non bloccano il lavoro dei singoli organi. Grazie alla purificazione di tutti gli organi della cavità addominale (tra quali il fegato ed i reni) non siamo esposti al rischio di calcolosi biliare o renale. Mentre, grazie alla purificazione della circolazione sanguigna, si riducono notevolmente le concrezioni di calcio e di colesterolo, che riducono il diametro dei nostri vasi sanguini. Il processo di purificazione è così profondo che anche i singoli vasi capillari, microscopici, recuperano la pervietà piena. Così, non solo le arterie più grandi, ma tutta la rete della circolazione sanguigna e del sistema linfatico recupera pervietà. Ogni cellula, ogni tessuto è più ossigenato, e tutti i prodotti del metabolismo sono espulsi dal nostro organismo più velocemente, più facilmente e più efficacemente. Una tale purificazione al livello delle cellule, fa sì che l’uomo si liberi in maniera naturale da problemi come le allergie alle polveri o agli alimenti. L’allergia è una malattia del 21° secolo che colpisce soprattutto gli abitanti dei paesi industrializzati, dove gli alimenti, l’acqua potabile (del rubinetto, spesso disinfettata con cloro), l’aria, lo stress, e tantissimi medicinali chimici – antibiotici che avvelenano l’organismo, riducono sistematicamente l’efficacia del sistema immunitario. L’allergia è una reazione sbagliata delle cellule agli impulsi olfattivi o gustativi. Una cellula purificata inizia a funzionare e reagire in modo corretto, e di conseguenza i problemi allergici spariscono naturalmente.
Ad.II : Mezzi rivitalizzanti – rimineralizzanti.I gruppi di sostanze incluse in ALVEO (di cui nel controllo svolto presso l’Istituto delle Piante e dei Prodotti di Erbe di Poznan) sono composti rivitalizzanti – rimineralizzanti. I controlli attestano che 28 ml di ALVEO somministrati la mattina, a stomaco vuoto, mezzora prima di mangiare, forniscono all’organismo una dose terapeutica di vitamine, minerali, l’insieme dei 22 su 22 aminoacidi necessari all’uomo, ed una serie di altri composti flavonici, che sono antiossidanti naturali, e quindi rimuovono naturalmente i radicali liberi. Questo porta ad una profilassi antitumorale; inoltre, tutti questi composti vengono somministrati nella forma più facilmente assimilabile, perché sono d’origine vegetale e vengono forniti in forma liquida. L’assorbimento di fitominerali è superiore, in modo non paragonabile, ai minerali organici, ai minerali ed alle vitamine sintetiche che possiamo trovare in farmacia. Inoltre, l’attivazione biologica delle erbe fa sì che l’assorbimento aumenti fino al 99% circa. È importante il fatto che ALVEO venga prodotto a base di acqua deionizzata. È stato utilizzato il fenomeno naturale dell’attrazione tra cariche di segno opposto. L’apparato digerente dell’uomo, come tutto l’organismo, ha una ionizzazione positiva, mentre nel preparato è stata utilizzata una ionizzazione negativa. Bevendo la mattina a stomaco vuoto la dose indicata di preparato, le pareti degli intestini vengono rivestite di tutte le sostanze, vitamine, minerali ed aminoacidi, mentre l’organismo attinge da sé ciò che è necessario per il funzionamento dei singoli organi ed apparati. Il nostro organismo è il migliore medico per se stesso, “sa” di cosa ha bisogno per un funzionamento corretto – l’importante è che i componenti siano accessibili, assimilabili e che il nostro apparato digerente abbia una sufficiente capacità di assimilazione. A tutto ciò provvederà il già menzionato gruppo di composti disintossicanti, purificanti, sbloccanti l’apparato digerente, così come i composti rivitalizzanti – rimineralizzanti, che quindi forniscono nuovamente all’organismo gli oligoelementi necessari e gli aminoacidi. Quando gli organi ricevono tutto ciò di cui hanno bisogno per un corretto funzionamento, quando le ghiandole hanno tutti gli elementi necessari per produrre gli ormoni, non solo ne producono la giusta quantità, ma produrranno gli ormoni con la giusta potenzialità, quindi, tutti i processi biochimici si svolgeranno con efficacia maggiore, e grazie a tutto ciò, l’organismo tornerà complessivamente ad uno stato di bilancio corretto, allo stato di omeostasi, ad uno stato di salute generale.
Ad. III: Mezzi tonificanti.I mezzi tonificanti sono il terzo gruppo di sostanze che si trovano in ALVEO. Influiscono sul funzionamento del sistema nervoso risolvendo i problemi d’ipersensibilità, instabilità emotiva, insonnia, stress. In alcune persone che soffrono di depressione, di apatia causata dello stress, abbiamo a che fare con la fame patologica (bulimia), che porta a molti problemi di insufficienza, o con l’anoressia (vomito frequente causato da problemi psichici che portano all’esaurimento totale ed alla distruzione dell’organismo). Grazie a questo gruppo di sostanze, il sistema nervoso viene delicatamente calmato, armonizzato, comincia a reagire in maniera giusta, recupera la salute.
Ad.IV: Mezzi immunomodulanti .Questo gruppo influisce sul funzionamento del sistema immunitario, e per questo la cellula protetta dal sistema difensivo (leucociti in quantità e qualità giusta) fa sì che un virus che attacca durante un’epidemia, p.e. d’influenza, non venga assorbito dalle nostre cellule dove normalmente ha luogo la sua scissione, diffondendo l’infezione in tutto l’organismo. Grazie al fatto che il virus rimane al di fuori della cellula, l’organismo combatte velocemente l’infezione, di solito in tre o quattro giorni. Quindi, non c’è bisogno di una cura a lungo termine, e, cosa ancora più importante, non si verificano complicazioni dopo l’influenza – spesso un effetto dell’utilizzo di antibiotici può essere una paralisi parziale o totale del sistema nervoso.
___________________________________________________
Alloro - Laurus nobilis
Habitat: giardini ed orti dal piano alla collina.
Le foglie e le bacche di alloro hanno proprietà medicinali di una certa importanza. Infatti, sminuzzando 5 o 6 foglie secche di alloro e mettendole in una tazza di acqua bollente si ottiene un ottimo infuso che, bevuto caldo prima di coricarsi, fa sudare abbondantemente riuscendo, quasi sempre ad impedire l'evolversi di un raffreddore o di un'incipiente influenza. Lo stesso infuso sorseggiato dopo i pasti, riesce, grazie alle essenze contenute, a facilitare la digestione e ad eliminare i fastidiosi gas intestinali. L'infuso, ancora, rinforza lo stomaco, eccita l'appetito e, come tutti gli infusi fatti con piante contenenti oli essenziali, è un ottimo e prezioso anticatarrale. Le bacche dell'alloro, piccoli frutti che assomigliano a minuscole ciliege nere dai semi molto grossi, sono ancora più attive delle foglie, contenendo un olio ricchissimo di numerose sostanze medicamentose. La polvere ottenuta dalle bacche perfettamente essiccate, presa nella dose di uno o due cucchiaini da caffè al giorno, è un rimedio efficace contro l'influenza, i raffreddori, le malattie nervose, le paralisi, le debolezze di stomaco e i gas intestinali.L'olio laurinato si ottiene con una manciata di bacche pestate e fatte macerare in mezzo litro di puro olio di oliva e serve per lenire gli spasmi reumatici o per facilitare la ripresa dell'uso delle articolazioni dopo ingessature o traumi di varia natura. L'olio verrà frizionato adeguatamente sulle parti interessate alcune volte al giorno. Alloro - Tasso barbasso - Vischio Ottimo, sempre per uso esterno, l'unguento laurino che si prepara aggiungendo settanta grammi di olio di lauro, ottenuto per pigiatura delle bacche, un cucchiaio di trementina e mezzo cucchiaio di acido salicilico a 150 grammi di grasso di maiale e 50 grammi di grasso di pecora fatti fondere a fuoco lento. Raffreddato che sia, l'unguento viene conservato in un vaso a chiusura ermetica.Una buona manciata di queste bacche fatte bollire a lungo in acqua non molto abbondante, danno un decotto oleoso che, applicato con impacchi, serve quale ottimo emostatico, astringente e rinforzante dei capillari sanguigni. _______________________________________________

COLESTEROLO
come tenerlo sotto controllo con le erbe officinalis, le piante, i prodotti erboristici,le vitamine, i minerali, gli oligoelementiinsieme alla alimentazione sana, naturale, biologica e ad un transito intestinale regolare
CHE COSA E' IL COLESTEROLO
Avvertenze sull'utilizzo delle piante e dei preparati erboristiciprecisazione per l'utente
Il colesterolo è uno sterolo, una sostanza presente in natura in tutti gli esseri viventi proviene sia dagli alimenti specie latte, uova, formaggi, grassi animali, interiora, che dalla sintesi del fegato, dell'intestino, delle ghiandole surrenali, dei tessuti nervosi e della pelle,. E' fondamentale per la formazione di numerosi ormoni, anche quelli sessuali, partecipa alla formazione degli acidi biliari, delle membrane cellulari, della vitamina D, dei sali biliari. La maggior parte del colesterolo viene trasportata nel sangue in forma di lipoproteine LDL ed in minima parte nelle HDL e VLDL che sono dei grassi, la colesterolemia non deve superare i 200 mg/dl: Il l tasso di colesterolo troppo alto nel sangue è uno dei fattori di rischio per l'arteriosclerosi e l'infarto. Le cause più importanti delle malattie cardiovascolari, sono sia un apporto eccessivo di grassi animali nella dieta, che una ridotta attività fisica, sia disfunzioni epatiche, che predisposizioni geneticheQuando il colesterolo si deposita nel sangue da inizio al processo di ATEROSCLEROSI, e in questo caso la sezione del vaso sanguigno colpito tende a restringersi, a ridursi e ad occludere il normale flusso sanguigno. Spesso pur avendo una ipercolesterolemia accertata, questa per anni può non dare nessun sintomo, e pertanto è bene fare analisi periodiche specie se c'è una familiarità con l'ipertensione e l'infarto.. Fare inoltre attenzione nelle situazioni in cui c'è una familiarità genetica con l'ipercolesterolemia, in questo caso è bene tenere sotto controllo anche i bambini.LDL è il colesterolo cattivo, che intasa le arterie, mentre l'HDL è quello buono che le ripulisceIL COLESTEROLO alle GIUSTE DOSI E' ESSEZIALE, in quanto bassi contenuti di colesterolo impediscono la formazione degli ormoni essenziali per l'ipofisi, le surreni, le ovaie, i testicoli ed in più il fegato non sarebbe in grado di sintetizzare la bile con conseguenti difficoltà di digestione e di assorbimento dei grassi, anche la vitamina D è fondamentale per l'assorbimento del calcio IN PRESENZA DI COLESTEROLO BASSO, verrebbe meno con conseguente indebolimento osseo e facilità alle fratture, inoltre provocherebbe dei danni a livello cerebrale e nervoso, quindi una sua CARENZA può provocare danni quanto il suo ECCESSO.
FARE ATTENZIONE AL COLESTEROLO ALTOTassi alti di colesterolo aumentano il rischio di decesso per malattia cardiaca, dosi normali di colesterolo dovrebbero essere inferiori ai 200 mg/dl, LDL inferiore ai 130 mg/dl, HDL dovrebbe superare i 35 mg/dl ed i trigliceridi dovrebbero essere inferiori ai 150 mg/dl. Il colesterolo viene trasportato nel sangue dalle lipoproteine. Il colesterolo alto puo anche essere dovuto a fattori genetici, ereditari, la causa risiede in un difetto nel recettore proteico del fegato.

CAUSE DEL COLESTEROLO ALTO
Le cause sono : oltre ad una alimentazione sbagliata ,anche l' ereditarieta’, lo stress e l'inquinamentoIl colesterolo che e’ sostanzialmente una sostanza grassa prodotta dal fegato, si trova solo nei grassi animali, e non e’ presente nei grassi vegetali. Il colesterolo e’ molto importante anche per il cervello e per i nervi. Il colesterolo e’ prodotto a partire dai grassi saturi e dai carboidrati presenti nella alimentazione, tutte le cellule del nostro corpo sintetizzano il colesterolo. I maggiori produttori del colesterolo sono il FEGATO e l’INTESTINO. Anche i tessuti grassi ne producono in grande quantita’. Questo colesterolo prodotto internamente, è di circa 1-2 grammi al giorno, puo’ depositarsi nelle arterie, anche in quelle di una persona che non ingerisce colesterolo, Eccessivo tasso di un lipide di natura steroide che si accumula nel sangue e in molti tessuti, provoca il rischio di contrarre malattie cardiovascolari , soprattutto questo rischio aumenta quando il colesterolo totale supera i 180 mg/dl di colesterolo e il colesterolo HDLnon supera i 35 mg/dl
Il colesterolo alto e’ spesso il risultato dello stress e di una alimentazione basata sul consumo regolare di carne, prodotti caseari, zucchero e cibi grassi, Va controllata anche la FUNZIONALITA’ TIROIDEA, specie iin chi e’ affetto da IPOTIROIDISMO. Va inoltre controllata la TEMPERATURA CORPOREA BASALE, (come si prende la temperatura basale ? : quando ci si sveglia mettere il termometro sotto la ascella per 10 minuti, muoversi il meno possibile, prendere nota della temperatura, registrarla per almeno 3 giorni, alla stessa ora, dovrebbe aggirarsi tra i 36,4 e 36,7), basse temperature riflettono una forma di IPOTIROIDISMO, di solito questo e’ causa di depressione, difficolta’ a dimagrire, pelle secca, mal di testa, letargia, affaticamento, problemi mestruali, infezioni ricorrenti, stitichezza, sensibilita’ al freddo
Da notare che il colesterolo alto, può provocare la formazione di grassi biliari e di calcoli alla cistifellea.
COLESTEROLO ALTO E SOVRAPPESO
Più si è in sovrappeso e più colesterolo produce il nostro corpo, per maggiori informazioni su come trattare il sovrappeso vai a OBESITA'

COLESTEROLO ALTO E STRESS
Non sempre la causa del colesterolo alto risiede nella alimentazione sbagliata, ma anche lo stress, può incidere da un giorno all'alto sui livelli alti del colesterolo nel sangue. e sembra che determinante sia il ruolo della noradrenalina in eccesso che crea fluttuazioni nel sistema nervoso Infatti da recenti studi, sembra che ci sia una relazione tra stress e cardiopatie ed alti livelli di colesterolo, sembra infatti che la noradrenalina che aumenta in fase di stress riduca la capacità del fegato di metabolizzare il colesterolo presente nel nostro organismo, gli ormoni che le surreni producono in piu quando siamo sotto stress come la noradrenalina, la adrenalina e il cortisolo, aumentano la lipolisi ovvero aumenta la mobilità die grassi dal tessuto adiposo e quindi fare attenzione se si è a rischio e se si sta troppo a lungo sotto tensione.
COLESTEROLO, ATEROSCLEROSI E ALIMENTAZIONE
Una sana alimentazione diminuisce la quantita’ prodotta di colesterolo, i grassi saturi portano piu’ colesterolo nei vasi sanguigni dei grassi insaturi, Alcuni ricercatori sostengono che quando il colesterolo di sangue diventa anormalmente alto, i depositi grassi composti di colesterolo e calcio tendono ad accumularsi nelle arterie, incluse quelle del cuore, aumentando la possibilita’ di attacchi cardiaci. I depositi di colesterolo si formano principalmente in quelle parti dei vasi sanguigni indeboliti da PRESSIONE ALTA o da eccessiva tensione.L’incidenza della ATEROSCLEROSI e’ piu’ alta in quei paesi dove l’alimentazione e’ piu’ ricca di grassi saturi.Bisogna dire che gli Esquimesi che seguono una dieta a grande quantita’ di grassi saturi raramente contraggono questa malattia a differenza dei vegetariani che pur seguendo una dieta a basso tenore di grassi possono al contrario contrarre questa malattia. Questo dato ci fa supporre che esistono altri fattori oltre la quantita’ di grassi saturi ingeriti che condizionano il livello di colesterolo nel sangue. tra queste ricordiamo lo STRESS, l’ANSIA, il FUMO, l’ECCESSO di CIBO, e un eccessivo consumo di CARBOIDRATI RAFFINATI( farine bianche). Alcune persone non riescono a metabolizzare correttamente i grassi saturi, altri fattori che concorrono al colesterolo alto sono la PRESSIONE ALTA, il DIABETE, e la GOTTA. In talune persone il colesterolo alto e’ dovuto a fattori iINDIPENDENTI ALLA DIETA come una DEVIAZIONE GENETICA e’ comunque in relazione ai GRASSI SATURI, mette a rischio il sistema cardiovascolare, i TRIGLICERIDI sono anch’essi un fattore di rischio anche se il colesterolo e’ basso.

CORRETTO REGIME ALIMENTARE
La alimentazione occidentale degli ultimi decenni è senza dubbio poco salutare per il nostro organismo e per questo assistiamo ad un aumento delle patologie cardiovascolari. Inffatti ingeriamo un ECCESSO DI CALORIE che il nostro organsimo fa fatica a smaltire. e per questa ragione queste si trasformano all'interno del fegato in depositi di grasso, colesterolo e trigliceridi. Un eccesso nel consumo dello ZUCCHERO bianco raffinato ha portato ad una diffusione sempre maggiore del DIABETE, ed oltretutto spesso i dolci sono fatti con grassi, uova, burro e quindi incrementano l'aumento di grasso nel sangue. Un eccesso di GRASSI ANIMALI, provenienti sia dalla carne che dal latte e dai suoi derivati mangiati in gran quantità aumentano il tasso di colesterolo nel sangue Anche l'ECCESSO DI SALE, può portare sia all'ipertensione che a insufficienza renale, tutti gli alimenti in scatola e preconfezionati, contengono sale, per favorirne la conservazione e quindi giornalmente assumiamo dosi di sale in eccesso e anche questo aiuta ad aumentare il tasso di colesterolo e trigliceridi nel sangue. La moderna alimentazione, inoltre è povera di minerali e vitamine, depauperati dall'uso sconsiderato di farmaci, concimi chimici, ed una loro carenza nell'organismo porta ad uno squilibrio generale nell'organismo, e specialmente le vitamine come la A, contenuta nella CAROTA, la vitamina E contenuta nel GERME DI GRANO, e la vitamina C contenuta nella ROSA CANINA, proteggono i vasi sanguigni e prevengono i danni provocati dall'inspessimento patologico delle arterie e dal processo aterosclerotico. Se in una persona si ha sia ipertensione che colesterolo alto, il rischio cardiovascolare è molto alto, con pericolo di infarto cardiaco, di emorragia o infarto cerebrale, ed anche pericolo di insufficienza renale
ALIMENTI NOCIVI
Sarebbe bene, eliminare o almeno ridurre i prodotti animali, compreso il latte ed i derivati del latte, i formaggi e le uova, mangiare piu’ fibre come frutta, verdure, cereali, e leguminose, fare esercizio fisico, camminare almeno mezz’ora al giorno, non fumare, eliminare il consumo di caffe’ ed eccitanti compreso il caffè decaffeinato
Seguire una dieta composta dal 70% di cereali cotti, fagioli e legumi e verdure al vapore, aumentare il consumo di frutta e verdura, nei mesi caldi, sforzarsi di ridurre al minimo il consumo di latticini, zucchero, caffe’, e alcool, mangiare regolarmente foglie di CARCIOFO Per normalizzare i livelli di colesterolo, praticare regolarmente attivita’ fisica
Sarebbe bene quindi, eliminare, carni rosse, uova, latticini, e derivati del latte,burro, lardo, gelati, dolci, torte, biscotti, cereali raffinati, pane bianco, farine bianche, zucchero bianco, cibi conservati, spuntini grassi, cibi salati, caffe’. bibite,bibite gassate, margarina, responsabile di alcune forme di cancro, burro, interiora degli animali, fegato di bue, ostriche, formaggi, lardo, bistecche. agnello, maiale, pollo, carni rosse, hamburgher, hot dog, trote, fritti, sale ed alimenti salati ricchi di sodio.
RIDURRE o se ci si riesce ELIMINARE Il caffè e il fumoTra i numerosi danni CHE provoca Iil tabacco, ci sono anche i problemi al sistema cardio-vascolare, in genere chi fuma vive tra gli 8-9 anni meno rispetto a chi non fuma, in più l'OSSIDO DI CARBONIO, contenuto nel tabacco, aumenta la capacità del colesterolo di penetrare nella parete arteriosa e riduce l'HDL il colesterolo buono. La NICOTINA, determina una contrazione delle arterie e aumenta la pressione, se poi si aggiunge anche il CAFFE' allora l'innalzamento del colesterolo è certo
ALIMENTI INDISPENSABILI IN CASO DI COLESTEROLO ALTO
Mangiare le FIBRE, contenute nella frutta, nella verdura, nei legumi nei cereali integrali, e mangiare prodotti fatti con farine integrali, aiuterà ad evitare la stitichezza, l'obesità, l'ipertensione, i tumori, il diabete, la colite, le emorroidi., le fibre infatti aiutano a regolare i livelli di grasso, rallentano l'assorbimento del cibo ingerito, aumentano il volume delle feci, rendono più rapido il loro transito. Essenziale l'assunzione di SALE INTEGRALE MARINO, per condire perchè fornisce all'organismo minerali ed oligoelementi indispensabili, da usarsi sempre con estrema parsimonia.Aumentare il consumo delle PROTEINE VEGETALI, come legumi, fagioli, lenticchie, piselli, ceci, fave, soia, con moderazione, mangiare frutta oleosa come noci, mandorle, nocciole, pinoli, cereali integrali, LIEVITO DI BIRRA, POLLINE. I Cereali integrali sono ricchi di fibre, crusca, proteine, vitamine e minerali. Preferire l'OLIO ESTRA VERGINE DI OLIVA spremuto a freddo e usato crudo. Mangiare verdure come antipasto sia a pranzo che a cena e abbondare nel consumo di AGLIO, CIPOLLA e CAVOLO Come frutta evitare i succhi industriali e mangiarla lontano dai pasti privilegiare LIMONE, UVA, MELA Eliminare il sale bianco raffinato e preferire il SALE INTEGRALE MARINO ricco in oligoelementi. Preferire i cibi naturali, biologici provenienti da culture senza additivi chimici.
Ottimo mangiare le ALGHE MARINE che contengono iodio, magnesio, potassio, alluminio, manganese, ferro, fosforo, zolfo, rame, nichel, oro, zinco, cobalto, stronzio, titanio, vitamine A, B, D, E,F,K, PP, proteine, aminoacidi, amidi, clorofilla, grassi insaturi e sostanze ad attività antibiotica, le alghe piu usate in cucina sono le kombu, hiziki, dulse, arame, nori, agar-agar, le indicazioni terapeutiche delle alghe sono innumerevoli, dal linfatismo, alla demineralizzazione, alla stanchezza, alla anemia, all'invecchiamento, alle allergie, alle affezioni respiratorie e cutanee, e soprattutto sono preventive nelle malattie cardiovascolari Stimolano il ricambio e quindi hanno un effetto benefico sul colesterolo alto, sull'aterosclerosi, sull'obesità.
L'AGLIO nella alimentazione è ottimo come antibatterico e antiparassitario, è antisettico e battericida, indicato nelle sindromi influenzali, nelle bronchiti, nei raffreddori, insieme alla CIPOLLA è un ottimo tonificante e stimolante. ( piccola nota, l'Aglio ridotto in poltiglia e applicato durante la notte su calli, verruche e duroni, ne favorisce il loro ammorbidimento e scomparsa, oppure va strofinato sulle punture di insetti, in quanto neutralizza il veleno e limita il gonfiore e l'insorgere del prurito), per quanto riguarda il colesterolo alto, l'aglio FLUIDIFICA IL SANGUE, dilata i vasi sanguigni e quindi abbassa la pressione, per neutralizzare il sapore dell'aglio crudo, masticare dei semi di anice, le controindicazioni per l'aglio sono per chi è affetto da dermatosi, da irritazioni allo stomaco, nelle donne che allattano Entrambi AGLIO e CIPOLLA sono essenziali nella terapia dell'aterosclerosi e dell'ipercolesterolemia, riducono la viscosità del sangue.
Il PORRO, contiene vitamine B e C, minerali aiuta nell'obesità, nella gotta, nel colesterolo alto, nei calcoli urinari
l'ARANCIA, (che come alimento proviene dalla Cina ed in Italia ne abbiamo in abbondanza, specie nella stagione Invernale) è ricca di VITAMINA C, A, e PP, con effetto protettivo dei vasi sanguigni, depurante e fluidificante del sangue , aiuta nei processi di remineralizzazione ossea, se si è intolleranti all'arancia mangiare il POMPELMO, mangiare anche LIMONI, che hanno una azione battericida, sono antisettici, e antisclerotici, antidiabetici, antiputrefattivoi diuretici, dimagranti, antiemorragici, antidiarroici, ipotensivi e antiacici, naturalmente le persone troppo magre ed esili devono stare attente al consumo eccessivo di limoni
La MELA previene l'aterosclerosi e l'ipercolesterolemia fortifica il sistema nervoso, regola il metabolismo, combatte l'acidità gastrica, stimola la regolarità della funzione intestinale, abbassa il colesterolo, è diuretica, elimina gli acidi urici, limita l'ipertensione
Il MIRTILLO è astingente, antiputrefattivo intestinale, neutralizza i colibatteri e i bacilli del tifo, favorisce la rigenerazione dei tessuti interni ed esterni, delle mucose e della cute, mantiene l'integrità dei vasi sanguigni, è prezioso in caso di diabete, aterosclerosi, di ipertensione, di vene varicose, di emorroidi, nelle lesioni della retina, nelle ferite cutanee, nelle ulcere gastriche

ALOE RICERCHE SU RETE
VITAMINE. Il gel ne contiene una grande varietà, ma le più importanti sono quelle antiossidanti: Vitamina C ed E, Beta Carotene; è anche una delle poche piante al mondo fonte di Vitamina B12, utilissima ai vegetariani.{ MINERALI. Tra questi sono inclusi: magnesio, manganese, zinco, rame, cromo, calcio, sodio e potassio.{ AMMINOACIDI. Il corpo umano necessita di 22 amminoacidi. Il gel di Aloe Vera fornisce quelli essenziali che non possono essere sintetizzati nell’organismo e che devono essere assunti con il cibo.{ ZUCCHERI. Sono anche i mucopolisaccaridi, molto importanti perché agiscono anche sul sistema immunitario.{ ENZIMI. Lipasi e Proteasi che degradano il cibo ed aiutano la digestione.{ ACIDI GRASSI. I tre tipi principali sono potenti agenti antinfiammatori.{ LIGNINA. Questo componente dà all’Aloe Vera la proprietà di scendere in profondità nella pelle.{ SAPONINE. Sono sostanze saponose che esercitano una forte azione antimicrobiotica contro batteri, virus, funghi e lieviti come Candida e Mughetto.{ ANTRACHIONI. Esercitano una forte attività antibatterica e antivirale, sono antidolorifici e , se puri, sono forti lassativi. I più importanti son
_______________________
L’aloe è una pianta con virtù terapeutiche, in molti paesi, considerate miracolose. L’aloe vera viene utilizzata da oltre cinquemila anni in tutto il mondo. Questa pianta, ricchissima di vitamine (Vitamina A e Betcarotene, Vitamina B1, B2, B3, B6, B9, B12, Vitamina C, Vitamina E), minerali (Calcio, Cromo, Ferro, Fosforo, Germanio, Magnesio, Manganese, Potassio, Rame, selenio, Sodio, Zinco) e componenti attivi, contiene mucopolisaccaridi che oltre ad un effetto gastroprotettore, stimolano, tra l’altro, il sistema immunitario e quindi permettono una difesa molto maggiore rispetto a buona parte delle malattie. Contiene inoltre antrachinoni che hanno una valenza lassativa e riparatrice che fanno da “idraulico liquido” nel nostro corpo eliminando tossine e residui che lo intossicano. Queste valenze dell’Aloe la rendono, per l’azione sinergica che ne deriva, una pianta unica nel suo genere e tra le più curative esistenti attualmente al mondo.CONSIDERAZIONI SULL'ALOE PURA E SULL'ALOE ARBORESCENS. L'aloe pura è il tipo più conosciuto ed utilizzato nel mondo intero ed è detta anche Aloe Barbadensis Miller. Si tratta di una pianta perenne con foglie lunghe mediamente tra i 60 e i 90 cm e peso di oltre un chilogrammo. Le sue foglie sono ricchissime di gel e contengono Acemannano, una sostanza molto importante per le barriere immunitarie, come antiinfiammotorio naturale e per cicatrizzare e Aloina dalle proprietà lassative, drenanti e disintossicanti.L’Aloe Arborescens Miller ha foglie lunghe tra i 50 e i 60 cm e peso dai 10 gr all’etto. È una pianta molto più ricca di Antrachinoni e quindi ha un maggiore effetto lassativo, protettore delle cellule e antitumorale ed ha una quantità di gel minore rispetto all’Aloe pura. Questa situazione ed il fatto che ha proprietà superiori rispetto all’Aloe pura l’ha resa più costosa e quindi meno impiegata.Le azioni svolte dall’Aloe nel corpo umano, essendoci un’azione diretta dei polisaccaridi presenti nella pianta con le proteine dei fibroblasti umani ed in un secondo tempo con tutte le altre molecole, secondo la teoria più comune, hanno questi effetti benefici (in ordine alfabetico):- antibatteriche- antibiotiche- antidolorifiche- antiinfiammatorie- antiinvecchiamento della pelle e dell’organismo- antimicotiche- antiossidanti- antisettiche- antitumorali- antivirali- cicatrizzanti e riepitelizzanti- immunomodulanti- nutritive- purificanti- radioprotettivePer le nostre ed altrui esperienze possiamo consigliare questi due tipi di Aloe per l'aiuto di molti problemi di salute, quali: cistite, gotta, insufficienza renale, nefrite, asma, bronchite, laringite, raffreddore, tonsillite, diabete, ipoglicemia, pancreatite, prediabete, acne, acne rosacea (couperose), allergia cutanea, ano (ragadi), capelli secchi e deboli, ascesso, dermatite, dermatosi, dermatite seborroica, eczema, ematoma, ferite, forfora e seborrea, foruncoli, pustole, herpes, herpes zoster, micosi, orticaria, patereccio o giradito, psoriasi, punture d’insetto, rughe (per attenuare), scottature, cadute di capelli o alopecia, calvizie, anemia, amenorrea, dismenorrea, gravidanza, impotenza, mammella (dolori, mastite), menopausa, acidità di stomaco, afta, alitosi, allergia alimentare, calcoli biliari, candidosi, cirrosi epatica, coliche epatiche, colite, colite spastica, dissenteria, dispepsia, dolori e crampi allo stomaco, duodenite, epatiti, fermentazione intestinale, gastrite, insufficienza epatica, stitichezza, ulcera gastro-duodenale, artrite, artrite reumatoide, artrosi, colpo della strega, gotta, lombalgia, sciatalgia, angina pectoris, arteriosclerosi, emorroidi, eretismo cardiaco, extrasistole, geloni, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, ipertensione, ipotensione, tachicardia, vene varicose, cataratta, congiuntivite, glaucoma, orzaiolo, cefalea, insonnia, cancro, eccesso di tossine, deficit del sistema immunitario, sclerosi multipla.
__________________________________________________________
INGREDIENTI:-Mezzo chilo di miele d'api (miele biologico).-40,50 ml (circa 6 cucchiai) di distillato (Grappa, Cognac, Whisky, ecc.).-350 grammi di Foglie di Aloe Arborescens, due, tre, quattro o cinque, fino a raggiungere il peso.
PREPARAZIONE: Togliere le spine dai bordi delle foglie e la polvere depositatasi, utilizzando uno straccio asciutto o una spugna.Tagliare a pezzi le foglie (senza togliere la buccia) e metterle nel frullatore assieme al miele e al distillato prescelto.Frullare bene e il preparato è pronto per il consumo. Non filtrare, nè cuocere. Il frullato ottenuto deve essere messo in frigorifero in un barattolo scuro, ben chiuso.
DOSI CONSIGLIATE: prendere un cucchiaio da tavolo 20 o 30 minuti prima dei tre pasti principali (colazione, pranzo e cena). Agitare bene prima dell'uso. Una volta iniziato il trattamento è importante assumerne tutto il contenuto del barattolo. Appena finito, è consigliabile sottoporsi a una visita medica (soprattutto se si tratta di un caso di cancro).Il risultato delle analisi offrirà indicazioni sugli effetti ottenuti e suggerirà la procedura da seguire. Se i risultati dovessero dimostrare che non ci sono stati miglioramenti con il primo barattolo, è necessario ripetere l'operazione dopo una pausa di 5-10 giorni. Tale ciclo dovrà ripetersi tante volte quante sono necessarie per eliminare il male. Soltanto dopo i primi quattro tentativi senza esito positivo si deve ricorrere ad una dose doppia, cioè due cucchiai prima di ogni pasto.__________________________________________________Aloe Vera e ArborescensLa pianta di Aloe ArborescensL' Aloe esiste in circa 280 specie diverse, ma quella che a noi interessa è la più comune, ossia l' Aloe Arborescens, cioè quella che contiene la maggior concentrazione di principi attivi (fino a 3 volte di più rispetto all' Aloe Vera o delle altre specie). L' Aloe Arborescens è diffusa in tutto il mondo, soprattutto nelle zone costiere, vicino al mare e abbonda da noi nel Mediterraneo, nel Tirreno e nell'Adriatico, a condizione che la temperatura in inverno non scenda sotto lo zero.
L' ALOE E' ASSOLUTAMENTE INNOCUA E NON HA LA MINIMA TOSSICITA'
Si adatta molto bene alla coltivazione in vaso tanto da poterla definire una della poche "grasse" da appartamento, a condizione che venga posta in una posizione molto luminosa, preferibilmente sotto il sole diretto. Degli studi scientifici hanno dimostrato che la quantità di gel, la grandezza della pianta e la lunghezza delle foglie è direttamente proporzionale alla quantità di luce solare che la pianta riceve nel corso della sua vita (addirittura una pianta cresciuta all'ombra può avere solo l'8% del peso rispetto a una pianta cresciuta sempre alla luce solare diretta). Un buon terriccio non troppo compatto e rare annaffiature nei mesi caldi sono le uniche cose che queste rustiche piante richiedono. Se la pianta è grande e sviluppata, con foglie spesse e lunghe, ed è l'immagine della salute allora è una buona pianta, se invece è piccola e poco sviluppata, con foglie sottili e corte e dall'aspetto raggrinzito, anche se dovesse avere 20 anni non è sicuramente una buona pianta poichè è vissuta all'ombra. La presenza del fiore è sicuramente indicativa di un'ottima salute della pianta, ma non è necessario che abbia il fiore per essere una buona pianta.
In natura il fusto può raggiungere anche alcuni metri di altezza con un diametro di circa 5 cm, molto ramificato dalla base. Le foglie, lunghe da 20 cm fino a 50 cm e larghe 5 cm, sono verdi (a volte con sfumature rossastre), senza macchie e incurvate verso il basso. La lunghezza e la larghezza delle foglie è, come ho detto prima, proporzionale alla luce solare ricevuta. Qui in Italia le foglie sono molto più piccole rispetto ai paesi tropicali e la concentrazione di aloina è quindi un pò minore. I bordi delle foglie hanno spine sporgenti lunghi circa 5mm. I fiori in grappoli semplici sono sempre rosso intenso (quelli dell'aloe vera barbadiensis sono giallo o arancio).
_________________________________________________
L'Alòe è Tossica?

