formicolio, si cerca
un disturbo fastidioso, frequente, spesso innocente. non sempre, pero' : in alcuni casi rappresenta la manifestazione
di una precisa patologia, piu' o meno grave
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: FORMICOLIO, SI CERCA Un disturbo
fastidioso, frequente, spesso innocente. Non sempre, pero' . In alcuni casi rappresenta la manifestazione di una
precisa patologia, piu' o meno grave - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Una
sensazione sperimentata da chiunque, il formicolio alla mano. Un disturbo che in genere si risolve spontaneamente. Ma
che a volte puo' farsi ostinato. E associarsi a sensazioni dolorose all' arto superiore. Dietro le quinte di una
simile condizione c' e' una sofferenza dei "fili elettrici" che assicurano la sensibilita' e il movimento dell' arto.
Una sofferenza provocata da quali problemi? In queste pagine abbiamo voluto fornire l' identikit delle piu' frequenti
cause. Diciamo che alla base dei vari disturbi c' e' in genere una compressione dei tronchi nervosi, un incidente di
percorso che tende spesso a realizzarsi in determinati punti: la' dove il nervo s' impegna in qualche "tunnel".
Infatti attorno al tronco nervoso le strutture muscolari, ossee e tendinee si organizzano a descrivere qua e la'
minute gallerie. Si tratta di spazi anatomici angusti, delicati, ma soprattutto inestensibili. Pertanto qualsiasi
alterazione che provoca un "aumento di pressione" all' interno di tali canali finisce per causare una compressione
del nervo. Un classico esempio, in questo senso, e' la "sindrome del tunnel carpale", un disturbo che interessa
prevalentemente la donna e che e' dovuto alla compressione del "nervo mediano" . come meglio diremo in seguito . in
quella galleria di tessuto osseo e connettivo accolta nel palmo della mano. Grande "spina nel fianco" dei tronchi
nervosi e' , poi, l' artrosi. Questa malattia degenerativa e' caratterizzata dalla formazione di "becchi", di speroni
ossei: il loro sviluppo a livello delle vertebre cervicali finisce per "irritare" le radici nervose che emergono dal
midollo spinale. Vediamo, allora, in dettaglio, i principali "guai" nervosi dell' arto superiore. E, naturalmente, i
mezzi a nostra disposizione per contrastarli. *Servizio di chirurgia ortopedica, Casa di cura "S. Ambrogio", Milano
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: E' IL GOMITO CHE DA' LA SCOSSA - - - - -
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - A tutti e' sicuramente successo, urtando il gomito, di
avvertire una sensazione simile a una scarica elettrica che "corre" verso la mano. Il fenomeno e' dovuto a una
stimolazione del nervo ulnare, che nel gomito decorre . in posizione assai superficiale . in un canale osseo. Questo
"tunnel" . in seguito a un processo artrosico, a eventi traumatici o per motivi ancora non chiari . puo' andare
incontro a un progressivo restringimento (stenosi), fenomeno che provoca inevitabilmente una compressione del nervo.
I disturbi variano a seconda del grado di questa compressione. All' inizio il paziente avverte soltanto una
sensazione di formicolio sul quinto dito e in parte sul quarto, in corrispondenza della superficie dorsale della
mano. Se non si provvede ad attuare un trattamento precoce, queste sensazioni aumenteranno fino a sfociare in una
vera e propria mancanza di sensibilita' nelle dita interessate. Nel frattempo si assistera' anche a una progressiva
perdita di volume a carico dei piccoli muscoli della mano innervati dal nervo ulnare. Alla fine la mano assume un
aspetto scheletrico ed e' impossibilitata a estendere il quarto e il quinto dito. Il disturbo compare con la stessa
frequenza nell' uomo e nella donna di eta' media. Gia' questo quadro e' sufficiente a indirizzare il medico verso la
diagnosi. Ma, come in tutte le lesioni nervose, un esame elettromiografico, che permette di misurare le "correnti
elettriche" condotte dai nervi, fornisce la prova definitiva. LE CURE Il trattamento della "sindrome compressiva del
nervo ulnare" e' puramente chirurgico. L' intervento consiste nella liberazione del nervo: in pratica alle strutture
nervose si da' piu' spazio ampliando per tutta la sua estensione il canale che le accoglie. Si tratta di un'
operazione rapida, ma assai delicata, data la complessita' delle strutture anatomiche coinvolte. -------------------
------ PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: LA SENSIBILITA PERSA NEL TUNNEL - - - - - - - - - - - - - -
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - La "sindrome del tunnel carpale" consiste nella compressione del nervo
mediano a livello di un canale osteo fibroso (composto, cioe' , da strutture ossee e fibrose) situato nel polso: in
questo "tunnel", detto "carpale", passano i tendini flessori delle dita e, per l' appunto, il nervo mediano, che si
trova in una posizione superficiale. Qualsiasi alterazione in tale sede e' pertanto in grado di provocare una
compressione del nervo. L' evento compromette la sensibilita' : insorge un formicolio nelle prime tre dita della
