Sunday, November 16, 2008

Calcoli della colecisti

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Calcoli della colecisti
Colica biliare
La colecistite acuta (colica biliare) è la più frequente complicanza della litiasi (presenza di calcoli nella colecisti e/o nelle vie biliari). Quando si spostano dalla loro sede di origine, questi agglomerati solidi possono infatti andare ad ostruire il normale deflusso della bile.

In particolare un calcolo di grosse dimensioni o più calcoli piccoli possono incunearsi nel dotto cistico ed ostruirlo. Si viene così a creare una sorta di tappo che impedisce la contrazione della cistifellea e/o lo svuotamento della bile.

Tale condizione genera dolori intensi, per alcuni paragonabili a quelli provati dalle donne durante il travaglio.

La colica biliare è infatti caratterizzata da un dolore molto violento che insorge nella parte alta dell'addome, al centro o più frequentemente verso destra sotto le costole; successivamente il dolore si estende posteriormente fino a raggiungere la punta inferiore della scapola.

Oltre ad essere molto doloroso tale attacco è anche piuttosto duraturo dato che può perdurare dai venti trenta minuti sino alle sei-dodici ore. Spesso, proprio a causa della sua intensità, il dolore si associa a nausea, sudorazione profusa e vomito.

Complicazioni
Purtroppo la colecistite acuta non è l'unica complicanza dei calcoli della cistifellea e nemmeno la più grave.

Spinto dalle contrazioni della colecisti un calcolo può infatti scendere verso il basso ed andare ad ostruire il coledoco (il dotto principale che porta la bile nel duodeno). Inizialmente tale passaggio causa un dolore del tutto simile ad una banale colica. Esiste tuttavia una fondamentale differenza tra le due condizioni: mentre in caso di semplcie colica, pur essendo esclusa la cistifellea, il passaggio della bile proveniente dal fegato è comunque possibile, in caso di ostruzione del coledoco tale deflusso è impedito.

L’impossibilità di smaltire la bile che inevitabilmente rimane a livello sistemico determina, con il passare del tempo, il classico aspetto del soggetto itterico (colorazione gialla della cute e delle mucose).

Il ristagno della bile può inoltre andare ad infettare la cistifellea riempiedola di materiale purulento (pus). Si parla in questo caso di empiema della colecisti.

Purtroppo il tratto terminale del coledoco si restringe ed è regolato dalla presenza di uno sfintere, una specie di anello muscolare che controlla il passaggio dei fluidi organici. Per questo motivo il calcolo difficilmente riuscirà a passare tale barriera. La sua permanenza in questa zona, oltre ad impedire il deflusso biliare, ostacola anche il passaggio dei succhi prodotti dal pancreas. La conseguente risalita della bile nel condotto pancreatico, associata all'improvviso aumento della pressione nei dotti più interni può scatenare una pancreatite acuta ( 30-70% dei casi, più frequente nelle donne dopo i 50-60 anni).

Se invece un grosso calcolo perfora la parete del coledoco e del duodeno, incuneandosi in quest’ultimo, può verificarsi un'occlusione intestinale.

Diagnosi
Nella maggior parte dei casi (circa l'80%) la calcolosi biliare è asintomatica e viene scoperta casualmente nel corso di altre indagini di controllo. L'avvento dell'ecografia addominale ha permesso di apprezzare la reale diffusione di questa patologia fino ad allora sottostimata. Oggi, statistiche alla mano, circa il 15% della popolazione è portatrice di calcoli della colecisti.

Proprio l’ecografia dell'addome superiore è il tipo di indagine diagnostica più semplice ed affidabile. Essa permette infatti di visualizzare i calcoli (anche se non sono radiopachii), lo stato della parete della cistifellea ed eventuali dilatazioni e/o calcoli della via biliare principale (condotto che porta la bile direttamente dal fegato all'intestino). Inoltre tale esame, al contrario della vecchia colecistografia, non somministra alcuna radiazione al paziente ed è totalmente sprovvisto di altri effetti collaterali.

In presenza di sintomatologia atipica vanno comunque escluse altre patologie a carico del tubo digerente (ulcera peptica; reflusso gastroesofageo; sindrome da colon irritabile; ecc.).

L'indagine ecografica non richiede l'osservanza di particolari preparazioni all'esame tranne il digiuno da almeno 6/8 ore ed, eventualmente, una dieta povera di scorie nelle due o tre giornate precedenti. In questo modo si cerca di prevenire il meteorismo intestinale, uno dei principali fattori che ostacolano la diagnosi.

Thursday, October 16, 2008

Wednesday, March 05, 2008

ascesso gluteo rimedio antico

ASCESSO GLUTEO

Per curare l'ascesso gluteo (quandu cogghjía 'a puntura) si usava preparare un impasto ben lavorato di scaglie di sapone fatto in casa e zucchero.

Dopo aver coperto la natica dolorante con un panno di lino, su di essa veniva applicato l'impasto e..., ripetendo l'operazione per due-tre volte al giorno, suppurazione e dolore avevano le ore contate.

indietro nel tempo

Da qualche tempo mi sto dedicando (nel mio tempo libero) all'approfondimento di quanto vi è di vero nella teoria di Darwin. Nel corso di questa ricerca mi sono imbattuto in un articolo da Voi pubblicato in data 28 febbraio 2002, intitolato: "Darwin aveva ragione. E il gambero diventò mosca".

Il Vostro articolista (Massimo Piattelli Palmarini) scrive: "Un'importante scoperta, appena pubblica-ta su Nature, sconfigge una inveterata obiezione dei creazionisti alla teoria dell'evoluzione biologica. A detta dei creazionisti, infatti, la cieca lotteria genetica delle piccole mutazioni successive sarebbe incapace di produrre grandi cambiamenti in una specie biologica. Un gamberetto, per esempio, sempre a detta loro, può solo diventare più grande, o più scuro o sviluppare delle zampe più robuste, ma non può dare origine ad una mosca, né questa può poi dare origine, attraverso molti mutamenti intermedi, poniamo, ad un topo. Invece, in un agguerrito laboratorio della California, sono state riprodotte in dettaglio due piccolissime mutazioni, portatrici di grandi effetti, avvenute 400 milioni di anni fa, grazie alle quali si passò di colpo da un artropode, l'Artemia (detta anche scampetto della salamoia, o - chissà perché - scimmiotto di mare, molto popolare tra gli amanti dei piccoli acquari come cibo vivo per i pesci), al moscerino dell'aceto […] Come queste due minime e antichissime mutazioni spontanee in un gene "maestro" siano riuscite a produrre tanto cambiamento è stato ricostruito, sequenza per sequenza e molecola per molecola, dai genetisti Matthew Ronshaugen, Nadine McGinnis e William McGinnis, dell'Università della California a San Diego".

L'autore di questo articolo dimostra, però, di non conoscere le obiezioni dei creazionisti alla teoria dell'evoluzione biologica, o di essere in mala fede.

I movimenti antidarwiniani, molto attivi in alcuni stati degli USA, anche se sono stati promossi da gruppi protestanti fondamentalisti confutano l'evoluzionismo in modo assolutamente scientifico. All'evoluzionismo viene negata ogni validità scientifica: manca la minima prova scientifica (riprodotta in laboratorio od osservata in natura) di come una specie diventi gradualmente un'altra.

Sul fatto che all'interno di una specie avvengano variazioni siamo tutti d'accordo, il problema è che, per i darwinisti, le specie derivano l'una dall'altra, anche individui ormai non più interfecondi e ormai diversissimi, secondo i darwinisti, hanno antenati comuni. Gli evoluzionisti affermano che le variazioni all'interno della specie rappresentano una prova a sostegno della loro teoria. Queste variazioni, però, non costituiscono una prova per l'evoluzione perché non sono altro che il risultato di differenti combinazioni di informazioni genetiche già esistenti a cui non aggiungono nessuna nuova caratteristica.

Le variazioni avvengono sempre entro i limiti dell'informazione genetica. Tale limite, in genetica, è detto "pool genetico", o "fondo comune di geni". Tutte le caratteristiche presenti nel pool genetico di una specie possono comparire in vari modi per variazione. Ad esempio in una lucertola, a seguito di una variazione, potrebbero comparire delle varietà che presentano una coda più lunga o una pigmentazione più vivace. Le variazioni non possono trasformare un rettile in un uccello aggiungendovi le ali o le penne o mutando il loro metabolismo. Un tale cambiamento richiede un incremento delle informazioni genetiche, degli esseri viventi, che non è assolutamente possibile nelle variazioni.

Un insormontabile problema d'attendibilità scientifica all'evoluzionismo arriva dalla fisica: per gli evoluzionisti, le prime molecole organiche (gli aminoacidi) sono comparse spontaneamente. In seguito queste molecole avrebbero dato vita, unendosi casualmente tra loro, a molecole notevolmente più complesse: le proteine. A loro volta le proteine si sarebbero unite, casualmente, in modi sempre più complessi sino ad ottenere le prime cellule. Dalle unioni spontanee delle cellule sarebbero, casualmente, nati i primi organismi pluricellulari che successivamente si sarebbero evoluti in organismi sempre più complessi. In sintesi la vita è comparsa per un insieme fortuito di coincidenze. E, in essa, vi è una predisposizione naturale a divenire gradualmente sempre più complessa. Gli evoluzionisti non sanno spiegare perché avverrebbe questo crescente aumento di complessità, perché non vi è un'equivalenza più complesso uguale più adatto a sopravvivere, in ogni modo, affermano che tutto ciò avviene.

Questo casuale spontaneo aumento di complessità è l'esatto contrario di ciò che avviene per il secondo principio della termodinamica. Questa famosa legge è anche nota come "Legge dell'entropia". L'entropia fornisce una misura del grado di disordine in cui si trovano gli elementi che costituiscono il sistema. L'entropia di un sistema è incrementata dal movimento verso uno stato più disordinato, disperso e non pianificato. Più elevato è il disordine di un sistema, più elevata è la sua entropia. Tale legge sostiene che l'intero universo inevitabilmente procede verso uno stato più disordinato, disperso e non pianificato. Ogni giorno sperimentiamo questo principio: l'auto si guasta, ogni essere vivente invecchia e muore, le stelle esauriscono il loro carburante e si spengono, ogni cosa complessa regredisce e si decompone nei suoi elementi primitivi. Tutto scade al suo livello più probabile, i differenziali d'energia si livellano, ogni elemento, nel quale non sia continuamente immessa dall'esterno nuova energia o informazione, degrada ed è sopraffatto dal disordine. La seconda legge della termodinamica rappresenta il mezzo con il quale questo processo naturale è definito con equazioni fisiche e calcoli. La validità della seconda legge della termodinamica è dimostrata in modo sperimentale e teorico. I più importanti scienziati contemporanei concordano sul fatto che questa legge avrà un ruolo centrale nel prossimo periodo della storia. Albert Einstein disse che è la "legge più importante di tutta la scienza".

Per il secondo principio della termodinamica, tutto va solo di male in peggio. Per la teoria dell'evoluzione, invece, tutto va di bene in meglio casualmente e spontaneamente.

Queste due asserzioni: la teoria di Darwin e la legge dell'entropia, non possono essere entrambe veritiere, necessariamente una delle due deve essere falsa.

La confutazione del neodarwinismo spazia in ogni disciplina scientifica: dalla paleontologia alla chimica, dalla genetica all'anatomia comparata, dalla biologia alla matematica. Ciò che era opponibile all'evoluzionismo nel 1859, quando fu pubblicata L'Origine delle specie, continua ad essere opponibile. I problemi dei darwinisti (o come si preferisce oggi neodarwinisti) non sono stati risolti (come sperava Darwin) da nuove scoperte scientifiche ma piuttosto evidenziati. I sostenitori di tale teoria preferiscono "mantenere il suo credito col pubblico attraverso la soppressione della critica e l'eliminazione delle difficoltà" ( W. H. Thompson prefazione di un'edizione dell'Origine delle Specie).

Il peggio è che il Vostro articolista manifesta, anche, di ignorare la teoria di Darwin (la teoria dell'evoluzione per selezione naturale), eppure proclama: Darwin aveva ragione. Sembra che per Piattelli Palmarini l'importante sia dichiarare che Darwin ha ragione indipendentemente da come stiano realmente i fatti.

Darwin non parla mai di salti improvvisi. Infatti, ne L'Origine delle Specie afferma: "Se venisse dimostrato che è esistito un organismo complesso che non sia stato formato da numerose, successive, lievi modificazioni, la mia teoria crollerebbe". Darwin, quindi, sostiene che l'evoluzione da una specie ad un'altra può avvenire solo grazie a numerose, successive, lievi modificazioni.

Tutti gli ortodossi neodarwinisti, conformi agli insegnamenti del sommo maestro (Darwin), non ritengono plausibili questi salti improvvisi per un motivo molto semplice: un grande effetto non è mai casuale, ma svela, casomai, l'esistenza di un progetto. Una similare variazione (se sarà confermata da future verifiche) non può avvenire a caso. È, invece, identificabile come lo spostamento da un piano d'organizzazione ad un altro. Secondo Darwin & company (gli ortodossi neodarwinisti) solo piccole variazioni, poste al vaglio della selezione naturale, sono giustificabili come eventi casuali.

Nel proseguimento dell'articolo in quanto a faziosità le cose non migliorano, infatti leggiamo: "…Come già da tempo i biologi sospettavano, una piccola, rara e fortunata mutazione in un gene di regolazione, uno di quelli che ho sopra chiamato geni "maestri" (ma nel ger-go dei genetisti sono detti omeotici, e in questo caso particolare si tratta del ben studiato gene Hox), può d'un tratto produrre una specie nuova, assai diversa da quella di partenza. Le raffinate manipolazioni genetiche descritte nell'articolo di Nature, in tutto identiche a ciò che spontaneamente deve essere avvenuto 400 milioni di anni addietro, confermano adesso sperimentalmente che il sospetto era ben fondato. I normali meccanismi di mutazione genetica, poi seguiti dalla selezione naturale, sono, quindi, genuinamente capaci di generare delle assolute novità biologiche, cioè delle specie nuove. Si è riprodotta in laboratorio la genesi spontanea di uno di quei "mostri fortunati" (hopeful monsters) di cui già dagli anni Quaranta si parlava, tra il credulo e l'incredulo, nei lavori teorici sull'evoluzione. Questa importante conferma viene a corroborare, tra l'altro, le ipotesi "discontinuiste" propugnate da decenni soprattutto dai notissimi (ma spesso criticati) evoluzionisti Stephen Jay Gould e Richard Lewontin di Harvard. Una loro azzeccata analogia può forse aiutarci a capir meglio: l'evoluzione biologica non è una sfera liscia che rotola nel tempo con continuità, bensì un poliedro sfaccettato che, di tanto in tanto, procede scattando di colpo da una faccia a un'altra contigua, senza soste inter-medie. Il passaggio dallo scampetto della salamoia al moscerino dell'aceto è stato uno di questi scat-ti. Era già facile intuire che molti altri ne devono essere avvenuti, lungo centinaia di milioni di anni, su su fino ai nostri diretti antenati. Adesso possiamo aspettarci che alcuni di questi vengano riprodot-ti in ogni dettaglio in laboratorio. Quando, nel piano generale comune di un embrione, sempre forte-mente compartimentato, uno stesso gene comincia d'un tratto a reprimere lo sviluppo di certe sezio-ni, mentre attiva e potenzia altre distinte sezioni, dal nuotare nella salamoia si passa a volare nell'aria.

L'impalcatura modulare del vivente consente questo e ben altro. Nessun bisogno di fare appello a un architetto che tutto aveva già progettato al suo tecnigrafo. Piccole, rare improvvisazioni spontanee dai grandi effetti non hanno bisogno di architetti. È un po' come quando i produttori di fucili e mitra-gliatrici, finita la Seconda guerra mondiale, improvvisarono, e si misero, con piccole modifiche degli stessi macchinari, a produrre motociclette. (La sigla BSA, ben nota ai motociclisti della mia genera-zione, significava, infatti Birmingham Small Arms. La Royal Enfield, raffinata produttrice di armi da fuoco, si mise d'un tratto a fabbricare motociclette di grande eleganza)".