Dopo aver consultato l'ampia documentazione esistente, comprese le enciclopedie, ho constatato che si proclama a chiare lettere che l'aloe è tossica. lo stesso mi sono lasciato coinvolgere da tali informazioni erronee, soprattutto quando trasmettevo la ricetta, avendo paura che, se qualcuno avesse esagerato, usando molto più aloe del necessario, avrebbe potuto avvelenarsi. Da quando sono al mondo sento dire dalla gente: l'aloe è tossica! Coinvolto casualmente nell'argomento, ho deciso di chiarire la cosa, ponendo fine una volta per tutte a queste chiacchiere.
Per tranquillizzare il lettore riguardo l'utilizzo di questa pianta, della famiglia delle liliacee, mi sono basato nuovamente sulle conoscenze esaustive di due opere americane, già citate, per provare che l'affermazione "l'aloe è tossica" viene data da persone malintenzionate o da persone malinformate. Vedremo tramite le conclusioni di "La guarigione silenziosa" e "Aloe, Mito, Magia e Medicina", che, se una persona volesse avvelenarsi, non dovrebbe fare uso dell'aloe nelle dosi indicate, ma prenderne una tonnellata; in questo modo, anche l'acqua diviene tossica... Anticipando la conclusione, si può affermare, senza paura, che il grado di tossicità dell'aloe è così insignificante che, sottoposto a tests di laboratorio, negli Stati Uniti, i livelli misurabili della tossicità della pianta risultarono praticamente impercettibili. Non deve sembrare strano allora che in Messico la savila, come la chiamano i popoli di lingua spagnola, venga usata come insalata allora sarebbe tossica quanto lo è la lattuga! e in Venezuela faccia parte della colazione, ingerita a cucchiaiate con qualche goccia di miele, se è troppo amara. ~
Adesso già sai che il grado di tossicità dell'aloe è minimo. Se vuoi approfondire l'argomento, leggi quello che è scritto di seguito, frutto dello studio delle opere citate; se non hai tempo, salta pagina, come se fosse materia già nota. L'importante è che puoi stare tranquillo quando andrai a raccogliere le foglie della pianta. È innocente, credimi, come un cespo di lattuga...
Nel capitolo "Una questione chimica" del libro "La Guarigione Silenziosa" viene analizzato l'aloe. A pago 75, quando si parla del composto antrachinone della pianta, è scritto testualmente: "Gli antrachinoni vengono intesi, tradizionalmente, come agenti lassativi, nonostante ci siano molte scuole di pensiero che attribuiscono loro virtù occulte. In un certo senso possiedono ingredienti misteriosi. Conosciuti come formidabili sterminatori di malattie, apprendiamo anche che D'Amico, Benigni e altri negli anni '50, avevano scoperto negli antrachi noni validi agenti battericidi, sulla stessa linea degli antibiotici, però meno tossici e con maggiore efficacia contro i virus, fatto scoperto anteriormente da Lorenzetti e confermato più tardi da Sims e Zimmermann. Noi già avevamo imparato che molti antrachinoni mostrano livelli misurabili di tossicità propria. Tuttavia nella sublime chimica dell' Aloe Vera o Barbadensis vediamo che essi non sono tossici".
A pago 77 nel capitolo "Acido crisofonico" (crisarobin) si legge che il metilantrachinone derivato dall' aloe-emodin è conosciuto per la sua efficacia nel trattamento delle malattie croniche della pelle, quali la psoriasi e la tricofitosi (un fungo della pelle). Isolati, esibiscono certi livelli elevati di tossicità.
Nel contesto dell'Aloe Vera, nessuna tossicità è misura bile. A pago 89, quasi sintetizzando quanto sopra detto, si afferma alla voce Tossicologia: "Sappiamo già che certi antrachinoni presenti nel gel dell'Aloe Vera, quali l'Emodin e l'acido cri sofonico, hanno livelli misurabili di tossicità quando osservati in un contesto isolato. In alcuni casi abbiamo anche la prova che il gel dell' Aloe Vera o l' Aloe Vera Americana stabilizzata la lozione e la crema, che adesso nelle nuove formulazioni prende il nome di Aloe Attivatore, Aloe Lotion e Aloe Vera Gelly, rispettivamente misurate, non possiedono alcun livello di tossicità. Ciò è più importante di quanto sembra a prima vista, una volta che sono misurati i livelli tossici di tutte le cose appartenenti al regno animale. Negli esperimenti tossicologici chiamati LO-50'S, alcuni animali (cani, conigli, topi e scimmie) sono stati esposti ai raggi chiamati "raggi della morte", cioè, sono stati selezionati per ricevere livelli d'esposizione sufficienti ad ucciderli. Nei casi di applicazioni topiche, sono stati esposti a dosaggi acuti di raggi a livelli tali da provocare irritazioni letali. L'elenco di casi che dimostrano la non tossicità dell'Aloe Vera è considerevolmente grande.
Dividerò gli studi in tre parti per provare il mio punto di vista. Uno è stato condotto nel Laboratorio Lakeland, sponsorizzato dall' Aloe Vera dell'America Inc.; gli altri due sono stati condotti da gruppi di ricerca indipendenti e senza nessuna possibilità d'interazione. Tutti e tre i casi hanno portato a dei risultati di conferma.
Relativamente al primo esempio, uno studio era già stato condotto nel 1986 da Sam Houston, dell'Ospedale Generale di Brooke, Texas, e dalla Facoltà di Odontoiatria Baylor, a Oallas.
In questo studio il dotto E.R. Zimmermann, 0.0.5., capo di patologia della Facoltà Baylor, il dotto James Brasher ed il dotto C.K. Collins hanno osservato gli effetti sull'estratto dei fibroblasti dei reni di coniglio, sensibilizzati da agenti irritanti. A questo punto è importante ribadire che i tessuti del coniglio, in molti aspetti simili a quelli dell' essere umano, hanno l'ulteriore vantaggio di rispondere alla tossicità tredici volte di più del tessuto umano.
Nei test di Brasher e Zimmermann, l'Aloe Vera è stata testata a svantaggio dell'indometacina, una droga non steroide, e del prednisolone, un potente corticosteroide. L'indometacina, come l'Aloe Vera, sembra avere grande potere analgesico e antiprurito. Il prednisolone è stato catalogato come antinfiammatorio così come l' indometacina e l' Aloe Vera. Ed è il nome di questa proprietà antinfiammatoria comune che si è pensato di metterli a confronto. I tests sono stati condotti a due livelli. In primo luogo i tre sono stati testati in una cultura di tessuto cellulare He La, per valutare la loro capacità di simulare la divisione cellulare e promuovere la guarigione. In un periodo di 72 ore l'Aloe Vera ha superato l'indometacina e il prednisolone riguardo le sue capacità di accelerare la crescita di nuovi tessuti. Il gruppo Brasher/Zimmermann ha messo le cellule He La in una cultura insieme all' Aloe Vera, sotto un microscopio elettronico capace di ingrandire 500 mila volte l'immagine. Si è potuta così osservare l'assenza di carcinomi: il tessuto riprodottosi, stimolato dall' Aloe Vera, era completamente normale.
Il gel dell'aloe, più importante per i nostri scopi, ha presentato un livello insignificante di tossicità nel suo tessuto cellulare, mentre i livelli presentati dal prednisolone e dall'indometacina erano molto alti. Il gel fornito è stato quello sviluppato dall'Aloe Vera dell'America Inc.
Tali tests hanno confermato le conclusioni raggiunte dal laboratorio Lakeland nel 1966. Nelle esperienze condotte su un grande numero di conigli, Henry Cobble ed il dotto Mertin Grossman, patologi, non hanno trovato tossicità presente in nessuno degli organi vitali, neanche nel tessuto muscolare o sulla pelle delle cavie. Ci sono state alcune perdite di peso nei conigli che avevano ingerito delle dosi di Aloe, ma questo è stato attribuito ad una mancanza "normale" di elementi nutritivi della dieta. E anche in dosi estremamente alte (più di 20 g al chilo) la tossicità era insignificante.
Nel 1968 queste esperienze sono state ripetute su ampia scala dal Laboratorio Hazelton di Falls Church, Virginia. Sotto la direzione di William M, Busey, M.O., patologo, le esperienze con 1050 sono state condotte sugli animali-cavie, con ingenti somministrazioni orali a carico dei topi e degli otto cani, ed ingente somministrazione dermica sul gruppo di topi bianchi.
Tutti questi animali sono stati esposti a dosi estremamente elevate per un periodo di 14 giorni. I risultati, ancora una volta, sono stati eccellenti. Le valutazioni fatte dal dotto Busey furono le seguenti:
I topi sono stati tenuti sotto osservazione per quanto riguarda l'incidenza della mortalità e gli effetti tossici dopo 14 giorni. L'ingente dose orale di LD50 somministrata era superiore a 21,5 g/kg (dose estremamente alta).
Dosi orali uniche del gel stabilizzato di Aloe Vera furono somministrate tramite un tubetto stomacale a quattro gruppi di cani bastardi, un maschio ed una femmina in ogni gruppo. Non si è verificato nessun decesso 14 giorni dopo la dose; perciò la dose orale tollerata dai cani potrebbe superare i 31,6 g/kg rispetto al peso corporeo.
Il gel stabilizzato dell' Aloe Vera è stato anche analizzato in casi di irradiazioni dermiche e per la sua tossicità in un arco di tempo di 24 ore di applicazioni sull'addome (raschiata la pelle) dei topi bianchi. Non si è verificato nessun decesso. L'ingente dose di LD50 è, quindi, più grande di lO g/kg rispetto al peso corporeo. Le irritazioni dermiche furono
minime.
Esistono anche delle ricerche convincenti sulle capacità curative, in forma di registri batteriologici, e storie di casi medici recenti.
Come ultimo riferimento estratto da "La Guarigione Silenziosa" sulla tossicità dell'aloe, trascriviamo la pago 92 sotto il titolo" Riassunto": "A partire dai nostri registri tossicologici, affermiamo che l'Aloe Vera non produce effetti collaterali nell'organismo umano. Inoltre, centinaia di registri medici, realizzati su migliaia di casi confermeranno, ancora una volta, questa mancanza di tossicità nelle applicazioni in situ". Rileggendo la seconda opera citata -"Aloe -Mito, Magia, Medicina", di Odus M. Hennessee -Bill R. Cook, affrontiamo nuove testimonianze sull'argomento. A pago Il troviamo un riassunto sulle caratteristiche della pianta; vale la pena di richiamare l'attenzione sul contenuto della buccia dell'aloe: "Studi scientifici hanno provato che l'uso più efficace dell' Aloe Vera proviene da una miscela bilanciata di questi tre elementi. Il gel assume il suo ruolo quando viene miscelato adeguatamente al succo, ma possiede scarso valore quando è da solo.
La linfa contiene la maggiore parte degli agenti medicinali ed è molto di più di un lassativo o di un trattamento per piccoli problemi della pelle. Alcuni sono convinti che la buccia più esterna non abbia alcuna virtù curativa, nonostante essa contenga molti elementi nutritivi, presenti nella linfa e nel gelo Studi posteriori hanno dimostrato che la buccia non è dannosa né pericolosa, come hanno dichiarato molte persone. La logica suggerisce che l'utilizzo della intera foglia è la cosa migliore."
Possiamo trovare una veemente difesa delle qualità terapeutiche della pianta in una lunga citazione a pag. 56. Ecco la: "Malgrado l'uso della linfa come agente guarito re in antiche ricette, quasi tutti i divulgatori dichiaravano che la linfa non soltanto causava reazioni allergiche, ma anche che era pericolosa e che, quindi, non poteva essere usata nei prodotti a base di Aloe Vera. Per vendere i loro prodotti avevano creato il mito che solo il gel fosse l'agente di scelta, sostenendo tale idea con la diffusione della voce non corrispondente alla realtà che gli studi moderni dimostravano che la linfa era tossica per il tessuto umano e che provocava reazioni allergiche. In totale contrasto con questa dichiarazione, tutti gli studi pubblicati sulla tossicità dimostrano invece che l'effetto tossico dell'Aloe è inesistente o quasi e che non provoca allergie. Forse i divulgatori hanno le idee un po' confuse avendo conoscenze superficiali della chimica dell'Aloe. Per citare soltanto un esempio di questa possibile mancanza di reale conoscenza, si deve ricordare che la linfa è scientificamente conosciuta come un antrachinone glucosico. Secondo l'index della Merck, un'antrachinone è una sostanza sintetica usata nella produzione di tinture, che hanno una tossicità generalizzata e possano provocare irritazioni della pelle o eruzioni cutanee.
Pertanto, un'informazione incompleta senza termini di confronto, che si basi su questa definizione degli antrachinoni sintetici, può portare alla conclusione erronea che la linfa, "per coincidenza ancora usata come tintura", sia tossica, provochi eruzioni cutanee o reazioni allergiche. Forse un'altra fonte di quest'idea, della tossicità o velenosità della pianta, è l'Enciclopedia Russa, che dichiara che una certa specie di Aloe che cresce in Russia è apparentemente velenosa. Tuttavia tale specie non ha nessun rapporto con l'Aloe Vera. Potremmo continuare a citare diversi casi di convinzioni erronee riguardo l'Aloe Vera, che sono stati ripetuti senza sosta da persone non informate. Spesso delle convinzioni specifiche possono avere un rapporto con la fonte di tale idee. Ulteriori descrizioni semplicemente hanno riportato l'errore originale, senza aver la cura di provare la validità di quello che stavano ripetendo. Così la confusione è aumentata."
A pago 59 si dice che la pianta nel suo insieme ha poteri curativi e non un suo elemento isolato: "Molti ricercatori hanno proposto un possibile rapporto di sinergia tra tutte le sostanze contenute nella pianta dell' Aloe Vera. Sinergismo significa la capacità di tutti i componenti fisici e chimici della pianta di funzionare insieme, al fine di portare un beneficio più grande di quello apportato dai singoli elementi individualmente. Se questa teoria è corretta, si può spiegare il fatto che l'Aloe non sia tossica nè presenti effetti allergici, sebbene contenga agenti che, isolati o da soli, possono causare effetti tossici e allergici".
A pago 61 spiega che l'aloe agisce senza causare danni perché i suoi componenti sono saggiamente distribuiti: "Dopo aver costatato i risultati di questa ricerca (realizzata presso il Centro Ustionati Università di Chicago, 1982) si può postulare che l'Aloe Vera funzioni senza causare effetti tossici o allergici, perché i suoi elementi nutritivi e l'acqua in essa contenuta fanno da effetto tampone.
Gli elementi nutritivi sono necessari anche alla crescita del tessuto e alla sua funzionalità. La pianta controlla (o elimina) infezioni per mezzo dei suoi agenti antisettici naturali - zolfo, fenoli, lupeol, acido salicilico, acido cinnamonico e urea nitrogenata. Controlla le infiammazioni con i suoi aCidi. grassi antinfiammatori, che sono il colesterolo, il campesterolo, il B-sistosterol. Limita o attenua il dolore grazie al suo contenuto di lupeol, acido salicilico e magnesio. Agendo insieme tali elementi e gli altri componenti delle foglie si verifica quel rapporto sinergetico. In questo modo abbiamo una spiegazione ragionevole delle numerose relazioni riguardanti il fatto che l'Aloe elimina molte infezioni interne ed esterne, e riduce con grande efficacia il dolore. La chimica spiega la capacità dell' Aloe di funzionare come un trattamento efficace nelle scottature, tagli ed abrasioni, così come nei trattamenti di malattie infiammatorie come la febbre reumatica, artrite di tutti i tipi, malattie della pelle, bocca, esofago, stomaco, intestino, colon e altri organi interni quali i reni, milza, pancreas e fegato. È importante ricordare che gli agenti antinfiammatori e antibatterici si trovano nella linfa e nella buccia delle piante, non nel gelo Allo stesso tempo non si deve dimenticare che gli elementi nutritivi fondamentali e altri agenti sono largamente diffusi per tutta la pianta linfa, gel e buccia e circa il 98% dell'acqua è nel gelo Tali conoscenze aiuterebbero a porre fine alle chiacchiere pseudo scientifiche, specialmente alla convinzione che il gel della pianta sia l'unico responsabile delle capacità curative dell' Aloe Vera. Il gel è importante come agente-tampone. Perciò la teoria di un rapporto di sinergismo è quella appoggiata sia dalla Scienza, sia dalla Storia. Nella mia ricerca della verità, dispongo di una spiegazione chimica della capacità dell' Aloe Vera di guarire, controllare o eliminare un gran numero di malattie causate da microbi, di calmare o eliminare il dolore e di contenere le infiammazioni. Sappiamo, in quanto è stato affermato ripetutamente, che la pianta possiede tutte queste capacità e molte di più. Tuttavia non parleremo ancora della capacità dell' Aloe di eliminare l'acqua dai tessuti, di aiutare la digestione, di equilibrare l'acidità del corpo, di eliminare o ridurre visibilmente cicatrici, di rigenerare follicoli piliferi, di rinnovare pelli danneggiate, di restituire un colore sano e di offrire tanti altri benefici, che saranno esplorati non appena passeremo dalla teoria alla pratica".
A pago 65, cap. IX, il tema specifico è la Tossicologia. Forse sarebbe utile trascriverlo "ipsis litteris", ma è un po' lungo. Ho cercato di fare un riassunto. Subito all'inizio dice: "Nell'opera "O superfaturamento do Aloe Vera", F.D.A. presenta un problema irrisolto laddove l'autore dell'articolo dichiara che, se il succo dell' Aloe Vera viene ingerito, può essere tossico. Allo stesso tempo l'autore dichiara che, in uno studio fatto nel 1974, ha dimostrato che il succo dell'Aloe Vera non era tossico per i topi. Infatti, dopo aver studiato attentamente la letteratura in relazione alla possibile tossicità dell' Aloe Vera, egli dimostra che l'Aloe Vera non soltanto non è tossica, ma veramente promuove la rigenerazione dei tessuti. Stranamente nel 1959 lo stesso F.D.A. ha concluso che l'Aloe Vera non era tossica. O almeno questa è l'impressione lasciata da Gunnar Gjerstad e T.D. Riner nell'articolo "Stato attuale dell'aloe come panacea". Gjerstad e Riner hanno rivisto dei dati di E.P. Pendergrass, riguardanti l'efficienza dell' Aloe Vera nel trattamento di scottature da raggi X e altre forme di radiazioni, ed hanno ammesso che la pomata di Aloe usata da Pendergrass rigenerava i tessuti della pelle.
La parte seguente del capitolo si proporrà di rispondere alla questione: l'Aloe Vera è tossica? Provoca necrosi o rige nera i tessuti? Nonostante sia assolutamente chiaro che l'Aloe Vera guarisce e rigenera i tessuti, il dubbio persiste nelle persone che necessitano di altre prove di esiti positivi. In altre parole, gli increduli vogliono che siano fatti degli studi specifici che dimostrino che l' Aloe non è nociva ai tessuti e li rigenera. Tale studio è stato pubblicato dai Laboratori Hazleton Inc., una sussidiaria del TRW, di Falls Church, V.A., nel gennaio 1969. L'indice di tossicità è stato osservato nel suo lavoro "Applicazioni dermiche fatte su conigli per 13 giorni con Gel d' Aloe Vera stabilizzato -Relazione Finale". I ricercatori della Hazleton hanno concluso che le applicazioni ripetute dell' Aloe Vera non causavano cambiamenti istopatologici in nessun dei tessuti esaminati e neanche nel fegato, nei reni o sulla pelle dei conigli bianchi". Vediamo l'articolo di R.R. Zimmermann, 1969, "Gli effetti del prednisolone e dell'indometacina e del gel dell' Aloe Vera nella cultura delle cellule dei tessuti", presso il Federal Dental Services. Zimmermann, dopo aver utilizzato l' Aloe Vera in varie concentrazioni, ha determinato che essa era meno tossica del prednisolone o dell'indometacina, quando è stata testata nel tipo Grey di cellule He La e nei fibroblasti del rene del coniglio. È importante osservare che questo studio ha concluso che l' Aloe Vera ha fatto vivere le cellule studiate due terzi in più di quello che normalmente ci si sarebbe aspettati.
Così non soltanto l'Aloe Vera non uccide le cellule, ma le stimola a vivere in una condizione sana per un lungo periodo".
Per concludere quest'argomento della tossicità dell'aloe, riferiamo quello che un dentista mette in atto nella sua professione. Controllate l'argomento a pago 84: "Il dotto Wolfe consiglia di usare il gel attorno alle corone permanenti e lungo i margini della gengiva attorno a queste corone con un leggero massaggio con le dita. Riguardo agli studi di periodontoiatria il dotto Wolfe dichiara: "In una gengivite con necrosi ulcerativa acuta, l'obiettivo è quello di rimuovere i sintomi, affinché si possa realizzare una completa pulizia. Di solito la prima visita consiste nella rimozione del tartaro. Dopo l'igiene orale è consigliato al paziente di applicare l'Aloe Vera il più spesso possibile sulle parti interessate con uno stimolatore interdentale o siringa di irrigazione. Per l'uso endodontico il dotto Wolfe ha dichiarato che l' Aloe Vera è efficace come un lubrificatore di canali. Prima di iniettare dentro i canali spiega: "Inietto una piccola quantità di Aloe Vera nella lima per la pulizia dei canali. Non mi preoccupo se un po' del gel oltrepassi l'apice, perché le ricerche hanno rivelato che l'Aloe Vera non è tossica e rigenera il tessuto cellulare".
L'ideale sarebbe riportare il contenuto di tutti e due i libri, perché insieme costituiscono una enciclopedia sull'aloe. Per concludere questo capitolo ho scelto alcuni passi più pratici.
1. "Esiste la convinzione che la pianta dell'Aloe Vera non abbia alcuna virtù curativa, finché le sue foglie non diventano grandi (più di una libbra, 454 g) e non hanno tra i due e i quattro anni. Ma quest'idea crolla davanti al fatto che anche le piante con foglie piccole (3 o 4 once, più o meno 70 g), coltivate sulla finestra di casa, danno benefici straordinari.
D'altra parte, un germoglio che cresce dalla radice della pianta-madre, comincia a produrre la linfa in poche settimane; ecco perché gli animali domestici, specialmente i gatti, mangiano il germoglio appena spuntato. Non è l'età della pianta che la rende migliore, tuttavia le foglie grandi sono importanti per il successo del produttore commerciale". Come si può dedurre, anche la foglia giovane è utile, perché contiene già le proprietà della pianta.
2. "Ad esempio, il Papyrus Ebbers dice che l'Aloe era usata come prodotto di bellezza da uomini e da donne in uguale maniera, internamente ed esternamente, per fare risaltare la bellezza e la buona salute, dentro e fuori. I prodotti di bellezza nei tempi antichi erano espressione dell' idea che la salute e la bellezza andavano a braccetto." La salute e la bellezza rappresentavano un dono che poteva essere ricercato da uomini e donne tenaci.
3. "Soltanto quando ho letto qualcosa sull' Aloe Vera e l'ho provata, nel 1973, realmente ho potuto trovare un sollievo per i miei problemi di pelle, usando un prodotto "jolly" basato sull' Aloe, che era una combinazione della linfa e del gelo Purtroppo a quell'epoca non sapevo che l'Aloe potesse essere impiegata internamente; credevo all'errata convinzione generale secondo la quale la linfa era un veleno. Ho cominciato ad assumere l' Aloe Vera di alta qualità al 100% soltanto da sei anni, quando ho cominciato a studiare seriamente le risultanze storiche e scientifiche riguardo la pianta. Sapevo che l'Aloe era un prodotto genuino, perché io stesso l'avevo preparato. Per mia sorpresa e gioia, le mie allergie sparirono completamente subito dopo aver iniziato a prenderla regolarmente.
Mi sono accorto che se non la consumavo regolarmente, le allergie ritornavano; allora ho cominciato a fare degli esperimenti. Tra gennaio e giugno 1984 io prendevo l'aloe per periodi regolari di due settimane. Ho scoperto che quando assumevo il prodotto giornalmente, le mie allergie scomparivano, e quando smettevo di prenderlo, ritornavano. Sebbene non avessi completato la mia ricerca, per scoprire perché l' Aloe funzionasse, personalmente ho sperimentato i suoi benefici e giacché non volevo che ritornassero le allergie, ho cominciato a prendere l'Aloe tutti i giorni, e lo faccio tuttora. Oggi so di non aver nessuna allergia, ma so anche per esperienza che se smetto di prendere l' Aloe i sintomi ricompariranno. Oltretutto la mia dermatite topica cronica è sparita completamente. Ma l'Aloe ha fatto molto di più che guarire le mie allergie. Assumendola tutti i giorni, ho eliminato completamente l'indigestione cronica, che mi causava stipsi e infezioni ai reni. Adesso mi sono liberato completa mente dalle emorroidi e credo che questo sia dovuto alle applicazioni sistematiche della pomata di Aloe e anche al fatto che ho una digestione e un'evacuazione più regolari. Il mio livello di colesterolo è dimezzato, anche se credo che questo sia dovuto al cambiamento della dieta. Ho potuto verificare che l'assunzione dell' Aloe calma il dolore e attenua lo sviluppo dell'artrite alle mie ginocchia e alle caviglie, artrite dovuta a contusioni per incidenti accaduti mi quando praticavo dello sport e che mi hanno portato a quattro interventi chirurgici importanti (da giovane). È vero che ho smesso di avere dolori alle gambe e questi non sono più tornati da quando ho cominciato ad assumere l'Aloe tutti i giorni. L'Aloe ha incrementato le mie energie e devo aggiungere che durante gli ultimi cinque anni non ho preso nessun raffreddore, influenza o qualsiasi altro tipo d'infezione, mentre i miei amici soffrono continuamente di tali problemi. Potrei continuare ma penso che tu ne sappia già abbastanza".
Sarebbe necessaria una testimonianza più completa? L' Aloe ha dato buoni risultati con tutte le malattie sopracitate. È crollato un altro tabù: si può assumere l'aloe senza interruzione, confermando così l'ipotesi che il grado di tossicità è veramente insignificante...
4. "Per favore, fai particolare attenzione al fatto che nella descrizione precedente abbiamo detto che il reverendo Thompson era sotto controllo medico durante il ciclo di trattamento a casa (dopo aver sostenuto più di 22 interventi chirurgici sulla pelle a causa di scottature alle gambe dovute all' esplosione di un contenitore di benzina) con la pomata di Aloe e che un secondo medico l'aveva esaminato per confermare che le ferite erano guarite. Il non curarsi con la medicina moderna può sembrare un atto di ignoranza da parte nostra. Il mettere in risalto che il corpo del paziente appartiene interamente a lui e non al medico è sicuramente un vantaggio. La semplice verità è che in passato i pazienti avevano la tendenza a dipendere notevol mente dai medici. Owiamente lo specialista è la prima autorità che dovrebbe essere consultata in caso di malattia o di lesioni. E se dopo anni di cura la sofferenza continua o si è migliorati poco o niente? Ci sembra owio che in tale situazione l' individuo abbia il diritto di cercare sollievo in metodi alternativi". C'è molta saggezza nelle righe appena citate. Un'altra cosa è fare come tanti brasiliani fanno, cioè medicarsi da soli, o rivolgersi al medico per un semplice e innocente raffreddore...
5. "Anch' io ho assistito a guarigioni fatte con l' Aloe in modo prodigioso. Probabilmente l'esempio più spettacolare è quello di un commerciante del luogo abbastanza rispettato, lyle Ball.
Nel febbraio 1988, lyle si sottopose ad un trattamento radicale contro il cancro della pelle, a tutte e due le braccia, cominciando dal gomito fino al dorso della mano. la cura è stata fatta per un periodo da due a tre settimane e trattava con prodotti chimici le scottature dovute al cancro. Inutile dire che aveva forti dolori dopo tale cura. Il suo dottore gli ha dato un analgesico e pomate topiche, ma lyle diceva che non funzionavano. Sua moglie, che sapeva qualcosa dell'Aloe Vera, gli ha suggerito di assumerla, per calmare il dolore e facilitare la guarigione dalle scottature. Dopo circa 48 ore dall'ultima chemioterapia, lyle ha cominciato ad usare una combinazione di pomata di Aloe concentrata insieme ad uno spray di gel concentrato di Aloe. Ha detto che voleva sconfiggere principalmente il dolore. Questo è diminuito quasi subito dopo l'uso della pomata e dello spray, e dopo una settimana il dolore era scomparso. Come si vede dalle foto (ci sono nel libro e sono anche a colori!) le scottature sulle braccia del sig. Ball erano guarite completamente in 11 giorni (dal 18 al 29 febbraio 1988). Ora mentre scrivo, la pelle delle due braccia e delle mani del sig. lyle è completamente guarita e presenta poche cicatrici". Storie come queste coinvolgono le persone che utilizzano l'Aloe per guarire i loro mali. Riassumendo, possiamo concludere ringraziando Dio per questa pianta stupenda che ha posto in natura, a disposizione dei più poveri ma anche dei più potenti, quando non dimostrano totale chiusura di fronte ad argomenti di questo genere, per arroganza o testardaggine. Che Dio generosamente apra le loro menti...
__________________________________________________

E' molto diffusa nelle zone costiere e nelle zone calde del Centro e Sud Italia
Molti mi scrivono dove poterla trovare. Alcuni ce l'hanno in giardino senza averlo mai saputo, altri la trovano in campagna o nella villetta al mare. Basta cercarla e si trova, perchè è una pianta molto diffusa e la specie "aloe arborescens" è proprio una delle più comuni. State attenti però poichè ho sentito di piante coltivate con fertilizzanti chimici, che sembrano quindi grandi e di alcuni anni, ma che in realtà sono così solo per l'effetto dei fertilizzanti e non sono affatto buone! Fate molta attenzione a procurarvi la pianta giusta.
NON SCRIVETEMI CHE E' IMPOSSIBILE PER VOI "COLTIVARE" LA PIANTA, POICHE' E' SEMPLICISSIMO, BASTA UN VASO E UN PO' D'ACQUA OGNI TANTO. SE NON VOLETE FARLO, DITEMI PIUTTOSTO CHE NON "VOLETE", NON CHE E' "IMPOSSIBILE".
___________________________________________________________________________
I PRODOTTI GIA' PRONTI SONO INUTILI !!!
Non andate in erboristeria ad acquistare prodotti già preparati poichè NON sono buoni, preparatevi la crema in casa da voi, seguendo alla lettera le semplici indicazioni della ricetta.
_________________________________________________