mano, che esordisce di notte e che persiste durante il giorno negli stadi piu' avanzati della malattia. Si arriva
progressivamente alla perdita della sensibilita' . Il sesso piu' colpito e' quello femminile, con un rapporto tra
donne e uomini di 9 a 1. Si manifesta a partire dai 25 30 anni, ma non sono rari riscontri della malattia a 18 20
anni. In ogni caso si calcola che circa il 20 per cento delle donne oltre i 60 anni soffra della sindrome. La
gravidanza e la menopausa (con le modificazioni ormonali che questi momenti della vita comportano) possono favorire
tale condizione. Il medico fonda la sua diagnosi sulla caratteristica sintomatologia. Ma la conferma giunge dall'
esame elettromiografico (che valuta la capacita' del nervo mediano a condurre uno stimolo elettrico). LE CURE Il
trattamento consigliato e' chirurgico e consiste nell' apertura del canale carpale, volta a decomprimere il nervo
mediano. Dal 1991 questo trattamento viene eseguito, nella maggioranza dei casi, con tecnica "mininvasiva", per via
endoscopica. Si procede con l' introduzione, mediante apposite sonde, di un endoscopio all' interno del canale
carpale, che proietta su un monitor la situazione anatomica. Sotto controllo endoscopico si procede, quindi, alla
recisione del "tetto" del canale. ------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: NERVI
IN CRISI A CAUSA DELL' ARTROSI - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Tutti noi, a
partire dai quarant' anni, presentiamo segni piu' o meno evidenti di artrosi cervicale. Nella maggioranza dei casi
tale affezione rimane asintomatica, non da' , cioe' , segno di se' . Si rende evidente con dolori che insorgono in
seguito a movimenti del collo e che si irradiano alle braccia (si parla di "cervicobrachialgia"). E anche possibile
che compaiano vertigini. Soltanto in casi eccezionali questa malattia puo' causare formicolio alle mani: cio' dipende
sostanzialmente dalla compressione delle radici nervose provocata dalla progressiva deformazione delle strutture
ossee vertebrali. Nel processo artrosico e' , infatti, tipica la formazione di speroni ossei chiamati "osteofiti",
che possono occludere il foro di passaggio delle radici nervose. LE CURE Il trattamento e' "misto". Innanzitutto e'
fondamentale il consulto dello specialista fisiatra, che deve stilare un programma di attivita' fisica da abbinare
all' impiego di collari cervicali e all' eventuale trattamento farmacologico. Soltanto nei casi piu' gravi e'
consigliabile l' intervento chirurgico, che mira a decomprimere le radici nervose a livello delle vertebre cervicali.
------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: SE LA CERVICALE MANDA UN SEGNALE - - - -
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - L' ernia del disco cervicale va sempre sospettata in
caso di formicolio alle mani. Progressive usure, sia di natura artrosica sia in seguito a traumi, possono portare
allo spostamento della parte centrale del disco intervertebrale (il cuscinetto fra una vertebra e l' altra), che
finisce per comprimere il midollo. I disturbi ricordano quelli dell' artrosi cervicale, con dolori (che possono
essere, pero' , piu' severi) e rigidita' al collo. Negli stadi avanzati, possono insorgere zone estese di riduzione
della massa muscolare, dapprima all' arto superiore, successivamente anche all' inferiore. LE CURE Il trattamento e'
chirurgico e consiste nell' asportazione del disco intervertebrale. E un intervento assai delicato, piu' difficile
dell' asportazione del disco a livello lombare. Dev' essere effettuato in centri qualificati (di ortopedia o
chirurgia specializzati nella patologia della colonna cervicale) e seguito da un programma fisioterapico. ----------
--------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: PROBLEMI ALLA RADICE SE IL MUSCOLO E INVADENTE - -
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Si chiama "sindrome dello stretto toracico
superiore" ed e' una condizione causata da vari fattori. E appannaggio del sesso femminile, si riscontra piu' di
frequente dopo i quarant' anni, ma e' osservabile anche a partire dalla trentina. Il tratto distintivo di questa
malattia e' una compressione o, quanto meno, un' alterazione, del decorso del "plesso brachiale", che e' quella
struttura nervosa da cui prendono origine i nervi destinati all' arto superiore. Il plesso brachiale e' costituito da
cinque radici nervose che, partendo dal midollo spinale, s' impegnano, subito al di la' delle vertebre, in uno spazio
triangolare delimitato dai "muscoli scaleni" (tesi dalle vertebre cervicali alla prima costa). Una qualsiasi
alterazione che interessa tale regione anatomica si traduce in una sindrome compressiva a carico del plesso
brachiale. Le cause, come si diceva, sono varie: alterazioni della forma della settima vertebra cervicale (ci puo'
essere addirittura una costola in soprannumero . le costole, infatti, traggono origine dalle vertebre toraciche); un'
abnorme grandezza dei muscoli scaleni (ipertrofia) o presenza di anomalie nelle loro inserzioni sulla prima costola;