Una piccola rara fortunata mutazione in un gene di regolazione può generare delle assolute novità biologiche solo se queste novità sono già previste nel progetto di partenza. In altre parole queste novità non sono realmente delle novità, ma progetti già contenuti nel DNA della specie originaria. Nel caso specifico di questo esperimento, che bisogna ricordare manca ancora delle indispensabili verifiche, la perdita delle zampe, ben sette paia, è dovuta ad una proteina (Ubx) che ha la funzione di sopprimere gli arti. L'insetto sarebbe, quindi, emerso per via di una mutazione nel "soppressore-di-zampe Ubx", che ha reso questo attivo su tutto l'inventario di zampe, tranne che sulle prime tre paia. È certo che questa mutazione non sarebbe stata possibile se la proteina Ubx non fosse già stata presente nell'Artemia.

Le motociclette di grande eleganza prodotte dalla Royal Enfield non sono di sicuro nate per caso o improvvisando (?). Con piccole modifiche degli stessi macchinari si passò dalla produzione di fucili e mitragliatrici a produrre motociclette solo perché questi macchinari, opportunamente modificati secondo un ben preciso progetto e non a caso, avevano già in sé la potenzialità di produrre motociclette. Questa fabbrica, infatti, finita la guerra quando le armi non servivano più, non mutò in una fabbrica di caramelle o di camicie, rimase un'industria metallurgica e anche se i suoi prodotti cambiarono ciò non avvenne a caso. Le motociclette di grande eleganza non si ottennero attraver-so ripetute casuali modifiche gli stessi macchinari che prima producevano armi, altrimenti, la Royal Enfield non avrebbe realizzato alcun prodotto che funzioni anche dopo miliardi di anni di questi tentativi casuali. Inoltre il prodotto di partenza: fucili e mitragliatrici, non è di sicuro un qualcosa ottenuto per caso, ma un progetto intelligente. Analogamente le minuziose ali della mosca, che permettono all'insetto di volare, non possono essere comparse per caso. Come pure l'Artemia, che avrebbe originato "di scatto" la Drosophila, non è giunta all'esistenza per caso. È totalmente illogico pensare che si passi dal nuotare nella salamoia a volare nell'aria in modo accidentale. Questo esperimento (se sarà confermato dalle necessarie verifiche), casomai, dimostra che l'evoluzione se avviene non può avvenire a caso, cioè senza bisogno di fare appello ad un archi-tetto che tutto aveva già progettato al suo tecnigrafo. Molto probabilmente alla Royal Enfield, mentre si fabbrica armi, non avevano gia progettato le motociclette che avrebbero costruito solo dopo la Seconda guerra mondiale, ma di sicuro prima di costruirle le hanno progettate. Stando agli evoluzionisti con poche casuali variazioni, definite anche errori nella copiatura del DNA (Piero Angela parla di "difetto buono"), a scatti o gradualmente, si può passare, senza bisogno di fare pianificazioni, dal fabbricare fucili al produrre motociclette. In seguito a piccoli accumuli di questi errori, secondo la scuola gradualista, o per catastrofici errori che cambierebbero bruscamente la produzione, secondo la tesi degli equilibri punteggiati, in questa fabbrica dove non esistono progettisti, si riuscirebbe a costruire automobili, elicotteri, aerei e chissà che altro ancora.

Questo aumento casuale della complessità, che avvenga gradualmente oppure "a scatti", è contrario al secondo principio della termodinamica. Nessun aumento di complessità può avvenire spontanea-mente. In un sistema la complessità può aumentare solo se Qualcuno, esterno al sistema, fornisce l'informazione necessaria per accrescere la complessità.

L'evoluzione se avviene gradualmente (come sostengono gli ortodossi: Richard Dawkins, Daniel C. Dennett, John Maynard Smith, Piero Angela e altri) dovrebbe lasciare e aver lasciato una enorme quantità di tracce: il famosi anelli mancanti (che continuano a restare mancanti). Queste forme di transizione si dovrebbero trovare in gran quantità. Invece, non se ne trova nemmeno uno. La teoria discontinuità, invece, non ha bisogno delle forme di transizione per affermare che l'evoluzione avviene. Non basta, però, affermare che le forme di transizione non si trovano perché di scatto si passa dal gamberetto alla mosca. Bisogna rendere plausibile il passaggio improvviso da una specie ad un'altra come un evento casuale, altrimenti, l'unica conclusione logica è che la vita è un progetto intelligente. E se la vita è un progetto intelligente bisogna necessariamente fare appello a un Architetto (Dio) che tutto aveva già progettato al suo tecnigrafo.

Le leggi statistiche matematiche e i principi della fisica sono validi sia che si sostenga che l'evoluzione avviene lentamente e gradualmente sia che si affermi, invece, che l'evoluzione avviene per scatti improvvisi. In questa ultima ipotesi l'improbabilità è persino maggiore: per ogni tentativo riuscito, il mostro fortunato, devono esistere miliardi di tentativi falliti, mostri e basta. Le variazioni genetiche sono, invece, molto rare e di solito causano malattie più o meno gravi, o nella migliore delle ipotesi sono neutrali, (come sostenuto dalla teoria di Kimura) cioè non causano cambiamenti. Per di più, tutte le variazioni genetiche non si fissano nel DNA originario che ha in se la capacità di auto-ripararsi.

Il modello dell'equilibrio punteggiato di Gould, inoltre, crolla fin dall'inizio per la sua incapacità di affrontare il problema dell'origine della vita. Poiché neppure una sola proteina può essere spiegata come un evento accidentale, il dibattito se organismi, costituiti da miliardi di proteine, evolvono a scatti o gradualmente non ha alcun senso.

In attesa di una vostra risposta saluto cordialmente. Resta inteso che se lo riterrete opportuno Vi autorizzo a pubblicare quanto sopra ed assumo ogni responsabilità sulla veridicità di quanto dichiarato.

quanto pesa l'universo

RASSEGNA STAMPA
18 APRILE 2001
PIETRO GRECO
QUANTO PESA L'UNIVERSO
Le scoperte di De Bernardis, Peacock e Riess sull'energia e il suo peso
C'è una forza oscura nell'universo opposta alla forza di attrazione gravitazionale e che agisce in senso espansivo

Hanno preso uno spicchio di cielo lungo più di 3 miliardi di anni luce tutto intorno alla Terra, hanno studiato sistematicamente 140.000 galassie. Ne hanno ricostruito la mappa con una definizione di dettaglio precisa come nessun'altra prima. E infine l'hanno "pesato". La più grande pesata di precisione, forse, mai realizzata dall'uomo, L'impresa di John Peacock, del Reale Osservatorio astronomico di Edimburgo, e del gruppo di astronomi anglo-australiani da lui diretto nella cosiddetta "2dF collaboration", resa pubblica nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Nature, non ci ha regalato solo la mappa dell'universo locale e della struttura a larga scala della distribuzione delle galassie nel cosmo più dettagliata nella storia dell'astronomia. Non ci ha detto solo quanta materia c'è in tutto l'universo. Non ci ha detto solo che la gran parte di questa materia è di forma e costituzione esotica e a noi sconosciuta. Ma ci ha rivelato anche che l'"Oggetto" che pesa di gran lunga di più in questo nostro bizzarro universo è ... il vuoto. Davvero non è poco, per una singola ricerca scientifica. Nessuno di questi risultati ottenuti dalla "2dF collaboration" è una novità assoluta. Ma nel loro insieme questi risultati costituiscono la più solida conferma di uno scenario cosmico, per molti versi inaspettato, che si è andato delineando negli ultimissimi mesi.
Uno scenario che, come mai era accaduto nella storia della cosmologia, si basa su tre nuovi e solidi dati osservativi. Il principale di questi dati è stato ottenuto, non più di un anno fa, da un gruppo di astronomi diretto dall'italiano Paolo de Bernardis. Grazie alle osservazioni di strumenti montati su un banale pallone capace di raggiungere gli strati alti dell'atmosfera, Boomerang, il gruppo di de Bernardis ha dimostrato che viviamo in un universo "piatto". Il che significa, semplicemente, che la sua geometria è quella euclidea.
La teoria della relatività impone che uno spazio piatto, disegnato dalla geometria euclidea, debba avere una particolare densità di materia. Anzi, poiché la materia è equivalente all'energia, l'universo piatto deve avere una particolare densità di materia/energia. Per convenzione questa densità critica è chiamata omega, ed è posta uguale a 1. Da molti anni gli astronomi e i cosmologi, studiando alcune centinaia di galassie e cluster di galassie, trovano che la materia presente nello spazio intorno alla Via Lattea è, presente in quantità molto inferiore a quella della densità critica. Di più. La gran parte di questa rada materia è scura. Viene pesata dalle bilance gravitazionali usate dagli astronomi, ma risulta del tutto invisibile. Così invisibile, che alcuni dubitano che essa esista davvero e pensano che sia solo il frutto di un clamoroso errore di pesata.
La "2dF collaboration" di John Peacock consente di chiarire il quadro. Studiando non più poche centinaia di galassie in uno spicchio di cielo lungo 400 milioni di anni luce, come avevano fatto gli astronomi fino al mese scorso, ma oltre un centinaio di migliaia di galassie in uno spicchio di cielo profondo 3 miliardi di anni luce, il gruppo anglo-australiano ha confermato che la materia presente nel cosmo raggiunge circa il 30% della densità critica. E ha confermato che la materia ordinaria, quella barionica delle stelle e dei pianeti, la materia di cui siamo fatti noi per intenderci, non supera il 3% della densità critica.
Gli effetti della "Boomerang collaboration" e della "2dF collaboration" costituiscono altrettanti problemi. Forse i principali problemi della cosmologia scientifica.. Il primo problema riguarda il fatto che il 90% della materia presente nell'universo non solo è scura, invisibile ai nostri occhi e ai nostri strumenti. Ma è anche sconosciuta. Non sappiamo, di cosa sia fatta. Scoprire la consistenza di questa materia esotica è la sfida che impegna una nuova disciplina della fisica, la cosiddetta fisica delle astroparticelle. Gli studiosi di questa nuova branca della fisica e della cosmologia hanno molti candidati da proporre, ma non hanno ancora alcuna certezza.
Il secondo problema è ancora più intrigante e culturalmente più profondo. Se il nostro universo ha una densità critica uguale a 1, e se tutta la materia cosmica, anche quella esotica e sconosciuta, non riesce a spiegare che il 30% di questo valore, cosa contribuisce al restante 70% del peso universale? Non lo sappiamo. Al momento abbiamo un'unica spiegazione possibile. A dare di gran lunga il maggiore contributo al peso dell'universo non è la materia, ma l'energia. Ma non sappiamo dove sia e cosa possa generare tanta energia. L'unica fonte plausibile capace di generare una simile quantità di energia che riusciamo a immaginare è il vuoto.
Un vuoto particolare, quantistico. Un vuoto che non è il nulla, ma è un vuoto attivo. Capace di esercitare una pressione, di generare energia. Anzi di generare il 70% dell'energia cosmica.
Il vuoto che esercita una pressione è certo un'idea compatibile con la meccanica quantistica. Ma c'è una grande differenza, nel mondo della scienza, tra un'ipotesi plausibile che ben si inquadra nella teoria generale e una osservazione diretta. Fino a poco tempo fa, nessuno aveva avuto modo di osservare l'energia prodotta dal vuoto cosmico. E nessuno aveva preso in seria considerazione l'idea che l'energia del vuoto potesse costituire il 70% dell'energia dell'universo. All'inizio del mese di aprile, però, Adam G. Riess, dello Spacé Telescope Science Institute di Baltimora e un gruppo di suoi colleghi hanno giurato di avere tra le mani la prova dell'esistenza di questa energia. La prova è nascosta nella luce generata dall'esplosione di una stella supernova, la " 1997 FF", che ha impiegato oltre dieci miliardi di anni per raggiungere l'occhio, più che mai attivo, del telescopio spaziale Hubble. Riess e i suoi collaboratori hanno rilevato che la luminosità della " 1997 FF" risulta doppia rispetto a quella attesa. E ciò, per una serie di ragioni che è difficile riassumere, significa che l'universo da almeno dieci miliardi di anni si sta espandendo con velocità crescente. In realtà, già nel 1998 alcuni gruppi di scienziati avevano misurato un'accelerazione crescente nel moto di espansione dell'universo. Ma quei risultati erano troppo ambigui per poter essere considerati definitivi.
La supernova "1997 FF" ci fornisce oggi una nuova prova, più chiara e precisa, di questo strano fenomeno. Che può essere spiegato in un solo modo: deve esistere una fonte di energia nell'universo capace di vincere la forza di gravità e di dare una spinta continua alle galassie per farle allontanare sempre più velocemente l'una dall'altra. Ancora una volta, questa energia deve essere quella, quantistica, del vuoto.
Proviamo ora a riassumere. La collaborazione Boomerang ci dice che l'universo deve avere una certa quantità di materia/energia. La collaborazione "2dF" a metà marzo ci ha detto che la materia presente nell'universo, sia essa visibile che scura, copre solo il 30% di quella quantità, e quindi deve esistere una "energia scura" che costituisce il 70% della massa cosmica.
Adam Riess ci ha detto, che l'universo si sta espandendo a velocità crescente e che, responsabile di questa accelerazione, deve essere un'"energia scura" capace di generare una pressione negativa di "dare una spinta" alla materia cosmica. La pressione negativa di questa "energia scura" deve essere di segno opposto rispetto alla forza di attrazione gravitazionale che "costringe" la materia cosmica ad attrarsi e a precipitare su se stessa.
Tre osservazioni realizzate negli ultimi mesi, anzi negli ultimi giorni, concordano e sembrano, dunque, indicare nel vuoto quantistico la fonte di un'"energia scura" che non solo sarebbe l'energia prevalente nell'universo, ma anche l'energia capace di disegnare il destino cosmico.
Certo, non conosciamo ancora i meccanismi esatti con cui il vuoto quantistico riesce a far sentire tutto il suo peso sulla scena cosmica. Di certo lo scenario che Paolo de Bernardis, John Peacock e Adam Riess ci propongono è l'estrema rivoluzione copernicana.
Viviamo in un universo in cui la materia rappresenta un eccezione. Siamo fatti del tipo più raro di materia che esiste. E viviamo su un pianeta qualsiasi, di una stella qualsiasi, di una galassia qualsiasi che, armi insignificanti, costellano qui e là il corpo vuoto dell'universo. inizio pagina vedi anche
L'immagine del mondo

lamina bior dott. orrico

La Lamina Bior.......................
Una cura contro tutti i mali esiste... lo afferma il dott. MARIANO ORRICO,l’inglese W. Gilbert

studioso di medicina, inventore di uno strumento terapeutico semplice ma straordinario nelle sue illustrate applicazioni; una lamina sintetica, formata dalla fusione di 3 diversi tipi di resine che, strofinata su una pelle di pecora appropriatamente trattata, riequilibra la funzione cellulare; i benefici si ottengono semplicemente avvicinando la lamina al corpo. Come tutte le idee geniali, siamo di fronte a qualcosa di estremamente semplice, ispirato dalle conoscenze già diffuse da Talete da Mileto nel VI secolo a.C.