Aloe Arborescens di Romano ZagoGuarigioni dal Cancro

Le guarigioni

Le persone che sono guarite con l'Aloe sono tantissime, qui voglio raccontare qualche caso concreto, ma ce ne sarebbero a migliaia. L'aloe funziona benissimo anche per gli guarire gli animali.
Giovanni Mariani, di Forqueta, in Brasile, aveva un cancro della grandezza di una palla da tennis nel basso ventre. I medici gli avevano detto che gli restavano pochi giorni di vita, una settimana al massimo. Comincia a prendere il preparato, a fatica, ogni giorno. Dopo 8 giorni la protuberanza sparisce, segno inequivocabile che la malattia sta regredendo. Dopo alcuni giorni lascia il letto, comincia a camminare di nuovo, a mangiare come prima. Oggi Giovanni Mariani è ancora vivo ed è in ottima salute.
Padre Thomas, indiano, di Gerusalemme, era stato operato di cancro al cervello. All'operazione susseguirono infezioni che portarono enormi tumori alla testa e al collo. Dopo aver assunto il preparato, la guarigione completa. Adesso vive in ottima salute.
Suor Muna, libanese, delle Suore di San Giuseppe, Gerusalemme. Le era stato diagnosticato un cancro all'utero e alle ovaie. Secondo i medici poteva avere al massimo 15 giorni di vita. Per fortuna fece la cura a base di Aloe. La suora vive tutt'ora ed è guarita completamente.
Micol, di 13 anni, Nord Italia, dall'età di 5 anni è affetta da un cancro al cervello. Ha subito 3 interventi presso il Centro Oncologico di Parigi, uno dei più famosi del mondo. Il tumore è sempre ritornato più violento di prima. I dolori sono tali che nè il cortisone, nè la morfina riescono a calmare il dolore. L'ipotesi di un quarto intervento è fuori discussione. Si è fatto ricorso a un barattolo di Aloe. La ragazzina si è calmata e non sente più i dolori, però secondo gli esami, il male non si è fermato e continua a diffondersi. Dopo un secondo ciclo a base di Aloe, i risultati delle analisi non trovano più alcuna traccia del male.
L'arcivescovo di Belgrado aveva un cancro al cervello che gli causava, tra l'altro, la cecità. Dopo una cura con l'Aloe, è guarito dal cancro e la vista è tornata.
Le suore del monastero Notre-Dame de l'Assomption, di Beth Gemal, presso Betshemesh, Israele, curano tutti i malati di cancro con la ricetta a base di Aloe. Tutti i malati sono sempre guariti. Nessun fallimento.
Christopher, di 6 anni, era malato di leucemia e costretto a stare su una sedia a rotelle. I medici gli avevano dato non più di 2 mesi di vita. Dopo 2 barattoli di Aloe non ha più la malattia e cammina con le proprie gambe senza problemi.
Un missionario olandese Van Ass, dei Preti Bianchi, affetto da cancro al fegato. I medici gli avevano dato solo 3 mesi di vita. Dopo la cura con l'Aloe è guarito completamente.
La signora Teresa B. di Firenze, affetta da cancro alle ossa, costretta sulla sedia a rotelle decide di curarsi con l'Aloe. Dopo un pò di tempo, si alza dalla sedia a rotelle e riprende le sue attività. Anche in questo caso la guarigione è completa.
Padre Vincenzo Vianello, dell'Ordine dei Frati Minori, che opera presso Gerusalemme scrive che sua sorella, nei dintorni di Napoli ha guarito, con l'Aloe, una signora affetta da cancro al cervello, un'altra con un cancro alla gola e un signore con il cancro alle ossa.
Quattro persone affette di cancro alla gola erano ricoverate presso l'ospedale Hadassa, in Palestina. Tutti subirono l'operazione, ma solo uno decise di fare la cura dell'Aloe. Tre di quelle persone sono passate all'aldilà, uno dopo l'altro, dopo poco tempo. Il quarto, che ebbe fiducia nell'Aloe, vive tutt'ora ed è in ottima salute.
Suor Margherita, italiana, delle Suore Francescane del Cuore Immacolato di Maria, aveva un cancro al seno. Viene curata con l'Aloe, subito si sente meglio e decide di tornare al lavoro, trascurando di continuare la cura e di fare gli esami di controllo. Meno di un anno dopo la religiosa muore. Il cancro, non più curato, è ritornato e ha fatto un'altra vittima. Ovviamente non è stata l'aloe ad aver fatto tornare il cancro; il cancro è tornato in quanto è stato lasciato del tutto incurato. Se la suora avesse ripreso la cura in un secondo momento avrebbe sconfitto il cancro come già aveva fatto la prima volta.
Una signora di 40 anni, a Betlemme, Israele, giaceva sul letto, senza potersi muovere: cancro alla colonna vertebrale. La signora ha preso l'Aloe per una settimana. Dopo di che, si è alzata e ha ripreso le sue attività, rifiutandosi di prendere l'Aloe per vincere completamente la malattia. Anche qui, il cancro, attaccato e non più contrastato, è ritornato. Dopo 4 mesi è morta. Anche qui l'errore è stato quello di accontentarsi dei risultati immediati e di non insistere fino in fondo (ha abbandonato la cura dopo una sola settimana!)
Giovane studente libanese, a Betlemme, anche lui cancro alla colonna vertebrale, giaceva sul letto, immobile. Decide di curarsi con l'Aloe, dopo poco tempo il giovane si alza e continua la sua attività. Continua la cura. Adesso vive ed è in ottima salute.
Seliman, un bambino affetto da leucemia. Secondo i medici poteva vivere solo con trapianto di midollo, trapianto però impossibile, dato che non si trovava un donatore compatibile. Seliman, fa la cura a base di Aloe e guarisce.
Alla, una ragazzina di 12 anni, era stata colpita dalle radiazioni in seguito al disastro di Chernobyl. Dopo un solo mese di cura con l'Aloe, la ragazzina era perfettamente guarita.
Suor Carla, Madre Generale delle suore del Cuore di Gesù a Betlemme aveva un cancro al seno. Dopo la cura con l'Aloe guarisce completamente.
Carolina, una bambina di 3 anni, di Firenze, ha la leucemia. Sottoposta a chemioterapia, assume il preparato a base di Aloe e guarisce.
Padre Lorenzo, dell'Ordine dei Frati Minori di Parma aveva un cancro al colon, i medici gli hanno eseguito una colonstomia in modo da dargli la possibilità di fare chemioterapia e radioterapia nel tentativo di prolungargli la vita. Padre Lorenzo assume il preparato a base di Aloe. 3 mesi dopo l'intervento, la salute di Padre Lorenzo è così buona che i medici tolgono il sacchetto che avevano applicato. Adesso il religioso è completamente guarito, tra lo stupore dei medici.
Il signor Gregorio di Milano era affetto da cancro alla vescica. Dopo un barattolo di Aloe il tumore passa da 9 cm a 2 cm, dopo un secondo ciclo il tumore è scomparso. L'equipe medica di Como, che si era preparata per fare l'intervento, rimane senza parole.
Il signor Ruggero di Ravenna, il 24 febbraio 1994, aveva un cancro alle corde vocali e chiede a Padre Romano Zago di essere spedito con urgenza un barattolo di Aloe. Il 20 maggio 1994, riesegue gli esami e constata che il male è sparito.
Questi casi sono stati tratti dagli appunti di Padre Romano Zago dell'Ordine dei Frati Minori.
Molti mi chiedono di pubblicare cartelle cliniche delle persone guarite. Questi medici sono in assoluta malafede, poichè sanno benissimo che una cosa del genere sarebbe non solo impossibile, ma inutile. Impossibile perchè come si fa a dimostrare di essersi sottoposto a una cura a base di aloe ? Vorrei che me lo spiegassero, dato che tutte le volte i medici parlano di "remissione spontanea" e in ogni caso l'avvenuta guarigione viene attribuita all'ospedale e contata come un "successo" della medicina ufficiale (che nonostante tutti questi "successi" conta ben il 90% di decessi sui malati di tumore, ogni anno). In secondo luogo sarebbe inutile poichè quand'anche dovessimo raccogliere centinaia di "discutibili" cartelle cliniche, queste sarebbe sempre un infinitesimo rispetto alle "collaudatissime" cure ufficiali.
Per fortuna questa impresa impossibile non è neppure necessaria, poichè esistono centinaia di prove scientifiche internazionali molto più attendibili che l'aloe è la migliore (se non l'unica!) cura anti-cancro attualmente disponibile.
--------------------------------------------------------------------------------
Risultati di casi di cui abbiamo avuto notizie dirette

Raccogliamo qui i casi di cui abbiamo avuto conoscenza diretta finora. Si possono suddividere in quattro categorie principali, data la similarità dei decorsi. Non facciamo nomi e cognomi per ovvi motivi di privacy. Il numero di questi casi non può certo competere con i milioni di casi delle statistiche ufficiali, ma bisogna considerare che queste non sono propriamente attendibili, dato che vengono truccate in modo che un 90% (che sono le persone che realmente muoiono) diventi un 50% (che sarebbe il dato che vorrebbero far credere).Questi qui sotto non sono numeri, sono "storie" di persone che non sono più tra noi perchè hanno avuto fiducia in gente che spaccia veleni, mutilazioni e radiazioni cancerogene in cambio di miliardi, sono storie di persone che hanno avuto il coraggio di dire addio a certi "stregoni" e di guarire veramente e completamente e che grazie al cielo sono ancora tra noi !

Persone che hanno fatto solo la cura dell'aloe, senza sottoporsi a cure mediche ufficiali
Tutti coloro che NON si sono sottoposti alle devastanti cure mediche ufficiali e che si sono affidati SOLO ed ESCLUSIVAMENTE alla cura di Padre Romano Zago, con Aloe Arborescens GENUINA fatta scrupolosamente in casa propria, senza prodotti commerciali, e che hanno seguito questa cura fino alla guarigione completa sono guariti completamente e il cancro non è più tornato. Anche i casi più disperati infatti hanno avuto miglioramenti sin dai primi giorni e il cancro è sparito in pochi mesi, senza lasciare traccia. I fattori essenziali sono stati: 1) l'aver seguito la cura fino alla guarigione completa, senza interromperla a metà subito dopo i primi miglioramenti; 2) il non aver preso farmaci ipertossici da chemioterapia, nè essere sottoposti a interventi chirurgici tanto dannosi quanto inutili o radiazioni cancerogene "curative"; 3) aver preso Aloe Arborescens GENUINA (ossia dalla pianta e non confezionata) seconda la ricetta; 4) avere la giusta attitudine mentale, ossia la voglia, nonchè la convinzione, di vivere e di guarire. Fino adesso tutti coloro che hanno rispettato queste regole ce l'hanno fatta, il cancro è sparito e sono tornati esattamente alla vita che facevano prima come se il cancro non gli fosse mai venuto. Non sono tantissime, poichè non è affatto facile avere il grande coraggio di non seguire le cure mediche ufficiali sin dall'inizio e affidarsi solo alla cura di Padre Romano Zago. La fiducia nelle "lauree" dei medici per moltissimi evidentemente è superiore a qualsiasi altra cosa. L'obiettivo di questo sito è che le persone che fanno parte di questa categoria siano sempre di più.
Persone che hanno fatto prima le cure mediche e dopo hanno abbandonato le cure mediche e si sono affidati solo all'Aloe
Sono in moltissimi ad essere convinti dai medici che la sola cura possibile è quella tradizionale, per cui in parecchi, spesso prima ancora di sapere che esiste l'Aloe, si sottopongono alle devastanti cure ufficiali, spesso nonostante i peggioramenti evidenti di giorno in giorno. Di questi, i casi più gravi non ce l'hanno fatta neppure dopo aver abbandonato le cure mediche ed essersi messi nelle "mani" dell'Aloe, tanti erano i veleni ipertossici che avevano messo in corpo. I casi meno gravi invece, una volta interrotti i farmaci (e i peggioramenti) e iniziata la cura dell'Aloe, hanno avuto un'immediata e sorprendente ripresa e alla fine si sono salvati. C'è da dire che i "segni" della chemioterapia (tutte le vene distrutte) o delle operazioni chirurgiche rimangono evidenti per moltissimi anni o addirittura per il resto della vita. Bisogna considerare infine che gli effetti collaterali delle "cure" mediche, come ammettono gli stessi medici, addirittura rendono più facile che il cancro ritorni! Per fortuna basta prendere 1-2 barattoli all'anno di Aloe per eliminare del tutto quest'ultima possibilità.
Persone che hanno fatto prima la cura dell'aloe e dopo, convinti dai medici, hanno lasciato l'Aloe e hanno intrapreso le cure mediche ufficiali
Purtroppo sono in parecchi ad aver fatto l'errore più grande della loro vita. Dopo aver avuto l'opportunità di conoscere e provare l'Aloe PRIMA di iniziare le "cure" mediche e PERFINO DOPO aver CONSTATATO sulla propria pelle miglioramenti stupefacenti e una riduzione effettiva del tumore (in alcuni casi addirittura una riduzione del 99%!) vengono convinti dai medici a fare ugualmente alcuni cicli di chemioterapia e/o di radiazioni "per sicurezza", "per eliminare le ultime tracce" e cosa ancora peggiore vengono convinti che l'Aloe non c'entra nulla e che si tratta di "remissione spontanea", per cui possono abbandonare la cura dell'Aloe (tra l'altro molto difficile da fare se si fa anche la chemioterapia, dato che questa fa stare malissimo). Persino persone che erano ormai guarite quasi completamente, persone che ormai dovevano fare l'ultimo gradino verso la guarigione definitiva, persone che erano passate dagli ultimi stadi tumorali ai primissimi, adesso non sono più tra noi solo perchè la loro fiducia incrollabile nei medici era addirittura superiore a quello che potevano constatare con i loro stessi occhi! Ma che razza di cure propinano che fanno morire persino gente ancora ai primi stadi tumorali ? Paradossalmente queste "cure" sono talmente tossiche che potrebbero morire persino persone perfettamente sane! Figurarsi quindi come potrebbero guarire persone moribonde!
Persone che hanno fatto solo le cure ufficiali, senza nemmeno provare l'Aloe
Ci sono state persone che hanno voluto seguire solo le cure ufficiali e non hanno voluto neppure provare l'Aloe poichè il medico gli aveva detto che era inutile. Addirittura in alcuni casi è stato detto che l'Aloe era "dannosa" o perfino CANCEROGENA (qui i dottori si sono abbandonati alle più disgustose falsità pur di non far provare l'aloe!). Al di là delle statistiche ufficiali, truccate o meno che siano, devo dire che finora malati di cancro, di cui abbiamo avuto notizia diretta, che si sono salvati con le sole "cure" mediche non ce n'è stato neppure uno! Purtroppo sono morti TUTTI! Statisticamente il 10% (i casi meno gravi, quelli ancora agli stadi iniziali) dovrebbe riuscire a sopravvivere sia al cancro, sia alle ben più mortali cure mediche, ma finora purtroppo non è stato così. C'è da dire che finora non si è presentato nessun caso ai primissimi stadi, cosa abbastanza rara tra l'altro, in quanto quando il cancro si scopre si è già abbastanza avanti nello sviluppo.
Persone che non hanno fatto nessuna cura, nè Aloe, nè cure mediche.
Questa non è esperienza diretta, ma viene dalle statistiche ufficiali. La dimostrazione che le cure mediche sono ASSOLUTAMENTE INUTILI e non fanno altro che PEGGIORARE la situazione è che coloro che non hanno subito nessun trattamento sono sopravvissuti molto di più rispetto a coloro che hanno fatto le cure farmacologiche! Diversi studi hanno dimostrato che in media le persone che rifiutano ogni cura medica sopravvivono 3-4 volte di più rispetto a coloro che si sottopongono alle cure tradizionali. Questo non dovrebbe ovviamente esortare i malati a non curarsi affatto, ma a capire che le cure ufficiali NON sono un sostegno, ma al contrario una LOTTA DURISSIMA ULTERIORE per l'organismo, che deve vincere sia il cancro sia i veleni! E se già è difficile vincere una sola lotta, con due diventa praticamente impossibile. Infine, voglio segnalare un caso di una persona malata all'ultimissino stadio che non si è curata per niente, data per spacciata dai medici, e che invece è guarita completamente, testimonianza del fatto che il fattore psicologico è assolutamente determinante per la guarigione.

Dati questi risultati reali che raccogliamo ogni giorno, a volte con gioia (quando le persone ci scrivono che sono guarite grazie all'aloe) e a volte con disperazione (quando sappiamo che persone che si erano fidate delle "lauree" non ce la fanno), il nostro disgusto per questi vergognosi ipocriti che avvelenano i malati, allontanandoli da quella che è l'unica loro possibilità di salvezza, esclusivamente per guadagnare qualche migliaio di euro, non può essere più categorico!Persino nei newsgroup, ho letto, i malati vengono convinti da questi ipocriti di professione che non esistono studi scientifici sull'aloe o che addirittura l'aloe fa male e prendono di mira questo sito dicendo che c'è sotto qualche forma di guadagno! La loro falsità non può essere più evidente e palese, poichè qui non si vende un bel niente e per giunta si sconsiglia ogni prodotto commerciale a base di aloe per cui non si vede quale potrebbe essere questo fantomatico guadagno e le cure e i consigli sono assolutamente gratuiti. Infine, esistono centinaia di studi internazionali e persino italiani, universitari e farmaceutici, che provano la straordinaria efficacia dell'aloe nel guarire il cancro per cui dico a questa gentaglia che farebbero bene a informarsi con i loro colleghi che studiano l'aloe (sempre a fini miliardari ovviamente!) o quanto meno a farsi un esame di coscienza, prima di sviare i malati dalla salvezza per una manciata di sporchi soldi__________________________________________________________La ricetta originale brasiliana di Padre Romano Zago, frutto di un'esperienza più che decennale, è la seguente:
350 grammi di foglie di Aloe Arborescens (non Aloe Vera), pari a 3-10 foglie a seconda della lunghezza
500 grammi di miele naturale di qualità (non artificiale e non millefiori)
40 ml di grappa, pari a due cucchiai da minestra (non vanno bene alcool, vino, birra o liquori)
E' molto meglio però preparare barattoli più piccoli, mantenendo le proporzioni, il vantaggio è di avere un preparato ancora più fresco e più efficiente ogni volta. Con il dosaggio originale brasiliano viene un barattolo gigantesco e dato che dev'essere consumata al massimo entro 2-3 settimane è molto meglio fare barattoli più piccoli. In questo caso è bene seguire quest'altra ricetta con dosi di un terzo rispetto all'originale.
120 grammi di foglie di Aloe Arborescens (non Aloe Vera), pari a 1-4 foglie a seconda della lunghezza
150 grammi di miele naturale di qualità (non artificiale e non millefiori)
la grappa non è necessaria, ma se si vuole seguire la ricetta originale si può mettere un cucchiaino (non vanno bene alcool, vino, birra o liquori)
Ovviamente bisogna assumere 3 di questi barattoli più piccoli di fila senza interruzione. 3 barattoli più piccoli equivalgono quindi a un barattolo grande della ricetta originale. Le dosi, come il numero delle foglie, sono indicative. Non occorre essere esageratamente precisi.
Se si hanno problemi ad assumere il miele o la grappa, si possono ridurre (o al limite eliminare) questi due ingredienti, in quanto (soprattutto la grappa) non sono indispensabili per la cura. Chi ha il diabete NON deve prendere il miele, ma può sostituirlo, se vuole, con dolcificanti.
L'ALOE E' ASSOLUTAMENTE INNOCUA E PRIVA DI EFFETTI COLLATERALI !
Le foglie devono appartenere a una pianta non giovane, ma piuttosto sviluppata, più sviluppata è e meglio è, vissuta in un ambiente non inquinato e il più soleggiato possibile. Se la pianta è grande e sviluppata, con foglie spesse e lunghe, ed è l'immagine della salute allora è una buona pianta, se invece è piccola e poco sviluppata, con foglie sottili e corte e dall'aspetto raggrinzito, anche se dovesse avere 20 anni non è sicuramente una buona pianta poichè è vissuta all'ombra. La presenza del fiore è sicuramente indicativa di un'ottima salute della pianta, ma non è necessario che abbia il fiore per essere perfetta. Le foglie devono essere tagliate di notte con la minore luce possibile, questo perchè
IL GEL DELLA PIANTA, ALLA LUCE SOLARE O ARTIFICIALE PERDE IMMEDIATAMENTE EFFICACIA.
Inoltre è preferibile non tagliare le foglie subito dopo la pioggia (o l'innaffiamento), ma qualche giorno dopo. Subito dopo aver tagliato le foglie, occorre pulirle con un panno asciutto, sempre in una stanza semi-buia (non occorre il buio completo, dev'esserci un'illuminazione simile a quella di una TV accesa in una stanza buia) e togliere le spine con il coltello.
NORMALMENTE OCCORRE OLTRE AL GEL ANCHE LA PARTE ESTERNA DELLE FOGLIE (TOGLIERE SOLO LE SPINE) CHE CONTIENE PRINCIPI ATTIVI ESSENZIALI, MA SE SI HANNO GROSSI PROBLEMI DI DIGESTIONE SI PUO' TOGLIERE VIA LEGGERMENTE DI PIU' LA PARTE PIU' ESTERNA (RICCA DI ALOINA E LIEVEMENTE IRRITANTE PER L'INTESTINO). LA PARTE PIU' INTERNA DELLE FOGLIE E' MENO RICCA DI ALOINA E QUINDI NON E' IRRITANTE PER L'INTESTINO, INOLTRE CONTIENE LA MAGGIOR PARTE DEI PRINCIPI ATTIVI.I PRODOTTI COMMERCIALI GIA' PRONTI SONO INUTILI, POICHE' SONO SPESSO A BASE DI ALOE VERA E NON ARBORESCENS, INOLTRE SPESSO CONTENGONO SOLO IL GEL FILTRATO E NON I PRINCIPI ATTIVI DELLE FOGLIE, INFINE CONTENGONO CONSERVANTI E NESSUNA GARANZIA CHE LA PREPARAZIONE SIA STATA SVOLTA INTERAMENTE AL BUIO.
A questo punto si mettono le foglie tagliate a pezzetti in un frullatore assieme al miele. Quando si è ottenuta una crema verde semi-liquida, si mette in un barattolo opaco in cui non possa entrare la luce e si mette nel frigorifero (non in freezer).
E' molto importante che il barattolo venga conservato in frigorifero poichè i principi attivi si inattivano in poche ore alla temperatura ambiente.
IL PREPARATO NON DEVE ESSERE ESPOSTO ALLA LUCE NEPPURE QUANDO SI INGERISCE.
Se si hanno difficoltà a berlo al buio, può essere utile mettere il preparato in un contenitore opaco chiuso e berlo da una cannuccia, in questo modo non sarà necessario neppure spegnere la luce della stanza, poichè la luce non potrà entrare in ogni caso nel contenitore.
Il miele ha due funzioni, la prima è di rendere la crema più dolce, poichè l'aloe è amarissima (aloe in arabo vuol dire appunto "amaro") e la seconda è di veicolare meglio il preparato all'interno dell'organismo, se si hanno problemi di glicemia si possono ridurre le dosi a piacere.
La grappa ha la funzione di favorire l'assorbimento dei principi attivi nel sangue (non è indispensabile). Se si sceglie di aggiungerla alla ricetta, è meglio usare quella distillata pura, ossia fatta con un solo tipo di uva ("monovitigno" nell'etichetta) piuttosto che la "vinaccia", preparata con diversi tipi di uva.
Il preparato va assunto a stomaco vuoto per migliorare al massimo l'assorbimento dei principi attivi.
NON BISOGNA MANGIARE O BERE PER ALMENO UN'ORA DOPO AVERLO INGERITO.
Se viene assunto poco dopo aver mangiato o bevuto (o anche meno di un'ora prima dei pasti) può non essere assorbito al meglio e l'efficacia può essere ridotta. Si può fare l'eccezione di un sorso d'acqua dopo averlo assunto, dato che il sapore dell'aloe diventa amarissimo dopo alcuni giorni di conservazione. Prima di assumerlo occorre rimescolare bene, poichè il preparato tende a concentrarsi sul fondo del barattolo.
_________________________________________________________________
La dieta dei malati di cancroIl cancro per crescere ha bisogno di determinate sostanze nutritive (grassi animali, glucosio ecc.) che introduciamo con l'alimentazione. Queste sostanze NUTRONO il tumore e sono dannose per l'organismo, per cui:
BISOGNA EVITARE DI MANGIARE ASSOLUTAMENTE QUESTI CIBI PERICOLOSI E DANNOSI
DOLCI, ZUCCHERI RAFFINATI, DOLCIFICANTI (usare SEMPRE FRUTTOSIO e miele naturale)
FRITTURE, CARNI GRASSE, INSACCATI e FORMAGGI (contengono steroidi)
CIBI PRECONFEZIONATI (sono PIENI DI CONSERVANTI, AROMI CHIMICI SINTETICI)
BEVANDE NOCIVE (alcool, bibite gassate), VINO, CAFFE' e TE' (contengono tannini che eliminano il ferro nel sangue, indispensabile per la salute)
TUTTE LE SOSTANZE ACIDE IN GENERE "in modo da togliere il sostentamento alle cellule tumorali, ripristinando l'equilibrio tra acidità e alcalinità e rigenerando la vitale flora batterica intestinale. Mediante il DIGIUNO il corpo elimina tutto quanto gli è nocivo, poiché separa tutto ciò che è malato, da ciò che è sano." (Dr. Rudolf Breuss).
Per disintossicarsi e depurarsi consiglio di leggere questo sito che è una vera miniera d'oro della salute. Il metodo KOUSMINE è davvero il MASSIMO per chiunque voglia purificare l'intero organismo da tutte le sostanze nocive e rigenerare la salute perduta. E' un metodo naturalissimo al 100% e chiunque può seguirlo a casa senza spendere nulla.
http://www.metodokousmine.it/
Senza la flora batterica non c'è salute. La flora batterica è essenziale!Per una buona salute è fondamentale l'efficienza della flora batterica intestinale. Se nell'intestino non è presente un'adeguata flora batterica, l'individuo non può essere sano, perchè non digerisce bene, non può trarre adeguatamente i nutrienti dal cibo, non ha energia. Se quindi avete diarrea, stitichezza, sonnolenza dopo i pasti, stanchezza cronica, vi ammalate facilmente, intolleranze alimentari, ecc. è molto probabile che non abbiate una flora batterica efficiente e quindi la salute dell'organismo è impossibile. Per ripristinarla occorrono integratori di batteri probiotici (fermenti lattici vivi). In farmacia vendono integratori in fiale o capsule gastro-resistenti.
Occorre considerare che nello stomaco vi è una concentrazione di acido cloridrico talmente elevata da sciogliere persino il vetro e che i fermenti lattici vivi sono piuttosto delicati e se non sono racchiusi in capsule gastro-resistenti è impossibile che possano passare la barriera dello stomaco indenni fino all'intestino. Si consigliano quindi capsule gastro-resistenti. Scegliete un integratore che abbia più tipi diversi di fermenti lattici, non uno solo.La verdura e la frutta sono ricche di probiotici. Se non avete una buona flora batterica evidentemente mangiate poca frutta e verdura.
Su www.laleva.cc/alimenti o in quest'altro sito trovate informazioni su additivi, conservanti, aromi sintetici che abbondano sugli "innocui" cibi preconfezionati. Alcuni di essi, se consumati con regolarità sono cancerogeni.
Al contrario l'alimentazione dovrà essere ricca di:
VERDURE e ORTAGGI (molto ben lavati e non cotti)
FRUTTA FRESCA
PANE, PASTA e CEREALI, meglio se integrali
LEGUMI
CARNI MAGRE, POLLO
PESCE FRESCO o SURGELATO (da scongelare a temperatura ambiente per mantenere il valore nutritivo)
I vegetali contengono 15.000 principi attivi che proteggono le cellule dalla ossidazione indotta da sostanze chimiche o da radiazioni o dai postumi della chemioterapia. In particolare, le vitamine come la A, tutto il gruppo B, la E, la C, il ferro e i probiotici (fermenti lattici) sono fondamentali per guarire.
Il cancro viene per una cattiva alimentazione (e/o il fumo), per lo stress psico-fisico o per esposizione ad agenti cancerogeni, se si eliminano questi fattori non ci si può ammalare di cancro e nel caso si voglia guarire occorre in primo luogo eliminare le cause che l'hanno prodotto !
Indispensabile per una buona salute leggere questa pagina sull'effetto eccezionale delle vitamine (in particolare la vitamina C): Sostanze necessarie per la buona salute e quest'altra fatta altrettanto bene.
--------------------------------------------------------------------------------
Prevenzione con aloe arborescens
L' aloe arborescens non serve solo per guarire dalle malattie. L' aloe arborescens è eccellente anche per depurare l'organismo da tutte le tossine.

E' DI CERTO LA MIGLIOR BEVANDA CHE SI POSSA ASSUMERE PER POTENZIARE LA PROPRIA SALUTE.E' consigliatissima alle persone sane che desiderano migliorare ulteriormentele proprie difese immunitarie e il proprio benessere generale.
L' aloe arborescens non è come una medicina che va presa solo quando si sta male e si deve guarire, ma al contrario è un toccasana, che può essere preso senza limiti (anche ogni giorno). Non c'è alcuna assuefazione, anzi, prevenire è molto meglio che curare!
Il dosaggio sottoindicato è esclusivamente per le persone sane. Le persone malate (o il cui tumore è appena scomparso) devono seguire il dosaggio della cura normale.
Per fare un "ciclo" di depurazione tossine/potenziamento delle difese immunitarie basta assumere un paio di barattoli (da 120 gr.) due volte all'anno:
1 cucchiaio per 2-3 volte al giorno, per 2 barattoli, due volte all'anno
Ovviamente se volete aumentare le dosi, l'effetto sarà ancora migliore! Non c'è alcun dosaggio massimo o alcun pericolo di assuefazione o effetti collaterali. Inoltre non mi stancherò mai di segnalare questo imperdibile sito sulla disintossicazione naturale.
LA REGOLA E' CHE PIU' ALOE ARBORESCENS SI PRENDE E MENO SI VEDE IL MEDICO!
Non è quindi difficile capire perchè i medici sono quasi sempre contro l' aloe...Se tutti prendessero l'aloe regolarmente nessuno più avrebbe bisogno del medico.
___________________________________________

L'UNIVERSITA' DI PADOVA HA BREVETTATO L'ALOE-EMODINA !!!
Dopo aver parlato male dell'aloe per anni, adesso che finalmente sono riusciti ad isolare una molecola che ha effetti strabilianti hanno subito pensato a brevettarla, questo non fa altro che dimostrare che avevamo ragione ! Ecco un'interessante pagina in cui compare la notizia dell'accordo multimiliardario tra l'Università di Padova e le multinazionali farmaceutiche (fonte Biopolis, Sole24Ore,12/03/2002) ! Così tra dieci anni, secondo loro si potrà comprare in farmacia pillole di aloe-emodina sintetizzata chimicamente a prezzi stratosferici, ma perchè dico io, quando si può avere subito, gratis non una sola molecola, e per giunta sintetica e prodotta il laboratorio, ma tutte le centinaia di principi attivi contenuti nell'aloe arborescens genuina fresca preparata in casa ?! Quando saranno in grado di venderla diranno che è miracolosa, per ora dicono che è cancerogena.
Ecco quindi che abbiamo perfino le prove scientifiche ormai inconfutabili che l'aloe ha un effetto diretto, mirato e veloce sul cancro. Non ci sono più scuse quindi per NON prenderla o per negarne l'efficacia a priori come fanno incredibilmente alcuni medici o che senza che ci siano test negativi in cui si dimostra che l'aloe non funziona, affermano con certezza che non è possibile che l'aloe possa avere un qualche effetto e accusano le persone malate, ormai guarite con l'aloe, di essere imbroglione ad affermarlo o che addirittura non erano malate di cancro (figurarsi malati terminali a cui viene detto, dopo la guarigione: visto che sei guarito con l'aloe... allora non era cancro...) ! Vergogna...
Addirittura ho letto recentemente che alcuni medici sono giunti ad affermare addirittura che l'aloe sia tossica e per giunta cancerogena e udite udite, che abbia ucciso qualcuno (chi ? non si sa, non sono in grado di fornire alcun nome). Qui siamo al ridicolo ! Dopo aver avvelenato un malato terminale con i peggiori e più tossici farmaci vogliono far credere che se il povero paziente è morto è stato per il cucchiaio di aloe...In realtà, gli studi parlano solo di iniezioni di aloe in vena e non di uso orale. Le iniezioni di aloe sono infatti vietate negli USA, l'uso orale o locale invece è praticato da milioni di persone da decenni senza conseguenze.
Questa è la cosa più falsa e vergognosamente immorale che si possa dire sull'argomento e viene detto unicamente a scopo disinformativo, per evitare che la gente possa anche provarla ! Perchè basta provarla per rendersi conto degli effetti benefici. L'aloe non è affatto tossica, non ha la benchè minima tossicità e men che mai è cancerogena, come invece lo sono tutti i farmaci per chemioterapia e come lo è la radioterapia. Nonostante qualcuno, evidentemente ipocrita, tenti di diffondere questa enorme falsità (i prodotti a base di aloe venduti in farmacia sono approvati dal Ministero della Sanità) non c'è mai stato un solo caso di intossicazione da aloe, inoltre migliaia di persone la prendono da anni e nessuno ha avuto nulla; infine aggiungo che il Ministero della Sanità non avrebbe mai approvato dei prodotti tossici o cancerogeni, che invece possono essere acquistati liberamente senza prescrizioni in farmacia (anche se io consiglio di coltivare la pianta in casa e di non comprare nulla di commerciale) per cui la falsità di questi medici è totale e vergognosa, pari a quella dei maghi filippini di cui sono degni compari !
Qui ho raccolto diversi riferimenti sugli studi scientifici sull'aloe. In particolare possiamo constatare che è dimostrato scientificamente che abbia effetti curativi su leucemia, carcinomi, tumori neuroectodermici e sarcomi in generale, tumori solidi incurabili e linfomi. Se trovate altri riferimenti bibliografici o su Internet, scrivetemi.