legamenti che deviano il decorso dei nervi. La diagnosi e' difficile, perche' , vista la molteplicita' delle cause, i
disturbi sono variabili. Fra questi i piu' frequenti sono: dolori al braccio, diffusi e non ben localizzati in punti
precisi, con tipiche irradiazioni posteriori lungo il contorno della scapola che si acuiscono sollevando pesi;
diffusi formicolii alle mani, soprattutto al quarto e quinto dito; disturbi a carico della circolazione sanguigna,
per il fatto che anche l' arteria puo' rimanere compressa nello spazio delimitato dai muscoli scaleni; disturbi nel
tratto cervicale della colonna vertebrale, non ben differenziabili, pero' , dai fastidi dovuti all' artrosi
cervicale, presente nella maggior parte dei casi (soprattutto quando la sindrome compare in eta' piu' avanzata). LE
CURE Una volta formulata la diagnosi (che, per la molteplicita' dei sintomi, e' posta per lo piu' escludendo
accuratamente altre patologie, come artrosi ed ernia del disco), occorre ricorrere alla fisioterapia e all' impiego
di speciali collari. Se tali trattamenti non hanno successo, bisogna sottoporre il paziente all' intervento
chirurgico. Questo consiste nella "liberazione" dei nervi del plesso brachiale: l' operazione, in pratica, rimuove
tutte le cause della compressione (costole sovrannumerarie, anomalie d' inserzione dei muscoli e cosi' via). E un
intervento molto delicato, vista la complessita' delle strutture che si vanno a toccare; richiede, quindi, un'
estrema attenzione e un' esperienza specifica. ------------------------- PUBBLICATO ------------------------------
TITOLO: QUEL GELO SULLA PUNTA DELLE DITA - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Il
"morbo di Raynaud" e' un disturbo di probabile origine neurovegetativa: consiste nello spasmo delle arterie digitali
di una o piu' dita, complice l' esposizione al freddo. La sua presenza e' spesso associata a malattie
autoimmunitarie. Piu' che un formicolio provoca una perdita della sensibilita' , con dolori dovuti a deficit della
circolazione. Quando la "crisi" compare, il dito diventa completamente bianco e in un secondo tempo assume un
colorito cianotico. LE CURE Il trattamento all' inizio si basa su farmaci capaci di contrastare lo spasmo delle
arterie. Se questi non sortiscono effetti, bisogna passare all' intervento chirurgico: consiste nel provocare la
paralisi del "sistema nervoso simpatico" (da cui dipende lo spasmo vascolare) agendo o a livello toracico
(gangliectomia toracica) o periferico (asportando la membrana esterna dei vasi arteriosi, la cosiddetta
"avventiziectomia"). ------------------------- PUBBLICATO ------------------------------ TITOLO: UN PERCORSO DAVVERO
TORTUOSO - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Il nervo mediano, di cui abbiamo gia'
parlato nella "sindrome del tunnel carpale", puo' subire compressioni nel suo decorso a livello del gomito. Infatti,
dopo la piega del gomito, il nervo transita o al di sotto o nello spessore dei muscoli dell' avambraccio. L'
esistenza di formazioni cistiche o tumorali o, piu' semplicemente, la presenza di "nastri" fibrosi, puo' deviare il
decorso del nervo fino a provocarne una compressione. I disturbi non sono dissimili da quelli che si accusano nella
sindrome del tunnel carpale (formicolio nelle prime tre dita della mano). La differenza consiste nel periodo d'
insorgenza dei disturbi: questi compaiono per lo piu' nelle ore diurne e sotto sforzo (la "sindrome del tunnel
carpale" si fa, invece, "sentire" di notte). Inoltre e' presente una maggior perdita di forza, perche' la
compressione del nervo mediano a livello del gomito compromette tutta la muscolatura flessoria della mano. LE CURE Il
trattamento consiste nella decompressione del nervo, mediante esplorazione chirurgica e rimozione di tutti gli
ostacoli che premono sul nervo o ne provocano la deviazione. ------------------------- PUBBLICATO ------------------
------------ TITOLO: UNA STRETTA DI MANO TROPPO FORTE - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
- - - La possibilita' che il nervo ulnare possa essere compresso si realizza a livello del gomito. Un' altra
evenienza e' che la compressione avvenga nella mano, in quel "tunnel" che si trova sul suo lato interno e che
contiene, oltre al nervo ulnare, anche l' arteria e le vene ulnari ("canale di Guyon"). E questa una struttura assai
rigida, avendo pavimento e pareti laterali fatte di tessuto osseo e un tetto fibroso. Un' alterazione a carico di
tali strutture, dovuta a varie cause (eccessivo spessore del "tetto" o presenza di neoformazioni all' interno del
canale) provoca una compressione a carico del nervo ulnare. La compressione nel canale di Guyon e' assai simile a
quella che si verifica a livello del gomito (produce formicolio in corrispondenza del quarto e quinto dito). Anche in
questo caso l' esame elettromiografico e' il test decisivo per formulare la diagnosi. LE CURE Il trattamento e'
chirurgico e consiste nell' apertura del canale mediante asportazione del tetto. Ovviamente la presenza di formazioni
varie nel tunnel si risolvera' con la loro rimozione, che dovra' essere completa.