Il dott. Orrico parte dalla legge naturale secondo la quale "l'univrso_intero_esiste": la presenza delle forze elettriche positiva e negativa. La terra obbedisce alla stessa legge e l'essere umano che sopra di essa e' posto, fa altrettanto. L'uomo e' costituito da " un corpo elettrizzato, dal concepimento fino alla morte, da carica prevalentemente negativa 90% e 10% positiva" Questo e' il frutto della ricerca del dott. Orrico che si allineano con il premio Nobel per la Fisica (1903) Antoine Henri' Bequerel. Egli affermo' che la carica negativa nel nostro corpo e' vitale, tanto che quando scarseggia ci si ammala e quando e' carente la vita cessa. Noi ci nutriamo di cariche negative in diversi modi: 1)con la respirazione, 2)attraverso la superficie cutanea, 3)con il cibo, 4)tramite il sangue e 5)con la vibrazione cellulare.

La membrana cellulare di ogni singola cellula è formata prevalentemente da cariche negative e il suo nemico si chiama serotonina che possiede cariche positive, essa viene prodotta in grandi quantità rispetto alla norma, nell'intestino sopratutto quando questo e' stitico o colitico. Le cariche positive attaccano la cellula eliminandone quelle negative, indebolendola e predisponendo il corpo alle malattie. Quando l'ormone viene immesso nel circolo sanguigno, visto che è un vasocostrittore, provoca la rigidità di tutti i muscoli lisci del corpo: i bronchi causando l'asma, le pareti dei vasi sanguigni affaticando il cuore, l'utero causando alterazioni della funzione dei genitali femminili e l'intestino peggiorando la peristalsi.

Dagli studi del dott.Orrico sulla bioelettrologia , è nata la Bioelettroterapia, che si applica avvicinando al corpo uno strumento a forma di lamina di resina blu che non comporta efetti collaterali. La lamina BIOR [BI(os)+OR(rico)], strofinata su una pelle di pecora si carica di elettricità negativa e avvicinata al corpo va a caricare le cellule dalle cariche negative che la serotonina ha ridotto, unita ad altri fattori specialmente quello alimentare. Cosi le cellule della zona trattata riprendono il suo normale funzionamento. A testimonianza ci sono molte persone che affette da malattie tipo; tumore, leucemia, cancrena, cirrosi epatica, asma, osteoporosi, piastrinopenia, diabete, encefalopatie, cardiopatie ecc. sono guarite.

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Gli antiche greci avevano osservato che l’ambra, strofinata con uno straccio di lana, era in grado di attirare corpi leggeri come pagliuzze o segatura. Allo stesso modo una bacchetta di plastica strofinata con un panno di lana attira piccoli pezzi di carta. Nel XVII secolo l’inglese W. Gilbert chiamò fenomeni elettrici quei fenomeni di cui sembrava essere responsabile l’ambra ed elettrizzate le sostanze che sono in grado di attirare corpi leggeri.

Nel 1733 fu dimostrato che esistono in natura due stati elettrici, cioè due modi in cui i corpi si possono caricare. Convenzionalmente è chiamata carica positiva, indicata con segno positivo, la carica del vetro, mentre è chiamata negativa, e indicata con il segno -, la carica delle sostanze resinose. Le cariche elettrihe determinano l’attrazione e la repulsione dei corpi carichi. Corpi elettrizzati con cariche dello stesso segno si respingono, corpi elettrizzati con cariche di segno opposto si attirano. Le sostanze e i corpi che ci circondano non manifestano generalmente proprietà elettriche. Essi sono definiti neutri, cioè non manifestano alcuno stato elettrico. Gli stati elettrici non sono evidenti, ciò significa che ch’essi o non esistono, oppure che si equivalgono I corpi neutri contengono un numero uguale di cariche positive e negative.

Esiste il principio di conservazione della carica elettrica. Tale principio, fu enunciato dall’americano Benjamin Franklin, e sancisce che nei fenomeni di elettrizzazione non si ha la creazione, ma solo il trasferimento di carica elettrica da un corpo all’altro, in modo che il bilancio complessivo della carica sia costante nel tempo. Le cariche elettriche sono responsabili dei legami chimici . Benjamin Franklin intuì la presenza di elettroni, protoni e neutroni.

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Un po' di storia
L'idea di una possibile misurazione delle microcorrenti organiche risale al 1925, ad opera di Charles Laville, noto maggiore della Scuola superiore di Elettricità di Parigi, che, con i suoi esperimenti, riuscì a determinare che i muscoli si muovono per mezzo di un'azione elettrodinamica e le cellule emettono una seppur debole corrente elettrica. Le sue teorie furono poi riprese dal fondatore della Bioelettronica il prof. L.C. Vincent.

La produzione di campi elettroma­gnetici da parte degli esseri viventi, campi che si annullano alla loro morte, fu anche rilevata da G. Stromberg attorno al 1942.

È comunque solto nel 1943 che F. Viess, professore all'Università di Strasburgo, con i suoi collaboratori, stabilì il modo con cui variano il pH e l'rh2 del sangue e la correlazione tra le variazioni e le malattie in genere, offrendo così alla metodologia diagnostica un valido strumento.

All'incirca nel 1948, il prof. L.C. Vincent, che pare non conoscesse gli esperimenti condotti dal Viess, aggiunse ai due parametri esistenti, pH e rh2, il rò, ovvero la capacità di una certa sostanza di far passare o meno la corrente elettrica (abilità detta "resistività") ponendo così le basi per la Bioelettronica.

Le teorie del Vincent sono state poi ampiamente suffragate dal prof. J. Kemeny, vice rettore dell'Università e prof. di Biologia e Matematica del politecnico di Budapest, che, nel 1953, ha scritto il trattato Contributo alla spiegazione fisico matematica della capacità di reazione degli organismi viventi, ignorando, tra l'altro, i lavori del prof. Vincent.

Va anche ricordato che l'Ente Spaziale Americano (NASA) tiene sotto controllo la situazione fisica degli astronautici esaminando i dati delle loro urine ricevuti per mezzo di radiotrasmissioni.

La Bioelettronica al servizio della salute
Fondamentalmente la Bioelettronica, lo dice il nome stesso, si interessa delle microcorrenti che scorrono nel corpo umano e nei miliardi di cellule che lo compongono. Queste microcorrenti non sono costanti nel tempo, esse, infatti, risentono del passare degli anni e segnano la grande differenza che passa tra un corpo sano ed uno ammalato. Appare perciò chiaro come uno strumento, capace di misurare con precisione le variazioni di queste microcorrenti, sia anche in grado di stabilire lo stato in cui si trova un organismo nel momento in cui vengono fatte le misurazioni.

L'Analisi Bioelettronica permette di misurare le differenze che distinguono un buon terreno (corpo sano) ed un terreno degenerato (corpo ammalato). La Bioelettronica si può perciò definire come "la scienza che misura oggettivamente, con apparecchiature elettroniche, qualsiasi soluzione liquida o resa liquida per mezzo di acqua distillata". Nelle analisi fatte sull'organismo umano viene considerato un campione di sangue, urina e saliva.

Conoscendo lo stato del terreno di una persona è possibile effettuare la correzione più opportuna al fine di riportare i valori alterati nel limite accettabile. Ciò consentirà una salute migliore ed un'aumentata capacità di difesa immunitaria, consentendo perciò una migliore prevenzione di ogni tipo di patologia, anche quelle concernenti le sindromi degenerative.

L'analisi bioelettronica viene eseguita su un campione di sangue, urine e saliva, per un totale di 9 misurazioni. I risultati elaborati da un computer, determinano l'età biologica del soggetto ovvero le condizioni in cui si trova il suo terreno biologico.

Il principio su cui si basano queste analisi si basa sul fatto che tutto l'equilibrio della nostra vita cellulare è regolato dalle variazioni elettromagnetiche. La quantità e la qualità di tali scambi avviene entro valori piuttosto ristretti. Le cellule, infatti, si comportano come delle "microbatterie", destinate a "scaricarsi" con il passare degli anni definendo così la degenerazione dell'organismo. Con le misurazioni effettuate mediante la Bioelettronica è pertanto possibile determinare lo stato del terreno ovvero l'età biologica di ogni individuo.

L'evoluzione dalla giovinezza alla vecchiaia, è di fatto la tendenza ad una progressiva cristallizzazione dei tessuti che compongono il corpo umano. Un accresciuto deposito di elettroliti è infatti la causa di problematiche quali: artrosi, nevrosi, calcoli, arterosclerosi, tumori, cancri, ecc.

È per questo motivo che in bioelettronica si analizzano i valori del terreno senza tener conto di quale tipo di "agente patogeno" vi è insediato. Se verranno riequilibrati i valori elettronici dell'ambiente, magari avvalendosi di un Mineralogramma, sarà possibile sopprimere o ridurre le pericolosità che i cosiddetti agenti patogeni presentano.

La Bioelettronica di Vincent, comunque, fornisce soltanto delle informazioni generali sullo stato dell'intero organismo. Per un'analisi mirata ad organi specifici ci si avvale di altri esami ed in particolare delle Cancerometrie di Vernes e del Carcinochrom.

Per ottenere, invece, delle informazioni atte a determinare quali sono i Farmaci e/o gli Alimenti più appropriati per un dato paziente ci si avvale di apparecchiature assai sensibili, quali il Vega Test o l'Elettroagopuntura di Voll.

L'uso di questi strumenti permette un'accurata selezione tra vari prodotti al fine di determinare quelli più adatti per aiutarlo a mantenere o ristabilire uno stato di buona salute. Va precisato che le indagini di tipo bioelettronico consentono di intervenire ancora prima che una malattia degenerativa si sia instaurata nell'organismo.

IL TERRENO BIOLOGICO O BIOTERRENO
È noto che in ogni laboratorio biochimico, per far proliferare un dato microbo, si preparano colture adatte alla sua sopravvivenza. Solo in un ambiente, che chiameremo "terreno adatto", potremo ottenere la proliferazione del microbo.

Il "terreno biologico", comunemente detto "terreno", è l'insieme dei fattori e delle condizioni che caratterizzano un determinato organismo in un certo momento. Pasteur stesso dopo aver speso una vita studiando la microbiologia, prima di morire disse ad un suo assistente: "Claude Bernard aveva ragione, il terreno è tutto, il microbo è nulla". Pertanto un individuo che ha un "buon terreno" non lascia spazio alla malattia; è quindi il terreno che dobbiamo considerare e non gli eventuali aggressori (microbi, virus, ecc.).

A questo proposito va ricordato che durante tutte le gravi epidemie del passato non tutta la popolazione veniva colpita, ed erano proprio coloro rimasti sani a prestare le cure ai malati. Essi, pur essendo a stretto contatto con i malati, non contraevano la malattia. Coloro che restavano sani avevano infatti un buon terreno e perciò non adatto all'insediamento di quel dato agente patogeno.

È solo quando un agente patogeno trova il terreno adatto che si genera una "malattia". Quando, parlando bioelettronicamente, il terreno è nei giusti valori, nei valori relativi alla Perfetta Salute (PS), gli agenti patogeni non possono fare alcun danno. Da quanto esposto appare evidente come tutti i vaccini NON servano a nulla, anzi possono essere dannosi per la salute.

Il concetto di "terreno," non solo presenta un grande interesse nel campo della biologia, ma anche in quello relativo alla ricerca scientifica ed al controllo dell'efficacia o dannosità degli alimenti e dei prodotti farmacologici. Questo perché l'analisi del terreno biologico permette un approccio veramente scientifico nella prevenzione e cura delle malattie. Appare infatti evidente quanto sia valido conoscere in anticipo la situazione organica e se esistono compatibilità o meno fra il paziente, la sua dieta e gli eventuali medicamenti.

LE VALUTAZIONI DIAGNOSTICHE

Apparecchiatura per Bioelettronica di Vincent

La Bioelettronica di Vincent, detta anche "BEV", analizza le microcorrenti che scorrono nel corpo umano e nei miliardi di cellule che lo compongono. Dalle indagini scientifiche appare che i vari processi di degenerazione e ricostruzione, che avvengono nel nostro organismo, non dipendono solo dai cambiamenti che si verificano a livello molecolare ma anche dalle variazioni elettroniche che possono influire sui vari processi che tengono aggregati gli elementi costitutivi della materia organica.

Un cambiamento infinitamente piccolo delle particelle atomiche (atomi, ioni ed elettroni) riesce infatti a disturbare i processi che creano nuovi legami tra gli atomi (necessari affinché possano avvenire l'assimilazione e la ricostruzione), oppure impedirne il distacco (necessario per i processi di eliminazione). Si comprende pertanto come sia complesso il lavoro dell'organismo al fine di mantenere le molecole che lo costituiscono in un relativo equilibrio di conservazione.

Le microcorrenti biologiche
La Bioelettronica misura le "microcorrenti", ovvero delle correnti debolissime che circolano normalmente nel corpo umano.

Dal 1941 al 1943, G. Stromberg, effettuò alla Fondazione Carnegie (USA) alcuni esperimenti che misero in evidenza la produzione di campi elettroma­gnetici da parte degli esseri viventi; campi che spariscono alla loro morte. Nel corpo umano vi sono circa 60 trilioni di cellule immerse nell'acqua; queste cellule nascono, si riproducono, assolvono alla loro funzione specifica e muoiono. Esse, durante la loro vita, producono una debole corrente elettrica che è una delle caratteristiche di tutta la materia vivente.

Queste deboli correnti si possono misurare applicando ad una cellula di grandi dimensioni (ad esempio, una cellula nervosa di calamaro) due elettrodi, l'uno in superficie, l'altro in profondità. Collegando uno strumento sensibile (galvanometro) a questi elettrodi è possibile notare il passaggio della corrente che testimonia le forze elettromotrici presenti nella cellula. La superficie interna della cellula offre una polarità negativa mentre quella della superficie esterna è positiva.

Questo fenomeno può essere spiegato con la differenza di concentrazione ionica tra l'ambiente interno della cellula (ricco di potassio), l'ambiente esterno (ricco di sodio), e l'attività della membrana che stabilisce il giusto passaggio degli elementi da un ambiente all'altro (osmosi). È interessante notare che una qualsiasi eccitazione della superficie esterna della cellula provoca una corrente che tende a raggiungere la zona sollecitata. Sulla superficie interna, invece, il fenomeno è esattamente l'opposto.

L'utilizzo di sofisticati strumenti (elettrocardiogramma, elettroencefalogramma, ecc.) permette di anche di studiare e misurare i potenziali elettrici dei muscoli e dei nervi umani.

Il fattore "pH"
Per facilitare la comprensione di quanto segue, ricordiamo al lettore che gli ioni negativi sono degli atomi (o gruppi di atomi legati tra loro) che hanno captato uno o più elettroni (carica negativa), mentre gli ioni positivi sono degli atomi (o gruppi di atomi legati tra loro) che hanno ceduto uno o più elettroni.

Tutte le reazioni che definiscono le condizioni essenziali di un terreno in cui la "vita" sia possibile si svolgono nell'ambito di determinati valori, tra questi il più importante è il rapporto acido/basico. Un terreno può essere troppo acido (per eccesso di potassio) oppure troppo basico (per eccesso di sodio).

Per misurare il grado di acidità/basicità viene utilizzato un termine di paragone chiamato "pH". Nel campo medico il pH viene utilizzato per misurare il liquidi organici ed in particolare il sangue, la saliva e l'urina.

Il pH detiene il posto preponderante in ogni manifestazione dell'energia vitale ed indica, numericamente, la concentrazione di ioni idrogeno liberi in una soluzione. Un eccesso di ioni positivi indica che la soluzione è acida, mentre un eccesso di ioni negativi indica che essa è basica o alcalina.

Una soluzione viene pertanto definita:

ACIDA quando il pH è compreso tra 0 e 7,06,
NEUTRA quando il pH è uguale a 7,07,
BASICA o ALCALINA quando il pH è compresa tra 7,08 e 14,14.


Il pH si può misurare con metodologie elettriche oppure immergendo una cartina reagente nella soluzione, il colore della cartina cambierà in funzione del pH stesso.