--------------------------------------------------------------------------------
Perchè ci si ammala ?
L'infelicità, lo stress, la cattiva alimentazione e i farmaci
Il motivo per cui ci si ammala di cancro, per opinione unanime, è la stesso per cui ci si ammala della maggior parte delle altre malattie: il sistema immunitario non è abbastanza forte e preparato e si fa vincere dall'aggressore. Le cause di cancro si possono riassumere quindi a quelle che indeboliscono il sistema immunitario. L'infelicità è la causa principale, unita allo stress (troppo lavoro, grandi responsabilità, ambiente ostile), la cattiva alimentazione e l'eccessivo uso di farmaci. Le strategie per combatterlo si possono dividere in due grandi gruppi. L'approccio occidentale-farmacologico consiste nel tentare di distruggere il tumore trascurando del tutto il sistema immunitario, che viene anzi completamente azzerato dalla chemioterapia, i risultati sono che talvolta il cancro torna e più violento di prima, proprio per questo motivo. In queste condizioni è davvero sorprendente riuscire a guarire.L'approccio orientale-naturalistico consiste invece nel potenziare il sistema immunitario tanto da fargli vincere il cancro, il pregio è che l'organismo non si indebolisce, ma anzi si rafforza molto di più (in questi casi il cancro è molto più difficile che torni). L'aloe, oltre ad aggredire il tumore con meccanismi ignoti, rafforza tantissimo il sistema immunitario (le concentrazioni degli anticorpi specifici raggiungono livelli di 10-30 volte quelli di una persona sana) già dopo due settimane di assunzione !
Perchè il cancro è in vertiginoso aumento ? Perchè abbiamo il sistema immunitario sempre meno preparato a combattere le infezioni o i tumori ? Perchè siamo sempre più allergici a tutto ? Purtroppo gli alimenti di cui ci nutriamo sono sempre più carenti di nutrienti a causa di decenni di agricoltura intensiva e chimica, che ha profondamente impoverito i terreni e il bestiame, nutrito secondo criteri di pura convenienza economica e non di qualità nutrizionale. L'alimentazione moderna pur fornendoci una grande abbondanza di cibo, è assolutamente povera di nutrienti rispetto al passato, in un modo senza precedenti nella storia. Tutto questo per giunta si verifica in un periodo storico, denso di inquinamenti, allergeni e ritmi di vita frenetici e stessanti, dove al contrario si avrebbe bisogno di un nutrimento ancora migliore.Infine, si fa un uso smodato dell'automedicazione, si prendono troppi farmaci con eccessiva facilità, spinti dalla pubblicità. Milioni di persone ogni anno muoiono per i danni causati dagli antiinfiammatori (Aulin, Voltaren, Mesulid, Cortisone, Moment, Tantum, ecc.), eppure la gente continua a prenderli come fossero caramelle. Infine, gli immunosoppressori, come i farmaci per le allergie, hanno un'azione devastante per il sistema immunitario, rendendolo più debole e indifeso, per non parlare dei sonniferi, che causano depressione e quindi diminuiscono le nostre difese.Alla luce di questi fatti risulta quindi ovvio del perchè il cancro è in continuo e inarrestabile aumento. La soluzione sta a mio avviso in un ritorno al naturale, cibi naturali e soprattutto niente farmaci per ogni nonnulla, poichè
___________________________________________________
Sostanze Naturali per disintossicarsi

Questa pagina è una vera miniera d'oro per la salute, tutte le sostanze qui descritte portano un enorme giovamento all'organismo e non hanno alcuna controindicazione o effetto collaterale, per cui vengono consigliate vivamente e senza riserve. Le sostanze sono in ordine di benefici apportati all'organismo.
Aloe arborescens, per guarire le malattie (curabili e incurabili)
Oltre a curare il cancro e tante altre malattie meglio di qualsiasi terapia convenzionale e senza effetti collaterali, funziona benissimo anche come preventivo. L'aloe purifica l'organismo da tutte le tossine e rinforza notevolmente il sistema immunitario e l'organismo, rendendolo molto più forte e resistente a tutte le malattie. Basta prendere un barattolo all'anno, secondo la ricetta. L'effetto lassativo si raggiungerebbero solo in caso di dosi "da elefante", ossia 30-40 cucchiai da minestra, dosi inferiori ai 10 cucchiai non hanno il minimo effetto diarroico.
Le vitamine sono NECESSARIE alla buona salute.
Tutto è iniziato dall’osservazione che gli animali (salvo pochissime eccezioni, tra cui l’uomo) producono vitamina C nel proprio corpo. Si è anche osservato che rarissimamente essi vengono colpiti da infarto e da molte altre malattie, comuni invece alla specie umana. In seguito si è dimostrato che moltissime malattie possono essere completamente eliminate o prevenute assumendo quotidianamente alte dosi di vitamina C e altri nutrienti come indicato in questa pagina. Prima di tutto le malattie cardiocircolatorie (infarti, ictus, arteriosclerosi...). Poi tutte le malattie delle articolazioni (artrosi, artrite, artrite reumatoide...); ma anche il cancro, l’osteoporosi, il diabete, l’AIDS, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, le infezioni virali acute (epatiti, parotite, morbillo, SARS, poliomielite, influenza...), il morbo di Alzheimer, il morbo di Crohn, molte malattie mentali, raffreddori, sclerosi laterale amiotrofica, ecc, ecc..Per un approfondimento sulle dosi di prevenzione e terapeutiche leggere questa pagina.
Guaranà, per risolvere la depressione e avere una grande carica di energia
Il Guaranà è una pianta che vive in Sud America ed è conosciuta da millenni per le sue eccezionali virtù e proprietà. A prescindere dal benessere generale che porta io consiglio di provarla soprattutto alle persone che soffrono di depressione, poichè dà una carica di energia e buonumore immediati e salutari. Curare la depressione con i farmaci è come cercare di lavarsi usando il fango al posto dell'acqua e sapone, poichè i farmaci non fanno altro che ingigantire i problemi e aggiungerne altri alla lista. La depressione, nella maggior parte dei casi è causata da farmaci, come sonniferi o antiallergici. La cosa assurda è che i medici molto spesso prescrivono l'accoppiata sonnifero-antidepressivo a chi ha l'insonnia e antiallergico-antidepressivo a chi ha l'allergia, ingigantendo immensamente problemi semplici e facendoli diventare problemi gravi, col risultato che la gente, andata dal medico per risolvere una semplice insonnia o un'allergia, si ritrova con problemi molto più seri e schiava dei farmaci per tutta la vita. Questa invece è una sostanza assolutamente naturale e i benefici che porta sono sorprendenti. Ovviamente la depressione non può essere risolta finchè si continuano a prendere i farmaci che la causano. Da 3 a 6 capsule al giorno di estratto secco. Si trova in erboristeria o anche in farmacia. E' assolutamente innocuo.
Glucosamina, per guarire artrosi, artriti e dolori reumatici, rigenerare articolazioni, ossa e cartilagini
La glucosamina è una sostanza naturale che già è presente nelle nostra articolazioni. Quando abbiamo un'infiammazione alle articolazioni (artrosi, artriti, dolori) il nostro corpo la cura con la glucosamina e il calcio che sono presenti nell'organismo. Se non c'è abbastanza glucosamina e/o calcio l'infiammazione non guarisce, ma anzi degenera. Ecco che il miglior modo per accelerare la guarigione è proprio un'integrazione di glucosamina e calcio. Questo tipo di cura è stato studiato ampiamente dalla medicina ed è considerato il miglior modo (e anche l'unico naturale) per guarire le articolazioni infiammate. I benefici sono decisivi e immediati. C'è gente che ha sofferto per anni di dolori alle ossa (cervicali, lombari, ecc.) e dopo aver provato tutti i farmaci consigliati dagli ortopedici è guarito dopo un mese di assunzione di glucosamina ! Anche se già la sola glucosamina e alimenti ricchi di calcio sono sufficienti a guarire, se si vogliono ottenere risultati ancora più rapidi si può aggiungere condroitinsolfato. Da un minimo di 1 gr. di glucosamina e 0,8 gr. di condroitinsolfato al giorno a un massimo di 2 gr. di glucosamina e 1,5 gr. di condroitinsolfato al giorno, suddivisi in 3 somministrazioni nell'arco della giornata, in funzione del peso e della gravità dei sintomi.
Melatonina, per guarire l'insonnia, dormire bene, svegliarsi freschi e riposati e anche per ringiovanire
La melatonina è un'altra sostanza che è già presente nel nostro corpo, per la precisione nel cervello, abbonda nei giovani ed è minima negli anziani. Già questo lascia immaginare che è una sostanza benefica e legata alla giovinezza. C'è gente che ha problemi ad addormentarsi e a dormire, la notte riposa male e il mattino si sveglia stanca e ha difficoltà a concentrarsi. Se si cerca di risolvere il problema con i sonniferi si peggiora la situazione, poichè l'indomani non ci si sveglia freschi e riposati, ma ugualmente stanchi e intorpiditi, senza contare che i sonniferi causano depressione e fanno passare la voglia di fare qualsiasi cosa. I medici, poi, per risolvere la depressione causata dai sonniferi prescrivono degli antidepressivi, dannosissimi, ingigantendo enormemente il problema. La melatonina invece funziona molto meglio di tutti i sonniferi e non dà alcuna sensazione di torpore o effetti collaterali come la depressione. Se si prende tutti i giorni, per tutta la vita, non solo non ci danneggia, ma anzi ha un effetto anti-età eccezionale e rigorosamente naturale. 3-6 mg. a sera a seconda dell'effetto individuale.
Finasteride, per arrestare la caduta dei capelli e farli ricrescere più di prima, senza effetti collaterali
Le persone che hanno problemi di calvizie sono ormai convinte che non c'è alcun modo per risolvere il problema, eccetto usare farmaci che hanno però sgradevoli effetti collaterali sulla libido e la potenza sessuale. Questa erratissima convinzione, purtroppo enormemente radicata, è dovuta alla cattiva pubblicità fatta dall'Aminoxidil, un farmaco che per moltissimi anni è stata l'unico sistema funzionante, ma che purtroppo ha questo effetto dannoso. Oggi le cose sono completamente cambiate, esiste un farmaco che non ha alcun effetto collaterale e blocca la caduta dei capelli, facendoli addirittura ricrescere più folti e forti di prima. Inoltre, una volta sospeso il trattamento, a 40 anni, i capelli non cadono nuovamente (come invece succede con l'uso dell'Aminoxidil). Come funziona ? I maschi con problemi di calvizie producono (dai 25 ai 40 anni) un eccesso di DHT, diidrotestosterone, una sostanza che indebolisce i capelli fino a farli cadere (questa malattia si chiama alopecia androgenetica ed è diffusissima). Questa sostanza non ha effetto sulla potenza sessuale e sulla libido (se così non fosse tutti i capelloni sarebbero impotenti) e perchè si produca necessita di un'enzima particolare. Il finasteride blocca la produzione di questo enzima, in questo modo il DHT non viene prodotto. Dopo i 40 anni non c'è più ragione di prendere il finasteride, poichè il DHT non viene in ogni caso prodotto in eccesso, anche se ormai a quell'età ha ucciso tutti i follicoli piliferi meno resistenti e meno irrorati di sebo. Il finasteride viene usato da decenni in alte dosi per curare altre malattie e non ha mai dato problemi di potenza sessuale o di riduzione di libido, nonostante questo si nota che un 2% delle persone che lo usa in dose minima per i capelli ha avuto problemi di questo genere. Se alla gente viene detto che il farmaco non è per la caduta dei capelli, anche in alte dosi, non provoca nessun effetto collaterale, se invece viene detto che è per i capelli, anche in dose minima, data l'errata convinzione radicata per anni, un 2% di persone, evidentemente molto suggestionabili, si fanno problemi di libido o di potenza sessuale. Questo è, alla luce di quanto ho appena detto, per motivi più che ovvi solo frutto di suggestione. Il dosaggio del finasteride, per i capelli, è di 1 mg al giorno. Non lasciatevi suggestionare ;-)
__________________________________________________________
Gel Aloe Vera e Arborescens

Cosa guarisce

In Giappone e in Brasile, l'Aloe è considerata la pianta che guarisce tutto. Questa pianta miracolosa, infatti, non guarisce solo il cancro e i tumori, ma anche tante altre malattie, di cui alcune considerate incurabili dalla medicina ufficiale.
Ecco l'elenco, probabilmente incompleto, delle malattie che l'Aloe ha guarito con pieno successo.
Tantissime forme diverse di cancro (per i dettagli e i riferimenti scientifici vedere in questa pagina) Morbo di Parkinson Psoriasi (macchie sulla pelle) Epilessia Herpes vaginale Artrite Emorroidi Paralisi Sordità Diabete Gastrite Ulcera dello stomaco Ulcera della retina e della cornea Congiuntivite Malattie della pelle Scottature da raggi X o raggi solari Orticaria Forfora Reumatismi Sinusite Calvizie Cataratta Tendinite Colite Prostatite Recupero dell'olfatto Micosi (infezioni da funghi) Orzaiolo Ipercolesterolemia Verruche
Questo elenco è stato tratto dal libro "La guarigione silenziosa", uno studio moderno e scientifico sull'Aloe Vera del dottor Bill Coats, condotto negli Stati Uniti. Il libro è disponibile anche in italiano, in Italia.
USO LOCALE ESTERNO SULLA PELLE
In molte di queste guarigioni si è fatto un uso locale ed esterno del gel dell'Aloe. Si è utilizzato il contenuto gelatinoso della parte interna della foglia oppure si è triturata, filtrando la polvere della buccia e delle spine, applicandola con una siringa, un contagocce o un batuffolo di cotone imbevuto del preparato.
Per la psoriasi o le altre malattie della pelle consiglio sia l'uso locale 1 o 2 volte al giorno, spalmando il gel sulla pelle, sia l'assunzione del preparato per via orale 1 cucchiaio 3 volte al giorno fino alla scomparsa della malattia o del disturbo. Nel caso doveste notare che il gel dovesse essere troppo "aggressivo" nell'applicazione diretta sulla pelle, potete diluirlo con acqua fino a raggiungere la concentrazione ottimale.
--------------------------------------------------------------------------------
L'aloe ha ottimi effetti anche sul virus HIV dell'AIDS. Sebbene l'aloe NON riesca a debellare il virus e NON riesca a guarire dall'aids, svolge una potentissima azione benefica sui malati di AIDS e ancor più sulle persone che, pur essendo infette, non si sono ancora ammalate!

L'ALOE IMPEDISCE AL VIRUS DI ANDARE AVANTI, IMPEDISCE A CHI E' SIEROPOSITIVO DI AMMALARSI, A CHI E' MALATO DI ESSERE UCCISO DAL VIRUS!
______________________
Composizione e benefici dell'aloe vera o barbadensis:
1 - Linina: sostanza simile alla polpa, esistente in una formazione con la cellulosa e componente il gel della foglia dell'aloe. Ha una grande capacità di penetrare dentro la pelle umana. Per il momento sono sconosciute le sue proprietà medicinali.
2 - Saponina: sono glucosidi che non possiedono soltanto capacità antisettiche e di pulizia, ma sono anche superbi agenti saponacei, usati nella cosmesi, ad esempio, nello shampoo.
3 - Composto antrachinoni: l'antrachinone è un agente lassativo, conosciuto come formidabile sterminatore di malattie. L'antrachinone è conosciuto come un valido agente battericida, in linea con gli antibiotici tradizionali, ma con meno effetti tossici e maggiore capacità antivirale.
3.1 - L'aloina è una resina libera, un esratto idrosolubile dell'aloe. Presenta un colore che varia dal giallo-limone al giallo-scuro. Ha un sapore intensamente amaro. Diventa di colore scuro a contatto con l'aria e la luce. Ha una funzione catartica.
3.2 - La barbalonia deriva dall'aloe in forma cristallina. Aumenta la potenza dell'antrachinone. Catartica, con effetti spasmodici sull'apparato digerente, è considerata efficace come analgesico.
3.3 - Isobarbaloina: è un isomero della barbaloina, quindi più concentrato.
3.4 - Glucoside barbaloina: è una resina cristallina formata dall'aloe. I suoi derivati sono gli antrachinoni composti, l'antracene e gli acidi acetici, efficaci specialmente contro il dolore; ha importanti proprietà antibiotiche.
3.5. Aloe-emodin lemodin. È una forma gialla cristallina dell'aloe. Il suo nome è idrossimetilantrachinone. Conosciuto per il suo effetto lassativo, possiede certe qualità antinfettive in relazione a molti antrachinoni. Sottoposti singolarmente a test, per vedere la loro capacità di inbire lo stafilococcus aureus, l'aloe-emodin e l'emodin hanno fallito, testati insieme, con il gel della foglia, si sono rivelati battericidi contro un largo spettro di batteri.
3.6 - Acido aloetico: il suo referente tecnico è l'idrossimetilantrachinone, l'acido aloetico e l'Aloe purpura. E' un derivato dell'aloe-emodin. I suoi contributi effettivi alla guarigione sono sconosciuti, se non nell'antrachinone composto.
3.7 - Olio di etere: l'estratto liquido, confrontato all'olio di etere, contiene molte proprietà anestetiche ed analgesiche, già riscontrare nell'etere, tranne la specifica tossicità.
3.8 - Acido crisofanico: il metilantrachinone derivato dall'aloe-emodin è conosciuto per il suo trattamento efficace contro malattie croniche della pelle, quali la psoriasi e la tricofitose.
3.9 - Acido cinnamico: è in rapporto con i composti del cinnamomo e con l'elevata attività carminativa e digestiva; quest'acido viene considerato utile come germicida, fungicida e detergente.
3.10 - Estere dell'acido cinnamico: è un enzima idrolizzante o proteolitico, prodotto dall'azione sdell'acido cinnamico nell'organismo. Ciò perpetua la decomposizione enzimatica del tessuto in necrosi e può agire da analgesico.
3.11 - Resistanolo: l'alcol è derivato dagli acidi cinnamici ed interagisce con essi. Il resistanolo viene considerato portatore di certe capacità battericide, sebbene dai tests individuali questo non venga dimostrato.
4. Componenti inorganici e minerali: sono classificati come elementi minerali del corpo umano. Sono nocivi quando si presentano in eccesso o in difetto. Interagiscono con certe vitamine, con i co-enzimi e gli enzimi proteolitici.
4.1 - Il calcio è riconosciuto come elemento essenziale all'organismo umano. Forse paragonabile al ferro, è necessario specialmente allo sviluppo del tessuto osseo nei giovani o per la rigenerazione dei tessuti danneggiati. E' invariabilmente in rapporto diretto con il fosforo. L'eccesso di calcio nell'organismo può causare deformazioni ossee, depositi calcificati e indurimenti dei tessuti. La carenza di calcio causa formazioni ossee deboli. La sua importanza nella ricostruzione dei tessuti è incommensurabile.
4.2 - Sodio, potassio e clorina: sono sali fondamentali nell'organismo e sono fortemente collegati tra di loro. Il sodio ed il potassio sono particolarmente importanti per il corpo umano perché sono essenziali alla regolazione del metabolismo. I sali di potassio sono elementi essenziali, per facilitare l'estensione e la contrazione muscolare, per trattenere l'acqua e per l'equilibrio della chimica corporea. Il sodio è fondamentale per mantenere il giusto tasso di acqua, soprattutto è importante nella regolazione del metabolismo adulto e in più necessario allo stabilizzarsi degli ormoni adrenalinici, come l'aldosterone. La clorina è meno significativa, nel senso che non ne esiste una quantità minima stabilita, ma è importante nella formazione del cloruro di sodio e di potassio e in altre combinazioni di cloruro. I tre elementi sono essenziali nella regolazione del flusso di altri elementi nella chimica del corpo e facilitano il flusso naturale del processo di guarigione. La carenza di questi minerali può essere di danno all'organismo. La carenza di potassio può portare a contratture muscolari (crampi), vertigini e anche cecità temporanea. La carenza di sodio può causare grave perdita di energia, nausea e seri problemi metabolici. Troppa clorina può essere causa di una reazione tossica e produrre infezioni particolari. Pressione alta e complicazioni cardiovascolari possono essere causate dall'eccesso di sodio nell'organismo.
4.3 - Zinco. Forse è il minerale più ampiamente utilizzato. Non è dato un valore minimo, nutritivo, prefissato per lo zinco nell'organismo, nonostante ci sia un livello d'importanza stabilito. E' intimamente associato alle proteine dei cibi ed è predominante in alcuni tipi di grano naturale e nei pesci. Le disfunzioni causate dalla mancanza di zinco spiegano i problemi di anemia e ipoghiandolari. Recenti studi indicano che lo zinco ha un rapporto diretto con la potenza sessuale e complicazioni genitali-urinarie. Nella maggior parte degli uomini le prostatiti sono causate dalla deficienza di zinco. L'eccesso di zinco inibisce l'efficacia di altri elementi, specialmente del ferro.
4.4 - Manganese: considerato essenziale all'essere umano. Si trova nelle ossa, fegato, pituitaria, pineale e ghiandole mammarie. La mancanza di questo elemento causa ritardi nella crescita, disordine nervoso ed infertilità.
4.5 - Magnesio: per le sue proprietà e la sua composizione chimica è in relazione con il manganese, ma ha funzioni diverse. Si trova principalmente nel fegato e nei tessuti muscolari. E' importante per le mamme che allattano e per lo sviluppo dei bambini. Significativi livelli di deficienza di magnesio possono causare la sindrome del cattivo assorbimento, alcoolismo cronico, irritabilità eccessiva, dilatazione dei vasi, convulsioni. E' in rapporto diretto con il calcio ed il potassio nella regolazione del metabolismo umano.
4.6 - Rame. Essendo un elemento metallico non è facilmente assorbito dall'organismo umano. Soltanto il 30% del rame ingerito viene assorbito; il resto viene eliminato durante il processo di evacuazione. La mancanza di rame negli animali causa problemi di anemia, degenerazione del sistema nervoso e lesioni cardiovascolari.
4.7 - Cromo. E' importante per l'organismo umano, specialmente per l'attivazione di enzimi tramite la sintesi di acidi grassi e colesterolo. Si fissa principalmente nella milza, reni, testicoli, cuore, polmoni e cervello. Si trova in molti enzimi e molecole di RNA. L'organismo senza il cromo sarebbe particolarmente suscettibile ad un ritardo nella tolleranza del glucosio e suscettibile allo zucchero in rapporto a malattie quale il diabete. Nessun dato mostra che l'aloe contenga ferro o minerali solforici, nonostante contenga derivati mucopolisaccaridi quali la metionina e la cistina, solfati aminoacidi. Quello che sisa è che esistono possibili elementi nei mucopolisaccaridi del gel della foglia, che sono in grado di stimolare l'attività minerale nell'organismo umano. Per quanto riguarda l'importanza dei minerali come agenti curativi nell'organismo umano, la questione è aperta, oggetto di dibattito, ma non ci sono dubbi che quando un corpo è malato o i tessuti sono danneggiati, i minerali sono necessari per ricostruirli. I minerali sono di facile assorbimento e facilmente eliminabili dal corpo. Nel processo di guarigione il loro contributo è una necessità.
5 - Quando si parla di vitamine si apre un ampio dibattito. Molte volte diventa un argomento di polemiche. Ogni vitamina ha i suoi pro e contro. I dosaggi minimi sono stati riconosciuti con una certa unanimità, ma i livelli massimi ancora non sono stati stabiliti. Per questo vi è la convinzione che assumere le vitamine A e K, ad alte concentrazioni, possa creare effetti negativi, come il blocco della circolazione e forse danni al cervello.La vitamina B6 assunta in gran quantità sarebbe la responsabile dell'indebolimento dell'organismo. Anche se attualmente abbiamo a disposizione tante conoscenze, ancora non sappiamo bene, quanto le vitamine siano necessarie al nutrimento e quali siano le loro funzioni nell'organismo umano. Non sappiamo quali tipi di vitamine siano essenziali al nutrimento e se siano vitali per la sopravvivenza. In pratica, se l'organismo si indebolisce o si ammala, le vitamine sono i primi elementi che devono essere reintegrati, perché l'organismo possa recuperare la salute. Non si pretende di affermare che l'aloe contenga tutte le vitamine necessarie, per restituire l'energia persa durante la malattia. Si afferma che certe vitamine sono presenti nel gel dell'aloe. Diamo rapidamente un'occhiata alle vitamine essenziali presenti nell'aloe.
5.1 - Vitamina B1: conosciuta anche come tiamina o orizamina, lavora come un co-enzima nel metabolismo. Ha un rapporto diretto con l'appetito, la crescita dei tessuti, la digestione, le attività nervose e la produzione di energia. La sua assenza causa edema sanguineo e neuriti.
5.2 - Niacinamida (niacim): è una combinazione enzimatica di acido nicotinico e enzimi triptofanici. Il suo potere nutritivo è importante per il corpo, direi essenziale. Non soltanto per sopperire a un agente co-enzimatico, con efficacia, contro malattie e dermatiti, ma perché sopperisce anche l'idrogeno e alla colina, gli agenti del metabolismo, essendo una fonte di energia basilare.
5.3 - Vitamina B2: più conosciuta come riboflavina, lavora come un co-enzima nel sistema respiratorio. E' il primo elemento delle proteine dei condimenti, essenziale al mantenimento della salute e della cura della pelle, per la riduzione delle ossidazioni del sistema e del tessuto dell'occhio. E' l'agente principale per rivitalizzare il sangue, la sua assenza può causare l'anemia.
5.4 - Vitamina B6: più conosciuta come piridossina è un co-enzima in molte fasi del metabolismo dell'aminoacido ed è essenziale allo sviluppo della crescita. E' la vitamina "donatrice della vita". Sebbene le sue proprietà interattive nella rigenerazione dei tessuti non siano misurabili, la sua importanza per la struttura degli aminoacidi del corpo non può essere negata.
5.5 - Vitamina C (acido ascorbico): probabilmente la vitamina più conosciuta al mondo. Fa parte del complesso dell'aloe. E' conosciuta per la sua azione preventiva contro le malattie. In dosi elevate e continue, fa azione preventiva a partire dal raffreddore fino alle infezioni da streptococco ed è diventata la cura più conosciuta in tutto il mondo contro il catarro e l'influenza. Alcuni scienziati contestano tali convinzioni, perché non confermate dai tests. E' certo che essa costituisce un catalizzatore per l'organismo umano, aumentando il livello di tolleranza a raffreddori e influenze, oltre a funzionare nel metabolismo degli enzimi, promovendo la crescita dei tessuti, la guarigione dalle ferite, la sintesi dei polisaccaridi e la formazione del collagene. Combatte le infezioni ed è essenziale alla formazione di ossa e denti.
5.6 - Vitamina E: in farmacologia appartiene alla famiglia dei tocoferoli, sintetizzata come a-tocoferolo. E' stata riconosciuta come "fattore x". Forse questa vitamina rappresenta l'aspetto più sconosciuto dell'aloe. E' in rapporto con la salute della pelle, la crescita dei tessuti, specialmente dei tessuti che richiedono la massima efficienza degli acidi grassi, di organi come il fegato, i reni, l'intestino e i genitali. Promuove la produzione salutare del midollo osseo e del tessuto sano. La sua assenza può causare problemi di pelle, anemia e deformazioni ossee. In alte dosi aiuta ad eliminare le infezioni. Come uso topico ed interno, cura pazienti con scottature. Ci sono raccolte di dati catalogati, che dimostrano che è efficiente contro agenti cancerogeni trovati nel catrame delle sigarette e nei gas tossici quali i nitriti. Di lunga tradizione viene considerata la sua efficacia nell'insufficienza respiratoria, polmonite ed asma. Protegge gli acidi grassi assorbendoli e aiutandoli a convertirsi velocemente in proteine, affinché possano essere di aiuto contro le malattie. Si trova in gran quantità nel gel della foglia di aloe, sotto la forma di ossidotocoferolo.
5.7 - La colina è ancora un enigma nell'organismo umano. Appartiene al gruppo delle vitamine del complesso B, ma non agisce da sola. Funziona bene con la vitamina E, soprattutto nel metabolismo dei tessuti grassi e nelle attività enzimatiche. Previene disturbi del fegato e dei reni, essendo essenziale nella rigenerazione dei tessuti.
5.8 - L'acido folico è un'altra vitamina che funziona maglio insieme ad altre, in particolare a quelle del gruppo B. Viene stimolata dall'acido ascorbico (vitamina C) che permette la sua partecipazione nell'attività enzimatica. L'acido folico è stato considerato molto utile nella struttura del sangue e nella lotta contro l'anemia. Bisogna ribadire che il contenuto vitaminico dell'aloe, per tutte le vitamine e i minerali presenti, si attesta sui dosaggi minimi richiesti nell'impiego quotidiano. La tecnica e la medicina hanno il compito di completare quel che manca nella pianta di fronte ad un organismo con dei deficit.
Anche se alcune vitamine e sali minerali sono presenti in quantità modesta, si riconosce l'importanza che alcune esercitano sulle altre e sulle attività enzimatiche nell'organismo. Secondo le misurazioni scientifiche riconosciute comunemente, le vitamine ed i sali minerali possono non avere un peso particolare nei processi di guarigione. La maggior parte delle vitamine non ha dato esito positivo nei tests di laboratorio esguiti individualmente. Ma è l'insieme degli ingredienti che dev'essere considerato importante. Esiste dunque un ingrediente attivo, che possa svelare il mistero dell'aloe, in modo che la sua affidabilità possa essere fissata oggettivamente e la sua credibilità come pianta medicinale non sia più messa in discussione?
La risposta è che l'ingrediente attivo agisce tramite sinergismo. Sinergismo significa, esattamente, "l'azione congiunta di uno o più agenti, per creare un effetto sull'insieme, che è più grande della somma delle parti".
Compreso tale principio, è chiaro il fatto che molti elementi, con rilevante potenziale terapeutico, considerati essenziali al processo iniziale in un corpo sano, quando assunti isolatamente, nella maggior parte dei casi, falliscono o producono risultati dubbi. Fino a questo punto sembra chiaro che molti composti antrachinoni dei minerali, delle vitamine, quando impiegati sinergicamente, presentano effetti diversi, entusiasmanti, cosa che può non essere osservata in laboratorio. Non sarà mai abbastanza ribadito questo concetto del sinergismo, per capire i componenti dell'aloe. E' l'insieme che fa la perfezione della pianta. Il problema dei tests è che danno una visione parziale, e questa può non rispondere all'aspettativa dell'ipotesi e così si conclude che l'insieme è inefficace…
6 - I mucopolisaccaridi, identificati nell'aloe, sono cellulosaglucosio, manose, acido uranico, aldonentose e L. triarmose.
7 - Gli enzimi (compresi i grandi complessi proteolitici) identificati nel gel dell'aloe, sono l'ossidasi, la catalasi, l'amilasi, la cellulase e l'aliinase.
8 - Gli aminoacidi, identificati nel gel dell'aloe sono: lisina, treonina, valina, tionina, leucina, isoleucina, fenilanina, istidina, arginino, idrossiprolina, acido cuparatico, serina, acido glutammico, prolina, glicerina, alanina, cistina e tirocina.
Può sembrare che l'elenco sia troppo lungo. In realtà dovrebbe essere molto più lungo. Nel caso degli enzimi sono soltanto cinque. Osservando la risultanza degli zuccheri riduttori e degli aminoacidi, si presume l'esistenza di almeno altri venti o trenta enzimi. Secondo le ultime stime, esistono circa 900 enzimi identificati nel corpo umano. Ma sono molti di più.
Nel caso degli aminoacidi la situazione è più complessa. Nell'organismo sano esistono 22 aminoacidi. Otto di questi sono considerati essenziali perché fabbricati dall'organismo a partire da 8 aminoacidi essenziali. Nell'aloe si trovano 20 dei 22 aminoacidi e anche 7 degli 8 considerati essenziali. L'ottavo, il triptofano, che sembrava non essere mai stato identificato, è conosciuto come un costituente del complesso niacinamida; esiste una forte probabilità della sua esistenza che la presenza del complesso aminoacido nell'aloe appare completa. Oltretutto questi aminoacidi possono fare matematicamente un numero spaventoso di combinazioni.
Ho cercato di dare un esempio del grande potenziale di guarigione esistente nell'aloe. La partecipazione di questi elementi nella guarigione delle malattie del corpo va intesa solo dopo che abbiamo compreso le necessità basilari del corpo.
Innanzitutto il corpo è costituito da molti prodotti chimici. I più importanti per la vita e per la salute sono le proteine. La molecola della proteina è costituita da 20 diversi composti chiamati aminoacidi, usati per dare energia al corpo e liberarlo dalle malattie. Certe proteine agiscono come catalizzatore. Accelerano i processi chimici necessari all'organismo senza alterarsi. Queste proteine vengono chiamate enzimi. Si tratta di proteine che funzionano come regolatrici della delicata parte chimica del corpo. La definiamo "delicata" perché questi enzimi si scompongono facilmente e, se neutralizzati, anche in piccola parte, causano malattie o persino la morte.
Gli enzimi più significativi sono quelli che catalizzano le reazioni idrolitiche (o assorbenti d'acqua) nell'organismo. Vengono chiamati idrolizzanti o più specificatamente enzimi proteolitici. Ogni gruppo possiede certi compiti semplificanti per trasportare gli elementi introdotti nell'organismo, riducendoli e rendendogli capaci di ricostruire le proteine aminoacide sane. Ogni enzima idrolizzato appartine al suo proprio gruppo in accordo con una delle tre funzioni. Quelli che scompongono i carboidrati (amido e zucchero) si chiamano amilases. Quelli che riducono i grassi, lipases, e quelli che scompongono gli enzimi proteici si chiamano protease. Il fatto che due di questi tre gruppi si trovino nel gel dell'aloe spiega la ragione della sua efficacia nell'aiuto alla digestione.
Esistono anche gruppi di enzimi che sono in relazione con altri livelli di funzioni: enzimi ossidanti che riducono elementi basilari (acqua, perossido di idrogeno, ecc.); enzimi idrolizzanti che decompongono cibi solidi; co-enzimi, che funzionano come basi per la ricostruzione degli aminoacidi composti. L'idoneo funzionamento di questi enzimi può aiutare il corpo a convertire il grasso e l'amido in proteine essenziali, per fornire vigore e salute, o può scomporre le proteine ed i grassi in amido da impiegare come energia.
Quando tutte le funzioni organiche lavorano in armonia e gli enzimi e gli aminoacidi agiscono nella ricomposizione delle proteine, l'organismo mantiene la salute.
Anche in casi di traumi e malattie leggere come stress e danni minimi, il processo enzimatico proteolitico è sufficiente per eliminare i batteri e dare la possibilità al corpo di guarire.
Spesso questo processo è facilitato dall'integrazione di vitamine, sali minerali e dall'assunzione di alimenti sani.
Quando il trauma è grave e i batteri creano danni ai tessuti, riducendo la capacità delle proteine di formare gli anticorpi per eliminarli, l'organismo umano necessita di un aiuto esterno. La normale ingestione di cibo non può essere idrolizzata velocemente. Allora l'organismo richiede dei medicamenti.
Questi medicamenti, nella maggior parte dei casi, sono degli antibiotici, molti dei quali altamente tossici. Sebbene possano aiutare gli anticorpi a lottare contro i batteri che causano il male, molte volte procurano effetti secondari indesiderabili, danneggiando l'organismo in altri punti, di modo che esso diventa suscettibile ad altre forme di malattie e si possono creare reazioni allergiche con serie complicazioni.Spesso questo gioco di ping-pong chimico può portare a risultati negativi. E la malattia rimane, portando alla morte o diventando una malattia cronica.
Basato sulla convinzione che l'organismo contenga dentro di sé la possibilità di guarire, il messaggio fitochimica procederà in questo senso se verranno dati i segnali appropriati.
E se per caso c'è un elemento botanico che fornisca il complemento perfetto alle necessità biologiche dell'organismo umano, una pianta che fornisca tutti gli elementi di cui il corpo necessita per rimanere sano? E se questa pianta contiene tutte le vitamine e sali minerali, tutti i riduttori di zuccheri (monosaccaridi e polisaccaridi) e gli enzimi proteolitici necessari per inviare quei messaggi di guarigione?
Lasciatemi ripetere che tali elementi per la guarigione e rivitalizzazione dei tessuti non sono misurabili isolatamente, ma sono spinti verso le parti malate dall'incredibile potere di penetrazione della linina e dell'attività enzimatica proteolitica. Gli enzimi proteolitici utilizzano i potenziali degli antrachinoni e degli agenti detergenti nella loro infinita capacità di combinazione e ricombinazione, lavorando con gli elementi nutritivi della pianta (vitamine e sali minerali catalizzati tramite l'idrolisi) per rivitalizzare il sistema proteico.
Pensate agli elementi trovati nell'aloe. Pensate anche alle necessità elementari del corpo umano. Aggiungete il fattore x dell'aloe, in grado di penetrare nei tessuti. La presenza della linina e degli enzimi proteolitici favoriscono la capacità di penetrazione della pianta, che non può essere constatata né spiegata in tests di laboratorio e che forse mai riusciremo a spiegare.
Dovremmo cercare di capire il vero significato del sinergismo, perché è in questa capacità che risiede il segreto dell'aloe, e non negli studi condotti su singoli elementi.
In una prospettiva più ampia, è stato dato credito alla vera capacità di guarigione del gel dell'aloe sulla base delle qualità individuali dei mucopolisaccaridi, dell'attività enzimatica proteolitica e degli aminoacidi.
In una prospettiva più limitata, i ricercatori hanno cercato di ironizzare tutto ciò affermando che una costruzione sono necessari mattoni e travi. Hanno chiesto: quali dei due gruppi è più importante? La risposta è stata: tutti sono importanti, ma soltanto quando sono uniti nel contesto.
A questo punto possediamo, finalmente, alcune conoscenze sulla composizione chimica dell'aloe, tanto del gel quanto della foglia intera. Sappiamo che comprende vari componenti dell'antrachinone, i cui segreti indicano la sua capacità di eliminare malattie che, quanto a potere distruttivo, vanno oltre i potenziali batterici degli antibiotici.
Del resto l'aloe è conosciuta per avere un potere analgesico e combatte le infezioni, possiede vitamine e sali minerali, che funzionano come elementi curativi, tutti agendo in sinergia, per fornire un complemento naturale a base vegetale alle necessità biologiche del corpo umano.
Si è dato molto credito all'idea che gli elementi, volti a rafforzare la guarigione, laddove il corpo ne abbia la necessità siano da ricondurre alla forte penetrazione della linina e della elevata attività degli enzimi proteolitici. A causa dei mucopolisaccaridi dell'aloe e delle loro attività enzimatiche, non abbiamo soltanto un potere notevole di penetrazione e di rigenerazione del tessuto morto, ma anche una struttura forte sulla quale il tessuto sano sarà ricostruito tramite l'aminoacido composto.
Nei testi di tossicologia si trovano indicazioni, che avvallano la mia convinzione che l'aloe non produce effetti collaterali nell'organismo umano. Oltretutto centinaia di schede mediche realizzate su migliaia di casa potranno, ancora una volta, verificare la mancanza di tossicità nelle applicazioni.
Ecco in che modo "La guarigione silenziosa" conclude le pagine del suo autorevole studio sulla composizione chimica dell'aloe. E' a partire da un testo così importante che cominciamo a credere che questa formula ingenua possa offrire nuove speranze a milioni di persone nel mondo, quando venga applicata.
Migliaia e migliaia di casi concreti di guarigione confermano l'efficacia del preparato.
Saranno necessarie altre prove "scientifiche"?
Se un fatto si ripete più e più volte, sarà necessario sottoporlo ai tests di laboratorio per verificarne l'attendibilità?
Avrò bisogno della conferma di un laboratorio per sapere che un sasso, lanciato in aria, cadrà?
________________________________________________________
Cos'è l'aloe vera ?
Piccola, con espansione ad arbusto, foglie carnose e succulente tra i 60 e i 90 centimetri di lunghezza e una base tra gli 8 e i 12 centimetri, l'Aloe vera, o Aloe Barbadensis Miller, rappresenta una delle oltre 300 varietà conosciute del vegetale di nome Aloe. Si tratta di una pianta sempreverde, perenne , con fogliame succulento e fiori di forma allungata, con tinte spettacolari, dal bianco verdastro al rosso, passando per il giallo (è il caso dell'aloe vera) e l'arancio. Il periodo della fioritura è in estate. Il colore è verde chiaro chiazzato, con contorni delicati, punteggiati a volte di rosa nei periodi freddi. Non ha tronco, ma è costituita da un ampio cespuglio che contiene dalle 12 alle 30 foglie. Non sopporta i climi estremi o l'eccessiva umidità. È considerata matura tra i tre e i quattro anni di età. La sua struttura e consistenza ricordano vagamente quella del cactus. Ha foglie carnose e fragili, che crescono a rosetta, ornate di spine, disposte a spirale attorno al fusto. Si propaga facilmente, con talea, dai germogli che fioriscono dalla base. Le piante giovani vanno mantenute in penombra, mentre quelle adulte o mature al sole, e su di un terreno sabbioso e poroso. Si tratta di una pianta originaria dell'Africa, diffusa poi nelle Americhe dopo le spedizioni di Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci. Il clima caldo e umido dell'America centrale ne ha in seguito favorito la diffusione negli arcipelaghi caraibici, tra cui le isole Barbados, di cui il nome scientifico di Barbadensis. Dopo il 1950, ne sono sorte piantagioni anche negli Usa centromeridionali (Texas, Arizona e Florida; ma anche in Messico e in Sudamerica).Era considerata inizialmente facente parte della famiglia delle liliacee , fino alla scoperta del ricercatore londinese Tom Reynolds, che ha proposto una nuova classificazione, introducendo la categoria a sé stante delle aloacee. La mucillagine dell'aloe contiene una sorta di tessuto cellulare spugnoso in grado di immagazzinare l'acqua filtrata dalle radici e dalle foglie. Grazie all'alchimia del metabolismo, questa acqua si trasforma in quel gel amaro e traslucido così ricercato per le sue proprietà medicinali. Tagliandone una foglia, si può osservare come immediatamente la pianta si rimargini producendo uno speciale liquido protettivo che forma una pellicola, in grado di impedire contaminazioni batteriche.
Un po' di storia
L'aloe è una pianta i cui poteri curativi sono conosciuti fin dall'antichità. Tra testimonianze, episodi accertati, tradizioni, racconti leggendari, essa lascia numerose tracce di sé nel cammino dell'uomo, fin dagli albori della civiltà. Il nome “Aloe” vuol significare “amaro”, dall'ebraico “Allal” o anche dall'arabo “Alloch”. Sembra individuarsi presso i Sumeri, incisa su tavolette d'argilla, la prima allusione all'uso terapeutico dell'aloe (musabbar). La pianta è raffigurata su vasi egizi, mentre è nota presso gli Indù come “il guaritore silenzioso”. In Egitto in particolare, l'Aloe era considerata un autentico elisir di lunga vita dai faraoni, che la desideravano come accompagnamento nel loro viaggio verso l'aldilà, tra le varie suppellettili collocate nella tomba. Di qui le piantagioni di aloe attorno alle piramidi e nelle strade che ancor oggi conducono alla Valle dei Re. Possedeva anche virtù cosmetiche ed era molto utilizzata dalle donne. È nientemeno che Ippocrate, nell'antica Grecia, a parlarci invece dell'aloe come capace di guarire da gravi malattie, oltre che citarne innumerevoli altre capacità curative. Si narra che Alessandro il Grande, ferito da una freccia nemica, fosse stato unto con olio di aloe proveniente dall'isola di Socotra, e, guarito, si risolse a conquistare l'isola per assicurarsi le sue piantagioni della pianta “miracolosa”. I Romani vennero a conoscenza dell'aloe durante le guerre puniche. Dioscoride, medico greco in servizio tra le armate di Roma, ne descrisse le capacità cicatrizzanti e benefiche nel suo “De materia medica”, trattato in cinque libri nel quale sono citati i poteri delle piante officinali. L'Aloe è stata citata anche da Plinio il Vecchio nel 75 d.C. nella sua “Historia Naturalis”. Anche nella tradizione cristiana l'aloe è nota e molto considerata. Nella Bibbia, numerosi sono i riferimenti a questa pianta. Nei Salmi (45-8) sta scritto che “le vesti del Re sono profumate con mirra e aloe”, nel capitolo 19-39 del Vangelo di Giovanni è detto: “Nicodemo, che da principio era andato di notte da Gesù, venne portando una mistura di mirra e d'aloe, quasi cento libbre. Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende di lino con aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso gli Ebrei”.L'aloe è il “giglio del deserto” per i Tuareg del Sahara. È conosciuta in Mesopotamia e tenuta in grande considerazione presso la medicina ayurvedica dell'India. I soldati napoleonici furono curati con essa dopo che ne avevano scoperto l'esistenza dai mammelucchi arabi, loro nemici. Durante le crociate, nel Medioevo, i guerrieri cristiani scoprono le virtù dell'aloe, farmaco per eccellenza dei loro avversari musulmani. È Cristoforo Colombo che, curati con le piante d'aloe nel Nordafrica i marinai della Santa Maria, la maggiore delle tre caravelle, ribattezza l'aloe “dottore in vaso”. Durante il suo viaggio verso il Nuovo mondo, egli scrive nel suo diario “Todo està bien, hay aloe a bordo” (“é tutto a posto, a bordo c'è dell'aloe”). Paracelso, grande medico rinascimentale, parla del “misterioso segreto 'aloe' il cui succo d'oro guarisce le ustioni e gli avvelenamenti del sangue”. I padri gesuiti portoghesi e spagnoli la coltivano nelle colonie d'America, Africa ed Estremo Oriente chiamandola “L'albero di Gesù”. Grazie a loro, viene importata nei Caraibi, di qui il nome di Barbadensis, dalle isole Barbados, o appunto “Aloe vera” secondo la definizione che ne dà il botanico Linneo. L'Aloe è conosciuta anche tra gli indiani d'America (“il medico celeste” secondo gli Jvaros), che curano con essa emicrania, calcoli e tosse. L'aloe era ed è nota anche in Estremo Oriente. In Giappone era utilizzata in varie forme, bevuta e mangiata o sparsa sul corpo, mentre è utilizzata (soprattutto l'Aloe ferox) nell'agopuntura nella tradizione cinese e anche contro ustioni o affezioni cutanee.
"ALOE VERA : UNA PIANTA IN SVILUPPO" Erboristeria Domani. n.252, 44-54, 2001. Da Poggi P. Attraverso i millenni: la lunga e intensa storia dell' ALOE 1500 aC La prima dettagliata descrizione sul valore terapeutico delI’Aloe è certamente quella che appare nel papiro egizio di Ebers (1500 a.C.). Sicuramente Nefertiti e Cleopatra spalmarono sul loro corpo unguenti contenenti succo di Aloe. 400-300 aC L’Aloe è conosciuta in Grecia; ne parlano gli antichi medici e scienziati di quella civiltà (Ippocrate, Teofrasto, ecc.) 20-100 dC L'aloe è descritta nelle loro opere da altri illustri scienziati dell’antichità, il medico greco Dioscoride, il fisico Celsius, il naturalista latino Plinio il Vecchio. 200 dC L’Aloe è un ingrediente importante della medicina naturale romana. Entra nelle ricette di Galeno. 700.800 dC Anche in Cina sono noti gli usi curativi dell’Aloe, nota col nome di “Hsiang.tquan” in relazione al suo sapore amaro 900 dC In Arabia, Al-Kind, filosofo, ingegnere, fisico, descrive l’Aloe come efficace nel trattamento di infiammazioni, ulcere, ferite, scottature. 1000-1300 L’Aloe si diffonde in Europa; i portoghesi rubano agli arabi la supremazia nel commercio marittimo della droga. 1400-1500 I conquistatori spagnoli ed i missionari diffondono la coltivazione e l’uso dell’Aloe nel Nuovo Mondo. Cristoforo Colombo ne riferisce nei suoi diari. 1800-1900 La coltivazione dell’Aloe si diffonde in varie altre zone del mondo, specie dell’America centro-meridionale e di regioni affacciate sul Pacifico. 1935 Appare la prima relazione scientifica (Collins) circa l’impiego di gel di Aloe nella cura di radiodermiti (ustioni provocate da raggi X) 1945 Ustionati dalle esplosioni atomiche in Giappone vengono curati con risultati sorprendenti con gel di Aloe 1940-1960 La scuola russa (Filatov) porta a compimento tutta una serie di sperimentazioni per valutare appieno le proprietà curative dell’Aloe 1950 L’ing. Stockton studia un metodo atto a stabilizzare il gel di Aloe in modo da renderlo di comodo uso ogni qual volto potesse occorrere ed in qualsiasi posto. 1950-1954 E’ evidenziata e confermata un’attività batteriostatica (antibioticosimile) dell’Aloe vera verso diversi tipi di stafilococchi. 1960-1970 In questi decenni appaiono le prime formulazioni di cosmetici contenenti Aloe vera, che si rifanno, per quanto concerne la funzionalità, a quelle che sono le proprietà del principio attivo in preparati dermatologici medici (lenitivo, calmante, cicatrizzante, ammorbidente, ecc.) 1973 Viene confermata sperimentalmente l’efficacia di Aloe vera nel trattamento di acne, alopecia, ulcere alle gambe e perdita dei capelli
1974 Negli USA, negli health food store appaiono i primi long-drink a base aloe
1978 Al Congresso IFSCC di Tokio, l’Aloe vera viene presentata come “un valido principio attivo di impiego cosmetico”. Una rivista scientifico americana riporta che ormai lo maggior parte delle linee cosmetiche di importanti aziende contengono almeno un preparato a base di questo ingrediente.
1976 E’ spiegato l’effetto calmante ed antidolorifico dell’Aloe vera col fatto che essa contiene sostanze che impediscono la formazione e l’effetto infiammatorio e dolorifico della brakidìna.
1980 Sperimentazioni cliniche (Chicago) dimostrano la capacità di Aloe vera di guarire bruciature di terzo grado e congelamenti in un tempo inferiore a quello di moderni specifici medicamenti. E’ parimenti confermato l’efficacia di Aloe vera verso una nutrita serie di ceppi batterici senza essere tossica.
1981 Nasce IASC (International Aloe Science Council) un’ente preposto al controllo e coordinamento di tutte le attività industriali, tecniche e commerciali inerenti la coltivazione, la lavorazione, la vendita e l’impiego di Aloe vera, nonché degli studi scientifici effettuati su detto principio per una loro ordinata e utile diffusione.
1989 Ricercatori giapponesi affermano che l’Aloe vera contiene almeno tre sostanze a riconosciuta attività antitumorale.
1992 Il dott. Strickland (Università del Texas) suggerisce la possibilità che Aloe vera può non solo fermare il danno provocato al sistema immunitario da severe esposizioni alla luce solare, ma può realmente restituire al sistema la sua completa normale funzionalità compromessa dalla bruciatura. 1994 La FDA concede ai Carrington laboratories (Texas) la possibilità di utilizzare un carboidrato complesso — acemannano — isolato da Aloe vera ,nella terapia dell’ AIDS. In associazione al più comune dei farmaci impiegati nella terapia di questa affezione (l’AZT): ne esalta per sinergia l’attività, tanto da arrestare in molti casi la progressione della sindrome.
2000 L’Aloe è componente in vari paesi del mondo di bevande corroboranti, digestive, tonicizzanti; in Giappone, oltre che in long-drink, è presente in un affermato whisky’ ed in uno yogurt.In Messico, se ne fa uso in pannolini assorbenti per bambini e signore.In campo cosmetico il gel di Aloe vera è ormai diffuso in molti preparati, da dentifrici a creme idratanti, da preparati pre- e dopo sole a saponi e prodotti per capelli.
2003 .... e la storia continua......