Morelli Alberto
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(7 marzo 1994) - Corriere della Sera
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Formicolii
di Attilio Speciani
Una fastidiosa sensazione di formicolio può dipendere da moltissime cause, sia fisiche (compressione nervosa,
alterazione circolatoria, eccetera) sia psichiche (tensione nervosa, iperemotività, ansia, eccetera).
Una cosa è certa: se si mette a formicolare una gamba dopo mezz'ora che si è seduti a gambe accavallate, oppure se si
informicola un braccio durante la notte perché ci si dorme sopra, questo non è da considerare una situazione
patologica e dei semplici esercizi fisici e un po' di ginnastica attuata con costanza risolveranno il problema.
Se, invece, il formicolio è persistente e fastidioso durante il giorno, può essere utile consultare il medico che
saprà valutare la causa tra i Dolori artro-reumatici, la Circolazione, le forme tossiche (vedi Alcolismo) o specifici
disturbi del nervo o del sistema nervoso centrale.
Prima di discuterne col proprio medico in molti casi è possibile tentare un riequilibrio spontaneo.
Omeopatia
Si possono valutare i prodotti già descritti alle voci Sciatica, Nevralgia e Nevrite.
Oligoelementi
Il Magnesio è uno dei minerali più importanti per il riequilibrio del nervo. Insieme a questo altri minrerali come
Manganese, Zinco e Rame sono importanti. È utilissima la assunzione di 1 misurino di Oximix 4+ (miscela di
oxiprolinati) alla sera quando la componente nervosa ed emotiva sia dominante.
Quando invece si sospetta maggiormente un disturbo di circolazione la miscela più indicata è Oximix 5+ (1 misurino al
mattino).
Nel dubbio, mezzo misurino (2,5 ml) di Oximix 5+ al mattino e altrettanto alla sera di Oximix 4+.
Vitaminoterapia e integrazione alimentare
Vale quanto detto alla voce Nevrite, cioè riequilibrare comunque l'apporto di vitamina B, e quanto detto alla voce
Dolori muscolari per riequilibrare la nutrizione dei muscoli.
Note di dietologia
Assumere obbligatoriamente dei cereali integrali e della lecitina di soia, oltre che arricchire la propria
alimentazione di magnesio (contenuto nelle noci e nella verdura in foglia).
La medicina popolare
Se i formicolii sono agli arti superiori, è buona cosa dormire per qualche giorno con una rivista arrotolata e
avvolta in un asciugamano sotto il collo, in modo che la colonna cervicale riprenda la sua giusta conformazione.
Quando comunque interviene il formicolio durante il giorno, si può cercare di farlo scomparire “misurando a spanne”
un tavolo o una scrivania, premendo con tutto il proprio peso sull'arto.
Questo riattiva la circolazione, ridà tono muscolare e fa cessare, in genere, la sensazione di formicolio.
Dott. Attilio Speciani
Allergologo e Immunologo clinico
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Che cos’è l’Ictus
L’Ictus è una malattia che colpisce il cervello quando improvvisamente una parte di questo viene danneggiata o
distrutta. E’ il risultato di un’interruzione di sangue ai tessuti cerebrali, dovuta alla chiusura o alla rottura di
un’arteria.
Il cervello è diviso in aree, ognuna delle quali è responsabile per il movimento e il funzionamento di diverse parti
del corpo.
Ogni lato del cervello controlla il lato opposto del corpo. Per esempio, se è danneggiato il lato destro del
cervello, la parte sinistra del corpo ne porterà le conseguenze.
Ci sono due tipi di Ictus:
• ISCHEMICO: dovuto alla chiusura di un’arteria cerebrale .