Il pH di un terreno biologico, per rientrare nei limiti accettabili, non deve essere inferiore a 6.40 e non superare 9.40 mentre i valori ottimali del pH per i liquidi dell'organismo umano sono:

Sangue = 7.3.
Saliva = 6.5.
Urina = 6.8.


Quando si parla del pH di una soluzione è però necessario considerare anche la carica elettrica della medesima. Questo perché il pH, a tutti gli effetti, fornisce soltanto un valore quantitativo relativo alla presenza di Ioni liberi. Una misurazione completa deve invece tenere conto anche della carica elettrica presentata dalla soluzione. Tale carica elettrica viene misurata in millivolt ed il termine di paragone viene chiamato rh2.

Il fattore "rh"
Il fattore "rh" definisce la concentrazione di molecole di idrogeno in una soluzione, più molecole vi sono e più l'rh assume valori elevati. Questa concentrazione è assai importante perché da essa dipendono numerose reazioni biochimiche che permettono la nascita e l'esistenza degli organismi viventi. Dal punto di vista patologico le nefriti abbassano il fattore rh mentre i tumori tendono ad innalzarlo.

Il fattore "rh" si può misurare con metodologie elettriche oppure con indicatori colorati.

Ossidazione e ossidoriduzione
Con il termine "ossidazione" si indica la perdita di atomi di idrogeno o di elettroni oppure l'assunzione di atomi di ossigeno. Durante l'ossidazione si vengono a creare degli atomi anomali definiti "ioni positivi".

Con "riduzione", si indica il fenomeno opposto, ovvero l'acquisizione di atomi di idrogeno o di elettroni oppure la perdita di atomi di ossigeno. Durante la riduzione si vengono a creare degli atomi anomali definiti "ioni negativi".

Si parla perciò di ossidazione quando vi è la tendenza a donare elettroni e di riduzione quando vi è la tendenza ad assumerli.

Il fattore "rh2"
Quando accade che l'ossidazione di una molecola è contemporanea alla riduzione di un'altra si ottiene una "ossidoriduzione", un fenomeno che provoca un passaggio di elettroni dalla prima alla seconda sostanza. Il rapporto di ossidoriduzione, chiamato "rh2", definisce pertanto la capacità di scambio tra i componenti organici. Appare perciò evidente quanto sia utile che un tale rapporto possa essere misurato ed eventualmente corretto.

A parità pH, un rh2 forte corrisponde ad una soluzione ossidante mentre un rh2 debole corrisponde ad una soluzione riduttrice.

I valori ottimali del fattore rh2 sono:

Sangue = 22.
Saliva = 22
Urina = 24


Fra due prodotti analizzati aventi lo stesso pH, ma che hanno rispettivamente un rh2 di 10 ed uno di 35, vi è una grande differenza dell'azione compiuta qualora introdotti nel corpo umano. Questa differenza li può trasformare da rimedi in veleni.

Il fattore "rò"
Il "rò" rappresenta la resistività o il fattore dielettrico. In altri termini ci informa di quanto una data soluzione è capace di ostacolare il passaggio della corrente elettrica. Questo passaggio è tanto più facile quanto più la soluzione contiene degli sostanze che riducono il rò. Queste sostanze vengono chiamate "elettroliti", i sali minerali in genere sono dei validi elettroliti.

Il rò, praticamente, si misura in Ohm per cm quadrato. Più la concentrazione in elettroliti è grande e tanto minore sarà il rò (resistività) di una soluzione. Ne consegue che un'alimentazione che fornisce molti sali minerali tenderà ad abbassare il valore del rò.

I valori ottimali del rò per i liquidi organici sono:

Sangue = 210 ohm.
Saliva = 180 ohm.
Urina = 29 ohm.


Riassunto
La Bioelettronica, in definitiva, misura i 3 fattori: pH (magnetico), rh2 (elettrico) e rò (dielettrico) del sangue, urina e saliva (alle volte delle feci) di un individuo e ne determina il terreno biologico o, in altre parole, la situazione del suo organismo. Tutte le reazioni biochimiche, attualmente conosciute all'interno del corpo umano, avvengono solo e limitatamente nel dominio delimitato dall'interazione dei tre fattori descritti, ovvero:

pH: fattore magnetico espresso in unità di pH,
rh2: fattore elettrico espresso in millivolt,
rò: fattore dielettrico espresso in ohm.


I valori di questi tre fattori sono in grado di definire lo stato del terreno. Essi, infatti, cambiano in modo notevole in presenza di una patologia, specialmente se degenerativa, ed in modo meno apparente nel corso degli anni.

Negli individui sani, infatti, i tre fattori pH, rh2 e rò, misurati sul sangue, evolvono con l'età in un certa direzione. Il pH (fattore magnetico) diventa sempre più alcalino, l'rh2 (fattore elettrico) si sposta verso valori sempre più ossidati ed il rò diminuisce a causa di una accresciuta concentrazione di sali minerali (elettroliti). Questa alta concentrazione, a sua volta, è la causa di varie patologie tra cui citiamo: artrosi, arteriosclerosi, calcoli, nevrosi e tumori.

UTILITÀ DELLA BIOELETTRONICA
La diagnostica per mezzo delle apparecchiature biolettroniche permette le seguenti indagini e valutazioni:

Esami preventivi per diagnosticare (molto tempo prima della loro manifestazione) tutte le malattie (AIDS e cancro compreso).
Verifica dell'azione di un medicinale, di un alimento, di una bevanda o di una cura, sul malato.
Determinazione del momento ideale per sospendere od interrompere una terapia o l'assunzione di medicinali.
Controllo dei parametri fondamentali (pH, rh2, rò) di un qualunque prodotto che sia stato prima diluito in acqua distillata.
Verifica dello stato di morte reale di un defunto per evitare errori di interpretazione dei sintomi manifestati. Ecco un esempio:
MORTE APPARENTE: sul sangue venoso. pH inferiore a 7,5, rh2 superiore a 18, rò superiore a 120 Ohm.
MORTE REALE: sul sangue venoso. pH superiore a 8, rh2 inferiore a 15, rò inferiore a 90 Ohm.


Teoricamente non esiste alcun campo nel quale la bioelettronica non si possa dimostrare utile ed efficace. Va comunque precisato che essa andrebbe integrata con il Mineralogramma e la Cancerometrie di Vernes.

Questi sistemi diagnostici sono appunto in grado di stabilire le condizioni del terreno ed individuare le tendenze e/o gli indici di rischio. Con le informazioni ricavate si può intervenire nel modo più opportuno (dieta, medicinali, cure, ecc.) al fine di riportare il terreno, o mantenerlo, nelle condizioni necessarie per una vita sana ed efficace.

Riferimenti Bibliografici

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La formula everett storey



CELLFOOD: L’inizio
Per raccontare la storia del CELLFOOD, iniziamo a dare qualche informazione sul suo creatore, Everett L. Storey. Albert Einstein lo ha definito “un genio”, e gli ha attribuito la scoperta della tecnica della “scissione dell’acqua”. Era un uomo veramente sorprendente.

Sebbene questo straordinario scienziato sia ricordato soprattutto per la sua invenzione del meccanismo di avviamento della fusione, le scoperte più importanti di Everett Storey riguardano il miglioramento dell’ambiente e la cura del corpo umano. Era esperto degli usi secondari del deuterio, l’isotopo non radioattivo dell’idrogeno (e sapeva tutto delle tecniche dipolari, bibasiche basate sul deuterio). Conosceva anche le tecnologie energetiche dell’acqua pesante (biossido di deuterio) e dell’energia atomica. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Ev (come preferiva essere chiamato) vide che le sue scoperte venivano usate per ideare la bomba all’idrogeno, ma dato che era un umanitario, volle fare qualcosa di buono per l’umanità, perciò a metà degli anni 50 formulò un prodotto che battezzò CELLFOOD (un integratore alimentare che considerava come una possibile soluzione a tutte le malattie sulla terra.) La stessa tecnica di “scissione dell’acqua” impiegata nel meccanismo di avvio della fusione della bomba H è stata adoperata per produrre il CELLFOOD. Storey ha creato perciò una terapia all’ossigeno basata sulla capacità degli ioni del deuterio di autosostenere una reazione di tipo catalitico in cui l’acqua contenuta nel nostro corpo viene scissa in ossigeno e idrogeno.

La formulazione esclusiva CELLFOOD di Everett Storey è il risultato di 42 anni di ricerca (e in effetti, ci vogliono 9 mesi per produrre ogni lotto!) Composto da sostanze estratte dalle piante migliori, è una formulazione in grado di mantenere i suoi potenti elementi in soluzione totale e di distribuirli, per via orale, ad ogni singola cellula del corpo umano. Questa formula miracolosa sostiene e
migliora l’attività nutritiva biochimica e apporta al nostro regime alimentare ciò che è stato sottratto dalla vita moderna e dalla tecnologia. I suoi costituenti, tra cui 78 elementi e minerali, 34 enzimi, 17 amminoacidi, ed elettroliti (oltre ad ossigeno ed idrogeno nascenti, come prodotti secondari) sono tutte sostanze che si trovano in natura, essenziali alle molte funzioni biochimiche del corpo.

Ecco quello che Everett Storey ha scritto in Beyond Belief, pubblicato dalla Feedback Books, Copyright del 1982:

Il CELLFOOD scinde l’acqua in ossigeno e idrogeno nascenti, e le singole cellule del corpo sono nutrite da un flusso costante di 78 elementi essenziali conservati liberi in soluzione, grazie alla presenza di idrogeno e ossigeno allo stato libero, che causano il processo di ossidazione e riduzione in una reazione a catena che elimina le tossine. I tessuti vengono ricostruiti, e una buona nutrizione completa il processo.

I minerali sono necessari al 95% delle funzioni quotidiane del nostro corpo; i minerali garantiscono la vitalità. Gran parte del contenuto di minerali naturali presenti in tracce è andato perduto nel cibo, al giorno d’oggi, per impoverimento, mancata rotazione onde evitare scarsi raccolti, e minor fertilità del terreno causata da alluvioni ed eccessiva irrigazione.

Gli scienziati contemporanei impiegheranno degli anni a capire il metodo unico di Everett Storey di estrarre e bilanciare le sostanze nutritive in ciò che ha definito come “equazione elettromagnetica”.

Biografia di Everett Storey
STOREY, EVERETT LAFAYETTE, editore; nato il 6 settembre 1914; chimico fisico; microbiologo; editore; autore; e allenatore di football. Studi: Università di Chicago. Incarichi: editore della Donnelley Advertiser, Chicago; proprietario della Canterbury Remembrancy Counselors, Chicago & New York City; direttore della campagna del partito repubblicano, 17^ circoscrizione, Chicago. Inventore: meccanismo di avvio della fusione, 1942. Tra i riconoscimenti: presidente del Sigma Chi; presidente del Southtown Speakers Club; fondatore della Chicago Community Football League, dell’American Medical Research Social & Academic; dell’American Football; coordinatore della W. Alliance; le sue produzioni includono: pubblicazioni, produzione e direzione di film, scultura, pittura, articoli; dell’American Chemical Society, Elettroculture Cuts World Food Costs, 1976; perfezionamento della tecnica del deuterio per la continua normalizzazione del suolo.

La sua fortuna nel mondo
Edizione Marquis / Chicago 1978-79, pag. 896
STOREY, EVERETT LAFAYETTE, editore: nato a Colorado Springs, Colorado, il 6 settembre 1914, figlio di Walter Fletcher e Lois (DeLay) S.: Studia all’università di Chicago 1932-1936. Editore della Donnelley Advertiser, R.H. Donnelley Corporation, Chicago, 1939-1946; proprietario della Canterbury Advertising Counselors, Chicago & New York City, 1946-1947; fondatore, editore del West Magazine Inc., Las Vegas, Nevada 1956-P, fondatore dei laboratori Deutrel, Santa Paula California, 1965; socio dirigente, 1966; presidente della Desert Reclamation Corporation, Las Vegas, 1957-P, segretario esecutivo del Long Beach Junior Football Club, 1949-; direttore esecutivo dell’American Medical Research Society, 1959-1963. Socio fondatore dello Shrimp Bowl, Chicago, 1948; presidente del San Miguel Automated Univ. Study Group, Ventura, California; fondatore, allenatore principale dell’Academy of American Football, Santa Paula, California; presidente del Youth for Green, Illinois, 1942-4946. Presidente dei repubblicani per Cannon, Nevada, 1958. Riconoscimento della Community Service Marshall Field, 1947, membro del Sigma Chi. Club: Southtown Speakers (fondatore Chicago, 1938), autore: Getting Down to Fundamentals, 1943, 1966. Brevetto del meccanismo di avvio della fusione, perfezionamento del trattamento con deuterio per la normalizzazione del suolo.
Oltre ai dettagli biografici citati, Ev Storey ha scritto il libro Beyond Belief, copyright 1982, pubblicato da Feedback Books. In questo libro descrive la sua vita e le sue credenze più dettagliatamente. Le sue scoperte che riguardano il deuterio e il trizio hanno aperto molte strade nuove, inclusa la normalizzazione del suolo, mostrando il potenziale futuro delle soluzioni bibasiche che ne risultano. Coprendo più di 400 persone e soggetti, Beyond Belief è in se stesso istruttivo. Il numero con cui questo libro è catalogato alla Biblioteca del Congresso è 82-70619.

CAPITOLO 2

Ossigeno, idrogeno & altri elementi essenziali
Il Dr. Otto Warburg, noto biochimico e premio Nobel 1931, ha dimostrato che le cellule cancerogene non possono svilupparsi in un ambiente ricco di ossigeno. Nelle sue conferenze ha sostenuto che quando l’ossidazione diminuisce e la fermentazione prende il posto dell’energia cellulare, la strada verso il cancro è aperta. Il Dr. Warburg ha affermato che “La causa primaria del tumore è la presenza, al posto della normale assunzione d’ossigeno da parte delle cellule del corpo, di un tipo di respirazione anaerobica (senza ossigeno).” La scoperta del Dr. Warburg è solo uno dei molti eventi scientifici affascinanti che sottolineano l’importanza vitale dell’ossigeno.

Ogni giorno:
respiriamo aria inquinata;
beviamo acqua e altri liquidi contaminati con scorie nocive, oppure che contengono sostanze chimiche e additivi dannosi;
mangiamo cibi privi di minerali, trattati, stracotti e con un contenuto eccessivo di grassi, conservati e preparati con sostanze chimiche nocive, additivi e procedimenti di cottura particolari;
fumiamo e beviamo alcool in eccesso.
Facciamo poco esercizio fisico.

Questo “mondo moderno” appesantisce il nostro corpo di tossine e di scorie acide, che rallentano il nostro metabolismo, e indeboliscono il sistema immunitario, così da perdere gradualmente la capacità di proteggerci dalla malattia e dall’invecchiamento.

Associato agli effetti dannosi di questi fattori fisici, ve ne sono di psicologici ed emozionali, che ci bombardano ogni giorno. Viviamo e lavoriamo in condizioni sempre più stressanti, come il traffico intenso, lavori impegnativi, relazioni famigliari problematiche, incertezza economica, crimine, difficoltà personali, e così via.

Poiché tutto ciò ha un impatto deprimente sulla qualità della nostra vita, oggi abbiamo bisogno di qualcosa di speciale che ci aiuti ad affrontare lo stress della vita moderna. Abbiamo bisogno di qualcosa che ci purifichi costantemente dalle tossine dannose e dalle scorie contenute nel nostro corpo, che ripari il danno a livello cellulare, che ricostruisca il nostro corpo, rafforzi il nostro sistema immunitario, e ci dia equilibrio a livello fisico, elettromagnetico, biologico e chimico.