Le proprietà della pianta
Ma come mai l'aloe vera, questa pianta che praticamente tutte le maggiori civiltà hanno cantato ed esaltato come una formidabile guaritrice, è così efficace, e soprattutto, corrisponde a verità la sua capacità guaritrice che è alla base della formula di Padre Romano Zago? Vediamo brevemente cosa ci dicono la chimica e la medicina circa le reali proprietà di questa pianta.A lungo impiegata sotto forma di polvere, ottenuta dall'essicazione delle foglie (metodo tutt'oggi utilizzato nelle Antille e in numerosi paesi del Terzo mondo), l'aloe trova la maggiore efficacia nelle proprietà del gel, ricchissimo di principi attivi, che si ottiene incidendo le foglie della pianta. Si tratta del gel incolore, della parte interna, del “cuore” della pianta, che ha proprietà astringenti, battericide, cicatrizzanti, antiinfiammatorie, antivirali. Queste capacità sono date al gel dell'aloe vera da un insieme di sostanze presenti in esso, che agendo sinergicamente ottengono i numerosi effetti benefici descritti. In particolare, nell'aloe si trovano vitamine come la A , la C e la E, e inoltre quasi tutte le varietà di vitamina B. Esse esercitano azione antiossidante, neutralizzando i radicali liberi ed evitando così l'invecchiamento delle cellule. In particolare, la vitamina A esercita una funzione importantissima rafforzando le difese immunitarie, una delle proprietà fondamentali dell'aloe, perché rinforza la mucosa, che a sua volta trattiene i germi e permette agli enzimi di attaccarli e distruggerli, anziché lasciarli filtrare nell'organismo. Ma soprattutto, nella nostra pianta si trova un'altissima percentuale di amminoacidi: alanina, arginina, acido aspartico, acido glutammico, glicina, istidina, lisina, metionina, prolina, serina, tirosina, importantissimi per la formazione delle proteine. Tra di essi la lisina, che l'aloe contiene in alta concentrazione, come l'anginina e la metionina.In grande varietà sono contenuti nell'aloe vera anche i minerali (In ogni litro di succo d'aloe:Calcio 18,6 mg - carbonato di potassio 31,4 - ferro 44 - manganese 4,5 - magnesio 3,1 - sodio 12,7 - zinco 1,7), tra cui calcio, ferro, fosforo e potassio, che preservano ossa, muscoli e sistema nervoso.Inoltre numerosissimi enzimi (aliasi, alcalinasi, fosfatasi, amilasi, carbossipeptidasi, catalasi, cellulasi, lipasi e perossidasi) che agiscono nei processi digestivi, accelerando il metabolismo e favorendo quindi l'eliminazione di tossine, colesterolo e obesità.Inoltre, nell'aloe vera si trovano complessi antrachinonici (aloe-emodim, acido aloetico, aloina, antracina, antranolo, barbaloina, acido crisofanico, olio etereo, estere dell'acido cinnamico, isobarbaloina e resistanolo) che funzionano da analgesici, antinfiammatori nei dolori della colonna vertebrale e per i dolori in generale. Infine, troviamo nell'aloe steroidi (fornisce 4 principali steroidi di piante: colesterolo, campesterolo, luppeolo e Beta-sistosterolo che sono agenti antinfiammatori, mentre il luppeolo possiede anche proprietà antisettiche e analgesiche), zuccheri (mono e polisaccaridi) con azione antinfiammatoria e l'acemannano che attiva il sistema immunologico nella difesa da virus, batteri e inquinamento ambientale, saponine (glicosidi) con azione antisettica e di pulizia, ormoni (auxine e gibberelline) che facilitano la cicatrizzazione e l'azione antinfiammatoria, principi attivi fitoterapici, come la lignina, che facilitano la penetrazione del gel nella pelle, idratandola e nutrendola. Gli studi più recenti hanno evidenziato la presenza nell'aloe vera dell' acemannano. Si tratta di una macromolecola polimera, solubile nell'acqua, che aumenta la produzione nell'organismo dei macrofagi, fattori dell'eliminazione dei tumori. In pratica questa sostanza svolge una funzione depurativa e immunostimolante, attivando al massimo le difese immunitarie presenti nel nostro fisico. Possiede inoltre proprietà germicide, battericide e fungicide. In passato il consumo del gel dell'aloe vera era molto più ridotto o difficoltoso, perché il gel tende ad ossidarsi rapidamente perdendo le sue proprietà. Oggi invece è possibile “stabilizzarlo” e conservarlo attraverso processi naturali a freddo, in modo da fargli mantenere i suoi princìpi attivi. Vengono utilizzati per questo processo conservanti naturali e antiossidanti per mantenerne anche il colore ed il sapore. Grazie a questa serie di proprietà, l'aloe è in grado di svolgere numerose funzioni di depurazione e rinvigorimento dell'organismo umano. Quanto alle gravi malattie, sono numerosissime le testimonianze che parlano di un effetto formidabile di purificazione del sangue e di rinvigorimento delle cellule, comprese le difese e gli agenti in grado di aggredire le metastasi. Senza che ancora la medicina ufficiale abbia dato risposte ultimative, si può affermare che l'aloe costituisce una vera e propria cura naturale in possesso di alcuni agenti potentissimi nel combattere l'azione degenerativa del male. Nessuna magia, dunque, nessun “intruglio” o “pozione” non meglio identificata; piuttosto un vero arsenale di difese immunitarie e di proprietà rinfrescanti e rigeneranti, contenuto in una semplice pianta.
Il rapporto con la medicina ufficiale
Il libro “La guarigione silenziosa”, uno studio moderno e scientifico sull'Aloe Vera del dottor Bill Coats, condotto negli Stati Uniti e disponibile anche in Italia, traccia un lungo elenco delle malattie nei cui confronti l'aloe si è dimostrata efficace. L'uso dell'aloe, per la scienza medica occidentale, nella prevenzione e cura del cancro è ancora agli albori. Questo si spiega con il fatto che le sperimentazioni finora condotte sono state effettuate su cavie ed in laboratorio, ed i protocolli medici per testare la validità di un nuovo agente sono lunghi e molto elaborati. Sono infatti necessari anni per passare dalla sperimentazione in vitro a quella sulle persone, e solo al termine di questa ulteriore fase vengono concesse le autorizzazioni a produrre farmaci contenenti un nuovo componente. Nei protocolli di ricerca, i risultati sono comunque molto incoraggianti. Numerosissime sono le testimonianze inequivocabili sull'efficacia dell'aloe nel contrastare le malattie, in modo naturale, depurando a fondo l'organismo e sollecitando una risposta molto forte da parte del sistema immunitario. Tantissime di queste testimonianze provengono direttamente dall'esperienza di Padre Romano Zago, che ha il merito di avere raccolto e divulgato in Occidente questa ricetta antichissima, già conosciuta dagli avi e dalla. gente semplice che si affida fin dai primordi ai rimedi naturali. Le funzioni importantissime dell'acemannano, presente in altissima concentrazione nell'aloe vera, sono state dimostrate ufficialmente da numerosi studi internazionali. Attualmente negli Stati Uniti la Food and Drag administration sta effettuando test sugli effetti dell'aloe nei confronti del virus dell'Aids. È comunque accertato che l'aloe abbia almeno tre funzioni fondamentali: una azione oncostatica antiproliferativa; un'azione immunomodulante; un'azione antiossidante. Le più recenti acquisizioni in materia - e parliamo di acquisizioni scientifiche – confermano nell’aloe l’eccezionale concentrazione di sostanze in grado di spingere l’organismo a dare risposte straordinarie anche alle malattie peggiori, in forma del tutto naturale e duratura.


Per una bibliografia essenziale sugli argomenti trattati nel presente sito: A. Beringer, “Aloe vera”, Macro edizioni 1999, sesta ediz. 2002M. Schweitzer, “Aloe la pianta che cura”, Apb 1998Società italiana di fitochimica, “Aloe: recenti acquisizioni”, Atti del convegno di Riolo terme 9-10 ottobre 2002, dattiloscritto a cura delle Università degli studi di Parma e di PerugiaA. Bassetti e S. Sala, “Il grande libro dell’aloe”, Zuccari edizioni 2001B. C. Coats, “The silent healer – a modern study of aloe vera”, 1984O. Hennessee, “Aloe – myth-magic medicine”, Universal Graphics, 1989Padre Romano Zago, “Di cancro si può guarire”, edizioni Adle, Padova, varie edizioni.
_______________________________________________la cirrosi e l'epatocarcinoma. il 10 per cento di loro era affetto da epatite C, spesso senza nemmeno saperlo. Eppure, un recente studio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità dimostra che l’epatite C è causa unica o concausa di danno epatico nel 65 per cento delle persone ricoverate per malattia cronica di fegato.

“L’Epatologia non è una specialità riconosciuta né in Italia né in Europa, eppure si tratta di un settore importantissimo della Medicina: pensiamo soltanto all’ipercolesterolemia, che ha origine epatica, o a patologie largamente diffuse come le epatiti o la steatosi epatica. La frequenza dell’infezione cronica da HCV, il virus che causa l’epatite C”, afferma Antonio Gasbarrini segretario dell'AISF, Associazione Italiana Studio del Fegato, “in Italia è stimata fra il 2 e il 3 per cento: ciò significa che più di un milione di italiani è portatore del virus, anche se l’incidenza dell'infezione da virus C è difficilmente quantificabile, poiché l’infezione acuta è asintomatica nel 90-95 per cento dei casi e viene diagnosticata casualmente".

Per questa ragione, è certamente preziosa l'opportunità di conoscere chi è infettato dal virus dell'epatite C e, dunque, deve sottoporsi rapidamente a cure efficaci per evitare conseguenze ben più gravi. Il problema è: come fare lo screening e a chi? Devono sottoporvisi indistintamente tutti gli adulti oppure soltanto le persone che presentano un maggior rischio di aver contratto l'infezione?

Enzo Ubaldi della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG): "Come medici di Medicina Generale impattiamo sulla grande massa dei pazienti, e ci troviamo spesso di fronte pazienti affetti da epatite C ma asintomatici. A questo punto la domanda sorge spontanea: effettuare screening di massa ci sarebbe utile? No, per una serie di ragioni: ciò che invece è raccomandato è lo screening dei soggetti a rischio. Il medico di Medicina Generale deve poi capire quali pazienti indirizzare ai centri specialistici e al trattamento farmacologico, e continuare a seguirli anche in una fase successiva, mentre seguono trattamenti spesso impegnativi e molto lunghi”.

Secondo AISF e SIMG è infatti fortemente auspicabile uno screening “mirato” mediante la ricerca di anticorpi anti-HCV su un campione di sangue di tutti i soggetti, anche asintomatici, appartenenti alle categorie a rischio caratterizzate da probabilità di infezione nettamente superiore alla popolazione generale.

Ma come sono davvero curati gli italiani affetti da epatite C? I farmaci disponibili per il trattamento dell’epatite C, come l'interferone peghilato, sono in grado di determinare una definitiva eliminazione del virus dall’organismo, con una possibilità teorica di guarigione in più del 50 per cento dei pazienti trattati. Ma sull’effettiva guarigione incidono molte variabili.

"Uno dei fattori che incide di più è l'aderenza della terapia”, spiega Stefano Fagiuoli dell'Associazione Italiana Studio del Fegato. “Farmaci come l'interferone sono costosi, possono avere effetti collaterali importanti e i pazienti devono sapere a che cosa vanno incontro e che le probabilità di successo sono legate alla sua capacità di rispettare le prescrizioni. Altrimenti, possono essere indotti ad auto-ridursi le dosi o a saltare delle somministrazioni. E ciò riduce drasticamente le probabilità di successo. Quando una patologia del fegato cronicizza (per l'epatite C, questo avviene addirittura nell’80 per cento dei casi) e non è curata adeguatamente il fegato va incontro a cirrosi e ad epatocarcinoma. E, a questo punto, l'unico rimedio è il trapianto d'organo".
___________
STORIA DELL'ALOE:

Uno dei primi esempi di uso farmacologico dell'aloe è riportato su una tavoletta di argilla sumerica che risale al 2100 a. C. , ma esistono delle raffigurazioni di tale pianta sui muri dei templi dell'antico Egitto che risalgono al 4000 a.C.. L'aloe è stato sempre accompagnato da un alone di mito e leggenda, tanto che alcune antiche civiltà la veneravano per le sue proprietà innalzandola allo status di dio. Uno dei resoconti più dettagliati compare sul "Papiro Ebers", uno scritto egiziano risalente al 1550 a C. dove sono documentate una serie di formule per l'uso dell'aloe nella cura di vari disturbi sia interni che esterni. Gli antichi egizi veneravano l'aloe e la chiamavano "La pianta dell'immortalità", infatti essa veniva usata per i processi di imbalsamazione e nei riti di inumazione dei Faraoni. Si narra che anche le regine egiziane Nefertiti e Cleopatra usassero fare dei bagni immerse nel succo di aloe. Gli ebrei, dopo anni di schiavitù in Egitto, appresero alcuni segreti funerari dei loro padroni e secondo la leggenda il re Salomone era grande estimatore dell'aloe e la coltivava per le sue proprietà terapeutiche e aromatiche. Gli antichi popoli della Mesopotamia usavano l'aloe per allontanare gli spiriti maligni dalle loro dimore e più tardi i Templari bevevano una miscela di vino di palma, polpa di aloe e canapa che chiamavano "Elisir di Gerusalemme" a cui attribuivano la loro buona salute e longevità. Intorno al 600 a C. l'aloe raggiunse la Persia e l'India probabilmente introdotta dai mercanti arabi (la chiamavano "Giglio del deserto"). A tutt'oggi le tribù beduine e i guerrieri Tuareg del sahara conoscono questa pianta come il "Giglio del deserto". Intorno al 500 a C. l'isola di Socotra (vicino al Corno d'Africa) sviluppò la reputazione come grande produttrice con esportazione della pianta nei paesi più remoti come il Tibet, la Malesia, l'India e la Cina. Gli indù credevano che l'aloe crescesse nel giardino dell'Eden e la chiamavano la "guaritrice silenziosa". I dottori dell'antica Cina la consideravano una delle piante con maggior proprietà e la chiamavano "Rimedio armonioso". Nelle Americhe veniva usata dalle popolazioni Maya dello Yucatan. Le donne lo adoperavano per idratare la pelle e per il suo sapore amaro la usavano per allontanare i figli dal seno durante lo svezzamento. Gli indiani Seminole della Florida credevano nel suo potere di ringiovanimento. Tuttavia per il reale riferimento all'uso dell'aloe così come lo conosciamo oggi, bisogna arrivare a Dioscoride (41-68 d. C.). Questo medico greco era al seguito dell'esercito romano e descrisse dettagliatamente l'aloe e i suoi poteri medicamentosi. Nel Medio Evo e nel Rinascimento l'uso dell'aloe medicinale si diffuse in tutto il mondo e nelle regioni settentrionali dell'Europa, ma poiché essa prosperava solo nei clima non venne apprezzata dai popoli nord europei, sebbene crescesse in abbondanza in Spagna, Portogallo ed Italia, dove era tenuta in grande considerazione. Nel XV secolo i Gesuiti di Spagna scoprirono l'aloe leggendo i testi greci e romani che ne descrivevano le proprietà e le virtù, e quando accompagnavano gli esploratori alla scoperta di nuovi paesi facevano in modo che non mancasse mai. Si dice che diffusero la coltivazione dell'aloe in gran parte dell'America latina fino a raggiungere il Messico ed il Texas. Nei due secoli successivi ci sono scarsi riferimenti dell'aloe, ad eccezione per qualche accenno all'Aloe Vulgaris e all'Aloe Amara. Generalmente nei paesi del Nord Europa veniva usato come purgante e questa reputazione ha soppiantato quella di altri innumerevoli usi. Il commercio di farmaci a base di aloe, da usarsi sia per gli animali, continuò fino intorno al 1930. Il decadimento del suo uso è da riportarsi probabilmente alla non facile conservazione delle foglie fresche e del gel dell'aloe nei paesi a clima temperato o freddo ed al progresso della medicina moderna e dello sviluppo dei farmaci sintetici.

CONTENUTO DELL'ALOE VERA:

Vitamine
A (beta carotene) per la vista, la pelle, le ossa, antianemica B1 (tiamina) per la crescita dei tessuti e per l'energia B2 (ribiflavina) in combinazione con la B6 produce le cellule sanguigne B3 (nicotinammide) per la regolazione del metabolismo B6 (piridossina) come la B2 B12 (cobalamina) si trova nella carne e nei derivati del latte, raramente nelle piante. La mancanza di essa provoca anemia e altri disturbi neuropatologici C (acido ascorbico) combatte le infezioni sostenendo il sistema immunitario E (tocoferolo) insieme alla vitamina C aiuta a combattere le infezioni e contribuisce alla guarigione

Minerali Vi sono più di 20 minerali, tutti essenziali alla salute, tra cui: Calcio e Fosforo per la crescita dei denti e delle ossa Potassio (sorbato) regola i componenti liquidi del sangue e dei muscoli Ferro trasporta l'ossigeno nei globuli rossi e contribuisce alla resistenza dell'organismo alle infezioni Sodio insieme al potassio contribuisce all'equilibrio dell'acqua e degli altri fluidi corporei, trasporta gli aminoacidi e il glucosio nelle cellule del corpo Colina in quanto componente della lecitina, è necessaria al metabolismo Magnesio e Manganese aiutano a sostenere il sistema nervoso e i muscoli Rame per formare il sangue Cromo aiuta a mantenere i livelli degli zuccheri nel sangue, il metabolismo del glucosio e il sistema circolatorio Zinco stimola il sistema immunitario Mono e Polisaccaridi la lunga catena polisaccaridica contenuta nell'aloe è uno dei componenti che maggiormente contribuisce alle sue proprietà

Cellulosa, glucosio, mannosio, aldonetosio, Ac. Uriso, lipasi, alinasi, L-rammosio, acemannano (si è scoperto che è molto utile nella cura del sistema immunitario come il cancro e l'AIDS.

Aminoacidi essenziali e non essenziali:

Noi sappiamo che gli aminoacidi sono i mattoni per la costruzione delle proteine. Sette degli otto calssificati come essenziali sono presenti nell'aloe (isoleucina, leucina, lisina, metionina, finilalanina, tronina, valina), come gli undici dei quattordici classificati come aminoacidi non essenziali (Ac. Aspartico, Ac. Glutamico, alanina , arginina, 1/2 cistina, glicina, istidina, idrossiprolina, prolina, serina, tirosina).

Enzimi:

Fosfatasi, amilasi, bradichinasi, catalsi, cellulasi, creatinfosfochinasi, lipasi, nucleotidasi, fosfatsi alcalina, enzimi proteolitivi, ac. grassi insaturi.

Lignina, saponine, Antrachinoni

La lignina entra facilmente nella pelle; le saponine hanno potere depurante e disinfettante; gli antrachinoni hanno proprietà analgesiche e lassative.

Aloina : antibiotico e purgatico
Isobarbaloina : analgesico ed antibiotico
Antranolo.
Antracene.
Ac. Aloetico : antibiotico
Aloe emodina : antibatterici e lassativo
Ac. Cinnamico : analgesico e anestetico
Olio essenziale : tranquillante
Ac. Crisofanico : fungicida per la pelle
Resistanolo

PROPRIETA' TERAPEUTICHE

Sul sistema immunitario:

L'aloe sembra esercitare una influenza positivo sul sistema immunitario con effetti stimolanti e riequilibranti, facendo si che essa risulti efficace nelle malattie che hanno un rapporto qualsiasi con difetti del sistema immunitario in particolare si è dimostrata efficace nel malati di AIDS, nei quali sono ben noti i terribili effetti collaterali dei potenti farmaci che si devono usare per tenere a bada le infezioni. I principali apparati dell'organismo che subiscono gli effetti di questi farmaci sono l'apparato digerente (canale alimentare dalla bocca allo stomaco, al fegato, al pancreas, all'intestino) e l'apparato renale (rene e vescica). E' stato visto che assumendo del succo di aloe quotidianamente per tre volte al giorno (circa 60 ml) lenisce e ripara i danni subiti da questi organi, riducendo la stitichezza, i crampi allo stomaco e i bruciori durante la minzione e migliorando al tempo stesso la salute della pelle.
L'aloe pur non guarendo la malattia si dimostra estremamente utile per migliorare la qualità della vita.

Nei tumori:
può essere utile durante la terapia radiante e chemioterapica facendo ridurre gli effetti collaterali che si presentano durante questi presidi terapeutici. E' stato inoltre visto che migliorano la qualità e quantità della vita in questi pazienti.

Sul sistema gastrointestinale:
aiuta a regolare l'acidità, nella esofagite da reflusso, nei lattanti è utile nei casi di vomito dopo il pasto, migliora la digestione e l'assorbimento dei cibi, riduce il contenuto di fermenti e favorisce un maggior equilibrio dei batteri simbiotici gastrointestinali, migliora la regolarità intestinale (diarrea e stipsi), coliti, gastriti; nella sindrome dell'intestino irritabile, ulcera gastrica, M. di Crohn e colite ulcerosa possono avere ottimi risultati (attenzione non si guarisce ma migliora la qualità della vita.)
Alcuni ricercatori hanno notato che l'aloe penetrando nelle pareti del sistema digerente lo ripulisce dai batteri nocivi e aiuta la ripopolazione della flora batterica. Riduce le infiammazioni ed aumenta la capacità di assorbimento dei nutrienti.

Agente disintossicante:
quando viene consumata come bevanda attraversa il sistema digerente e penetra nei tessuti. Spazza via le cellule morte superficiali, aiuta a rigenerare delle nuove e favorisce un tessuto più sano, accelerando la guarigione di ferite, lesioni e ulcere, sortisce lo stesso effetto se applicata esternamente sulla pelle lesionata.

Agente rigenerante:
si è visto che l'aloe ha il potere di favorire la rigenerazione delle cellule. Ciò la rende un potente agente rigenerante per tutti i tipi di ferite (interne ed esterne): inoltre può accelerare la guarigione delle ossa rotte stimolando l'assorbimento di calcio e fosforo e che riesce a rigenerare un tessuto epidermico sano otto volte più rapidamente del normale.