Si parla in questo caso di ischemia cerebrale: le cellule che prima venivano nutrite da quell’arteria subiscono un
infarto e muoiono. L’ischemia cerebrale rappresenta l’85% di tutti i casi di Ictus cerebrale.
L’occlusione dell’arteria può essere causata da un coagulo o trombo (che va a chiudere definitivamente un’
irregolarità della parete dell’arteria stessa formando la placca ateromasica): in questo caso si parla di trombosi
cerebrale.
Nel caso invece di embolia cerebrale l’arteria viene raggiunta da coaguli o emboli partiti dal cuore o da placche
ateromasiche delle arterie che portano sangue al cervello.
• EMORRAGICO: dovuto alla rottura di un’arteria cerebrale. Si parla allora di emorragia cerebrale. Questa rappresenta
il 15% dei casi di Ictus cerebrale. La causa più frequente è la pressione arteriosa troppo alta, che determina la
rottura di vasi normali o malformati, detti aneurismi.
Le funzioni del corpo colpite dall’Ictus
Un danno al lato sinistro del cervello può causare:
• Paralisi del lato destro e/o perdita di sensibilità
• Difficoltà di linguaggio e di deglutizione
• Lentezza nelle reazioni
• Perdita della visione nel lato destro di entrambi gli occhi
Un danno al lato destro del cervello può causare:
• Paralisi del lato sinistro e/o perdita di sensibilità
• Perdita dell’abilità di giudicare la distanza e le dimensioni (percezione spaziale)
• Tendenza ad essere impulsivi e non valutare correttamente le proprie capacità
• Perdita della visione nel lato sinistro di entrambi gli occhi
Fattori di rischio
Alcuni fattori di rischio non sono modificabili: ad esempio l’età, il sesso, la familiarità.
Altri invece si possono modificare. Tra questi i più importanti sono: l’ipertensione arteriosa, le malattie
cardiache, il diabete, i TIA, il fumo, l’obesità ed altri.
Un corretto stile di vita ed una giusta alimentazione riducono il rischio di Ictus ed aiutano i farmaci a tenere
sotto controllo la pressione, il colesterolo e la glicemia.
Se il rischio di Ictus è legato alla presenza di una placca aterosclerotica che ostruisce l’arteria carotide, la
rimozione chirurgica della placca può ridurre significativamente il rischio di un nuovo e più grave Ictus nella
maggior parte dei casi.
Chi è a rischio per Ictus è anche a rischio di demenza: contrasta i tuoi fatto di rischio!
Riconoscere i sintomi
L’Ictus cerebrale può manifestarsi con diversi sintomi, ma insorge sempre all’improvviso.
I sintomi più frequenti sono:
• Paralisi o debolezza o formicolio al viso, al braccio e alla gamba, soprattutto se interessano un solo lato del
corpo
• Perdita della visione, visione annebbiata o diminuita in uno o entrambi gli occhi
• Difficoltà a pronunciare o comprendere semplici frasi
• Perdita di equilibrio, vertigine e mancanza di coordinazione
Diagnosticare l’Ictus
L’Ictus è un’emergenza. La persona con sospetto Ictus deve ricevere immediatamente cure più adatte a lui. Per capire
se ha un’ischemia o un’emorragia è necessario fare una TC cerebrale. Bisogna recarsi immediatamente al pronto
soccorso di un ospedale specializzato nell’emergenza ICTUS, dotato di Stroke Unit, strutture dove lavorano esperti
aggiornati sulla cura della malattia!
In caso di ICTUS è necessario chiamare subito il 118.
Il TIA
I sintomi possono sparire completamente entro 24 ore da quando sono comparsi, senza lasciare nessun segno, si parla
allora di TIA (attacco ischemico transitorio).
Il TIA è un campanello d’allarme che precede l’Ictus. Esso può durare da pochi minuti a parecchie ore.
Nessuno può sapere se i sintomi scompariranno presto o no.
Quindi non perdere tempo: ai primi sintomi chiama il 118.
Se invece pensi di avere avuto un TIA, vai dal tuo medico curante, chiedi di fare presto tutti gli esami che
spieghino il motivo del TIA, e poi assumi le terapie che ti vengono prescritte con accuratezza.
Cosa fare periodicamente
Chiedi al tuo medico curante se sei a rischio di ictus, esegui tutti gli esami ed assumi le terapie che ti vengono
prescritti.