L’ossigeno è vita
Ossigeno, carbonio, idrogeno, azoto e zolfo sono i cinque elementi basilari della vita. Di tutti gli elementi che mantengono in vita, l’ossigeno è il più abbondante. L’ossigeno è essenziale alla combustione (ossidazione), e agisce da disinfettante, deodorante, igienizzante e conservante. L’ossigeno forma quasi il 50% del peso della crosta terrestre, il 42% di tutta la vegetazione, l’85% dell’acqua di mare, il 46% delle rocce ignee e il 47% del suolo asciutto. Questo elemento, senza gusto né odore, così essenziale alla vita, forma il 65% del nostro corpo.
Possiamo vivere qualche giorno senz’acqua e qualche settimana senza cibo, ma solo pochi minuti senza ossigeno. Tutte le funzioni del nostro corpo sono regolate dall’ossigeno, che deve essere rimpiazzato di momento in momento, poiché il 90% della nostra energia vitale dipende da esso. L’ossigeno dà energia alle cellule in modo da potersi rigenerare. Il nostro corpo usa l’ossigeno per metabolizzare il cibo ed eliminare le tossine e le scorie attraverso l’ossidazione. Il nostro cervello ha bisogno di ossigeno ogni secondo per elaborare le informazioni. In effetti, tutti i nostri organi hanno bisogno di molto ossigeno per funzionare in modo efficiente. La capacità di pensare, provare sensazioni, muoversi, mangiare, dormire, e persino parlare dipende dall’energia generata dall’ossigeno.
L’ossigeno è l’unico elemento in grado di combinarsi con quasi tutti gli altri elementi per formare i componenti essenziali necessari a costruire e mantenere il nostro corpo.

Per esempio, ossigeno + azoto + carbonio + idrogeno = proteine. Ossigeno + carbonio + idrogeno = carboidrati. Ossigeno + idrogeno = acqua. La combinazione dell’ossigeno nell’aria, acqua, proteine e carboidrati dà origine all’energia vitale. Nessuna parte di questa energia potrebbe essere prodotta senza ossigeno. Come potete vedere, senza ossigeno non potremmo fare questa grande esperienza di vivere.

Ossigeno e salute
L’ossigeno è uno dei cinque elementi necessari al sostentamento in vita (e, chiaramente, uno dei più importanti). Per decenni l’ossigeno è stato usato nel trattamento dei malati e dei feriti, e per curare certi disturbi medici come infezioni alle ossa, ferite e altri casi d’emergenza, come l’avvelenamento da ossido di carbonio e i disturbi della decompressione. (Solo recentemente le professioni mediche e sportive hanno iniziato per la prima volta a prendere in seria considerazione il valore di aumentare i livelli d’ossigeno e i benefici che si possono ottenere.)
L’ossigeno porta vita ed energia ad ogni singola cellula vivente. Se le cattive abitudini alimentari, il bere, l’inquinamento, le tossine, le medicine o la mancanza di esercizio fisico danneggiano il corpo, le cellule vengono private dell’ossigeno vitale e il sistema immunitario può indebolirsi. Un livello basso d’ossigeno influenza negativamente il metabolismo cellulare del corpo, e può anche fargli produrre sostanze chimiche sbagliate, e/o provocare vari problemi di salute.
Sebbene l’ossigeno sia una delle soluzioni più importanti per mantenere la salute, non tutti ne sono consapevoli. Gli scienziati solo ora osservano l’importanza del ruolo svolto dall’ossigeno nella prevenzione della malattia. Tutti i quattro agenti che provocano stress (stress tossico, emozionale, trauma fisico e infezioni) si basano e riducono eccessivamente la riserva d’ossigeno del corpo.

L’ossigeno viene legato all’emoglobina nel sangue ed è distribuito ad ogni cellula del corpo.

L’omeostasi cellulare dipende da un’adeguata scorta di ossigeno nel sangue. La vita è in effetti alimentata dall’ossigeno contenuto nel nostro sangue una mancanza di ossigeno dà come risultato la malattia, la mancanza di vitalità , l’affaticamento e uno stato generale di debolezza.
I nostri livelli normali di ossigeno possono diminuire nel tempo per alcuni fattori tra cui:

Stress Tossico: sostanze chimiche tossiche e inquinamento dell’aria, che stanno diventando prevalenti nelle nostre città industrializzate (oltre ad un aumento nell’uso di farmaci );

Stress Emozionale: produce adrenalina e ormoni surrenali, che aumentano il consumo di ossigeno;

Trauma fisico: riduce la circolazione e l’apporto di ossigeno di molte cellule e tessuti in tutto il corpo;

Infezioni: consumano le forme di ossigeno dette “radicali liberi” utili a combattere batteri, funghi e virus. Anche l’uso frequente di medicine riduce le scorte di ossigeno a livello cellulare.

Le ricerche hanno dimostrato che nella maggior parte del mondo i livelli naturali della concentrazione d’ossigeno vitale nella nostra atmosfera stanno scendendo continuamente, a causa dei cambiamenti nell’utilizzo climatico ed industriale che ha avuto luogo negli anni.

Il Dr. Stephen Levine, un biologo molecolare e stimato ricercatore nutrizionista, ha anche affermato: “Possiamo considerare la carenza di ossigeno come la sola grande causa di tutte le malattie.” Formulando la sua ipotesi originale, ha affermato che una “carenza d’ossigeno accompagna ed è un aspetto integrale di tutti gli stati di malattia”, perciò gli effetti di una mancanza d’ossigeno nel sangue potrebbero essere molto probabilmente il punto d’inizio di un indebolimento del sistema immunitario e di temuti problemi di salute, come cancro, leucemia, AIDS, malattie, deperimento nervoso e candida.

Se si riesce a mantenere l’ambiente normale della cellula, non perderà il suo potenziale di crescita e riproduzione. La carenza d’ossigeno crea una carenza dell’ossidazione. Una deficienza d’ossigeno svolge un ruolo importante nella contaminazione delle cellule. L’ossigeno è un disintossicante e quando il livello è basso, allora le tossine cominciano a guastare le funzioni del corpo e a diminuirne la vitalità che dà energia.

Sintomi di carenza d’ossigeno
I sintomi iniziali di carenza d’ossigeno includono soprattutto debolezza, stanchezza, problemi circolatori, cattiva digestione, dolori ed affaticamenti muscolari, vertigini, depressione, perdita della memoria, comportamento irrazionale, irritabilità, acidità di stomaco e complicazioni bronchiali. Quando il sistema immunitario viene compromesso da una mancanza d’ossigeno, il corpo è più suscettibile a batteri occasionali, infezioni virali e parassitarie, raffreddori, ed influenza. La mancanza d’ossigeno può anche provocare malattie rischiose per la vita dell’individuo - ha sottolineato il Dott.Otto Warburg, vincitore di due premi Nobel, affermando che il cancro, e altre infezioni o malattie non potrebbero sopravvivere in un ambiente ricco d’ossigeno.

Quando gli scienziati analizzarono il contenuto dell’ossigeno di bolle d’aria intrappolate in perforazioni di ghiaccio nell’Antartico, scoprirono che l’atmosfera terrestre conteneva tra il 38% ed il 50% d’ossigeno. Nel corso degli anni, l’aumento dell’inquinamento, delle tossine, la distruzione delle foreste pluviali, e la riduzione d’altri produttori naturali d’ossigeno hanno causato l’abbassamento del livello d’ossigeno presente nell’attuale atmosfera del 20%. Nelle aree urbane sovrappopolate, i livelli d’ossigeno sono sempre più bassi. Poiché i nostri corpi non sono predisposti ad un consumo d’ossigeno basso, le tossine dannose si accumulano nelle nostre cellule, nei nostri tessuti, organi, e flusso sanguigno. Secondo risultati comparativi, un livello d’ossigeno del 6% causa l’asfissia e la morte.

La rivoluzione industriale, lo sviluppo tecnologico ed i mezzi di trasporto moderni hanno seriamente esaurito i livelli d’ossigeno nell’atmosfera. La nostra ossessione per i combustibili a base di carbonio, usati per alimentare generatori, aerei ed auto causa un vasto consumo giornaliero d’ossigeno. Inoltre vi è la pesante riduzione delle nostre aree verdi e di tutta la flora per la necessità di legname e di carta continua al di là della nostra capacità produttiva. Oggi, gli scienziati hanno determinato che i livelli di concentrazione d’ossigeno atmosferico si stanno riducendo di circa 0,8% ogni 15 anni. Al momento non c’è ragione di credere che in un futuro prossimo quest’andamento cambierà.

Nel corpo l’ossigeno gioca un altro ruolo molto importante, agendo come guardiano e protettore contro i batteri nemici e gli organismi malati. Una delle maggiori funzioni dell’ossigeno è la disgregazione. Scorie, rifiuti, tossine, detriti, altre sostanze inutili vengono distrutte dall’ossigeno ed eliminate dal sistema.

Ossigeno Terapia
Quant’è importante l’ossigeno per la salute del nostro corpo? Molti esperti concludono che la mancanza di ossigeno nelle cellule e nei tessuti umani è legata ad una ampia gamma di problemi di salute (o forse a tutti), e che le ossigeno terapie apportano notevoli benefici fisiologici. Oggi vengono utilizzati diversi tipi di ossigeno terapie benefiche.
Che cos’è l’ossigeno terapia? L’ossigeno terapia è un processo supplementare che aumenta il contenuto di ossigeno disponibile nel corpo. Tali terapie possono anche includere processi che aumentano la capacità del corpo di usare o favorire l’assorbimento dell’ossigeno. Molte di queste terapie sono generalmente costose e devono essere gestite e controllate dal medico. Ecco alcune brevi descrizioni di alcune terapie d’ossigeno accettate:

Ossigeno Liquefatto - viene spesso prescritto come terapia inalatoria per seri problemi bronchiali e respiratori.
Ozono Terapia O3 - generalmente infuso per via rettale o endovena, viene principalmente usato per potenziare l’ossigenazione del sangue, la circolazione, il sistema immunitario, e per eliminare i batteri, i virus ed i funghi. La molecola d’ozono dell’ossigeno è estremamente instabile e può essere tossica se non somministrata correttamente;
Perossido d’Idrogeno Terapia (H2O2) - Il perossido d’idrogeno si produce nel flusso sanguigno per combattere batteri, virus, fermentazioni, funghi, e altri agenti patogeni invadenti. L’ingestione di questa sostanza è estremamente controversa perché può causare una reazione avversa nel tratto digestivo: l’eccesso d’idrogeno causa uno squilibrio del pH e può inoltre produrre radicali liberi pericolosi. Tale sostanza dovrebbe essere utilizzata sotto stretto controllo medico.

Esercizi Respiratori - per migliorare la capacità polmonare, per dare più ossigeno al flusso sanguigno. Molti fanno respiri poco profondi, e le discipline come lo yoga ed altre basate sulla respirazione diaframmatica possono essere di grande aiuto;

Terapia Iperbarica (HBO) - comporta l’assunzione d’ossigeno in una camera pressurizzata. Questa terapia satura i tessuti e le cellule d’ossigeno, favorendo la guarigione e la risposta del sistema immunitario. Inizialmente destinata alla cura di embolie ed embolie gassose di tuffatori ed aviatori, oggi viene impiegata per la cura di varie malattie, agenti patogeni e condizioni degenerative;

CELLFOOD - Integratore Dietetico - secondo il mio punto di vista, più semplice, più efficace e con un costo più conveniente dell’ossigeno terapia, è l’assunzione giornaliera di CELLFOOD.

L’IDROGENO
L’idrogenazione (chiamata anche riduzione) è l’aggiunta d’idrogeno ad una molecola. Quasi tutti i processi del corpo richiedono idrogeno.
L’idrogeno gioca un ruolo fondamentale nella catena di trasporto dell’elettrone (la strada attraverso la quale gli elettroni si spostano mediante un numero di composti intermedi che prontamente accettano e rilasciano elettroni, alternando tra forma ridotta ed ossidata.) Alimentato da fusione e scissione, l’idrogeno è l’elemento più comune nell’universo. Costruisce le cellule e, se non le modifica, diventano dure e fragili. Queste tendenze sono bilanciate dall’azione dell’ossigeno.

L’idrogeno è necessario al corpo per costruire e ristabilire il sistema immunitario, gli organi e la struttura della cellula. Everett Storey ha affermato “La strada tortuosa verso la salute conduce sempre a qualche forma di idrogeno, probabilmente il Deuterio (il suo più multiforme isotopo) che viene quasi considerato come la forza creativa ed elevata della vita” Il Dott. Ev Storey ha utilizzato il deuterio - usato nel processo produttivo del CELLFOOD- per aiutare gli oligoelementi a rimanere “in soluzione”. Ciò permette poi alla tecnologia detta della “scissione dell’acqua” di svolgere la sua funzione vitale.

Il corpo di norma riceve idrogeno dall’acqua, e da altri liquidi, frutta, e legumi. Una carenza di idrogeno può condurre alla disidratazione - causando un’estrema secchezza ed un anomalo surriscaldamento dei nervi all’interno del corpo.

A causa della disidratazione le sostanze nutrienti umide e grasse non vengono ben assimilate; ciò può portare , corrugamento del viso, secchezza delle mucose, e crampi tendinei.

Altre condizioni causate da una carenza d’idrogeno includono gotta, reumatismi, confusione ed inadeguatezza mentale, rigidità del collo, irritazione cutanea, dolori alle articolazioni. L’idrogeno, come l’ossigeno, viene rilasciato quando si aggiunge CELLFOOD all’acqua, e continua ad essere prodotto in una reazione a catena per più di tre giorni.

Acqua
Oltre all’ossigeno e all’idrogeno abbiamo bisogno d’acqua per vivere. Sfortunatamente l’inquinamento crescente nel nostro mondo moderno rappresenta un fattore dannoso per la nostra acqua potabile. I rischiosi prodotti chimici come il mercurio, il piombo, l’arsenico, il cianuro, l’alluminio, ed il fosforo entrano nel sistema dell’acqua ogni giorno. Altri prodotti chimici pericolosi e tossici, compresi cloro e fluoro, vengono aggiunti all’acqua per ridurre i microrganismi dannosi e prevenire problemi ai denti. Tutti questi elementi si aggiungono al peso delle tossine che il nostro corpo deve espellere.
Per depurare e nutrire le nostre cellule, la ricerca ha provato che abbiamo bisogno di liquidi pari alla metà del peso corporeo ogni giorno (e anche di più, se si vuole perdere peso), esclusi caffè, tè, alcool, succhi di frutta ed altri liquidi. La disidratazione ostacola le funzioni del corpo perché vengono rimosse meno tossine, e una quantità minore di ossigeno e di elementi nutritivi possono essere distribuiti nel corpo - specialmente al cervello formato dall’80% al 90% d’acqua. L’acqua restante del corpo varia dal 65% al 90%.
Per avere una buona acqua potabile, dobbiamo purificare o filtrare l’acqua prima di berla. Non basta bollirla perché sebbene uccida gli agenti patogeni, concentra gli agenti inquinanti. Le nuove scoperte su i processi di purificazione dell’acqua mi hanno portato a consigliare di non bere assolutamente acqua distillata o acqua trattata con osmosi. Questi trattamenti fanno diventare l’acqua acida. L’acqua dovrebbe rimanere viva ed il suo pH neutro. CELLFOOD, naturalmente, è un purificatore d’acqua straordinario (vi suggerisco comunque di iniziare a bere la migliore qualità d’acqua per ottenere i più grandi benefici possibili.)