Agente idratante e coesivo:
è uno straordinario idratante per la pelle, agendo su di essa in due modi : grazie alla sua capacità di trasportare nutrienti e idratare, attraverso gli strati della pelle, ne facilita la penetrazione e l'assorbimento ed inoltre il suo contenuto di polisaccaridi, crea una barriera che impedisce alla pelle di perdere acqua. Quindi è adatta per persone con pelle secca e dato che contiene un antistaminico e un antibiotico, è ideale anche per pelli sensibili. Queste proprietà contribuiscono a renderla un agente ristrutturate efficace.

Agente antinfiammatorio:
viene usata per la cura di affezioni quali osteoartrite (dove svolge una funzione simile agli steroidi senza averne gli effetti collaterali) e l'artrite reumatoide; inoltre può ridurre l'arrossamento, il dolore e il gonfiore associati alla tensione muscolare, agli strappi, alle distorsioni, alle tendiniti e alle contusioni. Può alleviare qualsiasi tipo di esantema mediante l'applicazione di gel di aloe sull'area infiammata.

Inoltre è utile nelle scottature solari, sulle ustioni, sulle punture di insetti, emorroidi, gonfiore agli occhi, congiuntiviti, infiammazioni vaginali esterne, mal d'orecchie, ferite, infiammazioni in genere.

Fattore antinvecchiamento:

Il Dott. Danhof (uno dei maggiori studiosi dell'aloe) ha condotto degli studi per scoprire il potere ringiovanente dell'aloe e ha visto la sua capacità di aumentare la produzione di fibroblasti umani 6-8 volte più rapidamente del normale. I fibroblasti sono cellule che si trovano nel derma e sono responsabili della produzione di collagene, proteina di supporto della pelle che rende soda ed elastica. Con l'esposizione al sole e il normale processo di invecchiamento, i fibroblasti rallentano la produzione di collagene e con l'avanzare dell'età la qualità del collagene si riduce evidenziandosi le rughe. Il dott. Danhof ha scoperto che l'aloe non solo migliora la struttura dei fibroblasti ma accellera la produzione del collagene. Egli ritiene che la chiave di tale processo risiede nei polisaccaridi e nelle loro proprietà idratanti e coesive.

Con il passare degli anni molte persone tendono a sviluppare delle macchie sulle mani, dovuto a un complesso processo chimico all'interno del corpo come anche a fattori esterni quali la luce solare. L'aloe contiene un potete fattore inibente che può invertire questo processo, fornendo alla pelle i componenti necessari per un ringiovanimento a livello cellulare producendo una pelle più morbida ed elastica.

Essendo un naturale antisettico, antibiotico e antibatterico, l'aloe è in grado di curare una vasta gamma di infiammazioni, comprese quelle di origine micotiche.

E' ricca di nutrienti e potenzia l'effetto ricostituente della salute del programma nutrizionale (utile dopo una malattia debilitante, nelle carenze vitaminiche ecc.).

Migliora la circolazione linfatica.

In dermatologia:
labbra screpolate, utile per capelli secchi e ardi, forfora, caduta dei capelli, herpes labiale e genitale, pelle secca, ammorbidisce e riduce i duroni (dei piedi, mani e gomiti), crosta lattea, eritema da pannolino, irritazioni cutanee (da vento, da rasoio, da radiazioni, da raggi X), ragadi del capezzolo, screpolature, ulcere venose, psoriasi, eczema, funghi, acne, orticaria, lenisce ed attenua il prurito, affezioni della pelle in genere.

In ginecologia:
disturbi genitali (mughetto, secchezza delle mucose, candida, vaginiti, vulviti), sindrome premestruale, menopausa (vampate di calore e abbondante sudorazione), mastiti.

In neurologia:
cefalee (muscolo-tensive, stipsi), benefici nel morbo di Parkinson e nella sclerosi multipli, H Zoster.

In odontoiatria:
gengiviti, afte, laringiti, sinusiti raffredore, tonsilliti, mal di gola, mal d'orecchie e tutti gli stati infiammatori di questo apparato, nel cavo orale lenisce le infiammazioni, riduce o inibisce la crescita batterica e micotica.

Nello sport:
è eccellente come bevanda per reintegrare i liquidi per gli sportivi; infortuni nelle attività sportive (ematomi, escoriazioni, infiammazioni, fratture); massaggi con gel all'aloe nelle zone vervicale, toracica e lombare. Può essere utile nei mal di schiena, massaggi degli arti inferiori in atleti che mettono sotto sforzo i muscoli delle gambe (es. i ciclisti); bendaggi con l'aloe sono molto efficaci per gli infortuni alle ginocchia e alle caviglie.




COME USARE L'ALOE:

L'aloe non è una panacea per tutti i mali e potrebbe impiegare un tempo più lungo per mostrare i suoi effetti su una malattia cronica rispetto a farmaci chimici tradizionali.
Alcuni l'assumono a stomaco vuoto, altri poco prima o subito dopo i pasti, altri ancora dopo un pasto abbondante (aiuta la digestione)
Abbiamo visto che l'aloe ha proprietà disintossicante e durante questo processo può verificarsi (non in tutti) irritazioni cutanee, mal di testa, pelle gonfia, aria nella pancia, stanchezza, nausea e dolori diffusi. Se si soffre di qualche disturbo cronico si potrebbe assistere ad un peggioramento dei sintomi, tutto questo fa parte del processo di disintossicazione. In questo caso smettere di prendere l'aloe per alcuni giorni o fino a quando i sintomi non scompaiono, per poi ricominciare con dosi più leggere fino a tornare alla dose abituale.
Per quanto riguardala posologia: 2 -3 o più volte al giorno, un cucchiaio da cucina negli adulti, ½ cucchiaino da caffè nei bambini fino a 6 mesi, mentre un cucchiaino da caffè nei bambini e nei ragazzi. Naturalmente chiedere a medici che conoscono l'utilizzo dell'aloe.
Ricordarsi di conservare le bottiglie di gel o di succo di aloe aperte in frigo.
Se avete allergie o problemi di pelle sarà opportuno condurre dei test cutanei per il gel e assumerlo in piccolissima dose se succo.
In caso si usi sulle ferite si raccomanda di ben detergerla e poi applicare l'aloe.
L'aloe non è tossica e si può usare insieme ad altri metodi convenzionali di medicamento.
Se compare diarrea, come parte del processo di disintossicazione, diventa un problema se dura più di due giorni. bere molta acqua Filtrata e diminuire la dose di aloe.
La stipsi si può migliorare bevendo più aloe finché l'intestino non torna a funzionare regolarmente, anche in questo caso bere molta acqua filtrata.
Nelle donne in gravidanza fino a qualche tempo fa veniva sconsigliato di assumere internamente l'aloe perché poteva provocare spasmi addominali. Questo perché vi sono dei prodotti che contengono aloina (effetto purgante). I migliori prodotti a base di aloe prevedono l'uso soltanto di gel interno della foglia che, opportunamente stabilizzato e lavorato, non contiene aloina. E' stato visto che è utile come tonico o come coadiuvante per combattere la stitichezza, l'affaticamento, per problemi digestivi ecc.
ATTENZIONE! l'assunzione di aloe aumenta i livelli di insulina prodotti dall'argonismo ed è per tale motivo che nei diabetici è d' OBBLIGO sottoporsi ad uno scrupoloso e costante controllo medico, infatti è stato visto che la quantità d'insulina e ipoglicemizzanti orali possono essere diminuiti.
Importante è la qualità. L'aloe, come qualsiasi materia vivente si decompone. Se non trattata adeguatamente sin dal raccolto, perde le sue proprietà. Inoltre potrebbe presentare tracce di aloina nel gel (può produrre reazioni allergiche in soggetti sensibili oppure disturbi digestivi). L'unica parte da usare deve essere il gel contenuto nella polpa, poiché l'aloina è contenuta nella linfa rosso /gialla sotto la scorza.


USO DELL'ALOE PER GLI ANIMALI

Da centinaia di anni l'aloe viene adoperata dai contadini e dagli allevatori nelle zone dove l'aloe cresce spontanea. Enumeriamo qui di seguito gli usi più comuni nelle malattie degli animali.

Abrasioni, adenite equina, arrembatura, articolazioni gonfie, artrite, ascessi, catarro, congiuntivite, contusioni, convalescenza, diarrea, esantema, faringite, ferite, gonfiori, granulazione esuberante, infezioni alla gola, infezioni calcaree, infezioni urinarie, infiammazioni, legamento sospensorio, lesione della corona, mal di gola, morsi, muco nasale, mughetto, piaghe alla bocca e alle zampe, problemi agli occhi, problemi cutanei (eczema, tricofitosi ecc.), problemi respiratori, prurito, punture, sangue nelle urine, slogature e stiramenti, tagli, tosse, ustioni, verruche, virus.
______________________________
COMMENTI IN UNA COMUNITY VENETA
Salve, iero veder nel posto consigliado de Janos e gò trovado altre novità sul'aloè,aplicazioni per la vista che no conossevo.Altre aplicazioni se pol trovar in un libreto del Dottor Amal: Le piante alimentari e medicinali del Dottor Amal. ........che pò iera una dotoressa Amalia Moretti Foggia della Rovere......... la prima edizion de 'stò libro xe del 1938 .......bon e adesso la parola al dottor Amal:
Il vecchio farmacista di tempi ormai lontani versando al fido cliente un suo amaro liquore da una certa bottiglia sulla quale era scritto "Elisir di lunga vita",non mancava mai di dire,con il suo più rassicurante sorriso: L'aloè qui c'è--e aloè,aloè--se vuoi campar-- più di Noè. Cose d'altri tempi; eppure io già ti vedo sorridere a una speranza vaga! Già pensi anche tu di prendere l'amaro aloe ogni giorno,sperando di vivere almeno per cent'anni? L'aloe è il succo concentrato, rappreso, polverizzato, e che viene fatto colare, incidendole con il coltello, dalle foglie succose di una pianta grassa. Anche tu possiedi una lunga fila di pianticelle grasse in minuscoli vasetti? Ebbene, guarda. Se tra di esse ne trovi una con foglie appuntite, riunite a ciuffo alla base, di colore verde-cenerognolo e con margini tutti denti robusti a aguzzi, quella è certo una pianticella d'aloe; però una povera striminzita pianticella perchè qui le manca il sole della sua terra. E' l'Africa occidentale e australe, l'India, le Barbados e specialmente l'Isola di Socotra sono le terre natali delle piante che danno l'aloe; e l'aloe più pregiato è appunto quello che si ottiene spremendo le foglie dell'Aloe socotrina;raccogliendone il succo in bacinelle; e facendolo indurire al sole cocente finchè si è trasformato in una massa compatta e scura.
...........e qua me devo fermar per altro lavor urgente,più presto possibile vado 'vanti..... Strazacavei_________________ miracoli dell’Aloe Vera
La formulazione più efficace dell’Aloe è il succo concentrato, quella in polvere o in pastiglie infatti, contiene solamente il 25 – 28% dei principi attivi. L’Aloe Vera sarebbe in grado di stimolare alcuni meccanismi di autoguarigione dell’organismo senza effetti collaterali. Previene le allergie, è un ottimo ricostituente, potenzia le difese naturali, funge da integratore per l’organismo, ha capacità antinfiammatorie e ripristina la flora batterica. E’ sconsigliato produrlo in casa con il metodo “fai da te” in quanto il concentrato si ricava solo dalla parte interna delle foglie perché il resto può provocare disturbi anche seri, nausea, vomito, diarrea, crampi addominali o disturbi al colon. Quindi rivolgersi in erboristeria . Questa pianta è inoltre in grado di idratare i tessuti, elimina la sensazione di calore nelle piaghe, nelle ulcere e nelle infiammazioni, rigenera le cellule e stimola la cicatrizzazione. L’Aloe Vera è ricca di vitamina B12, contiene minerali, amminoacidi ed enzimi, è ricca di acido folico, particolarmente prezioso in gravidanza. Non tutti sanno che l’Aloe Vera è un rimedio efficace contro il mal di testa e l’insonnia. L’Aloe quindi va bene per disinfiammare, ripulire l’organismo, decongestionare, rimettere in moto il metabolismo.
In caso de problemi sessuali, l'Aloe Vera no so cossa la pol far ma, in caso de bisogno, ricordeve che mi no son bon de dirghe de no a un'amico
_______________finchè si è trasformato in una massa compatta e scura. Come l'olio di ricino è il sovrano degli evacuanti, l'aloe è il sovrano degli amari: e di ben vecchia nobiltà, se fin dai tempi di Dioscoride, di Galeno,di Andromaco si ricorreva solo all'aloe, per "curare le febbri", "per lavar lo stomaco", "per togliere i vermini dal corpo" e persino "per acuire sentimenti e intelletto"! Ma se tu volessi conoscere gli usi, e specialmente gli usi familiari della droga aloe, ti dirò che, poichè provoca sempre una leggera congestione negli organi del basso addome, l'aloe è anche un ottimo emmenagogo, cioè un ottimo regolatore per le giovani donne. Pertanto se tua figlia fosse anemica e, quindi, troppo tarda o troppo irregolare nei suoi primi cicli mestruali, ricorda che, in tali evenienze, ai tempi delle nostre nonne facevano miracoli le "pillole nere italiane", cioè le pillole che i vecchi farmacisti preparavano impastando, per ognuna 5 centigrammi di solfato di ferro e altretanti di aloe, e che vendevano a basso prezzo, senza doverne richiedere 10 o 20 volte il valore reale così come ora si deve fare nelle moderne farmacie divenute tutte rivendite quasi esclusive di costosissime specialità. Potresti ricorrere all'aloe anche quale tonico e stimolante delle funzioni dello stomaco. In piccole ma continue dosi (due o tre centigrammi), l'aloe è infatti un ottimo digestivo, tanto ottimo che in tutti i vecchi elisir, e in molti moderni aperitivi, mai mancava e mai manca questa droga amara. E se tu stesso volessi prepararti uno stravecchio ( e quindi molto esperimentato) aperitivo compera 10 g di aloe,10 di mirra, 5 di zafferano e 15 di rabarbaro; metti le dosi tagliuzzate in una bottiglia; aggiungi 10 g di acido cloridrico e 200 di vino ultrafino (di Xeres, consigliano i vecchi testi);agita, lascia a macero per 10 giorni;filtra e......... E 50 gocce dell'elisir, prima di ogni pasto,ridesteranno l'appettito,favoriranno la digestione, e, eventualmente , arresteranno quelle fermentazioni intestinali che nei dispeptici, specie nell'estate, non sono certo rare. In dose poi da 10 a 20 cg l'aloe lentamente e blandamente ti vuoterà l'intestino, e senza mai disturbare lo stomaco (non ha anche dosi digestive?), e soprattutto senza che mai, per l'uso quotidiano ,il tuo corpo si abitui alla droga e che pertanto essa perda efficacia. Se il tuo intestino fosse abitualmente tardo, tu potresti così ricorrere anche ogni giorno,all'aloe (purchè però non ti faccia troppo dolorare il ventre) poichè giunto nell'intestino, e venuto qui a contatto coi succhi alcalini e con la bile esso libererebbe quel suo principio (l'aloina) che agendo sulle pareti dell'intestino le eccita a contrarsi blandamente e quindi a lavorare. Se infine per "campar più di Noè" tu volessi tentare l'esperimento sorseggiando ogni mattina a digiuno un bicchierino di quel famoso "Elisir di lunga vita",ti dirò che per prepararlo dovrai macerare per otto giorni in un litro d'alcool a 20°, 30 g di aloe, 3 di zafferano,3 di genziana,3 di zedoaria e 3 di teriaca;filtrare e aggiungere poi mezzo litro di sciroppo. Procurati dunque le droghe;macera, filtra,sorseggia e quando ti scocheranno i cento,ringrazia l'aloe e me.
SI RICORDI, COMUNQUE CHE L'ALOE PUO' ESSERE ACQUISTATO SOLO IN FARMACIA.
..........e adesso caro el nostro aministrator te se la gà zercada e no te resta che provar........... Strazacavei_________________se no guanta cambia - (compleanno 30 giugno) Torna in cima marco.bevilacquaOspite


Inviato: Ven Ott 21, 2005 7:57 am Oggetto: aloe
-------------------------------------------------------------------------------- Ho sentito parlare molto dell'Aloe Vera, ma forse non tutti sanno che quella curativa non è questa bensì l'Aloe Arborescens. Questa preparata secondo la ricetta di Don Romano Zago ha il potere di curare il cancro e funziona. Vi do la ricetta, che potete trovare anche in internet: 350g di Aloe Arborescens 500g di miele "naturale" (prendetelo da qualche apicultore serio) 1 bicchierino di grappa o altro liquore purchè ricavato per distillazione (quelli industriali non lo sono di solito); poi ci sono delle indicazioni su come raccogliere le foglie: taglio unico alla base, poi con un unico taglio dalla base fino alla punta e ritorno per tirare via le spine, le foglie devono essere pulite a secco e non bagnate, le foglie devono essere vecchie di almeno 5 anni, integre, senza difetti. Non è importante che le dosi siano esatte al grammo, ma sembra sia più importante il vostro stato interiore durante la preparazione. Devo confermare che questa ricetta funziona anche sugli animali. Io ho provato con il cane; il veterinario gli dava solo una settimana di vita, ma con questo preparato è vissuto ancora per nove mesi, e per un cane sono tanto, come per noi cinque o sei anni. Ma tante persone con questo preparato sono guarite. Diffidate da quelli che vi dicono di non prepararlo in casa: o vogliono semplicemente che andiate a prenderlo in erboristeria (quindi spedndere una barcata di soldi), oppure sono loro troppo pigri per preparaselo.
Ciao
Marco Torna in cima Karolinamoderatrice
Registrato: 06/10/05 10:05Messaggi: 1146Località: trieste Inviato: Sab Ott 22, 2005 12:36 pm Oggetto: aloe
-------------------------------------------------------------------------------- volessi saver perchè le foie de aloe devi esser vecie de 5 anni, se xe una spiegazio? cmque grazie per sta ricetta. de chi podessi andar per comprar miele de casa ? E te forsi conossi chi fa trappa bona de casa? Torna in cima andyamministrator

Registrato: 05/10/05 01:44Messaggi: 677Località: TRIESTE Inviato: Sab Ott 22, 2005 12:59 pm Oggetto:
-------------------------------------------------------------------------------- per magnar e bever tuto savemo Torna in cima Tina Hahn

Registrato: 01/02/06 00:32Messaggi: 2Località: Perugia Inviato: Mer Feb 01, 2006 1:45 pm Oggetto:
-------------------------------------------------------------------------------- Ciao a tutti,
sono Tina, tedesca, e vivo in Italia, Perugia. Bevo Aloe da 4 anni e visto che ormai me ne intendo benissimo vorrei lasciarvi qua il mio commento:
per giacomin:
Hai perfettamente ragione riguardando gli effetti benefici dell’Aloe Vera GEL INTERNO, senza utilizzare la buccia. Hai scritto bene! Quello che vorrei però dire: hai scritto che è meglio utilizzare il succo concentrato oppure pastiglie. Sono convinta che la forma migliore è quella come ce la da la natura: il gel INTERNO della pianta, senza concentrarlo (viene spesso fatto per risparmiare le spese di spedizione e magazzino), ne in forma di pastiglie. Oppure vorresti prendere una spremuta di arance in forma di pastiglia? Più trattamento si fa con il gel, più sostanze nutrizionali e con questo i principi attivi benefici si perdono. Importante è stabilizzare però il Gel in modo che sia protetta dal processo di ossidazione: Una volta sbucciata la pianta, il Gel è molto sensibile al aria e alla luce. Per questo è sempre più saggio fidarsi di aziende che hanno anni di esperienza e fanno crescere le proprie piante nel DESERTO e non in serre, anche questo un fattore importante per la qualità del prodotto. Inoltre non dovrebbe essere fatto la liofilizzazione, ne la pastorizzazione, ne la concentrazione: sempre per poter essere sicuri che la maggior parte dei principi attivi nella pianta sono ancora VIVI nel prodotto!
Per servolo: hai scritto su ALOE della foglia ESTERNA!!! Qua – visto che è contenuto come hai detto bene ALOINA – è giusto prendere solo piccole dosi e per brevi periodi. Se invece si parla del GEL interno, non ci sono rischi di assuefazione, visto che abbiamo bisogno ogni giorno delle sostanze nutrizionali, che ci può dare Aloe Vera.
Per marco.bevilacqua La ricetta di cui parlavi NON È la GARANZIA di un anticancro!!! Farei molto attenzione con queste “promesse” visto che si tratta qua di una malattia veramente seria che porta spesso in poco tempo alla morte, purtroppo.
Aloe Gel aiuta, se le persone devono fare chemioterapia visto che disintossica l’organismo (importante, visto che la chemioterapia mette tante tossine dentro l’organismo) e riequilibra il sistema immunitario (fattore anche importante, visto che il sistema immunitario viene molto abbassato con la che mio). Inoltre aiuta molto in tal modo a ridurre gli effetti collaterali. Ho una amica che fa la chemioterapia fortissima e beve da parecchio tempo Aloe: in tal modo non ha nemmeno perso i capelli!!!
Per Karolina Aloe, come tutte le altre frutta o verdure, ha un età di maturazione. Hai mai mangiato una mela “mezza matura”? Non è solo il gusto che non è ancora come dovrebbe essere, ma è anche più importante che le sostanze nutrizionali non sono ancora tutti sviluppate in piante sotto 4-5 anni. Se compri qua in Italia Aloe foglie fresche sono quasi sempre fatto crescere in serre, e hanno molto meno proprietà benefiche di piante cresciute in deserto. Secondo me è meglio lasciare stare il “fai da te” ed affidarsi a serie aziende con esperienza.
Cari saluti
Tina_________________aloeveraflp@alice.it Torna in cima Karolinamoderatrice
Registrato: 06/10/05 10:05Messaggi: 1146Località: trieste Inviato: Gio Feb 02, 2006 2:00 pm Oggetto:
-------------------------------------------------------------------------------- Tina, grazie della spiegazione, fa piacere avere un'esperta del settore in forum._________________..che la vadi ben, che la vadi mal, sempre alegri mai passion! Torna in cima Tina Hahn

Registrato: 01/02/06 00:32Messaggi: 2Località: Perugia Inviato: Gio Feb 02, 2006 2:15 pm Oggetto:
-------------------------------------------------------------------------------- Ciao Karolina!
Grazie!
Che bel capello che hai, magari starebbe bene anche al mio certosino ?

Cari saluti, Tina_________________aloeveraflp@alice.it Torna in cima giacominvice-admin.
Registrato: 12/10/05 08:20Messaggi: 872Località: Trieste Inviato: Gio Feb 02, 2006 2:40 pm Oggetto:
-------------------------------------------------------------------------------- Benvenuta Tina e grazie delle spiegazioni, spero che ti troverai bene in nostra compagnia. Torna in cima andyamministrator

Registrato: 05/10/05 01:44Messaggi: 677Località: TRIESTE Inviato: Gio Feb 02, 2006 10:30 pm Oggetto:
-------------------------------------------------------------------------------- ciao Tina benvenuta !! Torna in cima servolomaggiore
Registrato: 09/10/05 15:55Messaggi: 886Località: trieste Inviato: Gio Feb 02, 2006 10:52 pm Oggetto:
-------------------------------------------------------------------------------- [quote="Tina Hahn"]Ciao a tutti,
Per servolo: hai scritto su ALOE della foglia ESTERNA!!! Qua – visto che è contenuto come hai detto bene ALOINA – è giusto prendere solo piccole dosi e per brevi periodi. Se invece si parla del GEL interno, non ci sono rischi di assuefazione, visto che abbiamo bisogno ogni giorno delle sostanze nutrizionali, che ci può dare Aloe Vera. quote]
............e anche questo xe el forum,precisar e spiegar, grazie Tina e benvenuda fra de noi............ Servolo
_________________________
L’Aloe «vera» Al mondo esistono più di 250 tipi di Aloe. Di questi solo l’Aloe vera, grazie alla sua composizione biochimica, possiede le migliori caratteristiche come pianta officinale. Già gli antichi Greci conoscevano numerose ricette per la sua applicazione e le nostre nonne la chiamavano semplicemente «la pianta del primo soccorso». L’Aloe si può difatti considerare una piccola farmacia casalinga: il succo guarisce tagli ed ustioni, protegge contro le punture di zanzara e le scottature solari, aiuta nella cura dell’acne oppure contro la caduta dei capelli ed è efficace contro i disturbi di stomaco, se si ha mangiato troppo oppure troppo pesantemente. Questa breve panoramica non esaurisce certo le proprietà del succo d’Aloe. Nel corso del tempo ci siamo purtroppo dimenticati delle virtù di questa pianta miracolosa così poco appariscente, anche perché nel frattempo sono state scoperte medicine per ogni singola malattia, che ci vengono prescritte con estrema facilità dal medico e che generalmente producono un effetto immediato. Se avessimo una maggiore conoscenza delle virtù terapeutiche della natura non sarebbe necessario esporci ai numerosi e indesiderati effetti collaterali prendendo delle pastiglie ad ogni più piccolo malessere, nonostante, in molti casi, la natura dei nostri disturbi non lo richieda. «Il medico aiuta, ma la natura guarisce disse Ippocrate, il più grande medico dell’antichità e aveva ragione. Con questo libro sull’Aloe voglio richiamare alla memoria questo strumento da troppo tempo dimenticato, ma miracoloso contro molti disturbi e malattie, che non produce effetti collaterali. I nostri antenati necessitavano dell’intera pianta per poter estrarre il succo curativo dalle sue foglie. Per fortuna noi possiamo comperarlo o ordinarlo in farmacia. A secondo della malattia il succo è adatto per l’uso interno e esterno allo stato puro, senza aggiunte chimiche. Nei vecchi erbari, consultati dai medici dei nostri antenati, ho trovato le ricette, che poi ho adeguato ai nostri tempi. Imparate a conoscere nuovamente una delle piante medicinali più efficaci! Non solo vi presterà soccorso nelle emergenze, ma migliorerà sensibilmente e a lungo la vostra salute e perciò anche la qualità della vostra vita. Per una consultazione più facile ho suddiviso questo libro in tre parti. La prima parte parla della lunga tradizione di questa pianta officinale nella storia della nostra civiltà e nella tradizione degli Indiani. La seconda parte descrive l’effetto e i principali settori d’applicazione. Infine la terza raggruppa una serie di ricette che vi aiuteranno in caso di disturbi specifici. Ognuno di noi può imbattersi in essi, e in tal caso è un bene sapere di non dover ricorrere subito alla chimica, a pillole e a compresse, in quanto possiamo fidarci delle forze guaritrici della natura.
Buon successo con le virtù terapeutiche dell’Aloe vera - e naturalmente buona salute!
Alice Beringer
PARTE USATA: il succo condensato.PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE: estratto secco nebulizzato e titolato in derivati antracenici espressi come barbaloina anidra min.19% e max. 21% (Farmacopea Italiana X), il cui dosaggio giornaliero va da 2 a 3 mg per kg. di peso corporeo, preferibilmente in un'unica somministrazione serale. COMPOSIZIONE CHIMICA: contiene dal 15 al 40% di glucosidi idrossiantracenici, in particolare aloina, idrossi aloine e aloinoside (sono tutti antrachinoni). Contiene inoltre aminoacidi, lipidi, fitosteroli e polisaccaridi. PROPRIETÀ TERAPEUTICHE: Azione lassativa: è noto per la sua azione lassativa di tipo stimolante i movimenti dell'intestino. A livello del grosso intestino i principi attivi dell’Aloe sono attaccati dagli enzimi della flora batterica intestinale, e si formano così gli antrachinoni liberi responsabili dell'azione terapeutica. Ciò spiega il periodo di tempo che passa tra l'assunzione della pianta e il manifestarsi dell'azione lassativa, che può essere anche di 12-16 ore. Azione sulla cute: oltre alle proprietà lassative l'Aloe possiede proprietà curative interessanti a livello cutaneo, soprattutto sotto forma di gel. Infatti si è dimostrato utile nelle bruciature, negli eritemi solari, nella rimarginazione delle ferite, nell'acne, nella porpora senile e nelle lesioni da punture da insetti. Questa attività protettiva cutanea è dovuta alla notevole ricchezza in acqua del gel di Aloe, che esercita quindi azione idratante, isolante ed emolliente, ma è legata anche all’azione anti-infiammatoria provocata dai polisaccaridi di cui questa pianta è assai ricca. Uno studio clinico effettuato su 194 donne operate per tumori alla mammella e sottoposte a radioterapia ha dimostrato che la dermatite da raggi migliora in modo evidente dopo applicazione sulla pelle di gel di Aloe. Un altro studio clinico ha valutato l’effetto del gel di Aloe vera sulla dermatite da raggi. Sono state arruolate 225 pazienti con carcinoma mammario operato, che venivano sottoposte a radioterapia. Esse ricevevano per via topica il gel di aloe o una crema acquosa di aloe o un placebo, da applicare 3 volte al giorno per 2 settimane fino al termine della radioterapia. Il controllo delle condizioni della cute e la sintomatologia soggettiva erano condotti ogni 7 giorni. Si è visto che la crema acquosa era significativamente migliore del gel nel ridurre il rossore, il gonfiore, la desquamazione della pelle e il dolore conseguenti a radioterapia.L'aloe vera sotto forma di gel applicato sulla pelle o sotto forma di estratto dato per bocca aumenta il contenuto di collageno nel tessuto di cicatrizzazione, e ciò aiuta a chiudere più velocemente le ferite. Azione immunostimolante: questa pianta può avere azione di tipo immunostimolante con attivazione della fagocitosi, cioè della capacità di inglobare e distruggere germi, virus e funghi, da parte dei globuli bianchi.
Azione prevalente: lassativa come estratto secco, dermoprotettiva come gel. Altre azioni: immunostimolante e cicatrizzante come gel. Indicazioni principali: trattamento della stipsi funzionale nell’adulto. Utile anche nelle malattie della pelle di tipo degenerativo-infiammatorio. EFFETTI COLLATERALI: può provocare diarrea con dolori addominali, e ciò può a sua volta causare un calo del potassio. L'abuso di questa e di altre piante ricche di antrachinoni può causare assuefazione con conseguente minore efficacia farmacologica. Può provocare dermatite acuta in soggetti ipersensibili, reversibile con la sospensione del trattamento, quando usato per via topica.CONTROINDICAZIONI: E’ controindicato in gravidanza, nel bambino al disotto dei 12 anni di età, nell’allattamento, nella diverticolosi intestinale, nelle persone con un grosso intestino molto lungo, in pazienti con occlusione o subocclusione intestinale, in pazienti con emorroidi e/o fistole perianali. L’estratto secco di questa pianta non dovrebbe essere somministrato continuativamente per un periodo superiore a otto-dieci giorni. Il gel di aloe invece può essere usato anche per lunghi periodi di tempo.INTERAZIONI COI FARMACI: Può avere interazioni medicamentose con gli antiaritmici di tipo chinidinico, coi digitalici, coi diuretici che provocano perdita di potassio, con la vincamina e il fenoxedil. La sua azione positiva sulle difese immunitarie viene inibita dal pretrattamento del paziente con cortisonici, per cui essi vanno sospesi almeno 7-10 giorni prima della somministrazione degli estratti di questa pianta.DATI TOSSICOLOGICI: il gel di aloe non ha alcuna tossicità. L’estratto secco invece va usato alle dosi consigliate, senza aumentare il dosaggio.
E' una pianta originaria dei Paesi tropicali che cresce favorevolmente nei terreni aridi e rocciosi. Usato come rimedio sin dai tempi degli Egizi prende nome dall'analogo termine arabo che significa "amaro". Dal succo di Aloe si ricava l'estratto secco nebulizzato e titolato in barbaloina minimo 19% e massimo 21%, secondo la Farmacopea italiana.Quando serve: L'azione principale dell'Aloe è di tipo lassativo: ciò è dovuto alle sostanze di tipo antrachinonico contenute nella droga vegetale, che stimolano la contrazione della muscolatura liscia del grosso intestino e favoriscono l'idratazione della massa fecale. Tra le altre sue proprietà anche quelle di antinfiammatorio, antidolorifico, antipruriginoso e di stimolante delle difese immunitarie aspecifiche sia a livello della pelle sia generale. l'Aloe possiede proprietà curative interessanti a livello cutaneo, soprattutto sotto forma di gel.Infatti si è dimostrato utile nelle bruciature, negli eritemi solari, nella rimarginazione delle ferite, nell'acne, nella porpora di Bateman e nelle lesioni da punture da insetti. Questa attività dermoprotettiva potrebbe essere dovuta alla notevole ricchezza in acqua del gel di Aloe, che esercita quindi azione idratante, isolante ed emolliente. La somministrazione: Il dosaggio consigliato va da 120 a 300 mg al giorno di estratto secco titolato da prendere alla sera, una mezz'ora prima di andare a dormire per non più di 15 giorni consecutivi, seguiti da una settimana di sospensione. Successivamente va assunto soltanto quando è necessario e comunque non più di 2 o 3 volte non consecutive alla settimana.Controindicazioni: Non va somministrata nel periodo della gravidanza, durante l'allattamento, nei bambini al di sotto dei 12 anni, nei pazienti con emorroidi e/o con fistole o ragadi perianali.