Saturday, October 09, 2010
Monday, March 29, 2010
Il sesso? Serve anche a riparare il nostro Dna
A che serve il sesso? Per la riproduzione (e per il piacere) di chi lo pratica, si dice. Si sa che possono farne a meno quasi tutti gli organismi inferiori, molte piante e su 43 mila specie note di vertebrati solo pochi pesci, rettili, anfibi; ma non i mammiferi. Perché? Due le spiegazioni a confronto: la prima che il sesso serve a rimescolare i geni e favorire l’evoluzione e la salvaguardia della specie, la seconda - più recente - è quella che vede il sesso come momento di «riparazione» del Dna. Secondo il modello finora accettato, quello di Lucrezio-Weismann-Fisher-Muller, la riproduzione per via sessuale favorisce il rimescolamento dei geni e quindi delle caratteristiche che ne sono codificate, cioè aumenta la biodiversità (la possibilità di «rimescolare» i geni in modo da annullare i rischi letali per la specie). In altri termini, i cambiamenti ambientali sfavorevoli ai genitori potrebbero non esserlo più per alcuni dei figli selezionati in base al rimescolamento dei geni. Sarebbe questo il segreto dell’evoluzione?
Oggi però prevale un secondo modello: intuito da Platone, ripreso da Freud, sviluppato da Maynard Smith e divulgato da Michod in Eros and evolution propone che il sesso serve a... riparare il Dna (gli effetti sull’evoluzione ci sono tutti, ma indiretti). Si tratta di un «tagliando» al Dna, tale da consentire una «sana» riproduzione, che avviene ogni volta che entrano in campo le cellule sessuali (i gameti). Ad ogni atto sessuale si «riprogramma» il Dna, si sana, si ripara rispetto ai rischi ambientali e, se tutto funziona, nascerà un figlio con un Dna più «forte». Con questo nuovo modello si sanerebbero diversi paradossi, come la diffusione del sesso contro i suoi costi (la ricerca del partner è solo l’inizio!); l’insensatezza di scompaginare genomi (Dna) di successo in omaggio a biodiversificazioni (combinazioni di geni diverse e vincenti) vantaggiose in nuovi ambienti tanto ipotetici quanto generazionalmente lontani; la continuità evolutiva delle specie asessuate contro la discontinuità delle sessuate (persino Darwin era turbato dagli «anelli mancanti»).
Anni fa il Nobel Jacob notò che la natura fa bricolage, ma più che riparare, ricicla. L’uomo è fatto da miliardi di cellule, differenziate in circa 200 tipi riconducibili a due linee: la somatica (sangue, cuore, cervello, pelle, eccetera) e la sessuale (gameti: spermatozoi nei maschi, ovuli nelle femmine). Le cellule somatiche servono alla vita dell’organismo, le sessuali (i gameti) alla sua riproduzione. Ogni cellula abbonda di proteine, Rna, etc, ma ha un unico Dna: di norma dopo l’avvio si mette a riposo e fa lavorare le sue copie di scorta che ne assicurano le funzioni. Il Dna è a termine e dura al più una vita, almeno nelle cellule somatiche.
Nei gameti invece passa da una generazione all’altra: è perpetuo.
Il Dna di ogni cellula umana contiene tre miliardi di «lettere» combinate in parole diverse: quattro basi azotate, A, C, G e T, in un’infinità di combinazioni diverse. Sono tutti siti sensibili: radiazioni e sostanze chimiche ne colpiscono un migliaio al giorno. Danni, o alterazioni di struttura, e mutazioni, o alterazioni di sequenza, s’accumulano, causano malattie genetiche e accelerano l’invecchiamento. Sbagli che la cellula somatica ripara senza strafare, se sono pochi. Se sono tanti, e ripararli crea scompiglio, attiva un programma di suicidio cellulare, ma l’organismo si salva: anche le cellule abbondano. Se sono troppi gli sbagli, è il caos: salta pure il programma di suicidio e si rischia il cancro.
Ben altra la cura al Dna nella linea sessuale. Non per amore della discendenza, ma solo perché altrimenti il Dna non si replica. Grazie al sesso infatti il Dna gratifica il suo narcisismo: si perpetua, resta discontinuo e serve l’evoluzione. In genere le cellule subordinano la loro vita alla replicazione del Dna, possibile solo se è integro: ma per mantenerlo tale ci vuole tempo e energie. Ecco perché la natura ne ha reso la manutenzione così allettante che per goderne c’è chi è pronto a morire: di «infortuni sul lavoro» sono vittime la mantide religiosa, il topino col marsupio, il cactus centenario; l’uomo non si ferma neppure davanti all’Aids. La nostra cultura l’ha sublimata in un ideale (amore) e svilita in un’ossessione (sesso) nel cui nome si compiono mirabilia e crimini.