Minerali
Noi siamo stati creati dalla polvere della terra. Abbiamo così bisogno in quantità e proporzioni giuste di circa 70 minerali per raggiungere la performance di ogni cellula nel nostro corpo. Ma nel nostro suolo stanno mancando sempre più i minerali necessari. Molti tipi di frutta e legumi hanno, oggi, meno di 12 minerali sui 70 di cui l’essere umano necessita per un corretto funzionamento, e che erano presenti nei nostri cibi centinaia di anni fa.
Abbiamo bisogno di minerali per una composizione corretta dei fluidi corporei, per la formazione di sangue e di cellule ossee, e perché il nervo sano continui a funzionare correttamente. La mancanza di un singolo minerale nel nostro corpo può causare problemi mentali e fisici. Dobbiamo, perciò, prendere coscienza del valore nutritivo di ogni tipo di cibo, e mangiare nel modo più corretto possibile. Noi tutti sappiamo dell’importanza del calcio nella nostra alimentazione per rafforzare le ossa e i denti. Talvolta, a causa della grande carenza di minerali nel nostro cibo, la maggior parte di noi ha bisogno di integratori per supplire questa mancanza e per rendere la performance ottimale del nostro corpo.
“Sapete che oggi la maggior parte di noi soffre di rischiose carenze alimentari che non possono essere risolte se i nostri cibi non ricevono una giusta quantità di minerali? Il fatto allarmante è che i nostri cibi – frutta, legumi, e cereali – stanno ora crescendo su milioni di acri di terra che non contengono abbastanza minerali per il benessere del nostro corpo….non è importante la quantità, ma la qualità. Mancando le vitamine, il sistema può usufruire dei minerali, ma mancando i minerali, le vitamine sono inutili… La carenza di minerali dà come risultato le malattie…Nessuno oggi mangia abbastanza frutta e legumi per fornire il suo stomaco dei sali minerali richiesti…Il nostro benessere fisico dipende più direttamente dai minerali che dalle vitamine o calorie”.
Documento del Senato N.264 (1936)

Stranamente, tutto ciò che abbiamo detto sui minerali sembra oggi essere insolito e quasi allarmante. Infatti tali informazioni risalgono al 1936. Una presa di coscienza generale sull’importanza dei minerali nel cibo è così nuova, che molti manuali sui regimi alimentari contengono poche informazioni a proposito.


Nonostante ciò è sicuramente qualcosa che riguarda tutti noi, ed è oggi sempre più pertinente. La verità è che i nostri cibi variano enormemente per qualità, e alcuni non hanno valore nutritivo. Il benessere del nostro fisico dipende molto più dai minerali che prendiamo dal nostro sistema che dalle calorie o vitamine, o dalla corretta proporzione di amido, proteine o carboidrati che consumiamo.

Voi sicuramente penserete che una carota è una carota, che l’una è uguale all’altra, ma non è così; possono avere lo stesso sapore, ma una diversa quantità di minerali e quindi un diverso valore nutritivo. Diversi test di laboratorio provano che la frutta, i legumi, i cereali, le uova, e persino il latte e la carne non sono oggi com’erano qualche generazione fa (ciò spiega perché i nostri antenati sono cresciuti vigorosamente su una selezione di cibi che manca oggi a noi).

Un regime alimentare pienamente equilibrato non consiste solo principalmente in una quantità considerevole di calorie, vitamine, amido, proteine, carboidrati. Sappiamo che la nostra alimentazione deve contenere soprattutto minerali. Suggerisco perciò un consumo di frutta e legumi organici quando disponibili. I cibi che crescono senza fertilizzanti chimici, pesticidi, erbicidi, hanno un sapore diverso e certamente migliore, ed hanno una quantità maggiore di vitamine e minerali. Come menzionato prima, i cibi prodotti industrialmente di oggi sono carenti nei valori nutritivi fondamentali per la salute del nostro corpo.

Sappiamo che le vitamine sono sostanze chimiche complesse indispensabili ad una corretta alimentazione, e che ognuna di essa è importante per una funzione normale del nostro corpo. Una carenza vitaminica può causare condizioni di squilibrio e malattie rischiose. Oltre alle vitamine sono necessari i minerali, senza i quali le prime non hanno valore.

Benefici degli Oligoelementi
Gli oligoelementi sono minerali che il corpo richiede in quantità di 100 mg o meno, al giorno. Per alcuni, compreso lo iodio, un dosaggio giusto può essere un decimo di 1 mg. Quantità così piccole possono arrecare danno alla nostra salute.

CELLFOOD ha 78 oligoelementi e minerali; qui ho ne ho citati alcuni e spiegato la loro importanza specifica:

Cromo(Cr) - Permette al corpo di bruciare lo zucchero, fornendo energia e evitando danni ai vasi sanguigni ed agli organi. Fonti naturali: fegato, lievito di birra, pepe nero, timo, carne di manzo, pollame, broccoli, crusca e cereali.
Rame(Cu) - Necessario per la formazione di cellule sanguigne e di tessuto connettivo. Viene coinvolto anche nella produzione di melanina della pelle. Fonti naturali: fegato di manzo o pollo, cioccolata, frutta, granchio, fagioli, noci, e semi.
Iodio (I) - Usato dalla ghiandola tiroidea per produrre gli ormoni essenziali per la crescita, la riproduzione, la formazione dei nervi e delle ossa, e le malattie mentali. Fonti naturali: pesce, molluschi, e alghe.
Ferro (Fe) - Produce emoglobina, la proteina che porta ossigeno al corpo. Produce anche alcuni ormoni, tessuti connettivi e neurotrasmettitori del cervello, e controlla il sistema immunitario. Fonti naturali: fegato, carne, pollame, pesce, fagioli, noci, frutta secca, cereali, e legumi
Manganese (Mn) - Antiossidante; gioca un ruolo importante nelle reazioni chimiche implicando produzione di energia, il metabolismo delle cellule nervose, contrazione muscolare, e crescita ossea.
Fonti naturali: noci, legumi e frutta.
Molibdeno(Mo) - Antiossidante; aiuta il corpo a rimanere in salute con solfiti disintossicanti e composti di zolfo. Fonti naturali: latte, fagioli, pane, e cereali.
Selenio (Se) - Può aiutare a prevenire alcune forme di cancro e problemi cardiaci. Aiuta anche ad incrementare il sistema immunitario. Fonti naturali: broccoli, funghi, cetrioli, cipolle, cavolo, sedano, ed aglio.
Zinco (Zn) - Coinvolto nella struttura e nella funzione di tutte le membrane cellulari come nella produzione di più di 200 enzimi. E’ essenziale per la guarigione di ferite. Fonti naturali: carne di manzo, fegato di manzo e di maiale, agnello, granchio, germe di grano, e ostriche.

Metabolismo ed Enzimi
Il metabolismo è la somma di tutte le reazioni chimiche nelle cellule viventi usate per l’attività del corpo, e la sintesi dei costituenti delle cellule. Quasi tutte le reazioni cellulari sono catalizzate da un complesso di molecole proteiche chiamate enzimi, che sono capaci di accelerare i tassi di reazione con un coefficiente che varia da centinaia a milioni. La maggior parte delle strutture nelle cellule viventi sono complesse e richiedono una sostituzione periodica. Questo processo di ricostruzione delle molecole viene chiamato anabolismo.
Le strutture che non vengono usate a lungo si decompongono in molecole più piccole e vengono persino riusate o eliminate – questo processo prende il nome di catabolismo.

Ossidazione e Riduzione
La grande maggioranza di organismi viventi si basa sull’ossigeno per generare il potere ossidante. Il meccanismo effettivo non è una reazione chimica diretta, ma piuttosto una serie di trasferimenti di elettroni attraverso un numero di componenti intermedi che prontamente accettano e rilasciano elettroni alternativamente in forma ossidata e ridotta. Questo processo è detto “catena di trasferimento degli elettroni” ed è simile in tutti gli organismi. Come agente ossidante più forte della catena, l’ossigeno è l’elettron-ricettore finale.

Il ruolo vitale dell’ossigeno negli organismi viventi è quello di essere essenzialmente una sostanza sulla quale si “scaricano” gli elettroni. (Molti microrganismi sono anaerobici e non richiedono ossigeno per la sopravvivenza. Questi organismi sono capaci di utilizzare zolfo e altri componenti come agenti ossidanti.)
Tutti gli organismi generano un potere di riduzione attraverso reazioni chimiche reversibili di nicotinamide-adenina dinucleotide (NAD), citocromi, flavina, e altre sostanze già esistenti in una forma ossidata o ridotta. Partecipando alla catena di trasferimento degli elettroni, la forma ridotta viene generata continuamente da quella ossidata.

Enzimi
Perché il corpo assuma sostanze nutritive dal cibo che noi mangiamo, è necessario che il cibo venga digerito e metabolizzato nel modo giusto. Gli enzimi digestivi si occupano della digestione. L’amilasi, ad esempio, decompone i carboidrati. Gli enzimi metabolici aiutano a catalizzare le varie reazioni chimiche all’interno delle cellule, come la produzione di energia e la disintossicazione – e in questo modo assistono alla formazione nel corpo di proteine, carboidrati e grassi. La catalasi decompone il perossido d’idrogeno nel corpo e libera più ossigeno.
Sfortunatamente, ancora una volta, il nostro stile di vita moderno sta avendo un impatto negativo su questi importanti enzimi. Gli enzimi sono estremamente sensibili al calore e vengono distrutti da temperature di circa 50 gradi Celsius o 122 gradi Fahrenheit. Poichè noi cuociamo i nostri cibi (e spesso eccessivamente), dobbiamo mangiare una maggior quantità di verdura e frutta cruda per aumentare così il nostro apporto d’enzimi. CELLFOOD fornisce 34 enzimi metabolici e digestivi.

Aminoacidi
Infine, perché il corpo usi il cibo che noi mangiamo, ha bisogno di aminoacidi che gli forniscano le proteine necessarie. Abbastanza stranamente, le proteine che il corpo usa non provengono direttamente dal cibo che mangiamo. La proteina alimentare viene prima decomposta in aminoacidi, che il corpo in seguito usa per formare le specifiche proteine, ormoni, anticorpi, e neuro trasmettitori di cui ha bisogno. CELLFOOD fornisce 17 aminoacidi per assistere queste funzioni.


CAPITOLO 3

Anatomia del CELLFOOD
CELLFOOD è una formula altamente concentrata e super energetica contenente 78 oligoelementi ionico/colloidali e minerali (provenienti: 34 dalle piante fossilizzate prese dalla terra vergine, e 44 dai Mari del Sud incontaminati che circondano la Nuova Zelanda, ancora allo stato naturale),combinati con 34 enzimi, 17 aminoacidi, ossigeno disciolto – e tutti tenuti in sospensione in una soluzione di Solfato di Deuterio (D2SO4). Come integratore minerale e nutritivo completo, CELLFOOD aumenta le attività biochimiche nutritive e restituisce al nostro corpo quello che la tecnologia e lo stile di vita moderno gli stanno portando via.

Tutti gli elementi contenuti nel CELLFOOD sono sostanze naturali. CELLFOOD non ha alcol, né glucosio, né ingredienti presenti nella lista delle sostanze vietate dalle associazioni atletiche internazionali. Gli elementi di CELLFOOD derivano solo da fonti naturali, che sono estratte criogenicamente (con la tecnica del freddo) e non chimicamente – e che sono totalmente naturali.

Gli elementi nutritivi in CELLFOOD sono sia in forma ionica che colloidale. Le particelle colloidali sono piccolissime (4-7 nanometri di diametro), e a causa del Fenomeno del Moto Browniano, esse agiscono su una carica negativa (ionica), e rimangono sospese nel liquido. Poiché la maggior parte dei fluidi del corpo (come il sangue e la linfa) sono colloidali e caricati negativamente, il corpo percepisce CELLFOOD come un fluido salutare del corpo, e permette agli elementi nutritivi presenti nel CELLFOOD di passare immediatamente attraverso le membrane cellulari per l’assorbimento, che si trovano nella bocca, nella gola e nell’esofago, direttamente nel flusso sanguigno.

fistola rimedi

Fistola anale

La fase suppurativa di una fistola anale, quando cioè sta producendo pus in modo abbondante, va seguita come indicato alla voce Ascesso; in fase invece di riposo, si prenderà della Silicea 15 CH, nella misura di 3 granuli due volte al giorno, anche per lungo tempo, associandola eventualmente ad altri rimedi scelti tra quelli indicati qui di seguito:

Nitricum acidum 7 CH: 5 granuli 2 volte al giorno: presenza anche di ragadi; dolori a fitta come se ci fosse una scheggia, durante la defecazione.

Causticum 7 CH: stesso dosaggio: pareti della fistola molto ispessite e indurite, con dolori sordi come se ci fosse una piaga.

Fluoricum acidum 7 CH: stesso dosaggio: da usare in presenza di fistola che coinvolga anche l'osso, con dolori brucianti che migliorano con il freddo.

Oligoelementi
Si utilizzerà una alternanza ogni due giorni di una dose di Manganese, Manganese-Cobalto, e Zolfo, oppure l'utilizzazione quotidiana di 1 misurino da 2,5 ml di una miscela di oxiprolinati composta da Zinco 20 ml (è il minerale in assoluto più importante per la pelle), Manganese 10 ml, Rame 10 ml, Cobalto 10 ml e Pidobase 10 ml.


09-01-2006

alloro altri usi

Alloro - Laurus nobilis
Habitat: giardini ed orti dal piano alla collina.

Le foglie e le bacche di alloro hanno proprietà medicinali di una certa importanza. Infatti, sminuzzando 5 o 6 foglie secche di alloro e mettendole in una tazza di acqua bollente si ottiene un ottimo infuso che, bevuto caldo prima di coricarsi, fa sudare abbondantemente riuscendo, quasi sempre ad impedire l'evolversi di un raffreddore o di un'incipiente influenza. Lo stesso infuso sorseggiato dopo i pasti, riesce, grazie alle essenze contenute, a facilitare la digestione e ad eliminare i fastidiosi gas intestinali. L'infuso, ancora, rinforza lo stomaco, eccita l'appetito e, come tutti gli infusi fatti con piante contenenti oli essenziali, è un ottimo e prezioso anticatarrale. Le bacche dell'alloro, piccoli frutti che assomigliano a minuscole ciliege nere dai semi molto grossi, sono ancora più attive delle foglie, contenendo un olio ricchissimo di numerose sostanze medicamentose. La polvere ottenuta dalle bacche perfettamente essiccate, presa nella dose di uno o due cucchiaini da caffè al giorno, è un rimedio efficace contro l'influenza, i raffreddori, le malattie nervose, le paralisi, le debolezze di stomaco e i gas intestinali.
L'olio laurinato si ottiene con una manciata di bacche pestate e fatte macerare in mezzo litro di puro olio di oliva e serve per lenire gli spasmi reumatici o per facilitare la ripresa dell'uso delle articolazioni dopo ingessature o traumi di varia natura.
L'olio verrà frizionato adeguatamente sulle parti interessate alcune volte al giorno.

Alloro - Tasso barbasso - Vischio
Ottimo, sempre per uso esterno, l'unguento laurino che si prepara aggiungendo settanta grammi di olio di lauro, ottenuto per pigiatura delle bacche, un cucchiaio di trementina e mezzo cucchiaio di acido salicilico a 150 grammi di grasso di maiale e 50 grammi di grasso di pecora fatti fondere a fuoco lento. Raffreddato che sia, l'unguento viene conservato in un vaso a chiusura ermetica.
Una buona manciata di queste bacche fatte bollire a lungo in acqua non molto abbondante, danno un decotto oleoso che, applicato con impacchi, serve quale ottimo emostatico, astringente e rinforzante dei capillari sanguigni.

fistole ecc..

Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali o M.I.C.I. (universalmente indicate anche con la sigla IBD, dall'inglese Inflammatory Bowel Diseases) includono la rettocolite ulcerosa, la malattia di Crohn oltre ad alcune coliti cosiddette "indeterminate" le cui caratteristiche richiamano quelle delle due malattie principali.
Si tratta di processi infiammatori cronici che presentano aspetti tra loro comuni, ma anche differenze di un certo rilevo.
L'incidenza reale delle IBD in Italia non e' nota con precisione, ma stime recenti ipotizzano circa 170.000 malati tra colite ulcerosa e malattia di Crohn.Entrambi i sessi sono colpiti, con una maggior frequenza nella fascia di eta' tra 1 15 ed i 40 anni.
A tutt'oggi, nonostante gli studi vasti ed approfonditi condotti incessantemente in tutto il mondo, le cause di queste malattie rimangono purtroppo oscure. Ovviamente cio' determina l'impossibilita' di mettere in atto terapie mirate che,rimuovendo la causa di malattia, possono indurre una guarigione definitiva.
Sono stati comunque identificati vari fattori che possono giocare un ruolo importante nello sviluppo della malattia.
Esistono anzitutto fattori genetici, che predispongono alla comparsa delle malattie infiammatorie croniche e che giustificano la maggiore incidenza di tali malattie all'interno di determinati gruppi etnici o familiari.
L'identificazione dei geni responsabili nelle mappe cromosomiali potra' verosimilmente in futuro permettere una piu' precoce individuazione dei pazienti destinati a sviluppare una IBD e, si spera, a predisporre specifici interventi terapeutici. La predisposizione genetica non e' di per se sufficiente se non intervengono altri fattori, ad esempio fattori infettivi, vuoi batterici che virali.
L'attenzione dei ricercatori si e' ad esempio focalizzata,in passato, sui Micobatteri atipici (diversi,cioe',da quelli che provocano la tubercolosi) e,piu' recentemente, sul virus del morbillo, ma le evidenze scientifiche rimangono piuttosto contradditorie e,di fatto, assai deboli.
Analogamente,la ricerca di eventuali fattori alimentari implicati nelle malattie infiammatorie intestinali non ha mai prodotto alcun risultato concreto.
E' invece interessante ricordare l'esistenza di un diverso rapporto fra fumo di sigaretta e IBD. I pazienti con malattia di Crohn sono spesso fumatori ed e' accertato che il fumo esercita un effetto sfavorevole sulla malattia, al contrario i pazienti con colite ulcerosa sono di norma non fumatori o, spesso, ex-fumatori, in cui il fumo, attraverso meccanismi ancora mal definiti, esercita un effetto protettivo sul colon.
E' dato di osservazione comune che spesso le malattie infiammatorie intestinali, in particolare la colite ulcerosa, presentano il loro esordio clinico in concomitanza con eventi stressanti (gravi lutti familiari, perdita del lavoro etc) e che disordini nella sfera emotiva possono favorire la riaccensione di queste malattie. Di qui l'importanza dei fattori neuropsichici ,anche se i meccanismi con cui ansia e depressione intervengono sulla malattia non sono completamente chiari.
Una risposta immune eccessiva e disordinata giustifica l'efficacia terapeutica di farmaci che agiscono a questo livello (immunosoppressori, oltre agli stessi cortisonici) , il che conferma l'esistenza e l'importanza dei fattori immunologici. Se questi costituiscano un meccanismo primario di malattia o siano dei fenomeni secondari che intervengono in un secondo tempo ad aggravare e perpetuare l'infiammazione intestinale non è tuttora ben stabilito.
L'importanza dei fattori immunologici e' ulteriormente sottolineata dal fatto che ,sia nella colite ulcerosa che nella malattia di Crohn possono coesistere manifestazioni extra-intestinali, segno che tali malattie sono legate ad un disordine generale dell'organismo. Le manifestazioni intestinali possono riguardare le articolazioni (artriti,spondilite), la cute (eritema nodoso,pioderma gangrenoso), l'occhio (es. uveiti), le vie biliari (colangite sclerosante).
La colite ulcerosa e' caratterizzata da uno stato infiammatorio a carico della mucosa (il rivestimento interno) del grosso intestino, con arrossamento, fragilita' e vere e proprie ulcerazioni. La malattia colpisce sempre il retto e può coinvolgere anche i tratti intestinali a monte, limitandosi al solo colon sinistro o estendendosi sino al trasverso e al colon ascendente. Quando e' interessato l'intero colon si parla di pancolite.



Pancolite ulcerosa
( in rosso evidenziate le zone d'intestino colpite dal processo infiammatorio ).


L'esordio della malattia puo' essere subdolo (episodi di diarrea saltuaria, crampi addominali) o violento, con diarrea sanguinolenta o emissione di sangue dal retto anche senza feci, febbre, dolori addominali.
L'intensita' dello stato infiammatorio e l'estensione della malattia determinano la gravita' del quadro sintomatologico. In alcuni pazienti la malattia alterna fasi acute a fasi di remissione,durante le quali i sintomi possono sparire completamente. In altri casi vi e' la persistenza,nel tempo, di disturbi modesti,ma continui.
Complicanze intestinali della colite ulcerosa sono perforazioni, emorragie massive ed il cosiddetto "megacolon tossico" uno stato di grave paralisi e dilatazione del colon, spesso indotto dall'uso incongruo di antispastrici intestinali.
Nelle forme di colite ulcerosa estesa che perdura da oltre 7-10 anni vi e' un aumentato rischio di evoluzione della malattia verso lo sviluppo di un cancro del colon, per cui e' importante la sorveglianza mediante esami endoscopici periodici con controllo istologico.
La diagnosi di malattia si pone mediante la colonscopia, corredata da biopsie multiple per l'esame istologico. Nelle fasi acute gli esami di laboratorio mostreranno aumento degli indici infiammatori (VES, leucociti, proteina C reattiva etc).
La terapia medica si avvale principalmente dei derivati del 5-ASA (Mesalazina etc), che hanno ormai quasi completamente sostituito la vecchia Sulfasalazina. La Mesalazina si puo' somministrare sia per bocca che per via rettale (clismi,schiume,supposte etc) a seconda della localizzazione della malattia ed e' utilizzata sia in terapia di attacco nelle forme ad intensita' lieve-moderata, che come terapia di mantenimento a lungo termine.
Nelle fasi acute di malattia e' necessario ricorrere per periodi limitati di tempo ai cortisonici, o per via orale o, se necessario, per via endovenosa.
Nei pazienti resistenti ai cortisonici o che recidivano ogni qual volta il cortisonico venga sospeso (cosiddetti soggetti steroido-dipendenti) e' opportuno ricorrere ai farmaci immunosoppressori (Azatioprina, 6-Mercaptopurina etc) che,se efficaci, vanno somministrati per anni.
La terapia chirurgica in urgenza e' indispensabile nelle forme fulminanti o complicate da megacolon tossico che non rispondono al trattamento medico, nelle perforazioni e in caso di segni di evoluzione maligna all'esame istologico.
Trattamento chirurgico in elezione e' per lo piu' riservato ai casi in cui vi siano recidive frequenti, sintomi invalidanti e in generale insoddisfacente risposta alla terapia medica.
La asportazione totale del colon con risparmio del retto e' oggi praticata sempre piu' raramente ed anche l'intervento radicale (proctocolectomia) con confezionamento di ileostomia permanente tende ad essere abbandonato in favore della proctocolectomia restaurativa.
Questa evita di ricorrere all'ileostomia, mediante confezionamento di una tasca (pouch) con tessuto prelevato dall'ultimo tratto dell'intestino tenue (ileo) che svolge le funzioni del retto asportato.
La Malattia di Crohn si caratterizza per alcuni aspetti che lo differenziano dalla colite ulcerosa.
Anzitutto il processo infiammatorio non e' limitato alla superficie mucosa,ma puo' interessare la parete intestinale a tutto spessore, con conseguenti esiti fibrotici. Secondariamente la malattia puo' colpire qualunque tratto del tubo digerente, in pratica dalla bocca all'ano, pur essendo piu' frequentemente localizzata a livello del piccolo intestino e/o il colon.
La tipica localizzazione nel segmento finale dell'intestino tenue giustifica le iniziali definizioni della malattia di Crohn,chiamata in passato "ileite terminale" o "enterite segmentaria". Infine,un altro aspetto differenziale rispetto alla colite ulcerosa e' che nella malattia di Crohn l'estensione della malattia e' irregolare, con alternanza di aree sane ed aree malate.



Malattia di Crohn
( si evidenzia l'estensione irregolare della malattia, con alternanza di aree sane ed aree malate ).


La variabile localizzazione del processo morboso fa si che la sintomatologia accusata dai pazienti non sia sempre univoca: vi possono essere dolori addominali, diarrea o anche stitichezza da difficolta' di transito per presenza di stenosi, febbricola, malassorbimento alimentare (se e' interessato il piccolo intestino,sede dei processi di assorbimento).
In circa il 30% dei casi si formano delle fistole ,cioe' tragitti che collegano la parete dell'intestino con la cute o con organi vicini (vagina,vescica,altri tratti dell'intestno). Particolarmente frequente la comparsa di fistole ed ascessi in regione perianale. Una delle piu' comuni complicanze della malattia di Crohn a sede ileale e' la formazione di restringimenti (stenosi), che, ostacolando il passaggio del materiale intestinale possono provocare sub-occlusioni o occlusioni intestinali, che necessitano talora di intervento chirurgico.
Piu' rare sono le perforazioni ed il megacolon tossico. La malattia e' diagnosticata solitamente mediante colonscopia con eventuale ileoscopia retrograda o, nelle localizzazioni ileali, mediante studio radiologico del tenue.
Gli esami di laboratorio mostreranno aumento degli indici di flogosi nelle fasi di attivita' di malattia ed eventualisegni di malassorbimento quando e' interessato il piccolo intestino.
La terapia medica della malattia di Crohn si avvale sostanzialmente degli stessi farmaci gia' descritti per la colite ulcerosa: cortisonici per via endovenosa o per os nelle forme acute, Mesalazina (preferibilmente a liberazione ileale se vi e' interessamento dell'intestino tenue) nelle forme acute di modesta intensita' ed in terapia di mantenimento.
Utili gli immunosoppressori se vi e' resistenza o dipendenza al trattamento con corticosteroidi. Specialmente nelle forme ileali e in presenza di fistole si e' rivelata efficace la terapia prolungata con antibiotici quali il Metronidazolo e/o la Ciprofloxacina. Nei casi resistenti alla terapia con steroidi o complicati dalla presenza di fistole si e' rivelato efficace l'Infliximab (anticorpo monoclonale che blocca una importante sostanza ad azione infiammatoria denominata TNFalfa) che viene somministrato periodicamente per mezzo di infusioni endovenose. Il farmaco e' tuttavia controindicato se vi e' stenosi ileale.
Diversamente che nella colite ulcerosa l'intervento chirurgico non costituisce mai una cura definitiva, data la capacita' della malattia di ricomparire in qualunque tratto residuo del tubo digerente. Le indicazioni alla chirurgia sono soprattutto le stenosi ileali di grado marcato e le fistole.