Nella sua ricerca Schuessler e' influenzato dai nuovi studi dell'epoca, in particolare dai lavori del fisiologo olandese J. Moleschott che evidenzia la fondamentale importanza dei sali inorganici per il nostro organismo, e del fondatore della patologia cellulare, R. Wirchow, che lega la patologia ad un 'malfunzionamento' della cellula stessa. Schusessler isola dodici sali inorganici, sostanze fondamentali per i processi chimico-fisici delle cellule, dunque importanti anche per la salute dell'intero organismo. La sua terapia biochimica si basa sul fatto che una normale attivita' cellulare e' legata ad un equilibrato contenuto di sali inorganici e nutritivi; la malattia invece e' 'espressione' di variazioni di questo contenuto di sostanze, in particolare di qualche carenza. La terapia consiste dunque nel somministrare al malato il sale di cui necessita, non tanto per supplire una mancanza quanto per stimolare la cellula ad assorbire maggiori quantita' dello stesso sale. Alla cellula viene dunque fornita l'informazione utile per ripristinare il proprio equilibrio interno e tornare dunque a svolgere al meglio la sua normale attivita'. La biochimica di Schuessler si differenzia dall'omeopatia innanzitutto perche' non si basa sulla somministrazione del 'rimedio' in base al principio di similitudine con i sintomi individuali evidenziati, si fonda invece su di un'attenta osservazione dei processi fisiologici e chimici dell'organismo. La malattia e i sintomi infatti vengono correlati ad una non corretta attivita' cellulare, a sua volta legata ad una mancanza/eccesso di uno dei 12 sali inorganici isolati da Schuessler. La terapia consiste dunque nello stimolare la cellula, grazie alla somministrazione del sale in questione, a ripristinare il proprio equilibrio assimilando la sostanza di cui necessita. Si diceva che i sali sono dodici, in realta' Schuessler aveva eliminato il dodicesimo, il Calcium sulfuricum, che fu poi ripristinato dai suoi successori negli anni a venire.
POSOLOGIA
I sali di Schuessler oggi vengono somministrati in compresse che vanno fatte sciogliere direttamente in bocca, senza acqua; in questo modo si predilige l'assorbimento perilinguale e si evita che il preparato passi attraverso l'apparato gastrointestinale. Durante una cura a base di preparati biochimici e' meglio evitare caffe', spezie piccanti, alcool e nicotina. Solitamente il dosaggio consigliato e': negli stati acuti 1-2 compresse anche ogni mezz'ora; per i casi cronici 1-2 compresse dalle 3 alle 6 volte al giorno da assumere mezz'ora prima dei pasti o un'ora dopo. Un caso a se' e' rappresentato dal Magnesium phosphoricum, il 'Sette ruggente', le cui compresse si assumono facendole sciogliere in acqua calda. In ogni caso per le modalita' di assunzione rivolgersi sempre ad un medico.
I PRIMI TRE SALI
. 1 CALCIUM FLUORATUMIl fluoruro di calcio e' indicato per tutti i problemi legati all'elasticita' dei tessuti. Si trova nello smalto dei denti, nelle unghie e nell'epidermide. Esso rinforza i tessuti dei piccoli vasi e migliora la circolazione. Indicato in caso di: emorroidi, varici, ernia al disco, sclerosi dei tessuti, debolezza muscolare...
N. 2 CALCIUM PHOSPHORICUMIl fosfato acido di calcio e' una sostanza fondamentale per la struttura ossea, agisce sulle membrane cellulare e contribuisce alla formazione delle proteine. Oltre a rinforzare ossa e denti, stimola la formazione di nuove cellule nel sangue e favorisce la digestione. Indicato in casi di: patologie che colpiscono ossa e denti, problemi di circolazione, anemia, debolezza...
N. 3 FERRUM PHOSPHORICUMIl ferro e' fondamentale per l'organismo, non solo per l'emoglobina; interviene in parecchi processi enzimatici, e aiuta l'organismo a difendersi dalle infezioni, fondamentale durante il processo di crescita, durante la gravidanza e l'allattamento. Indicato in caso di: disturbi che insorgono improvvisamente, fasi iniziali di stati febbrili ed infiammatori, raffreddori, anemia, dolori muscolari, gastrite acuta...
N. 4 KALIUM CHLORATUMIl potassio e' un elemento importante per il nostro organismo, e' importante soprattutto per il metabolismo, infatti 'partecipa' col suo apporto alla sintesi proteica ed alle scissione dei carboidrati.Il clorato di potassio e' indicato soprattutto per contrastare la formazione di muco. Viene consigliato in caso di: infiammazioni fibrinose dovute a disturbi di gola, occhi ed orecchie, polmonite, bronchiti, infiammazioni delle guaine che ricoprono i tendini, geloni, reumatismi...
N. 5 KALIUM PHOSPHORICUMSale fondamentale per la produzione di globuli rossi, ma anche di tessuti e cellule muscolari, nervose e cerebrali. Una sua carenza, oltre ad affaticare gli organi interessati, provoca disturbi di tipo psicologico, quali problemi della memoria, abbattimento, senso d'angoscia...Il fosfato biacido di potassio e' particolarmente indicato in caso di patologie acute o croniche, nonche' per casi di esaurimento fisico e psicologico. Viene prescritto a sostegno di terapie che curano disturbi cardiaci, in caso di malattie infettive che indeboliscono il fisico, di emorragie, ma anche per: insonnia provocata da ansia e nervosismo, depressione, svogliatezza, mal di testa...
N. 6 KALIUM SULFURICUM Il solfato di potassio, insieme al fosfato di ferro e al clorato di potassio, interviene in caso di infiammazioni. I primi due sono utili rispettivamente per il primo (tumefazione senza secrezioni) e il secondo (secrezioni dense) stadio di uno stato infiammatorio; il Kalium Sulfuricum e' invece fondamentale nel terzo stadio, caratterizzato da secrezioni catarrali. In generale facilita l'espulsione di muco e la disintossicazione dell'organismo. Viene prescritto per: stati infiammatori cronici, presenza costante di catarro (in gola, naso, orecchie...), eruzioni cutanee con desquamazioni, gastriti...
N. 7 MAGNESIUM PHOSPHORICUMIl fosfato di magnesio e' fondamentale in quanto nutrimento di fibre muscolari e nervose. In genere viene consigliato per contrastare dolori e spasmi acuti, nevralgie, emicranie, dolori mestruali...
N. 8 NATRIUM CHLORATUM (MURIATICUM)Il cloruro di sodio, ovvero il nostro comune sale da cucina, si trova soprattutto nel liquido extracellulare (in particolare nei reni e nello stomaco), mentre circa un terzo del sodio totale presente nel nostro organismo si trova nelle ossa e nelle cartilagini. Il suo compito fondamentale nel nostro corpo e' quello di regolare la ritenzione idrica, l'equilibrio acido-basico e la pressione osmotica. Semplificando, si puo' dire che regola la distribuzione di liquidi nei tessuti.Il cloruro di sodio e' indicato in caso di: ipertiroidismo, eccessivo gonfiore o, al contrario, troppa 'secchezza', catarro con secreti liquidi, cefalee ed emicranie, isterismo, nevrastenia, spossatezza...
N. 9 NATRIUM PHOSPHORICUMIl fosfato bisodico favorisce i processi di 'smaltimento rifiuti' del nostro organismo. Infatti: mantiene in soluzione l'acido urico in modo che venga facilmente eliminato, contribuisce al ricambio di ossigeno del sangue, favorisce l'eliminazione di quanto prodotto dal processo metabolico, 'collabora' anche al metabolismo dell'acido lattico.In generale il fosfato bisodico viene consigliato in tutti i casi di eccessiva presenza di acido. E' indicato, nei bambini soprattutto, in presenza di patologie acute e croniche legate a 'malfunzionamenti' del metabolismo, acetonemia, vomito acido, reumatismi... Altri disturbi che prevedono la prescrizione del sale n. 9 sono: tonsilliti, cistiti, calcoli biliari e renali, infiammazioni degli occhi, eruzioni cutanee che provocano la comparsa di macchie color marroncino tenue.
N. 10 NATRIUM SULFURICUMAltro elemento importante per la disintossicazione dell'organismo. Esso infatti e' presente soprattutto nella linfa e contribuisce all'eliminazione dei nostri 'rifiuti' metabolici e stimola la secrezione biliare. Il solfato sodico anidro e' utile in caso di disturbi che colpiscono fegato, reni e colecisti, ma anche in presenza di: dermatiti, ulcere e piaghe acquose sugli arti inferiori, influenza...
N. 11 SILICEAL'acido silicico e' importantissimo nel processo di formazione e mantenimento del tessuto connettivo, ovvero epidermide, capelli, unghie, ossa e mucose. Questo sale irrobustisce i tessuti. Silicea 'partecipa' inoltre, insieme ad altre sostanze, al metabolismo del calcio, contribuisce al suo assorbimento a partire dagli alimenti.L'acido silicico viene consigliato in caso di: stati infiammatori (acuti o cronici) con pustole, malattie delle unghie, fistole ossee, carie, rachitismo... E' utile anche per rinforzare le pareti di vasi sanguigni.
N. 12 CALCIUM SULFURICUMAnche il solfato di calcio interviene nel nostro organismo stimolando il metabolismo e migliorando la coagulazione del sangue.Viene consigliato in caso di: tutti gli stati infiammatori purulenti, acne, ascessi, ferite che faticano a rimarginare, nefrite, cistite, reumatismi
___________________________
ALOE FEROX Fonte: http://www.naturaservice.com/aloeferox.htm
Storia della pianta miracolosa La storia dell'aloe è ricca d'effetti terapeutici notevoli.Le aloe con valore medicinale sono: l'Aloe vera, l'Aloe ferox e l'Aloe arborescens.I marinai navigando da est ad ovest alla ricerca di una rotta intorno al mondo, utilizzavano l'aloe per medicare la loro pelle screpolata dall'acqua salata, dalle funi e dalle vele irruvidite dal mare. I missionari dei Paesi mediterranei fecero conoscere l'effetto calmante dell'aloe ai primi abitanti delle Americhe. Alla fine degli anni 40 il trattamento a base d'Aloe arborescens e ferox si rivelò ottimale su persone colpite da radiazioni nucleari. Numerosi esperimenti hanno dimostrato i diversi effetti terapeutici di queste piante:- effetto antimicotico (per affezioni causate da funghi)- effetto anticancerogeno- effetto antinfiammatorioI principi attivi dell'aloe stimolano la rigenerazione e il rinnovamento cellulare e contemporaneamente ne rallentano l'invecchiamento Proprietà terapeutiche tradizionali Conosciuti da sempre, ma da parecchio tempo ormai lasciati nel dimenticatoio, gli effetti terapeutici dell'aloe rivivono oggi un'autentica rinascita. Vecchi dipinti rupestri africani raffigurano le aloe e i loro impieghi. I Fenici, i Greci, i Romani ci hanno tramandato numerosi consigli relativi agli effetti preventivi e curativi di diverse malattie delle foglie e dell'estratto dell'aloe.Pare che le due celebri regine Cleopatra e Nefertiti, non si siano servite solamente del latte di giumenta come cosmetico ma anche del gel d'aloe. Una delle possibili cause della morte di Cleopatra sarebbe stato l'elevato contenuto in piombo dei suoi cosmetici, utilizzando solo prodotti a base d'aloe sarebbe stata bella anche in età avanzata! Una nota su un papiro vecchio di 3500 anni descrive in geroglifici il valore medicinale dell'aloe. 2000 anni fa il medico Dioscoride spiegò gli effetti terapeutici dell'aloe nei casi di colpo di sole e ustioni. Egli raccomandava l'aloe per la cura della pelle, dei capelli e differenziava chiaramente le due secrezioni dell'aloe:- il succo amaro e giallastro estratto dall'epidermide verde, la superficie della foglia,- il gel estratto dall'interno della foglia; Alessandro il Grande: A suo dire l'isola di Socotra non fu conquistata per ragioni di strategia militare ma unicamente per fornire quantitativi sufficienti di foglie d'aloe alle proprie armate, durante le spedizioni militari. Marco Polo: L'Aloe vera proveniente dall'Arabia fu esportata in India e in Cina prima dell'arrivo di Marco Polo. Egli scoprì con l'Aloe vera una pianta terapeutica importante della medicina orientale, coltivata su larga scala. Colombo: Quattro piante sono indispensabili per l'uomo: il frumento, la vite, l'olivo e l'aloe. La prima nutre, la seconda rallegra, la terza dà armonia e la quarta dà salute.Dopo la scoperta dell'America 5 secoli fa, Christobal Colon (Cristoforo Colombo) portò questo messaggio al suo re. Quest'uomo che entrò nella storia col nome di Colombo esploratore del Nuovo Mondo, curava le ferite del suo equipaggio con l'aiuto delle foglie d'aloe importate dalla Spagna. Più tardi schiavi africani importarono piante intere d'aloe in America. Queste piante furono coltivate dagli schiavi e dagli altri immigrati nel Nuovo Mondo e grazie al suo valore medicinale l'aloe guadagnò un'importanza crescente Usi tradizionali nell'Africa del Sud Esempi della medicina popolare I primi abitanti dell'Africa del Sud conoscevano un gran numero di utilizzi dell'aloe. Nell'Africa del Sud ci sono circa 130 differenti specie d'aloe. Alcune di esse crescono solo localmente. Siccome le diverse tribù africane dovevano spesso percorrere delle lunghissime distanze per incontrarsi, la popolazione utilizzava da sempre per una stessa applicazione diverse specie d'aloe, a seconda di quella che trovava più vicina. Le applicazioni erano valide indipendentemente dalle specie. L'attuale direttore di una grande impresa racconta che, lui, i suoi fratelli e le sue sorelle, erano curati dai nonni con del succo molto amaro di un'aloe in caso di mal di pancia e altri disturbi. Ad alcune specie d'aloe si attribuisce un potere mistico, così come la facoltà di proteggere dalle malattie e dai nemici.I membri della tribù dei Pondons rinfrescavano la loro pelle con l'aloe aristata, grazie al suo effetto tonificante.La tribù dei Xhosa utilizzavano la polpa delle foglie e il succo giallo (contenente aloina) dell'Aloe saponaria e dell'Aloe terrier, per curare diverse malattie parassitarie. Anche la più conosciuta tribù degli Zulù combatteva i vermi con l'aloe, specialmente con l'aloe marlothii.Tutte le tribù utilizzavano inoltre Aloe ferox e saponaria per medicare piaghe infette, ustioni, eczema. Il trattamento consisteva nel tagliare una foglia fresca e nell'applicarla direttamente sulla parte interessata Indicazioni terapeutiche generali L'impiego tradizionale delle foglie d'aloe era sia esterno che interno. Le foglie fresche erano applicate direttamente, il succo estratto dell'interno della foglia, quindi senza aloina, serviva come bibita, il succo amaro giallastro dall' alto contenuto di aloina, veniva somministrato in piccole quantità. Tutte le tribù si servivano dell'aloe fresca in caso di ferite profonde, ustioni, piaghe infette. Le tribù dei Xhosa, degli Zulù, dei Suthos, utilizzavano il succo amaro anche in caso di infiammazioni o infezioni agli occhi (non fatelo!!), come purgante per favorire l'evacuazione e come aiuto per la digestione.Se assunto durante la gravidanza il succo amaro giallastro dell'aloe può provocare un aborto, ecco perché non si possono assumere lassativi a base di aloina in particolar modo durante i primi tre mesi di gestazione. L'habitat L'habitat naturale delle Aloe ferox è la zona costiera del Sud e del Nord Est dell'Africa del Sud, un'estensione lunga 900 Km e larga 400, tra il 20° e il 31° grado di longitudine.L'aloe evita le dune sabbiose vicino alla costa e preferisce gli altopiani e i pendii delle colline.L'habitat naturale delle Aloe ferox è la zona costiera del Sud e del Nord Est dell'Africa del Sud, un'estensione lunga 900 Km e larga 400, tra il 20° e il 31° grado di longitudine.L'aloe evita le dune sabbiose vicino alla costa e preferisce gli altopiani e i pendii delle colline. I principi attivi dell'Aloe ferox Il succo d'aloe contiene più di 200 sostanze diverse, per esempio:- antrachinoni, tra cui aloina e emodina;- aminoacidi, molti dei quali sono essenziali per l'uomo. Il nostro corpo non li può fabbricare da solo e deve trovarli nell'alimentazione;- saccaridi come il prezioso acido uronico;- enzimi come amilase e la lipase che aiutano la digestione ed enzimi più rari come la bradichinase;- vitamine come la vit.E sottoforma naturale, che il corpo assorbe con facilità;- minerali ed oligoelementi come il calcio e il ferro;- polisaccaridi, come l'acemannano composto da una moltitudine di molecole;- altre sostanze come l'acido acetilsalicilico o il betasitosterolo. Contrariamente all'Aloe vera l'Aloe ferox ha un contenuto molto elevato di calcio e aminoacidi. Il succo giallastro che dà all'Aloe ferox il nome di aloe amara, contiene tre diversi altri elementi, la nota aloina e l'emodina di aloe. Il contenuto di succo amaro può variare da un 13 a un 30%. Si è constatato che le aloe più ricche di spine contengono una maggior quantità di succo amaro.Il succo d'aloe trasparente, che viene dall'interno della foglia e che ha la consistenza di un gel, contiene preziosi polisaccaridi idrosolubili, che per questo si trovano all'interno delle foglie dove il contenuto in acqua è elevato.
Le foglie di tutte le specie d'aloe mostrano pressa poco la stessa forma fisica:- un'epidermide, più o meno spessa (strato superiore);- l'interno, gelatinoso.
L'aloe secerne due diversi succhi:- un succo amaro, giallastro e vischioso;- un succo trasparente, verdastro e gelatinoso. SCHEMA: SEZIONE DELLO STRATO SUPERIORE DI UNA FOGLIA- apertura o stoma sulla superficie della foglia- cellule dell'epidermide
- cristallo di ossalato di calcio