Qui possiamo solo riassumere la logica del ruolo del sesso nella manutenzione del Dna. Per correggere un testo occorre una copia buona di scorta: meglio se, come in una pellicola cinematografica, c’è anche un negativo. Il Dna è fatto da due eliche intrecciate: una è il negativo (o il complemento) dell’altra. La sequenza di basi di un’elica, determina quella dell’altra: gli sbagli di una sono corretti per confronto con l’altra. Qui scatta la prima riparazione.
Le cellule somatiche hanno due doppie eliche di Dna, una materna e una paterna. Questo permette di ripararle tutte e due, purché i danni siano diversi: nella seconda riparazione la doppia elica giusta fa da back-up alla sbagliata.
Ma ai gameti (le cellule sessuali) non basta. Hanno solo una doppia elica di Dna e devono passarla ai discendenti: va riparata al meglio. E così è, grazie a un terzo tagliando che le cellule progenitrici staccano prima di diventare gameti: anch’esse, come le somatiche, hanno due doppie eliche, che però replicano non una ma due volte. Questo evidenzia tutti gli sbagli presenti su ogni singola elica e ne ottimizza la correzione. Che non opera a pioggia: un capolavoro d’ingegneria riparativa allinea le doppie eliche materna e paterna e accumula le parti giuste in una, quelle sbagliate nell’altra. Le nuove doppie eliche, miste materne/paterne, finiscono ciascuna in un gamete: quella meglio riparata avrà una maggiore probabilità di successo nella fecondazione naturale. I gameti si mobilitano a milioni e anche se revisione (specie su ovuli) e selezione (di spermatozoi) sono severe, su cento nascite registriamo quattrocento aborti e quattro malformazioni congenite.
In vitro il rischio sale: c’è revisione, non selezione. E ancor di più con la clonazione: manca anche la revisione. Sulla riproduzione resta molto da imparare: ad esempio perché è facile clonare piante, ma non animali. «Conoscenza è potenza», ammoniva F. Bacone.
Queste transazioni spiegano anche perché nei figli ricompaiono tratti presenti nei nonni e non nei genitori (e viceversa). Lo notò Lucrezio nel De rerum natura , ma forse fuorviato dalla sua vena poetica mancò il modello giusto. Peccato, perché l’aveva già abbozzato quattro secoli prima Platone nel Simposio .
Il sesso è tabù e lo si esorcizza in favole. Dopo cavoli e cicogne archiviamo lotta a parassiti, biodiversità, etc, come sottoprodotti del sesso: della vita toccano l’hardware (cellule, organismi) più che il software (Dna).
Infine: perché il Dna? Se siamo strumenti di un disegno divino, amen. Alcuni cercano ragioni scientifiche: il Nobel Monod, e prima Democrito, ci vedono figli di caso e necessità. Si sa ancora ben poco della termodinamica di un processo che mira essenzialmente al Dna.
Ma su Marte, o altrove, con chimica e fisica simili alle nostre, c’è una molecola così egoista da asservire la biosfera e bella da rispettare la sezione aurea?
Oggi però prevale un secondo modello: intuito da Platone, ripreso da Freud, sviluppato da Maynard Smith e divulgato da Michod in Eros and evolution propone che il sesso serve a... riparare il Dna (gli effetti sull’evoluzione ci sono tutti, ma indiretti). Si tratta di un «tagliando» al Dna, tale da consentire una «sana» riproduzione, che avviene ogni volta che entrano in campo le cellule sessuali (i gameti). Ad ogni atto sessuale si «riprogramma» il Dna, si sana, si ripara rispetto ai rischi ambientali e, se tutto funziona, nascerà un figlio con un Dna più «forte». Con questo nuovo modello si sanerebbero diversi paradossi, come la diffusione del sesso contro i suoi costi (la ricerca del partner è solo l’inizio!); l’insensatezza di scompaginare genomi (Dna) di successo in omaggio a biodiversificazioni (combinazioni di geni diverse e vincenti) vantaggiose in nuovi ambienti tanto ipotetici quanto generazionalmente lontani; la continuità evolutiva delle specie asessuate contro la discontinuità delle sessuate (persino Darwin era turbato dagli «anelli mancanti»).
Anni fa il Nobel Jacob notò che la natura fa bricolage, ma più che riparare, ricicla. L’uomo è fatto da miliardi di cellule, differenziate in circa 200 tipi riconducibili a due linee: la somatica (sangue, cuore, cervello, pelle, eccetera) e la sessuale (gameti: spermatozoi nei maschi, ovuli nelle femmine). Le cellule somatiche servono alla vita dell’organismo, le sessuali (i gameti) alla sua riproduzione. Ogni cellula abbonda di proteine, Rna, etc, ma ha un unico Dna: di norma dopo l’avvio si mette a riposo e fa lavorare le sue copie di scorta che ne assicurano le funzioni. Il Dna è a termine e dura al più una vita, almeno nelle cellule somatiche.