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Suggerimenti alimentari SU
Va innanzitutto sottolineato che non esistono cibi specifici che causino la MC o la CU e pertanto la dieta dovrebbe essere variata e comprendere tutti i principali gruppi di nutrienti. Le necessità di limitazioni dietetiche rappresentano una eccezione e sono conseguenza di situazioni particolari o di complicanza delle malattie. E' invece più frequente, in particolare nella MC, che a causa delle lesioni intestinali si possano determinare dei deficit nutrizionali conseguenti ad un malassorbimento. Ciò è vero in particolare quando la malattia coinvolga l'intestino tenue o siano state effettuate resezioni chirurgiche. In questi casi possono verificarsi delle carenze in particolare di vitamina B12, acido folico, vitamina C oltre che di vitamine liposolubili (Vit A, Vit D, Vit E), di calcio e di ferro. Una assunzione prolungata di queste sostanze va però effettuata sotto controllo medico e solo quando sia realmente necessario, anche se periodiche reintegrazioni di Vit D sono consigliabili per ridurre il rischio di osteoporosi. Il latte ed i latticini freschi in alcuni pazienti puossono essere fonte di disturbi per il mancato assorbimento del lattosio, lo zucchero del latte. Questa situazione è assai frequente nella popolazione generale in Italia, ma i suoi effetti possono diventare più marcati nei pazienti con malattie infiammatorie croniche intestinali. In linea di perincipio chi tollerava bene il latte ed i latticini prima della malattia può continuare ad utilizzarli anche nel corso della malattia. La assunzione con la dieta del latte e dei suoi derivati va mantenuta per quanto possibile perché essi rappresentano una ottima fonte di calcio e proteine. Qualora la malattia sia particolarmente attiva od esistano dei restringimenti del lume intestinale (stenosi) è consigliabile evitare i cibi che contengono fibre e semi che possono accentuare i sintomi o determinare occlusione. In alcuni casi più gravi che presentino episodi occlusivi o subocclusivi può essere necessario ricorrere ad una dieta liquida o semiliquida. In tutti gli altri casi, quando non vi siano stenosi, non è necessario ridurre drasticamente la assunzione di frutta e verdura che forniscono al nostro organismo molte vitamine ed utili micronutrienti. Le verdure, la frutta e i cereali con la loro parte non assorbibile sono alla origine nel colon di prodotti di fermentazione che svolgono un ruolo importante per il benessere della mucosa intestinale. E' importante ricordare che osservare la presenza di residui di frutta e verdura nelle feci non rappresenta un problema (o ancor peggio una causa di diarrea), ma indica soltanto che questi alimenti ricchi di fibre sono rimasti all' interno del colon un tempo troppo breve perché i batteri intestinali potessero fermentarli completamente. Nei pazienti con MC sottoposti ad interventi di resezione dell'intestino tenue vi è un aumento dell'assorbimento intestinale di alcuni sali (gli ossalati) che sono i principali responsabili di un aumentato rischio di calcolosi renale in questi pazienti. E' quindi opportuno ridurre la assunzione dei cibi che contengono alte concentrazioni di ossalato,quali gli spinaci, la cioccolata, i pomodori soprattutto se poco maturi e bevande come la Coca Cola. Inoltre, poiché l' assorbimento intestinale di ossalati (e quindi la eliminazione per via renale) aumenta quando vi sia un ridotto assorbimento di grassi è una misura prudenziale il seguire una dieta a basso contenuto di grassi (olio, burro, margarina e formaggi). Va comunque sottolineato che l'esperienza individuale è importante per scegliere la dieta più adatta, anche se vanno evitate le limitazioni eccessive. Spesso infatti si tende ad attribuire a questo od a quell'alimento la responsabilità di sintomi che derivano invece dall'attività della malattia. Ciò può portare ad una dieta eccessivamente limitata, che non solo non è utile ma spesso può essere dannosa.
Quale è la terapia medica ? SU
Anche se gli schemi terapeutici sono sufficientemente ben codificati, i risultati della terapia dipendono in misura rilevante dalla esperienza specifica del medico nel campo delle IBD, in particolare nelle forme gravi o complicate. E' quindi di primaria importanza che i pazienti con CU o MC vengano seguiti in centri specializzati. l trattamento di queste malattie ha come obiettivi: a) il raggiungimento della remissione nei pazienti con malattia attiva, riducendo o eliminando il processo infiammatorio, b) il mantenimento della remissione nei pazienti con malattia non attiva, riducendo la probabilità di una ricaduta, c) il mantenimento di uno stato nutrizionale adeguato e di una qualità di vita soddisfacente. I farmaci disponibili sono raggruppabili in alcune categorie comprendenti i farmaci antinfiammatori classici (aminosalicilati e cortisonici), gli immunomodulatori e immunosoppressori (azatioprina, 6-mercaptopurina, metotrexate, ciclosporina), gli antibiotici e le cosiddette "terapie biologiche". Gli aminosalicilati rappresentano insieme ai cortisonici il primo gruppo di farmaci che si è dimostrato utile nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali, della colite ulcerosa in particolare. Il primo farmaco di questa famiglia è stata la salazopirina (o salicil-azo-sulfapiridina), una molecola composta da una frazione antinfiammatoria ( 5-ASA detto anche mesalazina) ed una frazione sulfamidica. Sono state successivamente messe a punto tecniche farmaceutiche che hanno consentito di far giungere il 5-ASA nel colon o nell' ileo distale, somministrandolo per bocca, senza che fosse necessario legarlo alla frazione sulfamidica, responsabile talora di effetti indesiderati. Per questo scopo sono disponibili diverse forme di rivestimento del farmaco o forme di rilascio controllate. La dose consigliata per la terapia orale della malattia attiva è di 2.4 - 4 al giorno, mentre per ridurre il rischio di una recidiva sembrano adeguate dosi leggermente inferiori. Per le forme distali della malattia, che coinvolgono il retto o il colon sinistro, sono disponibili formulazioni farmacologiche utilizzabili per via rettale come clismi, schiume, gel e supposte. I corticosteroidi (idrocortisone, metilprednisolone, prednisone etc.) sono i farmaci di primo impiego per il trattamento della fase acuta della malattia, in particolare per il controllo degli attacchi di maggiore gravità. In questo caso la somministrazione deve avvenire per via endovenosa o intramuscolare, mentre le molte formulazioni orali sono adatte al trattamento delle forme di gravità minore. Anche questo gruppo di farmaci può essere somministrato per via topica. La efficacia dei cortisonici è in genere buona, ma non sono infrequenti effetti indesiderati associati al loro uso prolungato, in paricolare la osteoporosi, la ritenzione di acqua e sali ed un peggiore controllo della glicemia. Per evitare questi problemi vengono impiegate strategie diverse, tra le quali la più promettente si basa sull'uso locale di cortisonici poco assorbibili (come il beclometasone) o quello di molecole che vengono metabolizzate rapidamente , come la budesonide. Gli immunosoppressori rappresentano un gruppo di farmaci utilizzato sempre più frequentemente nella IBD, in particolare nella MC o in quei casi che non rispondano alla terapia tradizionale o siano steroido-dipendenti. La azatioprina e la 6-mercaptopurina sono in uso da oltre 40 anni ed hanno una efficacia ormai ben documentata. In particolare essi vengono impiegati nei pazienti con MC scarsamente sensibile alle altre terapie, quando vi siano fistole o vi sia una alta tendenza a recidivare. L'uso di questi farmaci presenta però delle limitazioni, sia perché la loro efficacia richiede tempi lunghi per menifestarsi a pieno, sia perché non sono rari gli effetti collaterali, che vengono osservati nel 5-10% dei casi. Tra questi il più importante è la riduzione della capacità di produrre i globuli bianchi ed i globuli rossi. La riduzione eccessiva dei primi riduce le capacità di difesa dell'organismo e favorisce il rischio di infezioni anche gravi. Per questo motivo i pazienti in trattamento con questi farmaci deve controllare ad intervalli ravvicinati alcuni valori di laboratorio, in particolare l' emocromo, la lipasi e la amilasi. Infatti i principali effetti indesiderati, tranne i fenomeni allergici, sono legati all' accumulo del farmaco nell' organismo e gli effetti sono graduali, e dunque identificabili e prevenibili prima che comportino un rischio rilevante. La ciclosporina è un altro farmaco immunosoppressore, che si caratterizza per la maggiore rapidità di azione (1-2 settimane), attivo nelle forme acute, ma che sembra poco efficiente nel mantenere la remissione. Sembra però un farmaco utile nei casi più gravi per superare la fase acuta dell' attacco e consentire il ricorso alla chirurgia in un momento successivo, quando le condizioni del paziente siano migliorate. L'uso degli antibiotici è di consolidata utilità in paricolare nella MC, in particolare quando siano presenti ascessi o fistole. I farmaci più usati sono il metronidazolo ed i chinolonici, come la ciprofloxacina. Esistono infine nuovi approcci terapeutici, le cosiddette terapie biologiche, attualmente in studio, che hanno l' obiettivo di bloccare la malattia agendo in maniera selettiva sui meccanismi di controllo della infiammazione. Tra queste la più utilizzata al momento sono gli anticorpi anti TNFa che è particolarmente promettente nel trattamento della MC fistolizzante. Altre molecole di notevole interesse sono in corso di valutazione.
Quale è la terapia chirurgica? SU
Il rischio di dover prima o poi affrontare un intervento chirurgico nel corso di una IBD è diverso nella CU e nella MC, così come sono in genere diversi i motivi per i quali è necessario ricorrere alla chirurgia. In linea di massima si ritiene che circa un quarto dei pazienti con CU debba affrontare un intervento chirurgico legato alla sua malattia. Nella MC il rischio è più elevato, raggiungendo i due terzi- tre quarti dei casi. L' intervento può essere considerato curativo nella CU in quanto viene rimosso tutto il tratto di intestino malato. Diverso è il discorso per la MC nella quale l' intervento chirurgico risolve i problemi in atto ma non mette al riparo da recidive. In entrambi i casi la scelta del tipo di intervento è molto delicata e deve essere effettuata insieme dal gastroenterologo e dal chirurgo, che deve necessariamente essere particolarmente esperto di queste malattie.
Quali sono i motivi che conducono alla chirurgia nella colite ulcerosa ?
Un intervento chirurgico si può rendere necessario in condizione di urgenza o emergenza quando si verifichino complicanze gravi della malattia, come la perforazione o il megacolon tossico, oppure quando un attacco grave non risponda adeguatamente ad un trattamento medico intensivo. In altri casi può essere pianificato un intervento (di elezione) quando la malattia sia cronicamente attiva nonostante una terapia medica adeguata o richieda l' uso continuo di cortisone per essere mantenuta in remissione. Un'altra causa di chirurgia è l' aumento di rischio di cancro in una malattia estesa e di lunga durata, segnalato dalla presenza di displasia. Questa consiste in alcune modificazioni della mucosa, identificate su biopsie, che indicano che il rischio di sviluppare un tumore è decisamente più elevato rispetto ai soggetti sani ed ai pazienti con CU che non presentano questa alterazione.
Quali sono i tipi di intervento più frequenti nella colite ulcerosa ?
Poiché la malattia coinvolge potenzialmente tutto il colon l' intervento di scelta, qualunque sia la tecnica utilizzata, deve prevedere la asportazione di tutto il colon ed il retto. Per consentire il mantenimento delle normali funzioni intestinali, quando possibile viene ricostruito un nuovo retto utilizzando un breve tratto dell' intestino tenue (ileo-ano anastomosi con pouch ileale). Nei soggetti più giovani può in alcuni casi essere scelto un intervento che mantenga il retto malato (ileo-retto anastomosi). Questo intevento è meno demolitivo e tecnicamente meno complesso ma, lasciando un tratto di mucosa malata (il retto) comporta la mecessità di continuare la terapia ed i programmi di sorveglianza endoscopici.
Quali sono i motivi che conducono alla chirurgia nella malattia di Crohn ?
Diversi e più complessi sono i motivi che possono portare all' intervento chirurgico nella MC. La malattia infatti può interessare tratti diversi dell' intestino ed assumere forme cliniche diverse (infiammatoria, fistolizzante, stenosante). Gli interventi possono pertanto riguardare l' intestino per risolvere problemi di stenosi, perforazione, megacolon tossico, sanguinamento massivo o la formazione di fistole tra segmenti intestinali o con organi vicini. In altri casi la chirurgia si rende necessaria per risolvere complicanze della malattia come la formazione di ascessi ed in questo caso gli interventi possono essere locali e non comportare necessariamente la resezione di segmenti intestinali.
Quali sono i tipi di intervento più frequenti nella malattia di Crohn ?
Gli interventi che più frequentemente si rendono necessari sono quelli di resezione (cioè di asportazione) di un tratto intestinale malato. Qualora la zona di calibro ristretto sia molto breve possono essere impiegate tecniche operatorie conservative (stretturoplastica) che consiste nella eliminazione del tratto ristretto intervenendo sulla zona malata senza asportarla. In casi selezionati se la zona stenotica sia breve e situata in un tratto di intestino raggiungibile endoscopicamente possono essere effettuate manovre di dilatazione. Assai frequenti sono gli interventi di drenaggio di ascessi e fistole che, in relazione al tipo, alla sede ed alle dimensioni possono essere effettuati con tecniche diverse, ricorrendo di volta in volta alla chirurgia, alla radiologia operativa o alle tecniche guidate ecograficamente.
Quale è il rischio di recidiva post-operatoria dopo un intervento di resezione e come va trattata?
Nella colite ulcerosa l'intervento di colectomia totale elimina completamente il tratto malato e dunque il rischio di recidiva è assente. Possono però verificarsi forme di infiammazione del nuovo "retto" (pouchiti) che richiedono un trattamento medico specifico basato sull' uso di alcuni antibiotici. Nella malattia di Crohn, invece, il rischio di recidiva a monte del tratto intestinale asportato è elevato. Poiché però il rischio di recidiva ed ancor più la sua gravità possono essere ridotti con un trattamento medico, è estremamente importante che la terapia antinfiammatoria con mesalazina venga iniziata immediatamente dopo l' intervento a dosaggio pieno. Controlli clinici ed endoscopici periodici sono poi necessari per adattare la terapia alle necessità individuali. In caso di recidiva documentata il trattamento non si differenzia da quello impiegato nel paziente non operato con malattia attiva.
Le malattie infiammatorie croniche hanno influenza sulla fertilità e la probabilità di concepire figli?
Poiché CU e MC colpiscono individui in una fascia di età fertile, il problema del rapporto tra queste malattie e la gravidanza è molto sentito e rappresenta spesso una fonte di preoccupazione. La presenza di una IBD non riduce sensibilmente la probabilità di concepire, la fertilità infatti è generalmente normale in entrambi i sessi. Solo nella malattia di Crohn grave ed attiva vi è una modesta riduzione della fertilità, in particolare nella donna, verosimilmente attribuibile alla compromissione dello stato generale ed alla presenza di deficit nutrizionali. Per i maschi che assumano salazopirina è documentata una riduzione del numero degli spermatozoi, ma questo si normalizza rapidamente dopo la sospensione del farmaco.
Quali sono i problemi legati alla gravidanza ?
In linea di massima la probabilità di condurre favorevolmente a termine la gravidanza e che il bambino sia sano sono in pratica sovrapponibili a quelle della popolazione generale, anche se nelle forme più gravi e complicate di malattia gli stessi fattori che possono ridurre la fertilità comportano un lieve aumento del rischio di aborto spontaneo e di parto prematuro. Il parto può essere espletato per via naturale in quasi tutti i casi. Va invece preso in considerazione un parto cesareo in presenza di una malattia perianale attiva, di fistole retto-vescicali, retto-vaginali o perineali e nei casi in cui la paziente sia stata sottoposta ad un intervento addominale nei mesi immediatamente precedenti. Fermo restando il principio generale che una gravidanza va sempre pianificata in una fase di benessere generale e di buono stato nutrizionale, la gravidanza non influisce sul decorso della malattia. Questa tende infatti a rimanere nello stesso stato, di remissione o attività, presente al momento del concepimento. Per questo motivo è buona regola cercare di raggiungere la remissione clinica della malattia prima di affrontare una gravidanza.
In caso di attività della malattia o di riacutizzazione durante la gravidanza che terapia si deve seguire ?
La terapia farmacologica con mesalazina e cortisonici in atto prima del concepimento non deve assolutamente essere sospesa durante la gravidanza e, se necessario, il dosaggio può essere aumentato. Anche se in generale si tende a ridurre al minimo la assunzione di farmaci in gravidanza è noto che questi farmaci non comportano un aumento di rischio per la madre o per il feto. Al contrario, il vero rischio è quello legato alla gravità ed alla attività della malattia. Mesalazina e cortisonici possono essere assunti dalla madre anche durante l'allattamento al seno, è però opportuno un monitoraggio del bambino se i cortisonici vengano assunti a dosaggi elevati. Un discorso diverso deve essere invece fatto per gli immunosoppressori (ciclosporina, azatioprina, 6-mercaptopurina). Anche se nell' uomo i dati disponibili sono confortanti (non è stato documentato un aumento di rischio di malattie o malformazioni nei bambini concepiti durante terapia immunosoppressiva), un aumento di rischio è stato invece osservato in alcuni studi su animale. Per questo motivo è opportuna la massima cautela ed è saggio evitare il concepimento durante la assunzione di questi farmaci e sospenderli in caso di gravidanza.
Quali altre precauzioni sono utili in caso di gravidanza ?
Per quanto riguarda le indagini strumentali in caso di gravidanza vanno evitate tutte le tecniche che comportino la esposizione a raggi X, mentre possono essere eseguite con tranquillità indagini ecografiche, endoscopiche e bioptiche. Poiché si tratta di indagini di recente impiego, e mancano quindi informazioni adeguate, sembra preferibile al momento evitare la risonanza magnetica.
E' possibile condurre una vita normale con malattia di Crohn e la colite ulcerosa ? SU
La qualità di vita (QOL) nei pazienti con queste malattie è in genere paragonabile a quella della popolazione generale, così come non vi è una riduzione della aspettativa di vita legata alle IBD. Per quanto riguarda la qualità della vita non vi sono differenze rilevanti tra i due sessi né sembra importante la durata della malattia. Ha invece importanza, come è logico, la attività della malattia, in particolare quando siano presenti complicanze o vi sia necessità di un intervento chirurgico. La QOL è peggiorata nei portatori di ileostomia, ma la necessità di ricorrrere a questo tipo di intervento è sicuramente meno frequente che in passato. Anche nella MC complicata dalla presenza di fistole è presente una riduzione della QOL che coinvolge principalmente due importanti aspetti, quello emotivo e quello sociale. Durante la fase di remissione o di attività lieve della malattia lo stato di benessere e la assenza di sintomi garantiscono il normale svolgimento delle attività lavorative e della vita sociale ed affettiva. -<<<<<<<<<<<
Problema diffuso quanto spesso misconosciuto dagli stessi medici, la malattia di Verneuil, detta anche idrosoadenite suppurativa, è una malattia infiammatoria piuttosto frequente che tehde a ripresentarsi in diverse localizzazioni e con frequenza variabile, e che può obbligare il paziente a sottoporsi a numerosi intervento chirurgici negli anni e divenire invalidante. Si tratta per questo di una malattia spesso fonte di gravi frustrazioni sia nei pazienti che nei medici che la curano.

Si tratta di una malattia che origina dall'infezione di particolari ghiandole della pelle che sono presenti solo n alcune aree del corpo, cioè la regione del sacro e perianale, gli inguini, le ascelle. Quando queste ghiandole si infettano, si formano degli ascessi, piuttosto dolorosi, ripieni di un pus biancastro, che costituiscono la manifestazione clinica della malattia. Trattandosi di una malattia della pelle, solitamente gli ascessi sono superficiali e non vanno molto in profondità, ma tendono ad espandersi in superficie, coinvolgendo le ghiandole vicine e potendo creare degli ascessi confluenti, ampi, comunicanti tra loro. Quando l'idrosoadenite suppurativa si localizza alla regione sacrale e perianale è possibile confonderla con un sinus pilonidalis o con un ascesso da fistola perianale. In questi casi l'esperienza del medico è fondamentale per evitare interventi chirurgici spesso ripetuti, demolitivi e del tutto inutili. L'accurata ispezione delle ascelle e dell'inguine alla ricerca di eventuali altre localizzazioni può essere comunque di valido aiuto al medico e al paziente per orientare verso una diagnosi corretta.

La terapia è chirurgica: una terapia antibiotica mirata può aiutare a superare la fase acuta, anche se spesso è necessaria l'incisione chirurgica per far uscire il pus. L'intervento curativo consiste nella asportazione della zona cutanea colpita, e nella sua ricostruzione mediante tecniche di chirurgia plastica quali i lembi o gli innesti cutanei. Si tratta di interventi che vanno assolutamente calibrati sul singolo paziente e che non rispondono a regole precise: la sensibilità e l'esperienza del chirurgo sono l'arma principale.



dott. Giuseppe Piasentin