- cellule pericicliche contenenti succo amaro

- cellule del parenchima contenenti gel


- vaso contenente succo amaro L'aloina L'aloina chiamata anche barbaloina dal momento che si trova anche nell'Aloe barbadensis, è in effetti un C-glucoside dell'emodina dell'aloe, cioè uno zucchero dell'emodina dell'aloe. I chimici l'hanno descritta come un misto di due diasteromeri che sarebberol'aloina A e l'aloina B. Il succo amaro bruno-giallastro dell'aloe è un lassativo molto efficace. L'effetto lassativo non viene dall'aloina ma dalla presenza dell'emodina di aloe, che non contiene zuccheri. L'aloina di per sé sarebbe leggermente lassativa, ma nella flora intestinale dell'uomo, l'aloina viene trasformata in emodina (antrone). Il succo amaro possiede comunque un effetto lassativo. Come pure delle quantità infinitesimali di succo amaro si rivelano efficaci anche in caso di certe forme di artrite e affezioni reumatiche. Le ricerche relative a queste terapie sono ancora però all'inizio.
SCHEMA: LA COMPOSIZIONE CHIMICA DELL'ALOINA I polisaccaridi La maggior parte degli effetti terapeutici dell'aloe derivano dal suo contenuto in polisaccaridi, cioè in glucidi lunghi che possono essere suddivisi in mucopolisaccaridi e omopolisaccaridi.Questi polisaccaridi complessi sono composti da monosaccaridi, cioè da numerosi elementi più piccoli: i cosiddetti glucidi semplici. Questi elementi più piccoli possono essere identici (per esempio l'acemannano, che è composto unicamente da elementi di mannosio) o diversi. Esempi di polisaccaridi d'Aloe ferox sono: ramnosio, l'arabinosio, lo xilosio, l'acemannano, il galattosio, il glucosio con l'acido glucoronico e l'acido galatturonico. Le macromolecole arabinogalactano, ramnogalacturomano e il glucomannoglicano sono responsabili della consistenza vischiosa della foglia. Dietro a questi nomi complicati si nasconde un gruppo di sostanze vegetali oggetto da molto tempo di intense ricerche scientifiche. I polisaccaridi influenzano in effetti il sistema immunitario non specifico dell'uomo, aumentandone le difese contro germi patogeni (cioè portatori di malattie).In una foglia d'aloe si possono trovare anche emicellulose non idrosolubili, xilano e xiloglucano, presenti anche in molte altre piante. Oltre ai polisaccaridi, il gel, il succo e il succo amaro contengono un buon numero di altre sostanze bioattive, delle quali non è conosciuto il funzionamento terapeutico.
Esempi di benefici apportati dai polisaccaridi:- In applicazioni esterne il gel possiede effetti antinfiammatori, influenzando quelle sostanze che partecipano alle reazioni infiammatorie e alla generazione del dolore,(influenza dell'aloe sulla bradichina , sulla prostaglandina e sul tromboxano). - Esperimenti di laboratorio hanno provato che il gel d'aloe stimola la produzione dei linfociti e dei fibroblasti nella pelle e nei tessuti connettivi, questo può accelerare la cicatrizzazione delle piaghe. L'acemannano sembra poter influenzare il sistema immunitario. Aiuta a formare nelle membrane delle cellule uno schermo protettivo contro i germi patogeni aggressivi. - Sia il gel che il succo amaro d'aloe fermano la proliferazione dei batteri e dei funghi dannosi per l'uomo. - Generalmente si è osservato un effetto antiedematoso dei polisaccaridi sull'uomo, dovuto probabilmente alla loro capacità di ritenere acqua. Ciò significa che essi possono diminuire il ristagno di liquidi nei tessuti, in diverse parti del corpo. Si deve prendere sul serio il problema dell'istaurarsi degli edemi e la sua causa va ricercata anche con l'aiuto medico, ma vale la pena tentare di combattere la ritenzione idrica con il succo di aloe! Nel succo e nel gel non modificati da riscaldamento, da agenti organicid'estrazione o da altri fattori, tutti gli enzimi , le sostanze bioattive, i polisaccaridi vengono conservati. La fabbricazione del succo e del gel Il succo (estratto dalle foglie fresche) Esistono tre diverse procedure per ottenere un succo o una bevanda a base d'aloe. Per nessuna delle tre è stata stabilita sino ad ora una classificazione chiara in materia legislativa (agro-alimentare) europea. Ciò che porta il nome di succo in America e in altri Paesi, non ha il diritto alla stessa denominazione, per le leggi europee. La denominazione di succo di frutta è nettamente differente in ogni Paese europeo. Per l'aloe una regolamentazione precisa è data solamente dai produttori, secondo i metodi di fabbricazione. Per quanto concerne la produzione di bevande a base d'aloe bisogna precisare che:-la produzione avviene a partire dalla foglia intera senza aloina nè emodina e senza scaldare il prodotto grazie a un processo specifico di pressurizzazione. Qualunque sia la legislazione alimentare o farmaceutica del Paese interessato, solo questo metodo dà un prodotto meritevole della denominazione di succo o estratto di pianta fresca non diluito (e ottenuto per pressione a freddo).-la produzione di una bevanda a base d'aloe parte da un concentrato liquido. Il prodotto può essere più o meno concentrato, per esempio a due o tre volte il suo volume. In seguito bisogna ricostruire il volume diluendolo con dell'acqua, come si fa con gli sciroppi.-la produzione si ha anche da una polvere d'aloe standardizzata contenente delle sostanze ben determinate che sono state seccate e congelate, o seccate e polverizzate grazie ad un processo specifico. Il primo metodo, cioè, la spremitura della foglia intera, è il più naturale. Con esso si ottiene un vero medicamento naturale globale, contenente l'insieme dei principi attivi delle foglie fresche d'aloe. Spesso a seconda del momento della raccolta, l'aspetto, l'odore e il gusto di questo prodotto naturale possono variare. Nel momento della produzione della maggior parte del succo di Aloe vera, la pelle superiore della foglia è separata dal gel interno e dopo la spremitura vengono riunite. Questo processo può far perdere delle sostanze preziose. Il succo d'aloe di migliore qualità è ottenuto con spremitura a freddo della foglia intera senza le sostanze amare, proprio come la utilizzavano i primi abitanti dell'Africa del Sud. La spremitura necessita ovviamente di un processo specifico, poiché le foglie d'aloe non sono certo paragonabili a delle arance! Il succo di una foglia intera, cioè della scorza e della trama sottostante della foglia è sottoposto ad una rapida decomposizione enzimatica e microbica, immediatamente dopo la fabbricazione deve essere perciò stabilizzato e conservato. La stabilizzazione è ottenuta aggiungendo dell'acido citrico o dell'acido ascorbico, vitamina C, mentre per la conservazione sono sufficienti infinitesimali quantità di conservanti comunemente usati (sorbato di potassio). Delle bevande d'aloe trasparenti acquose, a base d'Aloe vera, possono in certi casi essere prodotte senza conservanti, ma devono essere sottoposte di solito ad un'ulteriore filtrazione. Questo processo elimina infatti (grazie a una forte pressione e a filtri appositi), funghi, lieviti e altri microrganismi che si moltiplicherebbero invece molto rapidamente ma, per converso, questo procedimento impoverisce il succo di preziose sostanze. La raccolta del succo e del gel, a partire dalla foglia intera Il processo di raccolta del succo amaro è ormai una tradizione vecchia di diversi secoli, tramandata fino a noi oralmente, dalla popolazione nera locale. Le foglie d'Aloe ferox raccolte sono subito disposte in forma di spirale su un cassone speciale che un tempo era di cuoio, attorno a una cavità nel terreno.
Alcuni artigiani hanno introdotto direttamente un container sottoterra per raccoglierne il succo. Se la disposizione a spirale non è effettuata correttamente il succo non può colare e se invece la spirale crolla la raccolta è perduta perché il succo fuoriesce immediatamente dopo il taglio della foglia. La spremitura delle foglie intere I succhi d'aloe di buona qualità sono puri, ottenuti con pressione a freddo della foglia fresca intera. Solo questo processo né conserva interamente i principi attivi. Temperature superiori ai 50° ad esempio distruggono parte delle sostanze preziose dell'aloe.
Questo metodo di raccogliere il succo dalla trama trasparente e dall'epidermide verde delle foglie non dà un succo trasparente ma un liquido verdastro poco trasparente il cui colore può variare secondo il momento della raccolta. Questo succo ottenuto con spremitura a freddo e senza estrazione non ha una consistenza liquida ma piuttosto quella di un gel. I gel d'aloe I gel d'aloe di buona qualità devono assolvere gli stessi criteri dei succhi. I gel puri d'aloe dovrebbero essere fatti con pressione della foglia fresca intera e il prodotto finito deve contenere almeno 1/3 di questo gel. Esiste comunque del gel fabbricato a partire dall'aloe secca in polvere standardizzata, ma solo i gel freschi contengono un buon numero di polisaccaridi complessi. Le polveri sono di solito allungate con altri polisaccaridi senza effetti terapeutici. I mucopolisaccaridi d'aloe possono ritenere grandi quantità d'acqua e hanno anche effetti idratanti e leviganti per la nostra pelle. Il procedimento di fabbricazione del succo o del gel fresco è relativamente complicato e richiede un bel po' d'esperienza e di pratica. Una semplice mescolanza tra un succo d'arancia o altri elementi con dell'estratto d'aloe, non dà sicuramente un prodotto con proprietà terapeutiche. Effetti terapeutici dell'Aloe ferox Nel corso di diversi secoli l'aloe d'Africa ha fornito materia prima ai medici di questo immenso continente per la preparazione dei loro medicamenti e, ancora oggi, gli Africani hanno fiducia nei rimedi della medicina tradizionale.Si suppone che ben 2/3 della popolazione africana non utilizzi la medicina moderna, troppo costosa e praticata in studi medici spesso troppo lontani dalle abitazioni. Anche la popolazione delle città e le persone ben istruite, che hanno magari studiato in università europee, seguono i consigli di un medico moderno ma preferiscono affiancarli con la terapia tradizionale.Alcune specie d'aloe sono velenose e vengono utilizzate come curaro e esche da caccia. Diverse specie di aloe sono servite e servono tutt'oggi per curare piaghe e ustioni e altre malattie oggetto anche ai nostri giorni di ricerche scientifiche. Gli effetti terapeutici menzionati nei capitoli seguenti provengono da una tradizione culturale etno-medica, dall'esperienza degli utilizzatori moderni e da diversi esperimenti scientifici effettuati in Giappone in America e in Africa del Sud. · Per i trattamenti complementari di tutti i tipi d'ustioni, colpi di sole inclusi.
· Per accelerare la guarigione di piaghe, in caso di ferite e operazioni.
· Per il trattamento complementare di dolori articolari, di reumatismi e certe forme d'artrite.
· Per il trattamento complementare di certe forme allergiche e in caso di eczemi e psoriasi (ancora in discussione!).
· Per attenuare le infiammazioni gengivali e delle mucose orali.
· Per rallentare l'invecchiamento delle cellule e proteggere dai radicali liberi. Per rigenerare e fortificare globalmente, come elisir di lunga vita.
· Per abbellire la pelle rallentandone l'invecchiamento.
· Per aumentare le difese immunitarie non specifiche.
· Per diminuire la sensibilità alle infezioni soprattutto utilizzando come complemento della vitamina C naturale come quella contenuta nell'acerola o nella Rosa canina.
· Per combattere il diabete mellito. Le allergie Che cos'è un'allergia? Il nostro sistema immunitario è specializzato nel riconoscere delle sostanze esterne e nel classificarle come pericolose o innocue per l'organismo. Se la sostanza estranea viene riconosciuta come nociva, dei meccanismi specifici del sistema immunitario si mettono in azione. Un'allergia si manifesta nel caso in cui il sistema immunitario reagisca a delle sostanze inoffensive per l'organismo. Reazioni allergiche si possono manifestare per esempio a causa del pelo del gatto, dei rifiuti organici degli acari , di certe sostanze alimentari come le proteine e il lattosio del latte. Nello stesso modo, praticamente tutti i pollini delle diverse famiglie di piante, possono provocare allergie. Le allergie incrociate sono particolarmente sgradevoli perché sono difficili da identificare e ancor più da prevenire. Per quanto riguarda le sostanze alimentari esiste una forma più inoffensiva d'allergia detta intolleranza. Per esempio, in caso d'intolleranza al lattosio, esso può essere tollerato in piccole quantità, il latte vaccino sarà escluso dall'alimentazione ma la maggior parte dei formaggi a pasta dura potrà essere consumata senza alcuna reazione brusca da parte dell'organismo. Un'allergia diventa invece pericolosa quando provoca il cosiddetto shoc anafilattico, per esempio a causa di una puntura d'ape. Le origini Negli ultimi 20' anni le malattie allergiche non hanno smesso di aumentare, ma non possiamo dimenticare che la ricerca medica per individuarne le cause migliora in continuazione. Tuttavia, ai nostri giorni, il sistema immunitario deve far fronte a molte più allergie potenziali rispetto al passato.L'evoluzione umana è purtroppo molto più lenta della trasformazione di certe sostanze in allergeni.Due tesi molto contraddittorie tra loro che tentano di dare una spiegazione a questo aumento di manifestazioni allergiche sono in discussione:- tesi n.1: il nostro sistema immunitario è generalmente indebolito a causa dell'ambiente circostante e dell'uso indiscriminato di farmaci, come le nostre condizioni di vita e abitudini alimentari di anno in anno paralizzano le difese immunitarie del nostro organismo. Ciò significa che rinforzando lentamente ma in modo regolare il sistema immunitario ed evitando gli allergeni, possiamo guarire l'allergia.- tesi n.2: il nostro sistema immunitario subisce continuamente uno stress negativo che lo rende incapace di distinguere situazioni, che necessitano la mobilitazione delle difese, da tutte le altre situazioni. I sintomi allergici Tra le malattie allergiche classiche abbiamo:-il raffreddore da fieno, scatenato nella maggior parte dei casi da pollini di graminacee (segale, Dactylus glomeratus) o da pollini di betulla e salice;-l'asma, che sovente è ereditaria;-l'eczema, atopico o pruriginoso, scatenato da una moltitudine di fattori diversi;-l'edema (ritenzione di liquidi), a livello di labbra, occhi, gambe, che si può avere per esempio subito dopo aver mangiato una fragola;-l'orticaria.
Tra le malattie allergiche non specifiche abbiamo invece:-mal di testa e dolori articolari;-problemi di stomaco e d'intestino;-vertigini;-otiti croniche. Misure preventive E' consigliato, se si ha la possibilità, allattare al seno i piccoli nati e non fumare in ambienti chiusi in presenza di neonati e bambini. Far attenzione a mantenere l'ambiente povero di allergeni, soprattutto la camera da letto, niente tappeti né mobili che possono diffondere sostanze nocive, alimentarsi rispettando le stagioni, scegliendo prodotti completi e evitando eccessi di alimenti esotici. L'effetto terapeutico dell'Aloe ferox in rapporto alle allergie Il succo e il gel freschi hanno un effetto ottimale sulle allergie di tutti i tipi. Entrambi sono utilizzati con successo nei trattamenti allergici. Si suppone che tra le sostanze a effetto terapeutico vi siano anche i polisaccaridi e l'acido grasso betasitosterolo contenuti nell'aloe. I polisaccaridi hanno un effetto fortificante non specifico in rapporto al sistema immunitario, il betasitosterolo eviterebbe delle reazioni troppo brusche dell'organismo e aumenterebbe la tolleranza verso gli allergeni. Chi vive alle Isole Canarie, in Spagna o in Africa del Sud può approfittare delle foglie fresche di aloe. Altrimenti si può seguire per alcuni mesi una cura a base di succo d'aloe, senza dimenticare di informarsi preventivamente sul metodo di fabbricazione di tale succo. I conservanti che vengono aggiunti alla maggior parte dei succhi d'aloe in commercio (ad eccezione sembra del sorbato di potassio) possono infatti creare reazioni allergiche in persone predisposte. I conservanti sono purtroppo indispensabili, senza di essi i succhi d'aloe potrebbero deteriorarsi nell'arco di una sola giornata, sviluppando tra l'altro germi tossici e nocivi.
I succhi senza conservanti possono essere altrettanto pericolosi di quelli contenenti conservanti per le persone allergiche perché la fermentazione e la proliferazione di microbi possono dare luogo alla formazione di sostanze non controllabili aventi una grande potenzialità di sviluppare reazioni allergiche.I conservanti, essendo invece controllabili, sono più sicuri per persone allergiche. Il sorbato di potassio, l'acido benzoico e l'acido sorbico, per citarne solo i più conosciuti, non sono certo tutte sostanze naturali, ma vengono utilizzati in quantità minime. Il sistema immunitario Generalità Il sistema immunitario dell'uomo è un intreccio complicato. Numerosissime piccole ruote di uno stesso ingranaggio si muovono per uno stesso obbiettivo: proteggere l'organismo dagli invasori nocivi che lo ammalano. Sono i polisaccaridi che rinforzano il sistema immunitario non specifico. E' stato provato che certi polisaccaridi dell'aloe hanno un effetto diretto su particolari cellule del sistema immunitario, essi attivano e stimolano i macrofagi, i monociti e le cellule killer T, che sono tutte cellule fagocitarie specializzate che liberano l'organismo da, ad esempio, proteine esterne. Il modo in cui i polisaccaridi agiscono sul nostro sistema immunitario non è ancora completamente chiaro e continua ad essere rimesso in discussione. L'effetto immunostimolante delle difese non specifiche può portare in caso di assunzioni di quantità elevate (1/2 litri o più) a un aumento dei leucociti. Questo può provocare gonfiore ai gangli linfatici, gonfiore che testimonia la reazione immunitaria. E' grazie alla combinazione di polisaccaridi e altre sostanze che si ottiene anche un effetto antinfiammatorio. L'effetto antalgico immediato è provato e può essere spiegato grazie alla presenza dell'acido salicilico (principio attivo dell'aspirina). A.I.D.S. Attualmente delle persone sieropositive assumono succo d'Aloe vera e ferox in grandissime quantità perché sembra che possa ritardare la conclamazione della malattia. Un dosaggio preciso non è ancora stato stabilito. Uno studio americano sull'Aloe vera locale ha dimostrato che, in un gruppo ristretto di pazienti affetti da A.I.D.S. conclamata, l'evoluzione della malattia è stata ritardata e migliorata e i sintomi hanno manifestazioni meno intense. Il dosaggio giornaliero di succo d'aloe, in questo caso, è di circa 1/2 litro. Cancro Si presume oggi che alcuni mucopolisaccaridi abbiano un effetto anticancerogeno anche se è ancora prematuro parlare di risultati certi. Studi clinici sull'uomo non sono però ancora stati fatti. Sono soprattutto scienziati giapponesi con le loro équipes che conducono le ricerche in questo campo. Cure dermatologiche (igiene della pelle) Con una superficie di 1,5/2 metri quadrati, la pelle è il più grande organo umano. Grazie ad essa tutti gli organi interni vengono protetti da aggressioni esterne, da virus, batteri, funghi e raggi UV.L'espressione "avere la pelle dura" rende appieno la componente psicologica che è una tra le numerose funzioni di questo organo, quella cioè di proteggerci dall'ambiente circostante. La pelle è costituita da tre strati:- l'epidermide, che costituisce con lo strato corneo la protezione diretta per l'organismo dagli agenti esterni e assicura la regolazione termica.
- il derma, che ha la funzione di organo sensoriale e di nutrire l'epidermide.
- l'ipoderma, che costituisce una riserva d'acqua e ha anche una funzione SCHEMA: SEZIONE DELL'EPIDERMIDEUscita della ghiandola sudoripara, epidermide Strato corneo
Strato di cellule spinose
Strato di cellule basali, derma
Rete di nervi e vasi sanguigni, muscolo
Ghiandola sebacea
Bulbo pilifero
Ghiandola sudoripara, elementi che consentono il tatto
Estremità di una fibra nervosa che assicura la sensibilità in profondità La maggior parte dei prodotti cosmetici agiscono soltanto a livello dell'epidermide. Numerosi scienziati in cosmetologia hanno provato a più riprese a utilizzare dei mediatori, i liposomi per esempio, come agenti specifici di trasporto, per portare i principi attivi agli strati cutanei più profondi Sprovvisto di un rivestimento artificiale di liposomi, il gel d'aloe possiede comunque sostanze naturali di mediazione. Questi mediatori sono in grado di attraversare gli strati cutanei più profondi e ciò non solo in una pelle sana ma anche in presenza di infiammazioni o lesioni. I gel d'aloe penetrano fino allo strato germinale della pelle e aumentano la capacità di rigenerazione delle cellule. I gel d'aloe donano elasticità alla pelle agendo direttamente sulle fibre del collagene. Fattore di idratazione I gel d'aloe fabbricati a partire dal gel fresco contengono una moltitudine di polisaccaridi complessi capaci di trattenere delle grandi quantità di acqua. Ciò dona alla pelle un aspetto idratato, la rende liscia ed elastica e allo stesso tempo ne attenua le rughe.Sebbene i gel d'aloe penetrino in profondità, lasciano sulla superficie della pelle un film d'idratazione che protegge la pelle dagli agenti atmosferici e dall'inquinamento. Consigli per l'utilizzazione del gelPer favorire la rigenerazione della pelle è consigliato applicare il gel prima della crema da notte o al posto di questa. Attendere qualche minuto affinché il gel abbia il tempo di penetrare e applicare altre creme. Il gel possiede un leggero effetto astringente che lascia quindi una sensazione momentanea come di tensione sulla pelle.I gel d'Aloe ferox rappresentano un'eccezione tra tutti gli altri gel d'aloe e hanno i seguenti vantaggi: contengono un'alta percentuale di calcio e una quantità di aminoacidi essenziali molto più elevata di altri gel. Il calcio e gli aminoacidi sono sostanze molto importanti per la struttura della pelle. L'invecchiamento delle cellule Già nell'antichità le diverse specie d'aloe erano conosciute come piante utili a conservare l'eterna giovinezza. Un'esatta spiegazione di questo effetto dell'aloe non è ancora stata trovata. Ciò che è sicuro è che invecchiando le cellule umane si rinnovano meno velocemente e le ghiandole sebacee e sudoripare rallentano la loro attività, la pelle si secca, perde elasticità e si formano le rughe. Questo processo è rafforzato ulteriormente dall'aggressione dei radicali liberi, dell'atmosfera e dai bagni di sole intensi.L'aloe, utilizzata sia internamente che esternamente, stimola la rigenerazione delle cellule e le protegge dai radicali liberi distruttori. In questo modo l'invecchiamento delle cellule e della pelle si rallenta. La stimolazione dello strato germinale dell'epidermide attiva anche la rigenerazione cellulare e il processo d'invecchiamento dei tessuti cellulari si rallenta in maniera naturale. Le malattie della pelle Eczema atopico e altri tipi d'eczema L'eczema atopico può colpire tutti indipendentemente dall'età. Un bambino su dieci e sempre più frequentemente gli adulti, possono soffrire di questa malattia. L'eczema atopico è un disturbo grave per le persone colpite, che si manifesta con crisi violente e ripetitive.Altri tipi d'eczema, caratterizzati da forti pruriti, rappresentano ugualmente una tortura per chi ne è colpito. I 2 metri quadrati che costituiscono la superficie della pelle sono spesso colpiti anche da lesioni e non rispondono più alla loro funzione di protezione da microbi aggressivi che possono così causare infezioni.Dal momento che l'origine dell'eczema atopico è ancora indeterminata, i pazienti spesso devono affrontare una vera e propria odissea passando da uno studio medico all'altro. Cos'è l'eczema atopico I medici non hanno ancora trovato un accordo in proposito. I dermatologi lo classificano come una malattia inguaribile. Per attenuare il prurito e proteggere la pelle da eventuali infezioni causate dai graffi, essi prescrivono pomate a base di cortisone.I medici che adottano la medicina naturale considerano l'eczema atopico e le altre forme d'eczema come malattie auto immuni del metabolismo. Non approfondiamo questo argomento per rimanere nel nostro tema. Si suppone che un trattamento a base di Aloe ferox o Aloe vera e gel d'aloe abbia effetti benefici in caso d'eczema atopico e di altre malattie della pelle di natura eczematica.Il succo d'aloe deve essere consumato in dosi molto massicce, più di quando lo si assume come elisir di lunga vita. La quantità deve essere valutata individualmente, tra100 e 300 ml il giorno, per almeno due-tre mesi consecutivi di cura.Il gel invece va applicato più volte nell'arco di una giornata sulle zone interessate, se precedentemente tenuto in frigorifero, può generare un particolare sollievo e gli effetti rinfrescanti e idratanti calmano immediatamente il prurito. I numerosi ingredienti rigeneranti del gel rinnovano non solo la superficie della pelle, ma penetrano in profondità. La pelle, spesso sottile come una pergamena dopo un trattamento a base di cortisone, guadagna in elasticità e diviene più liscia. Le origini La geneticaI pazienti colpiti da eczema atopico sembra possano avere una predisposizione genetica. Se un genitore soffre d'eczema atopico la probabilità che il figlio si ammali è ben del 50%. Un allattamento prolungato può proteggere il bambino da questa predisposizione, grazie all'acido y- linolenico contenuto nel latte materno; Squilibri intestinaliNell'intestino umano coesistono 400 differenti tipi di batteri, buoni e cattivi. Se i batteri cattivi proliferano in quantità esagerata la flora intestinale di trova alterata. Gli squilibri intestinali potrebbero essere una causa possibile dell'aumento dei casi d'eczema atopico. Il sistema immunitarioUn sistema immunitario troppo debole o una forma allergica possono provocare l'eczema atopico. I mucopolisaccaridi dell'aloe hanno un effetto benefico sull'eczema atopico, lo stesso si può dire anche per altri costituenti dell'aloe, di cui però non si conoscono ancora con precisione gli effetti.Grazie alla stimolazione delle difese immunitarie non specifiche si può osservare un miglioramento a lungo termine della malattia. Come già detto, i gel d'aloe applicati esternamente penetrano in profondità nella pelle lesionata e la rinfrescano istantaneamente, reidratandola. Le ferite guariscono più velocemente e la pelle migliora già nell'arco di qualche settimana. I gel d'aloe non contengono tuttavia alcun elemento grasso, la pelle delle persone colpite da eczema atopico manca non solo di idratazione ma anche di acido grasso y-linolenico. La combinazione di un trattamento interno a base di acido y-linolenico (ad esempio con olio di enotera) ed uno esterno a base di creme grasse, senza derivati dal petrolio, può apportare miglioramenti. Consigli d'usoApplicare più volte al giorno il gel d'Aloe ferox massaggiando dolcemente e completare, qualche minuto dopo, con l'applicazione di una crema o di un olio grasso, contenente olio di enotera, della calendula, del beta carotene e della vitamina A naturale. SCHEMA: CAUSE DELLE NEURODERMATITI
- cause genetiche
- squilibri intestinali
- allergie
- cause psichiche
- scarse difese immunitarie
- metabolismo
- ambiente circostante
- alimentazione La psoriasi Come l'eczema atopico, la psoriasi fa parte di quelle malattie con cui i pazienti devono imparare a convivere. In occidente, la medicina allopatica non può guarire che i sintomi della psoriasi! La malattia si manifesta molto spesso sia internamente che esternamente. I pazienti seguono per la maggior parte cure mediche ma parecchi hanno riscontrato che l'utilizzo del gel d'aloe dà loro sollievo. Si deve consumare succo d'aloe in grandi quantità e applicare il gel più volte il giorno sulle zone colpite. (l'integrazione con particolari cure d'erbe della medicina tibetana possono aumentare le probabilità di guarigione). Scottature solari Le scottature solari vanno evitate. Ci si può aiutare con apposite creme solari che prolungano la durata individuale dell'esposizione ai raggi solari. Il gel d'aloe stimola i fattori responsabili della pigmentazione della pelle e fa produrre alle cellule una maggior quantità di melanina, la pelle si abbronza dunque più velocemente. Il fattore di protezione di questo gel è però basso, circa 2.Il prof. C. Achermann ha dimostrato gli effetti benefici straordinari del gel d'Aloe ferox con esperimenti fatti su dei volontari. Anche in caso di forti esposizioni al sole il gel impedisce la formazione di arrossamenti e vesciche.Qualche settimana prima dell'arrivo della bella stagione o prima della partenza per le vacanze è consigliato assumere della vit.A (betacarotene e della vitamina E) in dosi abbastanza elevate, come protezione per la pelle dalle scottature. In questo modo la pelle si abbronza più rapidamente ed è protetta. Il betacarotene tuttavia non dà alcuna protezione diretta contro i raggi solari. Per curare una scottatura solare media o leggera si consiglia di applicare molto frequentemente del gel d'aloe, che con le sue proprietà rinfrescanti calma il dolore, riduce la sensazione di pelle sensibile e la desquamazione troppo veloce.In caso di scottature gravi il fattore tempo è di fondamentale importanza. Per evitare complicazioni che possono essere causate da bruciature della pelle e dalla distruzione delle cellule colpite, le prime cure devono essere di tipo medico! Le ustioni Le ustioni vengono distinte secondo la gravità in quattro categorie:- ustioni di primo grado: nessuna comparsa di screpolature- di secondo grado: presenza di vesciche e screpolature- di terzo grado: tutti gli strati della pelle sono distrutti e esistono piaghe aperte- di quarto grado: pelle carbonizzata
Tutte le ustioni sono da prendere sul serio, anche quelle di primo grado. A parte il dolore e la possibilità che rimangano cicatrici visibili, esiste il pericolo di infezioni causate da microbi che possono penetrare fino agli organi interni. E' assolutamente importante beneficiare di cure mediche il più velocemente possibile. Il gel d'aloe si presta straordinariamente al trattamento d'urgenza. Allevia immediatamente il dolore e riduce automaticamente il rischio d'infezioni e cicatrici. Il processo di guarigione risulta già avviato. Come il gel è assorbito non serve più intervenire con ulteriori trattamenti. Esistono numerosi documenti su casi di primo soccorso in seguito ad ustioni di primo grado curate con gel d'aloe, provenienti da tutto il mondo. Cancellare le cicatrici Le vittime d'ustioni dovrebbero applicare quotidianamente per delle settimane, dopo le cure mediche, del gel d'aloe sulle parti colpite per impedire la formazione di cicatrici che rimangono per tutta la vita. La vit.E naturale, per esempio quella contenuta nell'olio di germe di grano, è anch'essa stata testata per prevenire la formazione delle cicatrici e per cancellare quelle già esistenti. Utilizzare olio di germe di grano da pressione a freddo esternamente e capsule d'olio di germe di grano per il trattamento interno. L'acne L'acne è causata da infezioni profonde a livello dei pori che sono ostruiti dal sebo. É frequente negli adolescenti la cui pelle è ancora in fase di profonde modificazioniPer dominare il problema dell'acne a lungo termine:- bisogna pulire accuratamente e regolarmente la pelle con prodotti specifici adatti al proprio tipo di pelle;- è consigliato ristabilire una flora intestinale sana (usare lactobacilli acidophilus e bifidus);- è consigliato adottare un'alimentazione sana, principalmente vegetariana e a base di prodotti completi. Cura della pelle in caso d'acne.Applicare quotidianamente mattino e sera del gel d'aloe bruno. Un gel leggero a basso contenuto di sostanze amare è l'ideale per il suo effetto antisettico che comunque non secca la pelle. Il colore scuro del gel assicura inoltre un effetto camouflage. La guarigione delle piaghe Le infezioni della pelle e le piaghe possono essere evitate grazie ai principi attivi dell'aloe. Il leggero film protettivo che esso crea sulla superficie della piaga impedisce la proliferazione dei microorganismi aggressivi.Il gel d'aloe, grazie all'insieme dei suoi principi attivi, può migliorare la guarigione delle piaghe. Solo i gel delle foglie fresche possiedono tutte le sostanze cicatrizzanti e l'attività biologica necessaria. SCHEMA: Aloe ferox
- Effetto moltiplicatore di differenti principi attivi
- Impedisce e agisce contro il dolore e le infezioni
- Stimola i fibroblasti
- Agisce sul collagene / proteoglicani
- Il rinnovamento cellulare si compie 2 o 3 volte più velocementela piaga guarisce Il cancro della pelle In diverse parti al mondo esistono testimoni del miglioramento sintomatico del cancro della pelle se il gel d'aloe viene applicato più volte al giorno, senza voler per questo creare speranze di guarigione in chi è malato. Le malattie dello stomaco e dell'intestino Con una superficie di circa 300 metri quadrati l'intestino umano rappresenta il più esteso organo immunitario. E' qui che gli elementi introdotti con l'alimentazione sono trasformati in sostanze assimilabili dal nostro organismo, è qui che le numerose villosità della mucosa intestinale riassorbono le sostanze essenziali alla vita. Differenti tipi di batteri concorrono a questo processo.Un ambiente intestinale mantenuto troppo acido e malsano per diversi anni condurrà, presto o tardi, a diversi disturbi. Alcuni medici prevedono effetti a lunga scadenza. Per la celebre nutrizionista F.X.Mayr la salute intestinale è questione di vita o di morte. SCHEMA: - ESOFAGO
- STOMACO
- FEGATO
- INTESTINO CRASSO
- BILE
- INTESTINO MAGRO
- APPENDICE
- RETTO Una flora intestinale e una digestione disarmoniche provocano malattie dovute ad un sistema immunitario debole e favorirebbero certe forme di cancro. L'organismo è facilmente attaccato da micosi come la candida che devono essere curate seriamente per evitare che si diffondano al resto dell'organismo. E' sbagliato attribuire ogni indisposizione o mal di testa alle micosi intestinali o alla presenza di Candida albicans nella flora intestinale. E' anche vero però che una buona igiene delle vie digestive costituisce la miglior prevenzione a diverse malattie, ed è l'ideale per ottenere una pelle sana e benessere generale. Consigli per rimettere in forma il sistema gastrointestinale - Adottare un'alimentazione povera di zuccheri- Aggiungere all'alimentazione quotidiana colture di batteri probiotici, lactobacilli acidofili e batteri bifidi E' stato provato scientificamente che il bifidobatterio longum che porta il nome di BB536 impedisce la proliferazione di germi patogeni e protegge da infezioni gastroenteriche.Quando un'affezione gastrica si manifesta, assumere subito del fango naturale "MOOR" che agisce come spugna gastroenterica e ristabilisce il grado di acidità naturale, assumere compresse a base di alghe, introdurre più spesso nell'alimentazione cavolo crudo e berne il succo, fare una cura a base di succhi d'aloe per almeno due mesi, assumendolo quotidianamente prima dei pastiprincipali. Il succo avrà un effetto antimicotico, antibatterico e antinfiammatorio a livello del tubo digerente, potrà avere proprietà benefiche anche in caso di presenza di elicobacter del piloro, un batterio che si annida nelle mucose gastriche e si nutre con esse e che spesso nemmeno le cure antibiotiche riescono a sconfiggere. Il succo d'aloe attacca questo germe anche se non è ancora scientificamente provato. La sclerosi a placche La sclerosi a placche è una malattia che non si manifesta prima dei 20 anni, aggredisce il cervello e il midollo spinale, ovvero il sistema nervoso centrale. Il nome sclerosi a placche significa che esistono moltissime parti del corpo che possono essere colpite dalla malattia. Gli organi colpiti sclerotizzano, i tessuti s'induriscono e cicatrizzano. Esistono diverse teorie sulla manifestazione della malattia. É importante che le persone affette da sclerosi a placche adottino un'alimentazione leggera, preferibilmente vegetariana, composta da diversi piccoli pasti nell'arco della giornata da assumere con calma. Si consiglia l'assunzione di vit. E naturale e di acido y-linolenico. Gli effetti dell'Aloe ferox in caso di sclerosi a placche non sono ancora stati oggetto di ricerche scientifiche complete. Le testimonianze positive di molte persone malate che hanno aggiunto un decilitro di succo d'aloe il giorno alla loro alimentazione, lasciano però supporre che gli effetti dell'aloe a livello delle difese immunitarie non specifiche aiutino a ritardare la manifestazione della malattia. Altri effetti terapeutici L'artrite Diversi istituti di ricerca conducono attualmente studi riguardanti l'impiego del succo scuro amaro d'aloe contro certe forme di artrite. Da parecchio tempo il succo amaro d'aloe è utilizzato con molto successo in caso di dolori articolari. Infiammazione della mucosa della bocca e affezioni gengivali In caso di infiammazione della mucosa della bocca, in presenza di funghi o lieviti, è consigliato fare dei massaggi utilizzando l'interno delle foglie d'aloe o, se non ci si può procurare tale parte gelatinosa, se ne potrà utilizzare il succo per effettuare degli sciacqui consigliati anche nel caso di gonfiore e dolore a seguito di interventi dentari. Dopo l'estrazione di un dente ad esempio, il dolore e il gonfiore diminuiscono più rapidamente. Le smagliature Come l'olio di germe di grano, l'olio di jojoba e l'olio d'enotera, il gel d'aloe si presta in modo straordinario a prevenire le smagliature. Durante la gravidanza e dopo il parto si consigliano massaggi con gel d'aloe che vanno conclusi, dopo qualche minuto dall'assorbimento del gel, con l' applicazione di un olio. E' anche possibile attenuare smagliature già esistenti: con l'applicazione del gel e di un olio alternaldoli. Il gel garantisce alla pelle la sua elasticità naturale. Puntura d'insetto Le punture d'ape, di zanzara, di vespa e altri insetti o le morsicature di formiche devono essere curate immediatamente. In questo caso il gel calma il prurito, attenua l'eventuale dolore e disinfetta. In molti casi l'applicazione immediata del gel ha impedito la formazione di gonfiore e ha velocizzato la guarigione. I villeggianti che rischiano di calpestare una medusa o un riccio di mare, dovrebbero sempre portare con loro del gel d'aloe! L'aloe e la tolleranza all'alcool Un'equipe di ricercatori giapponesi ha scoperto, grazie ad esperimenti condotti su animali, che l'aloe aiuta ad evitare gli effetti secondari di una assunzione eccessiva di alcol (sensazione di cerchio alla testa, sbornia). Questo risultato, confermato senza dubbi da alcuni esperimenti condotti proprio sui membri dell'equipe di ricercatori, è molto interessante per la popolazione giapponese che ha, come è noto, una bassa tolleranza agli alcolici. Per ragioni genetiche infatti, possiedono poco alcoldeidrogenase (ADH), l'enzima responsabile della trasformazione e della decomposizione dell'alcol nel fegato umano. Non sono ancora state fatte ricerche supplementari per scoprire se l'estratto d'aloe aumenti il tenore di ADH nel fegato o se la decomposizione dell'alcol avvenga per altre vie metaboliche. L'Aloe ferox e l'effetto energizzante La raccolta di certe specie d'aloe non si può fare che con l'aiuto di una scala. Contrariamente all'Aloe vera, che forma una rosetta a livello del suolo e non ha quindi il tronco, l'Aloe ferox si alza verso il cielo. Ciò fa sì che la pianta capti il massimo dell'energia dall'aria e dalla luce, questo è ciò che si dice in Africa. Lo specialista di fisica dei quanti, il tedesco Fritz Popp, ha dimostrato che:1) le piante selvatiche possiedono venti volte più fotoni di quelle provenienti da culture convenzionali.2) le piante selvatiche hanno più del doppio di quanti di luce delle piante di colture tradizionali o biologiche.3) Ciò può solo significare maggiore energia da utilizzare per la sintesi dei vari ingredienti e principi attivi.4) Non essendo quotidianamente irrigate, hanno scarsa quantità d'acqua nei tessuti, pertanto il succo che ne deriva è denso e ricco di tutti i componenti della pianta e occorre spremere più materiale per produrre un litro di succo (per produrre un litro di succo occorrono più del doppio di foglie che si utilizzano per produrre un litro di succo di aloe coltivata.
Questa energia può avere degli effetti benefici su persone molto sensibili. Non dimentichiamo che magnetopati e altri guaritori energetici se ne servono per riportare alla realtà pazienti con ossessioni psichiche. Quanto detto va al di là dell'immaginazione degli autori. La medicina ayurvedica riconosce anch'essa un effetto armonizzante dell'aloe che interessa i diversi "doshas" dell'uomo, la medicina cinese utilizza la pianta come cura dell'armonia.
I rischi d'intossicazione Tutti i casi di intossicazione da aloe conosciuti, hanno come causa un sovradosaggio di aloina e di emodina, che sono sostanze idrosolubili e dunque rapidamente assorbibili dall'organismo. Il sapore molto amaro di queste due sostanze dovrebbe servire ad allertare l'uomo per impedire un sovradosaggio, dal momento che l'uomo ha un'avversione naturale al gusto amaro. L'abuso può provocare la morte, la dose mortale è attorno agli 8-20 grammi d'aloina a seconda del peso.Molte donne africane la utilizzano per provocare l'aborto. L'imperatore tedesco Otto II sarebbe morto nel 983 da overdose di aloina senza per altro guarire un problema di costipazione.Questo è però vero per l'aloina come per tutti i principi attivi vegetali: il dosaggio determina la tossicità.
Normalmente i lassativi a base di aloina disponibili in farmacia non andrebbero presi che per brevi periodi, come tutti i lassativi sia di origine vegetale che chimica.Oltre all'effetto lassativo, le sostanze amare dell'aloe hanno un'altra proprietà: sono antisettiche, agiscono cioè contro i germi. Se le sostanze amare sono aggiunte a un gel per la cura della pelle, esse curano in maniera ottimale le imperfezioni della pelle grassa, l'acne e le altre malattie cutanee che possono comparire sottoforma d'infezione.

_________________________
ALOE VERA (Aloe vera L.) Polvere, Foglie, SuccoL'aloe vera (Arborescens e/o Barbadensis) sono ricchissime di proprietà terapeutiche.Essa è un alimento nutrizionale molto ricco di vitamine, minerali, mono e polisaccaridi, amminoacidi essenziali, enzimi ed altre sostanze. Capacità depurative e disintossicanti per l'organismo spazzando via le cellule morte, rigenerandone di nuove e favorendo quindi tessuti più sani, accelera la guarigione di ogni tipo di ferite, lesioni, ulcere. Lassativo, purgativo nella stitichezza cronica; tonico, amaro, favorisce il deflusso della bile e stimola l’appetito.Se usata in forti dosi è controindicato nelle gravidanze o nel periodo mestruale, nelle emorroidi in caso di enterocolite, stati infiammatori dell’appendice, vescica e del rene.Molto utile nelle candidosi e nelle afte buccali, quindi anche nelle forme allergiche..Ha un generale effetto benefico su tutto il sistema gastrointestinale: tra le altre cose alcuni ricercatori hanno notato che l'aloe penetra nelle pareti del sistema digerente, ripulendolo da batteri nocivi ed aiutando il riordino della flora batterica intestinale; riduce le infiammazioni ed aumenta la capacità di assorbimento dei nutrienti. Riduce i livelli di colesterolo del siero sanguigno e la frequenza di attacchi di angina nei cardiopatici. In generale l'aloe vera sembra esercitare un'influenza molto positiva sul sistema immunitario con effetti stimolanti e riequilibranti, aiuta a ristabilire l'equilibrio dei linfociti T e B. Ha anche proprietà anti infiammatorie, naturale antisettico, antibiotico, antibatterico e funghicida, idratante ed anti invecchiamento.Queste sono soltanto alcune delle proprietà di questa pianta e si può aggiungere che aiuta a mantenere per riflesso anche fegato e reni in buone condizioni e corregge le disfunzioni epatiche.Tutte queste informazioni ed altre ancora più dettagliate le puoi trovare su un libro che s'intitola "L'Aloe" di Alasdair Barcroft, edizioni Hermes,I migliori risultati si ottengono prendendo da uno a due cucchiaini da tavola di succo a stomaco vuoto prima dei pasti e/o prima di coricarsi. Il succo vivente ha un sapore unico, frizzante, simile a quello del limone.Per uso generale e pronto soccorso: applicare con un batuffolo ben impregnato di cotone su contusioni muscolari o di legamenti, gonfiori, infiammazioni o distorsioni; di grande utilità inoltre come pronto soccorso o trattamento generale per bruciature secondarie, infiammazioni della pelle, scottature da sole o ferite (massaggiare, quando è possibile, sulle aree affette facendo penetrare o fasciare con garza impregnata di Aloe vera facendo poi un impacco di ghiaccio intorno alla fascia).Applicare 1 o più volte al giorno, secondo necessità.Il succo vivente viene velocemente assorbito cosicché non interferisce con nessun altro trattamento.Non dà alcuna reazione allergica e non macchia vestiti o lenzuola.Info sull'Aloe in genere:Le piante del genere Aloe hanno molteplici proprietà, dovute alla presenza di composti fitochimici presenti nelle foglie.Occorre anche fare una netta distinzione: esistono specie non tossiche e specie tossiche.Le spp. A. Vera, A. Arborescens, A. Ferox sono commestibili, anche se molto amare.Sono ricche di polisaccaridi solubili ad alto peso molecolare; sono forti stimolanti del sistema immunitario, presenti principalmente nel gel che si trova nella parte centrale della foglia, di glucosidi antrachinoniciche sono presenti nella parte intermedia della foglia, tra il gel centrale e la cuticola esterna, che hanno proprietà di induzione di apoptosi nelle cellule tumorali e sono dei discreti lassativi; buon apporto di sali minerali, oligoelementi, enzimi, vitamine, ecc.I glucosidi antrachinonici - tra cui l'Aloina e l'Aloe Emodina - sono responsabili del sapore amaro della pianta. Sono leggermente tossici, ma la loro concentrazione è sufficientemente bassa nelle foglie da rendere queste ultime tranquillamente commestibili. Comunque sul lungo periodo possono verificarsi dei fenomeni di tossicità cronica, con nausea, crampi addominali, diarree, ecc.Per questo motivo, se si assume Aloe regolarmente per lunghi periodi, è bene fare almeno un mese di sospensione ogni tanto, per dare all'organismo la possibilità di eliminare gli antrachinonici accumulati.E’ bene assumere un po' di potassio, anche con l'alimentazione; esso è presente in, banane, zucchine, verdure crude, sidro, ecc., per via del potere lassativo dell’Aloe, che nel lungo periodo si fa sentire, anche in forme piuttosto forti…I prodotti a base di Aloe Vera sono generalmente realizzati con il solo gel interno, privo (o quasi) di composti lassativi (eliminata l'aloina). Tali prodotti in genere non hanno gli effetti collaterali della foglia intera.Ad ogni modo, il succo di aloe è un lubrificante e quindi "aiuta" certamente l'evacuazione.Fare una sospensione di 6/7 o piu’ giorni ogni tanto aiuta il tubo digerente a non assuefarsi a questo genere di "aiuti".In più, una dieta equilibrata con abbondanti frutta, verdura, ortaggi, cereali e legumi (ricchi in fibre naturali), insieme all'assunzione regolare di alimenti ricchi di probiotici (yogurt, formaggi con fermenti lattici vivi, miso, ecc.) sicuramente può dare una mano ad un intestino "assuefatto".Diamo la ricetta a base di Aloe Vera, preparata da padre Romano Zago:Un frate francescano brasiliano, di Porto Alegre, ha comunicato al mondo scientifico una ricetta appresa dalla medicina popolare brasiliana per la cura del cancro e di altre gravi malattie, la cui efficacia ha potuto lui stesso in diversi casi riscontrare.Padre Zago ritiene che le proprietà anti tumorali siano più specifiche nell'Aloe Arborescens, una specie che si sviluppa ad alberello e che, nelle zone mediterranee, arriva a misurare anche due metri, va bene anche l'Aloe Barbadensis, una specie da noi in Italia più facile da reperire. E' da preferire la pianta adulta di quattro o cinque anni (se è possibile, altrimenti si usi la pianta anche più giovane). L'Aloe Arborescens o Barbadensis possiede numerose proprietà nutrienti: 18 amminoacidi, 8 elementi essenziali, 20 sali minerali, saponine, enzimi, ecc.L'Aloe va miscelata con miele d'api integrale, liquido e dolce (acacia o millefiori) che contribuisce a veicolare le proprietà dell'aloe nell'organismo; infine un super alcolico (cognac, whisky, grappa) serve da solvente dell'aloina e da vasodilatatore.Raccogliere le foglie di aloe lontano dalle ore di sole (prima dell'alba o dopo il tramonto) e pulirle asportando la polvere eventuale con uno straccio umido evitando l'uso di acqua corrente; se ha piovuto, attendere che la pianta si asciughi, quindi 4-5 giorni; con un coltello togliere le spine dal margine fogliare e le eventuali imperfezioni della foglia (parti secche o punti neri).Tagliare a pezzetti 300 grammi di foglie, metterle in un frullatore con 1/2 chilo di miele e 4 o 5 cucchiai da tavola di alcool (il super alcolico di cui sopra); frullare fino a rendere il composto omogeneo (in realtà rimangono sempre dei pezzettini); Tutte queste operazioni vanno effettuate in penombra: la luce forte, sia solare, sia elettrica, diminuisce infatti le proprietà; versare il composto in un vaso di capienza adeguata (cioè un litro oppure in due, tre vasi più piccoli che sono più maneggevoli); il recipiente dovrebbe essere di vetro scuro oppure si può avvolgerlo con la carta stagnola per non far passare la luce; tenere i recipienti con l'aloe in frigorifero;il preparato cambia aspetto e colore nei primi giorni; agitare il composto prima dell'uso e assumere un cucchiaio da tavola tre volte al giorno, circa mezz'ora prima dei pasti (mattina, mezzogiorno e sera); iniziare l'assunzione gradualmente (un cucchiaio al giorno per due giorni ed aumentare poco alla volta fino a raggiungere il dosaggio pieno);durante i primi giorni si può avere qualche scarica di diarrea, la cosa è normale e va attenuandosi nei primi 5-6 giorni.Comunque, le dosi, il numero dei cicli e le eventuali interruzioni tra un ciclo e l'altro sono sempre legate alle condizioni fisiche della persona nel momento della cura. Si consiglia di fare le analisi prima e dopo il ciclo di terapia per verificarne gli effetti; infatti, l'eventuale benessere fisico della persona non è segnale sufficiente a comprovare la guarigione che può essere diagnosticata attraverso le analisi.Durante la cura bere molta acqua, soprattutto a stomaco vuoto.Quando si acquista la pianta assicurarsi che sia stata coltivata in maniera biologica (di tipo biodinamico), senza l'uso di sostanze tossiche. Il vivaio di Bordighera (IM), che credo rifornisca molte parti d'Italia, allega un opuscolo alla pianta dove si certifica che non è stata trattata con concimi. 2 foglie di Aloe Vera (4 o 5 anni di età) lunghe circa 30 cm., tagliate a pezzi, dopo aver rimosso le spine.1 tazza di circa 1/2 Kg. di miele non pastorizzato (non scaldato oltre i 37 gradi)2 cucchiai da tavola di Whisky, Cognac, Arak, Vodka o Gin.Miscelare in un frullatore e tenere in frigoAssumere un cucchiaio da tavola a digiuno, minimo 30 minuti prima dei pasti e della colazione, agitando il contenitore molto bene prima dell’uso.NON deve essere utilizzata dai diabetici; per questi vi è una ricetta che sostituisce il miele con polline e cromo.Se non si trovano le foglie di Aloe vera, è possibile utilizzare il succo crudo in questo modo: 1/2 Kg. di miele di Acacia + 6 cucchiai di Aloe Vera + 2 cucchiai di Cognac o Whisky.Mescolare il tutto nel frullatore e tenere in frigorifero.Prendere 3 cucchiai al giorno per 10 giorni, a digiuno almeno 30 minuti prima dei pasti, agitando prima dell’uso.Il succo addensato, opera una radicale pulizia dell’organismo attraverso il miele, cibo che raggiunge l’angolo più lontano del nostro corpo; a sua volta l’Aloe viaggia nel miele con il suo grande potere cicatrizzante: l’alcool aiuta a dilatare i vasi sanguigni e favorisce questo lavaggio di purificazione generale.Il sangue si purifica lentamente in dieci giorni.Si comprende come l’infuso contenga un’azione anche preventiva del male: col sangue “pulito” tutto l’organismo cammina bene; come una macchina con un combustibile di migliore qualità.
L'Universita' di Padova (Italy) ha brevettato l'Aloe-Emodina Dopo aver parlato male dell'aloe per anni, nel 2006 sono riusciti ad isolare una molecola che ha effetti strabilianti, questo non fa altro che dimostrare che avevamo ragione ! Accordo multimiliardario tra l'Università di Padova e le multinazionali farmaceutiche (fonte Biopolis, Sole24 Ore,12/03/2002) ! Così tra dieci anni, secondo loro si potrà comprare in farmacia pillole di aloe-emodina sintetizzata chimicamente a prezzi stratosferici, quando si può avere subito e gratis non una sola molecola, e per giunta sintetica e prodotta in laboratorio, ma tutte le centinaia di principi attivi contenuti nell'aloe arborescens genuina fresca preparata in casa ?Ecco quindi che abbiamo perfino le prove scientifiche ormai inconfutabili che l'aloe ha un effetto sul cancro.
_____________________
TUTTO QUELLO CHE VIENE QUI MENZIONATO DEVE ESSERE INTESO COME CONOSCENZA VIRTUALE SCARICATA DALLA RETE E SCELTA SENZA NESSUNA RAZIONALITA'