Nei gameti invece passa da una generazione all’altra: è perpetuo.
Il Dna di ogni cellula umana contiene tre miliardi di «lettere» combinate in parole diverse: quattro basi azotate, A, C, G e T, in un’infinità di combinazioni diverse. Sono tutti siti sensibili: radiazioni e sostanze chimiche ne colpiscono un migliaio al giorno. Danni, o alterazioni di struttura, e mutazioni, o alterazioni di sequenza, s’accumulano, causano malattie genetiche e accelerano l’invecchiamento. Sbagli che la cellula somatica ripara senza strafare, se sono pochi. Se sono tanti, e ripararli crea scompiglio, attiva un programma di suicidio cellulare, ma l’organismo si salva: anche le cellule abbondano. Se sono troppi gli sbagli, è il caos: salta pure il programma di suicidio e si rischia il cancro.
Ben altra la cura al Dna nella linea sessuale. Non per amore della discendenza, ma solo perché altrimenti il Dna non si replica. Grazie al sesso infatti il Dna gratifica il suo narcisismo: si perpetua, resta discontinuo e serve l’evoluzione. In genere le cellule subordinano la loro vita alla replicazione del Dna, possibile solo se è integro: ma per mantenerlo tale ci vuole tempo e energie. Ecco perché la natura ne ha reso la manutenzione così allettante che per goderne c’è chi è pronto a morire: di «infortuni sul lavoro» sono vittime la mantide religiosa, il topino col marsupio, il cactus centenario; l’uomo non si ferma neppure davanti all’Aids. La nostra cultura l’ha sublimata in un ideale (amore) e svilita in un’ossessione (sesso) nel cui nome si compiono mirabilia e crimini.
Qui possiamo solo riassumere la logica del ruolo del sesso nella manutenzione del Dna. Per correggere un testo occorre una copia buona di scorta: meglio se, come in una pellicola cinematografica, c’è anche un negativo. Il Dna è fatto da due eliche intrecciate: una è il negativo (o il complemento) dell’altra. La sequenza di basi di un’elica, determina quella dell’altra: gli sbagli di una sono corretti per confronto con l’altra. Qui scatta la prima riparazione.
Le cellule somatiche hanno due doppie eliche di Dna, una materna e una paterna. Questo permette di ripararle tutte e due, purché i danni siano diversi: nella seconda riparazione la doppia elica giusta fa da back-up alla sbagliata.
Ma ai gameti (le cellule sessuali) non basta. Hanno solo una doppia elica di Dna e devono passarla ai discendenti: va riparata al meglio. E così è, grazie a un terzo tagliando che le cellule progenitrici staccano prima di diventare gameti: anch’esse, come le somatiche, hanno due doppie eliche, che però replicano non una ma due volte. Questo evidenzia tutti gli sbagli presenti su ogni singola elica e ne ottimizza la correzione. Che non opera a pioggia: un capolavoro d’ingegneria riparativa allinea le doppie eliche materna e paterna e accumula le parti giuste in una, quelle sbagliate nell’altra. Le nuove doppie eliche, miste materne/paterne, finiscono ciascuna in un gamete: quella meglio riparata avrà una maggiore probabilità di successo nella fecondazione naturale. I gameti si mobilitano a milioni e anche se revisione (specie su ovuli) e selezione (di spermatozoi) sono severe, su cento nascite registriamo quattrocento aborti e quattro malformazioni congenite.
In vitro il rischio sale: c’è revisione, non selezione. E ancor di più con la clonazione: manca anche la revisione. Sulla riproduzione resta molto da imparare: ad esempio perché è facile clonare piante, ma non animali. «Conoscenza è potenza», ammoniva F. Bacone.
Queste transazioni spiegano anche perché nei figli ricompaiono tratti presenti nei nonni e non nei genitori (e viceversa). Lo notò Lucrezio nel De rerum natura , ma forse fuorviato dalla sua vena poetica mancò il modello giusto. Peccato, perché l’aveva già abbozzato quattro secoli prima Platone nel Simposio .
Il sesso è tabù e lo si esorcizza in favole. Dopo cavoli e cicogne archiviamo lotta a parassiti, biodiversità, etc, come sottoprodotti del sesso: della vita toccano l’hardware (cellule, organismi) più che il software (Dna).
Infine: perché il Dna? Se siamo strumenti di un disegno divino, amen. Alcuni cercano ragioni scientifiche: il Nobel Monod, e prima Democrito, ci vedono figli di caso e necessità. Si sa ancora ben poco della termodinamica di un processo che mira essenzialmente al Dna.
Ma su Marte, o altrove, con chimica e fisica simili alle nostre, c’è una molecola così egoista da asservire la biosfera e bella da rispettare la sezione aurea?
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